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Il tempo nella filosofia e nella letteratura




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Il tempo nella filosofia e nella letteratura

Come tutte le esperienze umane il tempo oltre a poter essere trattato da un punto di vista scientifico e stato da sempre oggetto di speculazioni filosofiche. Nel seguito cito due esempi: Seneca il Filosofo e Bergson.

Il tempo in Seneca

Lucio Anneo Seneca (Cordoba 4 a.C. Roma 65) detto "il filosofo" operò durante i principati di Tiberio, Caligola e Nerone. Fu autore di molti trattati scritti in forma dialogica spesso di argomento morale o filosofico. Seneca fu fedele durante tutta la sua vita alla dottrina stoica; lo zenit di questa fede filosofica è rappresentato dal suicidio; l'autore latino si fece tagliare le vene da un chirurgo essendo sospettato di essere un congiurato nella congiura dei Pisoni.

In alcune sue opere (nella "Consolatio Ad Marciam", in alcune epistole, ma in particolare nel "De Brevitate Vitae") Seneca tratta anche l'argomento "tempo" dal punto di vista filosofico e letterario.

Per descrivere il tempo il Filosofo usa tre metafore che, analizzate nel loro contesto letterario si prestano anche a descrivere il tempo nei suoi aspetti scientifici. Queste metafore sono: il fiume, il punto e l'abisso.

Il fiume è metafora scontata: "praesens tempus fluit et praecipitatur", (il presente scorre a precipizio) (brev. vit. 10, 6) tuttavia Seneca non intende il tempo solo nel suo aspetto di movimento, ma si sofferma sugli effetti di questo fiume sugli uomini. Il fiume degli eventi può essere in piena e muoversi travolgendo ogni cosa (ad Marc. 26, 6): "omnia sternet abducetque secum vetustas", (tutto sarà atterrato e travolto dal tempo) o scorrere lentamente (Phaedr. 775): "tempus te tacitus subruit", (il tempo ti scalza in silenzio); in questo caso la sua opera di corrosione sarà lenta e continua. L'uomo saggio costruisce degli argini a questo fiume per non essere sorpreso dagli eventi. Gli argini sono costituiti dalle letture filosofiche che preparano il saggio all'impetuosità degli eventi preparandolo ad affrontare anche la morte.

Il fiume è un ottimo modo di rappresentare il tempo anche dal punto di vista fisico. Il corso d'acqua scorre verso una direzione preferenziale e la velocità dell'acqua è determinata dalla forma del suo letto. Anche il tempo ha una direzione preferenziale, infatti, scorre sempre verso il futuro in oltre la velocità dello scorrere del tempo varia a seconda della curvatura spazio temporale come spiegato al capitolo 3.4. Vi è un'altra analogia tra il corso d'acqua e il tempo; come l'acqua che scorre sotto un ponte è sempre diversa anche gli attimi scorrono, sempre diversi e senza mai ripetersi.

Come il fiume anche il tempo ha una direzione preferenziale e la sua velocità è variabile.

Mentre il fiume rappresenta il tempo nella sua interezza il punto contrae la durata del tempo fino a renderla infinitamente piccola. Questa metafora è simbolo del presente e della durata della vita umana. Il presente, infatti, ha durata infinitamente piccola e può quindi essere paragonato al punto, l'entità geometrica priva di dimensioni. La durata vita umana non è poi molto maggiore a quella di un attimo se confrontata con il tempo nel suo complesso. "Punctum est quod vivimus et adhuc puncto minus" (è un punto quello che viviamo, e ancor meno di un punto).

Fisicamente parlando, il tempo è una successione infinita di istanti come la retta è una successione infinita di punti. È il più breve intervallo di tempo misurabile. Tale intervallo è detto tempo di Planck (tP).

Dove

ħ è la costante di Planck

G è la costante gravitazionale

C è la velocità della luce nel vuoto.

Figura 7.1 diagramma di Minkowski

Il tempo di Planck è il tempo che impiega un fotone (v=c) per percorrere una distanza pari alla lunghezza di Planck. La lunghezza di Plank è un unità di misura della lunghezza pari a circa 1,6 × 10-35 m. viene detta "unità naturale" poiché è ricavata da tre costanti fisiche: la costante di Planck, la costante di gravitazione universale e la velocità della luce nel vuoto.

Seneca pone questo punto presente tra due abissi: quello del passato, "omnia in idem profundum cadunt" (tutte le cose cadono nel medesimo abisso) (ep 49,3) e quello del futuro "profunda supra nos altitudo temporis veniet" (verrà su di noi l'abissale profondità del tempo), (ep. 21, 5).

