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Le guerre per il predominio in italia e in europa




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LE GUERRE PER IL PREDOMINIO IN ITALIA E IN EUROPA


LE GUERRE FRA FRANCIA E SPAGNA PER IL PREDOMINIO IN ITALIA (1494-1516)

Alle soglie del '500, la penisola italiana offriva al quadro europeo uno spettacolo di debolezza militare e di divisione politico-territoriale, ciò che fece ben presto convergere su di essa la volontà pensionistica dei più forti e vicini Stati nazionali, già regimi assolutistici, che furono principalmente la Francia e la Spagna.

Queste, fra il 1494 e il 1516, approfittando della situazione italiana di debolezza militare e di divisione politico-territoriale e inserendosi nelle rivalità fra le varie realtà politiche italiane, si disputarono in guerra l'egemonia della penisola.

Questa guerra cominciò con la discesa in Italia del re di Francia Carlo VIII nel 1494, per rivendicare i diritti angioino francesi sul Regno di Napoli come eredità dinastica, cosa che portò avanti anche i suoi successori Luigi XIII D'Orleans, Francesco I ed Enrico II..

Questa guerra si concluse con l'armistizio di Lione del 1504, col quale la Francia ottiene il Ducato di Milano (gran parte dell'Italia settentrionale) e la Spagna il Regno di Napoli (gran parte dell'Italia meridionale); dominio, quello spagnolo al Sud, che durerà per secoli.

Mentre Francia e Spagna combattevano per il possesso dell'Italia, si registra il tentativo poi fallito di Cesare Borgia (detto duca Valentino e figlio del papa Alessandro VI) di costruirsi u regno personale nell'Italia centrale, fra Romagna e Marche, sul modello degli Stati nazionali europei contemporanei, appoggiato nell'impresa dal padre papa Alessandro VI.

Alla morte di quest'ultimo, sale al trono pontificio nel 1503 papa Giulio II, fiero avversario della famiglia dei Borgia, che costrinse Cesare alla fuga in Navarra, dove poi morì. Il temporaneo successo dell'impresa di Cesare Borgia dipese solo dall'appoggio della personalità influente del padre, papa Alessandro VI, venuta meno la quale, l'impresa fallì immediatamente.

Papa Giulio II perseguì l'obiettivo di ripristinare l'autorità del Papato contro i suoi due grandi nemici del momento:

  • la Repubblica di Venezia (per le sue mire espansionistiche in alcuni territori pontifici di Romagna)
  • e la Francia, per le sue mire espansionistiche verso l'Italia, soprattutto dopo aver ottenuto il Ducato di Milano nel1504 con l'armistizio di Lione.

Così cominciò a pensare dapprima a Venezia, stipulando nel 1508 una lega (la Lega di Cambrai) di tutti i nemici della città repubblicana:

  • l'imperatore Massimiliano d'Asburgo, che allora mirava ad alcuni territori veneziani del vicino Friuli Venezia Giulia
  • il re di Francia Luigi XII, che voleva da Venezia alcuni  territori cedutigli precedentemente, quando Venezia lo aveva aiutato nella guerra con la Spagna per il possesso del Ducato di Milano in Italia
  • il re di Spagna Ferdinando il Cattolico, che voleva da Venezia alcuni porti pugliesi che questa aveva occupato durante  la discesa di Carlo VIII in Italia.

Nel 1509, la lega di Cambrai vince Venezia ad Agnadello.

Poi papa Giulio II pensò alla Francia, stipulando nel 1510 una nuova lega (la Lega Santa) di tutti i nemici della Francia:

  • Venezia, che voleva vendicarsi della sconfitta di Agnadello del 1509
  • La Spagna che voleva puntare da sola all'Italia
  • L'Inghilterra rivale da sempre della Francia
  • L'Impero asburgico, anch'esso rivale da sempre della Francia

Tuttavia, la morte di un valido capitano dell'esercito francese, Gastone di Foix costringe i francesi ad abbandonare la guerra e durante il congresso di Mantova del 1512, la Francia perde il Ducato di Milano, che passa a Massimiliano Sforza, figlio di Ludovico il Moro, ma di fatto sotto il controllo della Svizzera.

Infine papa Giulio II avrebbe voluto pensare anche alla Spagna, ma morì di lì a poco, nel 1513.


Il re di Francia successore di Luigi XII, Francesco I, riesce a riottenere il Ducato di Milano, vincendo gli Svizzeri nella battaglia di Melegnano del 1515 e stipulando con la Spagna la pace di Noyon nel 1516, con la quale, se alla Francia, grazie a questa vittoria spettava di nuovo il Ducato di Milano, alla Spagna sarebbe spettato di nuovo il Regno di Napoli. Ritorna insomma l'assetto territoriale italiano stabilito con l'armistizio di Lione del 1504.


LE GUERRE FRA FRANCIA E IMPERO= LE GUERRE FRANCOASBURGICHE (1521-1559)

L'Imperatore Massimiliano I d'Asburgo aveva fatto sposare il figlio primogenito Filippo con Giovanna, figlia del re di Spagna, gettando così le basi per l'unificazione fra Impero e Spagna. Da questo matrimonio nasce infatti Carlo, dapprima re di Spagna (ereditando anche i domini dell'Italia meridionale e alcune colonie americane), poi, nel 1519 imperatore d'Asburgo col nome di Carlo V, aggiungendo ai suoi domini spagnoli (Italia meridionale e colonie americane) quelli dell'Impero asburgico (Austria, Borgogna, Paesi Bassi).

Il progetto di Carlo V era quello di restaurare un Impero universale nell'Europa centrale e di vincere i nemici più pericolosi, quali:

  • La Riforma protestante
  • L'Impero ottomano turco, che in quegli anni minacciava l'Europa cristiana

Presto, la Francia di Francesco I, sentendosi minacciata da simili progetti dell'impero asburgico, ingaggiò una lotta contro di esso (appunto le guerre francoasburgiche) che durò circa mezzo secolo e che possiamo sintetizzare in 4 fasi:

FASE 1 (1521-1530)

1521: La Francia di Francesco I dichiara guerra alla Spagna di Carlo V

1525: Durante la battaglia di Pavia, la Spagna vince la Francia e Francesco I, prigioniero in Spagna, è costretto a firmare il trattato di Madrid, col quale s'impegna a cedere il Ducato di Milano alla Spagna. Ma appena rimesso in libertà, Francesco I rinnega il trattato.

Approfittando delle difficoltà di Carlo V (l'avanzata turca in Ungheria e il radicalizzarsi della Riforma protestante in Germania), la Francia promuove la lega di Cognac, unendo tutti coloro che guardavano con timore allo strapotere di Carlo V:

  • Inghilterra
  • Venezia
  • Papa Clemente VIII (dopo che i papi precedenti avevano sempre fatto buon viso a cattivo giovo con l'imperatore, per la condivisione della fede cattolica)

1527: Carlo V invia contro la lega di Cognac, ma soprattutto contro il papa ribelle Clemente VII, dei soldati mercenari tedeschi, per di più protestanti, (i lanzichenecchi), artefici del disastroso e umiliante sacco di Roma, costringendolo a rifugiarsi a Castel Sant'Angelo.

