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Italo Calvino, Il cavaliere inesistente




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Italo Calvino, Il cavaliere inesistente
Oscar Mondadori, Milano 1993
126 pp., euro 7,23

A Parigi Carlo Magno sta passando in rassegna le sue truppe ed è finalmente giunto al serrafila, un certo cavaliere di nome Agilulfo Emo Bertrandino dei Guildiverni e degli Altri di Corbentraz e Sura, cavaliere di Selimpia Citeriore e Fez. Il re gli chiede di mostrare il suo viso, ma egli si rifiuta sostenendo di non esistere; dopo alcune sollecitazioni, però, il misterioso cavaliere solleva la celata e. l'armatura è veramente vuota! Egli è un valoroso cavaliere, sempre pronto a combattere 'per la santa causa', vale a dire per cristianizzare tutto il mondo attraverso le Crociate. Indossa una lucida armatura bianca, è incline alla perfezione e alla nobiltà d'animo, sempre pronto a risanare i torti, pieno di spirito e razionalità che però ha un unico difetto: non esiste! Ha una voce metallica e meccanica, è molto freddo, pignolo e perciò spesso abbastanza impaziente; è molto sincero, afferma sempre la verità poiché è incapace di dire il falso. Inizialmente è molto razionale e calcolatore, pian piano riesce però a "umanizzarsi", scoprendo d'avere anch'egli dei sentimenti.

Questo cavaliere ha la capacità di fare tutte le cose che gli sono assegnate in modo perfetto, senza mai trasgredire le regole, e per questo suo modo di fare, è antipatico a tutti. Inoltre, non ha bisogno né di mangiare né di bere, né di respirare e né di dormire, ed è un instancabile guerriero.

La vera e propria storia iniziò un giorno quando Agilulfo andò al banchetto imperiale. Tutti i cavalieri si vantavano inutilmente delle loro imprese raccontando solo un mucchio di fandonie, così egli seguendo attentamente il filo del discorso li correggeva e smentiva, citando anche i documenti in cui si poteva costatare tutto ciò che affermava.

A questo punto, si alzò Torrismondo, cavaliere dalla personalità cupa e fosca a causa dell'infanzia infelice che ha trascorso, arrivato all'accampamento con Rambaldo, un giovane amico d'Agilulfo e innamorato di Bradamante, che vuole vendicare il padre, il defunto marchese Gherardo di Rossiglione, ucciso dagli infedeli; inizialmente un po' incapace e impacciato, è passionale, coraggioso e audace, con l'aiuto d'Agilulfo riuscì a diventare abile nel combattimento e animato da una gran voglia di lottare. Torrismondo affermò che in realtà anche Agilulfo aveva una piccola macchia poiché la donna che aveva tratto in salvo dai briganti non era una vergine come lui sosteneva, ma in realtà era Sofronia, sua madre, che lo aveva dato alla luce vent'anni fa, ancora tredicenne, e, temendo le ire dei genitori, era scappata nei boschi. Questo significava che Agilulfo non poteva essere riconosciuto cavaliere poiché non aveva mai salvato una donna vergine, come invece lui credeva; così decise di partire in cerca di Sofronia, che si era fatta monaca, seguito da Gurdulù il suo scudiero  matto, anche se Agilulfo cerca di "mettergli a posto la testa"; come personalità egli può essere definito "complementare" ad Agilulfo poiché è tutto corpo, carnalità e natura, senza un briciolo di coscienza. Quando Bradamante vide Agilulfo partire, piena d'amore volle seguirlo in tutta fretta, e, appena Rambaldo vide che Bradamante partiva, per lo stesso motivo, volle seguirla.<<quel polverone vide Rambaldo che correva a piedi a cercarla e le gridò: - Dove vai, dove vai, Bradamante, ecco io son qui, per te, e tu vai via!- con quella testarda indignazione di chi è innamorato e vuol dire:" son qui, giovane, carico d'amore, come può il mio amore non piacerle, cosa mai vuole costei che non mi prende, che non mi ama, cosa può voler di più di quel che io sento di poterle e di volerle dare?", e così imperversa e non si dà ragione a un certo punto l'innamoramento di lei è pure innamoramento di sé, di sé innamorati di lei, è innamoramento di quello che potrebbero essere loro due insieme, e non sono. E in questa furia Rambaldo correva alla sua tenda, preparava cavallo armi bisacce, partiva anch'egli, perché la guerra la combatti bene soltanto dove tra le punte delle lance intravedi una bocca di donna, e tutto, le ferite il polverone l'odore dei cavalli, non ha sapore che di quel sorriso.>> (pp.93-94)

Dal canto suo Torrismondo, non poteva più essere cavaliere, poiché avendo confessato di essere figlio di Sofronia, non era di nobile stirpe; anch'egli allora partì, cercando il cavaliere dell'Ordine del San Gral, che aveva messo incinta Sofronia, e tentando di farsi riconoscere come figlio dall'Ordine in generale.

Agilulfo approdò finalmente in Inghilterra, dove aveva sede il convento di Sofronia: purtroppo però il convento era stato raso al suolo da un gruppo di pirati Mori, che avevano deportato le monache in Marocco, come schiave. Allora Agilulfo e gli altri s'imbarcarono per il Marocco, in cerca della bella Sofronia. Arrivati in Marocco scoprirono che Sofronia era stata destinata in sposa al sultano: giunto all'interno della stanza in cui alloggiava Sofronia, riuscì a prenderla e a fuggire con lei inseguito dalle guardie saracene.