Anche questa metafora si può ricollegare ad un discorso di tipo fisico: il tempo è, infatti, un vero e proprio abisso; il passato è già sprofondato e vivo solo nel ricordo, il futuro è incognito e misterioso tanto che si presenta a noi come un abisso ancora più oscuro e misterioso. La macchina del tempo sarebbe a questo punto rappresentata da un batiscafo o da un sottomarino che ci permetta di scrutare ed esplorare l'immenso oblio che è il tempo.

Questa visione del tempo ricorda i diagramma di Minkowski; ognuno dei due coni rappresenta un abisso; quello del passato e quello del futuro il presente è rappresentato da un punto sulla linea orientata del tempo del tempo.

La trattazione del tempo continua nel "De Brevitate Vitae", dialogo nel quale il filosofo insegna al lettore come sfruttare al meglio il tempo senza perdersi in occupazioni inutili e a comportarsi come il saggio stoico, l'interpretazione fisica degli scritti di Seneca tuttavia finisce qui.

Henri Bergson: tempo spazializzato e durata reale

La pubblicazione della relatività ristretta causò dibattiti non solo nel campo scientifico ma anche in quello filosofico. Tra i filosofi che avevano una diversa concezione del tempo è da citare Henri Bergson.

La riflessione di Henry Bergson inizia a fine ottocento, periodo nel quale la filosofia di questo periodo era reagisce al clima positivistico da cui Bergson prende subito le distanze. Il tempo è uno dei temi centrali della sua riflessione in cui si oppone all'idea di tempo fisico-matematico che si era affermata in campo scientifico. Nel saggio "Durata e simultaneità" del 1922, ad esempio, critica apertamente il concetto di tempo della teoria della relatività.

La concezione tradizionale accettata dal mondo scientifico e dal comune modo di pensare vede il tempo come una successione infinita di istanti omogenei ed uniformi. In questo modo si opera, secondo Bergson, una spazializzazione del tempo.

Il "tempo spazializzato" è paragonato da Bergson ad una collana di perle (i diversi istanti), tutte eguali e distinte fra di loro solo per quanto riguarda la posizione.

Secondo il filosofo francese deve essere rifiutata quest'idea di tempo "geometrico" perché totalmente inadeguata, infatti, ad essere misurato non è l'intervallo di tempo in sé, ma solo una porzione di spazio.

Il tempo spazializzato che resta comunque indispensabile per la descrizione dei fenomeni fisici, si rivela inadatto a descrivere l'esperienza del tempo che ognuno ha nella propria coscienza. L'esistenza spirituale dell'io coincide, infatti, con la durata reale mentre il tempo della fisica e dell'osservazione scientifica è replicabile (un esperimento può essere ripetuto ed osservato un numero indefinito di volte).

Abbandonando il modello quantitativo di tempo ci si rende conto che il tempo è una successione di stati qualitativi della coscienza, gli uni diversi dagli altri e strettamente connessi fra loro; i momenti precedenti si formano con i successivi in un processo unitario. Per Bergson il tempo non è una retta di tanti punti contigui, ma un istante che cresce su se stesso sovrapponendosi agli altri. A questa intuizione qualitativa del tempo, Bergson da il nome di durata reale. La coscienza misura la durata reale, per la coscienza il tempo è inesteso, indivisibile, qualitativo, eterogeneo, non misurabile ed irreversibile.

Il "tempo della durata" (o "tempo della vita") è paragonato al gomitolo o alla valanga, che continuamente muta e cresce su se medesimo, con momenti qualitativamente diversi.

Il tempo della psiche è fatto di momenti irripetibili, infatti, è costituito da momenti che si fondono l'uno con l'altro in un processo continuo di crescita, alla maniera di una valanga. Ciascun momento, unendosi alla durata fino ad ora già trascorsa, dà origine a qualcosa di nuovo ed è eterogeneo rispetto al passato. Nella durata non ci possono essere due momenti uguali, se non altro perché ciascuno di essi si fonde alla durata già trascorsa, che, a causa del trascorrere stesso del tempo, è differente per ciascun momento. La durata interna alla coscienza è, dunque, costituita da momenti che sono diversi l'uno dall'altro, ma che sono strettamente legati. Questa descrizione dà origine ad una realtà vista come conservazione totale (ogni momento è il risultato di tutti i momenti precedenti) e creazione totale (ogni momento è assolutamente nuovo). "esistere significa mutare, mutare significa maturarsi, maturarsi significa creare indefinitamente se stesso".

Secondo Bergson comunque la durata reale viene messa in secondo piano; e la comune idea di spazio influenza la nostra percezione del tempo 'proiettiamo il tempo nello spazio [] e la successione prende per noi la forma di una linea continua'; solo raramente riconosciamo il flusso della nostra coscienza e cogliamo il tempo come durata piuttosto che come spazio. La realtà spirituale secondo Bergson è qualità pura e in quanto tale non ammette misurazione; si può raggiungere la verità solo rinunciando a ricondurre la realtà spirituale ad un ordine geometrico e matematico.