Ma visto che per vari motivi la lega di Cognac si stava sfaldando, sia papa Clemente VII che Francesco I re di Francia si sentirono costretti a giungere ad accordi con Carlo V imperatore:

1529: Pace di Cambrai tra Carlo V e Francesco I: Francesco I rinuncia al Ducato di Milano, annesso al regno di Spagna. Ora tutta l'Italia è sotto il governo spagnolo: direttamente su Napoli, Sicilia, Sardegna e Milano, indirettamente su Roma, Firenze Genova e altri stati minori.

1529: Trattato di Barcellona tra Carlo V e papa Clemente VII : Clemente VII s'impegna a incoronare solennemente Carlo V

Lo strapotere dell'imperatore Carlo V fu offuscato solo dai due seguenti fattori:

  1. l'avanzata turca sia dalla parte dei Balcani (1526-1535)
  2. la decisione dei principi tedeschi di unirsi contro l'Imperatore nella lega di Smalcalda per il riconoscimento della loro fede protestante, riconoscimento che avrebbe nociuto all'immagine di un Impero cattolico per eccellenza e da sempre vicino alla Chiesa cattolica. (Solo nel 1547 vedremo che l'imperatore Carlo V sconfiggerà la lega di tali principi a Mühlberg.)

FASE 2 (1535-1544)

Francesco I re di Francia, soprattutto perché desideroso di riottenere dagli spagnoli l'Italia settentrionale, riunisce contro l'imperatore Carlo V i suoi nemici appena citati: i principi luterani tedeschi della lega di Smalcalda e il sultano turco Solimano il Magnifico (alleanza, questa, però inoperante).

1536: così occupa la Savoia, ma non riesca a conquistare il Milanese

1538: segue la tregua di Nizza, voluta da papa Paolo III per pacificare i contendenti e con la quale a Carlo V (agli spagnoli) resta il Milanese e alla Francia di Francesco I vanno Savoia e Piemonte.

1542: ma Francesco I rompe la tregua e riprende la guerra in Piemonte e nei Paesi Bassi, ma senza risultati decisivi.

1544: la pace di Crepy conferma la tregua di Nizza e quindi il predominio della Spagna sull'Italia

FASE 3 (1552-1559)

A Francesco I succede il nuovo re di Francia Enrico II, intenzionato a proseguire la lotta antiasburgica del suo predecessore.

1552: col trattato di Chambord si allea coi principi protestanti tedeschi, ottenendo in cambio alcune piazzeforti sul Reno (Toul, Metz, Verdun) e spostando dunque la guerra in Germania, guerra che si protrae stancamente senza esiti decisivi.

Stanco di questa guerra Carlo V comincia a chiedere la pace:

1555: pace di Augusta con i principi protestanti tedeschi, accordando loro una certa autonomia politica e religiosa in ambito imperiale

1556: tregua di Vaucelles con la Francia di Enrico II, con la quale le riconosce la Savoia e le tre piazzeforti sul Reno ottenute col trattato di Chambord del 1552 dai principi protestanti tedeschi coi quali Enrico II si era alleato contro di lui (Toul, Metz, Verdun)

divide l'Impero per una sorta di logica nazionale tra il fratello Ferdinando già re di Boemia ed Ungheria (cui vanno il titolo imperiale e i domini asburgici) e il figlio Filippo II (cui vanno la Spagna e dunque i domini italiani, le colonie americane, i Paesi Bassi, Artois e la Franca Contea.)

Abdica volontariamente e si ritira a Yuste, in un monastero spagnolo

Tuttavia, nonostante queste trattative di pace, il re di Francia Enrico II  mantenne sempre vivo il suo interesse per l'Italia, soprattutto perché due papi di seguito gli avevano chiesto aiuti ed interventi: Giulio III per delle rivalità interne con la famiglia dei Farnese e Paolo IV contro lo strapotere spagnolo in Italia.

Proprio questa alleanza antispagnola fra la Francia di Enrico II e il papa Paolo IV riapre la guerra, ma le tre piazzeforti sul Reno ottenute col trattato di Chambord del 1552 dai principi protestanti tedeschi coi quali Enrico II si era alleato contro di lui (Toul, Metz, Verdun)

1557: a San Quintino, nelle Fiandre, la Spagna vince la Francia.

1559. pace di Cateau-Cambrèsis tra Francia e Spagna:

La Francia mantiene solo delle guarnigioni in Piemonte più le tre piazzeforti sul Reno ottenute col trattato di Chambord del 1552 dai principi protestanti tedeschi coi quali Enrico II si era alleato contro di lui (Toul, Metz, Verdun) e riconfermatele nel 1556 con la tregua di Vaucelles.

  • La Spagna vittoriosa mantiene Italia meridionale, settentrionale (Milanese più la Repubblica senese= lo Stato dei Presidi, presso l'isola d'Elba, come appoggio per le comunicazioni marittime e come difesa dalla scorrerie piratesche.)

LA CONCLUSIONE DELLA LOTTA FRANCOASBURGICA è CHE CON LA PACE DI CATEAU-CAMBRESIS DEL 1559 LA FRANCIA VINCE LA POTENZA ASBURGO, L'IMPERO ASBURGICO E' SMEMBRATO E LA SPAGNA, AUTONOMA DALL'IMPERO SMEMBRATO, MANTIENE IL DOMINIO SU QUASI TUTTA L'ITALIA


LA RIFORMA PROTESTANTE (1514)

Alle soglie dell'età moderna (ai primi del '500), il ruolo universale esercitato dalla Chiesa cattolica in tutta l'Europa medievale entra fortemente in crisi:

  • L'universalismo stesso della Chiesa si esaurisce con l'esaurirsi della lotta universale con l'Impero (un Impero ormai smembrato, abbiamo visto)
  • Il monopolio della cultura le è sottratto dal nuovo ceto intellettuale laico ed urbano della borghesia comunale e dalla riscoperta dell'Umanesimo rinascimentale della cultura classica e pagana.
  • Il rinchiudersi in una forte temporalizzazione, ossia in una forte difesa dei suoi beni terreni (non dimentichiamoci che lo Stato della Chiesa è una vera e propria signoria in Italia, anzi è la più grande proprietaria terriera di tutta Europa) e in una forte mondanizzazione, ossia un insieme di fenomeni in fondo di grande corruzione e decadenza quali: *la compravendita, fra le più ricche famiglie italiane come i Rovere, i Farnese, i Borgia, i Medici, i Della Rovere, i Colonna, del trono pontificio e delle cariche ecclesiastiche, *la vendita ai fedeli della stessa salvezza loro (la questione delle indulgenze che scatenerà la riforma protestante); *o infine il nepotismo, ossia l'appoggio da parte di papi di uomini politici nella realizzazione di progetti politici, tanto da competere con le più grandi potenze politiche del tempo: Alessandro VI appoggiò il figlio Cesare Borgia per un principato nell'Italia centrale; Leone X appoggiò la signoria dei Medici per la loro restaurazione nella Firenze repubblicana; Paolo III appoggiò il figlio Pierluigi Farnese per fargli ottenere il ducato di Parma e di Piacenza.