Torrismondo, invece, cavalcando per foreste e per boschi, raggiunse la terra di Curvaldia, dove apprese che i Cavalieri dell'Ordine erano in una foresta. Finalmente incontrò l'Ordine dei Cavalieri del San Gral, che purtroppo non poterono riconoscerlo loro figlio. I Cavalieri gli proposero però di rimanere con loro e di entrare a far parte dell'Ordine. Per molti giorni si concentrò, pensando solamente alla natura e alla fede. Ma quando giunse il giorno della riscossione dei tributi e i cavalieri si accanirono senza motivo sui contadini che non avevano nulla da dare loro, Torrismondo si schierò dalla  parte dei contadini, difendendoli con accanimento. Lasciò allora i Cavalieri dell'Ordine e fuggì a cavallo. Scorse una grotta e si recò al suo interno, per riflettere. Proprio lì si nascondeva Sofronia con la quale s'intrattenne piacevolmente. Ma ecco che, all'improvviso, giunse Carlo Magno e i due furono scoperti. Scoprendo dunque che Sofronia non era una vergine, Agilulfo vide svanire il suo titolo paladino, nonché la sua intera personalità. Rambaldo cercò Agilulfo ma al suo posto trovò soltanto la sua armatura, che si apprestò ad indossare in ricordo di colui che gli era stato amico.

Sofronia e Torrismondo, celebrate le nozze al cospetto di Carlo Magno, si recarono in Curvaldia, di cui erano diventarono i conti, e che nel frattempo era rifiorita.

Nel frattempo Bradamante ritornò al suo convento, poiché essa in verità era una suora: si faceva chiamare Suor Teodora. Aveva dunque due personalità: Bradamante, era la donna che s'innamorava sempre di uomini diversi  e collezionava delusioni su delusioni, Suor Teodora era invece la religiosa che si rifugiava nel convento dopo ogni sofferenza d'amore.

Riflettendo però, questa volta scoprì di amare veramente il giovane Rambaldo. Egli, intanto, l'aveva cercata per mari e per monti, ma adesso era lì, proprio sotto il portico del convento che la chiamava innamorato. Bradamante uscì dal convento sperando che questo suo amore sarebbe durato per sempre in modo da non doverci più tornare!

Il racconto è accompagnato dalle intelligenti annotazioni sulla scrittura, i suoi moventi e le sue difficoltà, compiute dalla voce narrante, Suor Teodora: infatti a differenza delle altre opere della trilogia , la voce narrante non è di un personaggio parallelo allo svolgimento della storia, ma è di Bradamante che, durante il suo periodo di clausura per fuggire dai peccati e dall'impossibile amore per un cavaliere inesistente, si serve di continui flash back per ricostruire gli avvenimenti.

Il linguaggio utilizzato da Calvino è un italiano 'medio', arricchito da vocaboli provenienti dai linguaggi settoriali relativi a diverse discipline

Lo si può definire preciso e limpido e, grazie all'uso di particolari espressioni, riesce a far riflettere il lettore sulla sua realtà. A volte il linguaggio è "integrato" con il periodo in cui è ambientato il romanzo con classiche espressioni medioevali.

È uno stile icastico, ricco di figure retoriche che però non si avvertono.

La narrazione è abbastanza lenta e non segue un ordine preciso; per la maggior parte è in ordine cronologico, tuttavia, durante i viaggi dei due cavalieri, essa s'interrompe in più punti.

Una semplicità soltanto apparente, quella di Calvino, un sorriso che disvela la triste condizione dell'uomo contemporaneo, l'universale fuga da se stessi ('Non c'è senso in nulla', disse Torrismondo).

Questo racconto vuole in realtà rappresentare una realtà sociale, cioè la conquista dell'essere, oggi divenuta molto difficile visto tutti i modelli che ci sono proposti. Agilulfo che in verità era "vuoto" rappresenta la società di oggi, in cui l'uomo è sempre più "vuoto", più superficiale e attaccato alle cose frivole come se fosse privo di qualcosa, non di qualcosa di piccolo ed insignificante ma probabilmente quello che si va sempre più dimenticando: i valori fondamentali e basilari come lo può essere importante e basilare un corpo per un cavaliere.

Dietro la piacevolezza avventurosa e nello stesso tempo comica del racconto di Calvino, sotto l'apparente divertimento dell'autore, affiora l'angosciosa raffigurazione dell'uomo moderno, l'identità incerta e vacillante di ognuno di noi.

Ciò che più emerge è appunto la ricerca di un'esistenza il cui senso e significato è dato dall'amore che è ciò che dà pienezza, perché l'intelletto non basta.

La vita è dinamismo, è ricerca di oggetti del desiderio che spesso si rivelano deludenti, è il caso che interviene nel divenire delle cose.

Spesso la letteratura si sostituisce alla vita nella presunzione che resterà nel tempo ma se non  è sostanziata di vita è nulla.

<<Per questo la mia penna a un certo punto s'è messa a correre. Incontro a lui, correva; sapeva che non avrebbe tardato ad arrivare. La pagina ha il suo bene solo quando la volti è c'è la vita dietro che spinge e scompiglia tutti i fogli del libro. La penna corre spinta dallo stesso piacere che ti fa correre le strade. Il capitolo che attacchi e non sai ancora quale storia racconterà è come l'angolo che svolterai uscendo dal convento e non sai se ti metterà a faccia con un drago, uno stuolo barbaresco, un'isola incantata, un nuovo amore.>> (pp.141)



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