Dino Buzzati, i magici luoghi del non-tempo

"senza che nessuno ci faccia caso, il tempo continua a passare; siamo già verso l'autunno e molti ricordi vanno perduti".

"intanto viene giù la polvere; da un giorno all'altro non si vede, ma dopo qualche settimana ha riempito tutto".

Frasi da "Bàrnabo delle montagne".

I temi spesso esplicitati nei saggi filosofici sono raccontati in modo sottile e diventano le fondamenta di romanzi e novelle.

Un autore particolarmente interessante per quanto riguarda la descrizione del tempo è Dino Buzzati (Belluno 1906 - Milano 1972). Alcuni suoi romanzi, nello specifico Bàrnabo delle montagne e il Deserto dei tartari sono completamente immersi in un'atmosfera di magia e sospensione evocata dall'accostamento di vicende e situazioni che analizzate singolarmente possono essere considerate verisimili ma, se contestualizzate in un particolare luogo come ad esempio la fortezza Bastiani, provocano nel lettore una particolare ed irresistibile sensazione di angoscia e sospensione.

Tema principale dell'opera di Buzzati è il tempo; esso è descritto e vissuto come attesa. Quest'attesa si consuma lentamente in paesaggi statici come la fortezza Bastiani, luoghi sempre uguali a se stessi per i quali il tempo sembra non scorrere, luoghi del non-tempo nei quali i personaggi vivono la loro attesa fatta di giorni tutti uguali. I luoghi del non tempo diventano vere e proprie prigioni per chi vi resta intrappolato; per la fortezza il tempo sembra bloccato ma scorre per i suoi prigionieri che si lasciano ingannare in un primo momento e che si accorgono del suo inesorabile scorrere quando ormai non ha più seno abbandonare uno di questi luoghi.

Nella fortezza Bastiani il tempo è scandito dai turni di guardia, dai rumori come il gocciolio dei rubinetti o lo scricchiolio delle assi. Questi rumori donano alla caserma un aspetto quasi vivo e rassicurante.

Luoghi ancora più eterni sono le aride montagne descritte in "Bàrnabo delle montagne". Le cime rocciose e le pietraie non cambiano mai nonostante il vento e le frane. Durante questo eterno alternarsi di stagioni le opere dell'uomo che rappresentano illusorie certezze si sgretolano e vanno sostituite.

La piuma sul cappello di del cole lasciato sula vetta si consuma fino a staccarsi, i cadaveri vengono consumati dal tempo, i ricordi vanno perduti ma loro, le montagne rimangono sempre li, eterne, come se per loro il tempo non trascorresse.

Per i personaggi l'attesa si rivela a seconda dei casi inutile, frustrante o addirittura ingannatrice e ladra di tempo.

È inutile per Barnabò che dopo, aver aspettato tutta la vita di riscattarsi della sua vigliaccheria, lascia fuggire impuniti i briganti ormai vecchi, anche loro consumati dal tempo accorgendosi dell'inutilità della sua attesa. Si rivela frustrante nel "Segreto del bosco sacro" fino a diventare puro tradimento per il tenente Drogo, protagonista de "Il Deserto dei tartari". Che si accorge di aver atteso invano e per tutta la vita la battaglia contro i Tartari, evento che giungerà solo quando il protagonista, presa coscienza dell'inutilità della sua esistenza accetta la morte in modo paradossalmente stoico. L'attesa inizia dalle prime pagine nelle quali è piena di speranza lentamente si trasforma in malinconia e angoscia.

Bibliografia

Farouki Nayla, "la relatività: un manuale per capire un saggio per riflettere", Ed. Il Saggiatore, Milano

Marc Lachièze-Rey, "Oltre lo spazio e il tempo. La nuova fisica", Ed. Bollati Boringhieri, Torino

Robert Ehrlich, "Il viaggio nel tempo e altre pazzie nove strane idee al vaglio della scienza", Ed. Einaudi, Torino

David Halliday, Robert Resnick, "Fisica" Vol. 2, Ed. Ambrosiana, Milano

Charles Kittel, Walter D. Knight, Malvin A. Ruderman, "La fisica di Berkeley" Vol 1 Meccanica, Ed. Zanichelli, Bologna

Isaac Asimov, "Il libro di fisica", Arnoldo Mondadori, Milano

Lucio Anneo Seneca, "La brevità della vita", introduzione traduzione e note di Alfonso Traina, Ed. Burr, Milano

Romano Lupèerini, "Il novecento" vol. 2, Ed. Loscher, torino

www.astronomia.com

https://it.wikipedia.org enciclopedia in rete WIKIPEDIA0

https://www.angelsofmars.com articolo su la macchina del tempo di Tipler



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