Furono questi fattori le cause scatenanti e i punti di partenza della Riforma protestante (perdita del ruolo universalistico della Chiesa e del suo tradizionale monopolio della cultura, ma soprattutto tali fenomeni di temporalizzazione e mondanizzazione), in più l'esigenza di riconferire al Cristianesimo aspetti:

  • morali (la condanna di tale corruzione e decadenza),
  • spirituali (il ritorno agli originari ed autentici suoi valori di purezza, umiltà, eguaglianza, fratellanza)
  • e razionali (la condanna dell'intolleranza dottrinale della teologia e la proclamazione di una fede interiore, fondata su una propria interiore -in coscienza- ricerca di Dio anziché sul culto esteriore, spesso formale, ipocrita o degenere nella magia e nella superstizione irrazionale.

Soprattutto l'esigenza di riconferire al Cristianesimo tali aspetti razionali provenne in larga misura dall'Umanesimo d'Oltralpe (ecco perché si dice che la Riforma protestante è figlia dello spirito critico rinascimentale). Già in passato tale Umanesimo d'Oltralpe aveva tentato una riforma religiosa nel cosiddetto movimento conciliarista, volto a ribadire la superiorità di un concilio preposto sul papa, ma poi nel 1511 papa Giulio II indisse il Concilio Laterano col pretesto di promuovere una riforma della Chiesa cattolica, ma in realtà con l'intento di ribadire la superiorità del papa sul concilio. Dopo il fallimento del movimento conciliarista, l'Umanesimo d'Oltralpe ritenta una riforma religiosa ispirandosi all'esperienza della Devotio moderna, un movimento religioso a sua volta ispirato alla vita del Cristo e ai suoi valori evangelici.

Perché dunque si dice che soprattutto l'esigenza di riconferire al Cristianesimo tali aspetti razionali provenne in larga misura dall'Umanesimo d'Oltralpe e che la Riforma protestante è figlia dello spirito critico rinascimentale?

Perché molti di questi umanisti cominciarono con l'utilizzare gli strumenti della filologia = dell'analisi testuale per interpretare più razionalmente non solo le opere profane (le Humanae Litterae), ma anche quelle sacre (le Divinae Litterae), rifiutando la mediazione di autorità esterne come la Chiesa e la teologia e accettando invece la sola autorità della propria coscienza (il cosiddetto principio del libero esame).

Tra questi umanisti:

  • THOMAS MORE, cancelliere del re inglese Enrico VIII, che delinea in Utopia una società comunista ideale, ma che verrà poi condannato a morte dallo stesso re per non aver voluto aderire allo scisma anglicano in Inghilterra.
  • ERASMO DA ROTTERDAM, filologo curatore dell'edizione greca dei Testi sacri, che nell'Elogio della pazzia polemizza contro gli aspetti irrazionali e di corruzione-decadenza della Chiesa in nome di una religiosità evangelica (volta a ripristinare gli originari ed autentici valori evangelici, tra cui soprattutto la tolleranza.) soprattutto l'esigenza di riconferire al Cristianesimo tali aspetti razionali provenne in larga misura dall'Umanesimo d'Oltralpe e che la Riforma protestante è figlia dello spirito critico rinascimentale?

Tuttavia, se è vero che soprattutto l'esigenza di riconferire al Cristianesimo tali aspetti razionali provenne in larga misura dall'Umanesimo d'Oltralpe e che la Riforma protestante è figlia dello spirito critico rinascimentale, è anche vero che le differenze tra Umanesimo rinascimentale e Riforma protestante erano altrettanto profonde:

  • L'Umanesimo rinascimentale poneva delle questioni puramente intellettuali ad un ristretto e selezionato gruppo di intellettuali; la Riforma protestante poneva indistintamente a tutti gli uomini, a tutti i fedeli delle questioni di tipo morale, spirituale, religioso e sociale.
  • L'Umanesimo rinascimentale rimase perciò fedele alle sue origini di razionalità, lucidità critica, senso della misura e dunque di tolleranza; la Riforma protestante degenerò a volte in irrazionalismi, non obiettività. Eccessi ed intolleranze.
  • L'Umanesimo rinascimentale, pur guardando spesso al passato (un passato classico - pagano) mantenne comunque un certo senso della storia e della distinzione tra antichi e moderni; la Riforma protestante guardava spesso al passato (un passato cristiano - primitivo), ma, nel tendere a riproporlo e a farlo rivivere, dimostrava di non mantenere un certo senso della storia e della distinzione tra antichi e moderni.

MARTIN LUTERO (1483-1546)

Negli anni della sua formazione teologica, fu ossessionato dal problema della salvezza. Inizialmente si convinse dell'intrinseca malvagità dell'uomo e del fatto che questi non avrebbe mai potuto raggiungere la salvezza con le sue proprie forze, come opere buone o culto religioso, (vanificava cioè la validità del libero arbitrio ai fini dell'ottenimento della salvezza), ma per questo avrebbe sempre avuto bisogno dell'intervento della Grazia divina (dottrina della predestinazione). Successivamente, dopo un lungo e tormentato travaglio interiore, si convinse che oltre che attraverso tale intervento della Grazia divina, l'uomo avrebbe potuto raggiungere la salvezza anche grazie alla propria fede, un fede interiore, fondata su una propria interiore -in coscienza- ricerca di Dio anziché sul culto esteriore, spesso formale, ipocrita o degenere nella magia e nella superstizione irrazionale, ovvero attraverso una comunicazione diretta tra uomo e Dio, fra uomo e le Sacre Scritture come parola di Dio, per interpretare le quali, abbiamo visto, non c'era bisogno della mediazione di autorità esterne come la Chiesa e la teologia, ma bisognava accettare invece la sola autorità della propria coscienza (il cosiddetto principio del libero esame).

1513-16: Lutero si limita a divulgare le proprie posizioni dottrinarie e a suscitare dibattiti dottrinari nei soli ambienti accademico-universitari, e a questo avrebbe voluto limitarsi se poi non fosse sopraggiunta la cd.questione delle indulgenze (la vendita ai fedeli della stessa loro salvezza, ossia l'elargizione da parte della Chiesa della remissione dei peccati che il peccatore avrebbe dovuto scontare in Purgatorio in cambio di opere buone o addirittura di denaro.

1514: papa Leone X vende indulgenze soprattutto per denaro, per finanziare la costruzione della basilica di San Pietro a Roma, lasciando assumere alla questione delle indulgenze uno scandaloso volto di vera e propria speculazione finanziaria.

Da questo episodio Martin Lutero decide di attaccare pubblicamente e direttamente la Chiesa; da questo episodio, le posizioni dottrinali di Martin Lutero usciranno fuori dai soli ambienti accademico universitari per raggiungere tutti gli strati sociali.

1517: affigge alle porte della cattedrale di Wittenberg un libello contenete 95 tesi (poi diffuse e pubblicate attraverso la recente invenzione della stampa) volte a confutare la validità delle indulgenze come strumento di grazia salvatrice e lo stesso potere della Chiesa di promuoverle.

1518: Per il contenuto ribelle di queste 95 tesi, Lutero viene accusato di eresia da papa Leone X e chiamato a Roma per essere processato, ma poi ottiene la protezione del principe tedesco Federico di Sassonia e dunque la possibilità di essere giudicato in Germania.

1520: Forte sempre della protezione del principe tedesco Federico di Sassonia, Lutero, non contento delle sue 95 tesi, pubblica 4 veri e propri trattati che ribadivano in maniera più energica e vasta le sue posizioni dottrinali:

DEL PAPATO ROMANO (in cui ribadisce che il Papa non è superiore alle Sacre Scritture).

LA CATTIVITA' BABILONESE DELLA CHIESA, in cui *ribadisce che i sacramenti unici ad avere valore salvifico siano quelli citati nelle Sacre Scritture, e cioè Battesimo ed Eucaristia; * abolisce il culto soprattutto iconografico di Santi, Madonne o Reliquie, nonché la Santa Messa come inutili strumenti di mediazione tra uomo e Dio, visto che a questo bastava solo la propria coscienza; *abolisce il sacerdozio universale, visto che, bastando la sola propri fede interiore alla salvezza, non ha più alcun senso una rigida distinzione fra sacerdoti e laici; *ribadisce il principio del libero esame, per il quale, per interpretare le Sacre Scritture non occorreva la mediazione di autorità esterne come la Chiesa o la teologia, ma solo l'autorità interna della propria coscienza (a tal proposito comincerà di lì a poco -1521/34- la traduzione della Bibbia in volgare tedesco, per diffonderla anche tra il popolo e non solo fra i dotti, aiutato anche in questo, come nella precedente diffusione e pubblicazione delle sue 95 tesi, dalla recente invenzione della stampa.)

DELLA LIBERTA' DEL CRISTIANO, in cui ribadisce che i soli strumenti di salvezza sono la Grazia divina e la fede interiore.

ALLA NOBILTA' CRISTIANA DI NAZIONE TEDESCA in cui, in polemica con la corruzione e decadenza della Chiesa cattolica di Roma, invita la nazione tedesca a promuovere una riforma della propria Chiesa.

Pare pertanto che le intenzioni di Lutero non siano state quelle di rivoluzionare, ma soltanto di riformare la Chiesa (del resto la sua formazione culturale non era affatto di stampo umanistico rinascimentale, ma teologico cristiana), e soprattutto di pensare in particolare alla Chiesa tedesca anziché in generale alla Chiesa cattolica di Roma. Ma quali che fossero state le sue intenzioni, sta di fatto che dalle sue 95 tesi e dai suoi 4 trattati veniva fuori, oltre ad una normale indignazione per la corruzione e decadenza della Chiesa, anche un rifiuto dell'autorità papale, della dottrina ufficiale della Chiesa cristiana -quella cattolica- e delle gerarchie ecclesiastiche della Curia romana.

1520: Infatti, in seguito a tali 4 trattati, papa Leone X rinnova a Martin Lutero l'accusa di eresia del 1518 per le sue 95 tesi con la bolla Exsurge Domine.

1520: Lutero brucia pubblicamente tale bolla pontificia nella piazza di Wittenberg

1521: l'Imperatore Carlo V convoca Lutero alla Dieta di Worms per rispondergli dell'accusa papale di eresia e per convincerlo a ritrattare le proprie posizioni dottrinali, ma Lutero rifiuta e Carlo V gli manda incontro un bando imperiale per punirlo. Ma per fortuna il principe tedesco protettore di Lutero, Federico di Sassonia, organizza un finto rapimento di questo nel castello della Wartburg in Turingia, per salvarlo, e lì Lutero rimarrà circa un anno, cominciando la traduzione in tedesco della Bibbia.

Da questi episodi cominceranno a manifestarsi, le ripercussioni politiche e sociali della Riforma molto più forti di quanto si sarebbe previsto. Tutte le classi sociali tedesche guardavano ad essa con favore, come ad uno strumento per realizzare i propri interessi privati:

  • Il clero, ansioso di riformare la Chiesa nazionale tedesca e di rendersi autonomo dalla Curia e dalla Chiesa romana
  • I principi tedeschi, che vedevano con favore una Chiesa nazionale tedesca (per di più fonte di un'immensa ricchezza economica) posta sotto la loro autorità temporale-politica= quella dello Stato
  • La borghesia, volta al contrario a difendere le autonomie cittadine dalle limitanti autorità dell'imperatore e dei principi
  • I cavalieri, impoveriti ed ambiziosi che speravano attraverso essa di migliorare la propria condizione.
  • Il popolo, che vedeva in essa e nel suo rigorismo religioso (che predicava valori come l'egualitarismo evangelico) un possibile strumento di rivendicazione sociale contro la proprietà signorile e feudale di Germania, contro dunque i principi e l'imperatore.
  • La nazione tedesca che, proprio allora che l'Impero con Carlo V aveva perso il suo carattere tradizionalmente tedesco ed acquisito uno spagnolo, veniva animata da sentimenti di forte identità nazionale, soprattutto all'idea di una Chiesa nazionale tedesca riformata e indipendente da quella romana.

Tuttavia vedremo adesso (caso per caso) come Lutero, anche se apparve come un rivoluzionario in campo religioso e dottrinale, non lo fu di certo in campo politico economico e sociale, dove invece si rivelò un rigido conservatore, convinto anzi che "Dio istituisca il potere politico come suprema regolazione della vita di tutti i cittadini in tutti gli aspetti" e che pertanto "ribellarsi ad esso sarebbe equivalso a ribellarsi a Dio." Cioè, più che capo di una riforma della Chiesa cristiana in generale, Lutero si dimostrò capo di una riforma della sola Chiesa nazionale tedesca (detta "evangelica") posta sotto l'autorità temporale-politica= quella dello Stato, ossia dei principi e dell'imperatore, e organizzata secondo gerarchie simili a quelle della Chiesa cattolica e sottoposte al controllo di quelle laiche.


LA RIVOLTA DEI CAVALIERI (1521-23)

1521: Cavalieri ambiziosi e impoveriti, i cavalieri di Ritter, esponenti della piccola nobiltà di Svezia e delle regioni intorno al Reno, guidati da Franz von Sickingen, dichiarano guerra in nome della riforma luterana ai principi tedeschi.

1523: Lutero condanna la loro rivolta e anzi, schierandosi coi principi tedeschi, fa in modo che questi vengano sconfitti dall'arcivescovo di Treviri.

LA RIVOLTA DEI CONTADINI (1525)

Questi vedevano in essa e nel suo rigorismo religioso (che predicava valori come l'egualitarismo evangelico) un possibile strumento di rivendicazione sociale contro la proprietà signorile e feudale di Germania, contro dunque i principi e l'imperatore.

Difatti cominciarono a portare avanti dottrine religiose alternative persino a quelle luterane, sostenute da Thomas Münzer, come l'Anabattismo. Questo negava la validità del Battesimo ai bambini, perché incapaci di comprenderne il reale significato e valore, e ne predicava la ripetizione in età adulta; inoltre ritenevano che il sacramento dell'Eucaristia avesse un semplice valore e significato simbolico =fosse un semplice ricordo del sacrificio del Cristo (invece Lutero, pur rifiutando la dottrina cattolica della Transustanziazione -la conversione totale del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo-, ammetteva comunque la presenza reale, più che simbolica del Cristo nell'Eucaristia).

Poi questi cavalieri cominciarono a manifestare la loro rivendicazione sociale contro la proprietà signorile e feudale di Germania, contro dunque i principi e l'imperatore, richiedendo, con i 12 articoli di Memmingen (Svezia) la riduzione dei diritti feudali dei principi.

1525: Ancora una volta, Lutero condannò anche questa rivolta, invitando anzi i suoi alleati principi tedeschi di sterminarla durante la battaglia di Frankenhausen.

Tutte queste rivolte si conclusero con la vittoria della nobiltà feudale (i principi) sul popolo e sulla borghesia, nobiltà che otteneva tra l'altro anche il controllo sulla Chiesa nazionale tedesca, controllo non solo politico ed ideologico ma anche economico, visto che molti beni ecclesiastici furono secolarizzati a suo vantaggio.

Per quanto riguardava invece i rapporti tra principi luterani tedeschi e l'imperatore Carlo V, questi furono contraddistinti da un'altalena di concessioni, compromessi, rotture, riconciliazioni. Vediamone i momenti più significativi:

Innanzitutto Carlo V aveva accordato loro concessioni solo entro certi limiti, per non corrompere l'unità religiosa di un impero tradizionalmente e per eccellenza cristiano come quello asburgico, e poi per non venire pericolosamente in conflitto col papa, visto che questi principi tendevano spesso ad impossessarsi di beni ecclesiastici (a secolarizzarli).

1529: Carlo V convoca la Dieta di Spira, con la quale accetta il luteranesimo solo nelle regioni dove questo si era già radicato, ma vietandone la diffusione nelle altre; ma alcuni principi luterani elevano in risposta una protestatio (da qui il nome di Riforma protestante), ossia una rivendicazione della loro libertà di fede.

1530: Nella Dieta di Augusta, presentano anzi all'imperatore Carlo V una sistemazione definitiva della loro dottrina religiosa luterana (la Confessione Augustana, redatta da Filippo Melantone) imponendogli di accettarla.

Abbiamo visto come durante le guerre francoasburgiche lo strapotere dell'imperatore Carlo V fu offuscato, oltre che dall'avanzata turca dalla parte dei Balcani (1526-1535), anche dalla decisione dei principi tedeschi di unirsi contro di lui nella lega di Smalcalda per il riconoscimento della loro fede luterana, riconoscimento che avrebbe nociuto all'immagine di un Impero tradizionalmente e per eccellenza cattolico e da sempre vicino al Papa.

Solo nel 1547 l'imperatore Carlo V sconfiggerà la lega di tali principi a Mühlberg.

Tuttavia le ostilità ripresero nel 1552 per poi concludersi definitivamente nel 1555 con la pace di Augusta tra l'imperatore Carlo V e i principi luterani tedeschi, pace con la quale:

  • veniva accordata loro una certa autonomia politica e religiosa in ambito imperiale
  • la Chiesa cattolica accetta le secolarizzazioni dei suoi beni ecclesiastici avvenute ad opera dei principi luterani, ma solo quelle avvenute prima del 1552 (cosiddetto anno normale), mentre per quelle avvenute dopo tale anno vigeva il Reservatum Ecclesiasticum (spettavano alla Chiesa cattolica)
  • veniva ribadito il principio del cuius regio eius religio ("La religione -deve essere- di colui del quale è la regione"),  secondo cui i sudditi devono aderire alla religione imposta dal sovrano.

Dunque "libertà religiosa" solo fino a un certo punto, visto che era comunque il principe (ecco la vittoria della nobiltà feudale sulla società tedesca, sia in campo temporale che spirituale) a stabilire la religione che i suoi sudditi avrebbero dovuto osservare nella sua regione.

Se alla fine della guerra francoasburgica, la Germania (Impero tedesco) viene divisa da un punto di vista politico da Carlo V fra suo fratello e suo figlio, con questa pace di Augusta, essa viene divisa anche dal punto di vista religioso nelle due confessioni religiose cattolica e luterana (protestante).



ALTRI PROTAGONISTI DELLA RIFORMA PROTESTANTE

ULRICH ZWINGLI (1484-1531)

Comprendiamo il pensiero di Zwingli attraverso le differenze col pensiero di Lutero:

  • Lutero sottolineò gli aspetti sentimentali del Cristianesimo ("Il Cristianesimo è un sentimento prima di tutto); Zwingli quelli più razionali (ai fini della grazia salvatrice, sottolineava il valore della cultura non solo sacra, ma anche profana)
  • Da un punto di vista dottrinale Lutero, pur rifiutando la dottrina cattolica della "transustanziazione" -la conversione totale del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo-, ammetteva comunque la presenza reale, più che simbolica del Cristo nell'Eucaristia; invece Zwingli, come gli anabattisti, riteneva che il sacramento dell'Eucaristia avesse un semplice valore e significato simbolico =fosse un semplice ricordo del sacrificio del Cristo.
  • Da un punto di vista politico e civile, Lutero, vivendo in una terra come la Germania, fortemente controllata dall'imperatore, fu di certo un rigido conservatore in campo politico, economico e sociale, convinto anzi che "Dio istituisca il potere politico come suprema regolazione della vita di tutti i cittadini in tutti gli aspetti" e che pertanto "ribellarsi ad esso sarebbe equivalso a ribellarsi a Dio" (represse infatti ogni forma di rivendicazione sociale, sia dei cavalieri che dei contadini, restando alleato dei principi della nobiltà feudale); Zwingli, invece, vivendo in una Repubblica libera ed autogovernata come la Svizzera, anticipò alcune tendenze liberali (a parte alcune intolleranze verso gli anabattisti) che saranno poi fonti del Liberalismo del XIX secolo.
  • Circa i rapporti Stato-Chiesa, più che capo di una riforma della Chiesa cristiana in generale, Lutero si dimostrò capo di una riforma della sola Chiesa nazionale tedesca (detta "evangelica") posta sotto l'autorità temporale-politica= quella dello Stato, ossia dei principi e dell'imperatore, e organizzata secondo gerarchie simili a quelle della Chiesa cattolica e sottoposte al controllo di quelle laiche. Zwingli, invece, viveva in una Repubblica libera ed autogovernata come la Svizzera dove era la stessa Chiesa riformata (detta "militante"), costituita dalla stessa comunità dei cittadini, a porsi come suprema regolazione della loro vita.

Tra le sue principali conquiste politiche:

1521-22: grazie all'abolizione del servizio mercenario, restituì a Zurigo l'indipendenza dalle grandi monarchie, cui forniva mercenari in cambio di uno stipendio.

1529: avanza il progetto di unire alcune città svizzere da lui riformate religiosamente in una lega europea antiasburgica, progetto poi fallito a causa delle discordie avute con gli anabattisti a proposito della questione dell'Eucaristia.

1531: nella battaglia di Kappel, fu sconfitto e ucciso dai cantoni svizzeri cattolici, che così impedirono la diffusione della Riforma protestante in Svizzera (ad eccezione della libera e tollerante Repubblica di Ginevra).








GIOVANNI CALVINO (1509-1564)

Nel 1533 aderisce al luteranesimo, ossessionato anche lui come Lutero dal problema della salvezza. Inizialmente si convinse dell'intrinseca malvagità dell'uomo e del fatto che questi non avrebbe mai potuto raggiungere la salvezza con le sue proprie forze, come opere buone o culto religioso, (vanificava cioè la validità del libero arbitrio ai fini dell'ottenimento della salvezza), ma per questo avrebbe sempre avuto bisogno dell'intervento della Grazia divina (dottrina della predestinazione). Successivamente, dopo un lungo e tormentato travaglio interiore, si convinse che oltre che attraverso tale intervento della Grazia divina, l'uomo avrebbe potuto raggiungere la salvezza anche grazie alla propria fede, un fede interiore, fondata su una propria interiore -in coscienza-  ricerca di Dio anziché sul culto esteriore, spesso formale, ipocrita o degenere nella magia e nella superstizione irrazionale, ovvero attraverso una comunicazione diretta tra uomo e Dio, fra uomo e le Sacre Scritture come parola di Dio, per interpretare le quali, abbiamo visto, non c'era bisogno della mediazione di autorità esterne come la Chiesa e la teologia, ma bisognava accettare invece la sola autorità della propria coscienza (il cosiddetto principio del libero esame).

Il fedele, in forza della sua fede, deve considerarsi un eletto da Dio e svolgere in terra la missione che Dio gli assegnato (c'è in Calvino una forte esaltazione della vita attiva e lavorativa, più che contemplativa).

Ma la dottrina calvinista ha molti più elementi in comune con quella di Zwingli che con quella di Lutero nei suddetti punti:

  • La Chiesa nuova è da lui definita "riformata" anziché "evangelica", anch'essa costituita dalla stessa comunità dei cittadini e posta come suprema regolazione della loro vita, anziché posta sotto l'autorità temporale-politica= quella dello Stato, ossia dei principi e dell'imperatore, e organizzata secondo gerarchie simili a quelle della Chiesa cattolica e sottoposte al controllo di quelle laiche.
  • Eucaristia= ricordo simbolico del sacrificio del Cristo (come gli anabattisti).

Tuttavia, se Zwingli, a parte qualche episodio di intolleranza dottrinale (sull'Eucaristia) con gli anabattisti (ciò che gli impedì di realizzare il proprio progetto di città svizzere da lui riformate e unite in una lega antiasburgica europea), predicò la tolleranza, Calvino avanza una concezione politica e religiosa teocratica, intollerante verso confessioni religiose diverse (da lui dette "libertine") e volta ad imporre con la violenza la propria.

1536: instaura a Ginevra il suo regime teocratico, per la cui intolleranza e violenza è costretto a lasciare Ginevra nel 1538.

1540: vince le elezioni cittadine e ritorna a Ginevra, proseguendo col suo regime teocratico violento e intollerante (fu celebre la condanna al rogo da lui inflitta a Michele Serveto, medico spagnolo antitrinitario), appoggiato da forestieri (tra cui italiani e francesi) attratti dalla sua dottrina e dall'inappuntabile Repubblica di Ginevra, dove comunque vigeva un rapporto di collaborazione esemplare tra Stato e Chiesa riformata.


LA DIFFUSIONE DELLA RIFORMA PROTESTANTE

IN EUROPA

Il Luteranesimo in Svezia, Danimarca, Norvegia, Finlandia, Paesi Baltici

Il Calvinismo in Ginevra, Olanda, Scozia

Non si diffuse in Spagna e in Francia, Paesi tradizionalmente e per eccellenza cattolici, dove si temeva una rivalità pericolosa e controproducente col Papato

IN ITALIA

Diffusione limitata a ristretti e selezionati ambienti intellettuali ed ecclesiastici, comunque ben vigilata dalla Curia romana e dal governo spagnolo, con indifferenza della masse contadine e popolari, afflitte da ben più gravi preoccupazioni.

Si registrano esperienze isolate:

  • A NAPOLI, dove lo spagnolo Juan de Valdès fonda un movimento evangelico ispirato al messaggio di Erasmo da Rotterdam
  • A VENEZIA, grazie alla libertà e tolleranza del governo repubblicano e ai suoi intensi rapporti commerciali col mondo tedesco.
  • A SIENA, dove Fausto Socini (1539-1604) predicò il Socinianesimo, diffuso poi anche in Europa, ma represso sia dalla confessione cattolica che da quella protestante, in quanto precursore di posizioni eversive che anticiperanno quelle di un certo deismo 700esco, tra cui la negazione della Trinità e dunque della divinità del Cristo, non un Dio, ma solo un uomo ispirato da Dio.

Molti protestanti italiani furono o costretti ad emigrare all'estero o a diventare nicodemiti = interiormente convinti protestanti, ma esteriormente praticanti il cattolicesimo per compiacere ed evitare le condanne delle autorità costituite (Michelangelo Buonarroti).



LO SCISMA ANGLICANO (1527-1558)

Come si ripercuote la riforma luterana e protestante in Inghilterra?

Fino al 1521 i rapporti fra Enrico VIII re d'Inghilterra e il papa Leone X sono buoni, tanto che Enrico VIII pubblica un libello contro Martin Lutero e ottiene dal papa Leone X l'appellativo di "Difensore della fede". Fu in realtà banale il motivo dell'improvvisa rottura tra i due:

1527: Enrico VIII chiede al papa Leone X l'annullamento del suo matrimonio con Caterina D'Aragona, dalla quale non aveva avuto eredi maschi, per sposare Anna Bolena. Papa Leone X rifiuta non solo per ragioni religiose (un matrimonio è eterno), ma anche perché legato all'imperatore Carlo V, nipote di Caterina D'Aragona.

1533: In risposta al rifiuto papale, Enrico VIII fa pronunciare l'annullamento del proprio matrimonio dall'arcivescovo di Canterbury suo consigliere, Thomas Cranmer, tanto che il 1533 sarà considerato l'anno di nascita della Chiesa "anglicana" come Chiesa nazionale inglese.

Il Parlamento si schiera dalla parte del re e accusa il clero inglese favorevole al papa e al suo rifiuto di:

  • Infedeltà alla corona
  • Assenteismo nei luoghi di competenza di prelati e sacerdoti
  • Eccesso di rendite

e lo obbliga a riconoscere l'autorità del sovrano anche in materia ecclesiastica, concernente, come in questo caso, l'annullamento di un matrimonio.

1534: Infatti Enrico VIII annulla il proprio matrimonio con Caterina D'Aragona e sposa Anna Bolena (che farà giustiziare per adulterio per contrarre poi ben altri 4 matrimoni). Il nuovo papa Clemente VII lo scomunica e in risposta alla scomunica, Enrico VIII fa proclamare al Parlamento l'Atto di supremazia, che sanciva la definitiva separazione tra la chiesa cattolica e la chiesa anglicana, della quale veniva proclamato capo supremo lo stesso re.

1534-1539: vengono secolarizzati (venduti alla corona) beni ecclesiastici come monasteri o conventi, e condannati a morte tutti gli oppositori di tale scisma anglicano, quali Thomas More, ex cancelliere del re Enrico VIII, e l'arcivescovo John Fisher.

1539: L'Act of six Articles fissa i nuovi dogmi della Chiesa anglicana, dimostrando come in fondo, a proposito dell'Inghilterra, non si debba parlare tanto di Riforma della Chiesa, quanto piuttosto di scisma, di separazione da quella cattolica romana, e per motivi, come si è visto, più politico economici che religiosi e teologico dottrinali.

Infatti la nuova Chiesa anglicana rimarrà organizzata come quella cattolica romana =  secondo una gerarchia ecclesiastica, al cui vertice non c'è più il Papa, ma il re e sotto il quale vertice stavano i vescovi (per questo fu detta anche Chiesa episcopale) guidati dall'arcivescovo di Canterbury; permanevano la celebrazione della Messa, il celibato del clero, la Confessione e sull'Eucaristia la tesi della transustanziazione, ovvero della conversione totale del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo. Insomma, l'unica differenza stava nella negazione dell'autorità papale e nella proclamazione di quella regia anche in materia ecclesiastica (difatti l'intolleranza della chiesa anglicana si manifestò tanto nei confronti dei cattolici papisti quanto nei confronti dei protestanti); per il resto Enrico VIII continuò a proclamarsi un sovrano cattolico.


1549: soltanto con Edoardo VI, il successore di Enrico VIII, e con il suo Book of Common Prayer la Chiesa anglicana subì vere e proprie innovazioni religiose (teologico dottrinali, nonché liturgiche) di stampo luterano protestante, come ad es. il riconoscimento dei due soli sacramenti di Battesimo ed Eucaristia.

1553-58 con il successore Maria I, figlia di Enrico VIII e Caterina D'Aragona, si tentò una restaurazione in Inghilterra del cattolicesimo, attraverso una politica di riavvicinamento alla Spagna e il matrimonio di questa col futuro re di Spagna Filippo II. Le conseguenze del tentativo furono le seguenti:

  • Forte indignazione popolare inglese, a testimonianza di come lo scisma anglicano di Enrico VIII avesse riscosso successo a livello nazionale e di come la chiesa anglicana si fosse ben radicata in Inghilterra
  • In risposta, la repressione sanguinosa dei dissensi da parte di Maria I, appunto detta la "sanguinaria"
  • La stessa alleanza tentata dall'Inghilterra con la Spagna fu fallimentare, perché in quegli anni si concludeva la lotta francoasburgica con la vittoria della Francia sulla Spagna (La Spagna fu costretta a restituire alla Francia Calais)

1558: Ma Elisabetta I Tudor, figlia di Enrico VIII e Anna Bolena (e quindi nata da un matrimonio considerati nullo dalla Chiesa romana), ristabilisce in Inghilterra la Chiesa anglicana attraverso:

1534: l'Atto di supremazia, assumendo il titolo di reggente suprema della Chiesa anglicana

l'Atto di uniformità, ripristinando le innovazioni religiose (teologico dottrinali, nonché liturgiche) di stampo luterano protestante, come ad es. il riconoscimento dei due soli sacramenti di Battesimo ed Eucaristia.

1563: i 39 articoli della confessione anglicana, modificando quest'ultima in senso non più luterano, ma calvinista protestante.


LA RIFORMA CATTOLICA E LA CONTRORIFORMA

Alla minaccia della Riforma protestante di Martin Lutero, la Chiesa cattolica rispose in due modi allo stesso tempo simili e diversi: la Riforma cattolica e la Controriforma.

LA RIFORMA CATTOLICA

Essa fu una riforma morale, spirituale, religiosa, nonché organizzativa e disciplinare della Chiesa cattolica e trovò la sua massima espressione

  • nella fioritura di ordini religiosi come quello dei Teatini, Cappuccini, Somaschi, Barnabiti, Orsoline, Fatebenefratelli o Gesuiti (che, come poi vedremo, si resero protagonisti della Controriforma), ordini, questi, accomunati dall'esigenza di unire ad una severa vita morale, spirituale e religiosa, una vita di pratica e pubblica utilità: assistenza ai bisognosi o impartizione di istruzione ed educazione
  • nell'Evangelismo, un movimento di rinnovamento sorto sulla scia dell'interpretazione religiosa dell'Umanesimo rinascimentale e degli insegnamenti di Erasmo da Rotterdam, fondato sul ritorno ai valori originari ed autentici del Vangelo e propenso ad una certa riconciliazione col protestantesimo luterano; per questo si dice che la Riforma cattolica fu un importante punto di raccordo fra la Chiesa/Riforma cattolica e la Chiesa/Riforma protestante.

Carlo V, come promesso dal papa Clemente VII durante il trattato di Barcellona del 1529, viene da lui incoronato solennemente imperatore al congresso di Bologna. Sollecita poi il papa Clemente VII a indire un concilio per una pacificazione coi protestanti (anche per tenere meglio sotto controllo le rivolte dei principi luterani in Germania).

1534: Questi inviti vengono finalmente accolti dal successore di papa Clemente VII; papa Paolo III, che convoca il concilio circondandosi di cardinali erasmiani -tra cui il cardinale Carafa- (il cosiddetto "partito dei transigenti", aperti alla conciliazione coi protestanti) cui affidò il compito di preparare tale riforma della Chiesa cattolica e di redigere una relazione in merito:

1537: intitolata il "Consilium de emendanda ecclesia" ovvero "Progetto di riforma della Chiesa", un documento che registra non solo i primi passi del tentativo riformatore in se stesso, ma anche le prime volontà della Chiesa cattolica di censura e repressione, chiedendo per es. di ripristinare il decaduto Tribunale dell'Inquisizione.

Intanto il concilio vero e proprio convocato da papa Paolo III per al riforma della Chiesa cattolica nei particolari, viene rimandato per 10 anni, non tanto per volontà del papa stesso, ma per interessi materiali e pregiudizi della Curia romana verso una riforma vera e propria della Chiesa e poi per la guerra francoasburgica in corso tra Francia e Spagna.

1541: viene tentato un incontro conciliatore tra protestanti (rappresentati da Filippo Melantone) e cattolici (rappresentati da Gaspare Contarini) che però fallisce

1542: con la bolla "Licet ab inizio", papa Paolo III reistituisce il decaduto Tribunale dell'Inquisizione coordinato dalla Congregazione del Santo Uffizio, per combattere l'eresia.

Sulle volontà conciliatrici tra cattolici e protestanti del partito dei Transigenti prevalgono invece quelle della Chiesa cattolica (e del partito opposto degli Intransigenti) di censura e repressione, nonché di una vera e propria Controriforma, in risposta polemica e d'opposizione alla Chiesa/Riforma protestante.




LA CONTRORIFORMA CATTOLICA (1517-1545) E IL CONCILIO DI TRENTO (1545-1563)

1544: Dopo un decennio di rinvii per i motivi esposti (non tanto per volontà del papa stesso, ma per interessi materiali e pregiudizi della Curia romana verso una riforma vera e propria della Chiesa e poi per la guerra francoasburgica in corso tra Francia e Spagna), papa Paolo III indice finalmente il famoso concilio riformatore della Chiesa cattolica, e per analoghi motivi, questo ebbe vari periodi di sospensione per poi concludersi definitivamente nel 1563.

1545-1547 PRIMA FASE DEL CONCILIO: si tiene a Trento, principato ecclesiastico facente parte dell'impero, dunque ancora in segno di apertura e riconciliazione al mondo tedesco protestante; ma presto esso viene spostato dal papa a Bologna, città papale, per essere meglio controllato

1551-1552 SECONDA FASE DEL CONCILIO riaperto a Trento da papa Giulio II, a cui partecipano per volere dell'imperatore anche rappresentanti protestanti (dunque ancora in segno di apertura e riconciliazione al mondo tedesco protestante), ma viene sospeso per la riapertura della terza fase della guerra francoasburgica tra Carlo V imperatore e Enrico II, re di Francia. Nel 1555 viene eletto papa Paolo IV, il quale vanifica ogni tentativo di apertura e riconciliazione al mondo tedesco protestante e anzi dimostra di volere procedere nella riforma della Chiesa cattolica anche senza il parere del concilio; istituisce inoltre nel 1559 l'"Indice dei libri proibiti", una messa al bando e il divieto di lettura di tutte le opere ritenute pericolose per la fede cattolica e che insieme al Tribunale dell'Inquisizione e alla Congregazione del Santo Uffizio, costituisce l'organo principale di censura e repressione della Chiesa cattolica controriformista.

1562-1563: TERZA FASE DEL CONCILIO, riaperto a Trento dallo stesso papa Paolo IV, a termine della quale, nel 1564 egli emana una sintesi delle principali disposizioni dell'intero concilio e le direttive principali della Controriforma cattolica, la cosiddetta "Professio fidei tridentinae", nella quale vengono ribaditi i nuovi decreti dottrinali e disciplinari della Chiesa cattolica.

Tra i decreti dottrinali:

  • Non solo la fede, ma anche le opere buone sono necessarie alla salvezza
  • Tutti e sette i sacramenti sono validi
  • La Chiesa è l'unica maestra nell'interpretazione delle Sacre Scritture

Tra i decreti disciplinari:

  • obbligo della castità e del celibato per il clero
  • obbligo dei seminari per la formazione di qualsiasi membro del clero
  • l'obbligo dei vescovi di risiedere nella propria diocesi pastorale
  • il divieto di accumulare beni ecclesiastici

La nuova Chiesa cattolica controriformista fu intollerante non solo verso gli eretici (protestanti ed altro), ma anche volta ad una spietata censura e repressione di tutte le manifestazioni culturali ritenute pericolose per la fede cattolica Ricordiamo la cultura d'opposizione e le conseguenti condanne dei vari Giordano Bruno, Tommaso Campanella, Galileo Galilei).


NELLA PRIMA META' DEL '500 DUNQUE LA RIFORMA PROTESTANTE E LA CONTRORIFORMA CATTOLICA RUPPERO DEFINITIVAMENTE L'UNITA' RELIGIOSA DELLA CRISTIANITA' OCCIDENTALE, DIVIDENDOLA TRA DUE PRINCIPALI CONFESSIONI: IL CATTOLICESIMO E IL PROTESTANTESIMO (DIVISO A SUA VOLTA NELLE TRE CONFESSIONI DI LUTERANESIMO, CALVINISMO E ANGLICANESIMO), LE QUALI, PUR RICHIAMANDOSI ENTRAMBE AGLI ORIGINARI ED AUTENTICI VALORI DEL CRISTIANESIMO, DIFFERIVANO SUL PIANO DELLA ORGANIZZAZIONE E GERARCHIZZAZIONE ECCLESIASTICA RISPETTO AL POTERE TEMPORALE E SUL PIANO DI QUESTIONI TEOLOGICHE E DOTTRINALI .IL PROBLEMA ERA QUELLO DELLA CONVIVENZA FRA CONFESSIONI RELIGIOSE DIVERSE, NON SOLO FRA STATO E STATO, MA ANCHE ALL'INTERNO DI UNO STESSO STATO, VISTO CHE OGNUNA TENDEVA A IMPORRE LA PROPRIA FEDE (RITENUTA UNICA DEPOSITARIA DELLA VERITA' DIVINA) SULL'ALTRA E AD ACCUSARLA IN QUANTO ERETICA. SIA NELL'EUROPA PROTESTANTE CHE IN QUELLA CATTOLICA S'INSTAURO' UN CLIMA DI INTOLLERANZA RELIGIOSA CHE, MESCOLANDOSI AI CONFLITTI POLITICI GIA' ESISTENTI SIA FRA STATO E STATO (TUTTA L'EUROPA PROTESTANTE CONTRO LA SPAGNA CATTOLICA) CHE IN UNO STESSO STATO (LE GUERRE DI RELIGIONE IN FRANCIA), DEGENERO' NELLE COSIDDETTE GUERRE DI RELIGIONE, GUERRE, APPUNTO, COMBATTUTE PER IMPORRE LA PROPRIA FEDE (RITENUTA UNICA DEPOSITARIA DELLA VERITA' DIVINA) SULLE ALTRE E AD ACCUSARLE IN QUANTO ERETICHE.



LE GUERRE DI RELIGIONE IN FRANCIA (1562-1598)

1559: alla conclusione della guerra francoasburgica fra Francia e Spagna con la pace di Cateau-Cambrèsis, il re di Francia Enrico II muore. Gli succede la regina madre reggente, Caterina dei Medici, mentre allora la Francia attraversava un momento di crisi (nonostante le vittorie riportate in guerra francoasburgica sulla Spagna) per le seguenti ragioni:

  • le finanze erano stremate a causa della lunga guerra sostenuta contro gli Asburgo
  • il calvinismo, nonostante le persecuzioni di Enrico II, si era ormai saldamente radicato in alcune regioni del paese, dove aveva fondato delle vere e proprie comunità
  • la nobiltà feudale era tornata ad ostacolare la monarchia, per di più divisa in due partiti rivali, entrambi imparentati con la famiglia regnante e per questo miranti al potere: 1)il partito cattolico capeggiato dai Guisa e

2)il partito ugonotto capeggiato dai Borbone

Per salvare il trono ai propri figli, Caterina adotta una politica di pacifica convivenza tra le due confessioni religiose francesi (cattolicesimo e calvinismo) e appoggia ora l'uno ora l'altro dei partiti rivali, per evitare che uno prendesse l'avvento sull'altro e costituisse un pericolo anche per il suo stesso regno.

1562: tuttavia decide di concedere la libertà di culto fuori le mura cittadine agli ugonotti, con l'editto di Saint Germain e a questo favoritismo, i cattolici Guisa rispondono con il massacro di Vassy.

Fu l'inizio di una guerra non solo religiosa, ma anche civile: non solo fra confessioni religiose diverse, ma anche fra partiti rivali.

Nella prima fase della guerra, Caterina continua la sua politica di pacifica convivenza tra le due confessioni religiose francesi (cattolicesimo e calvinismo) e di appoggio ora dell'uno ora dell'altro dei partiti rivali (sempre per evitare che uno prendesse l'avvento sull'altro e costituisse un pericolo anche per il suo stesso regno).

1563: Tuttavia, come in precedenza, decise ancora una volta di confermare la libertà di culto fuori le mura cittadine agli ugonotti, con l'editto di Amboise e a concedere loro, come garanzia di tale libertà di culto, quattro piazze di sicurezza.

Ma, quando gli ugonotti sembrarono accrescere il loro potere anche grazie al matrimonio del loro capo Enrico di Borbone con la sorella del futuro re e dunque mirare al potere, Caterina passò dalla parte dei cattolici Guisa.

1572: ordinando il massacro di migliaia di ugonotti (il Massacro della notte di San Bartolomeo).

Intanto entrambi i partiti si riunirono in associazioni: gli ugonotti nell'Unione protestante e i cattolici nella Lega Santa e il loro conflitto cominciò ad internazionalizzarsi, a chiamare cioè in causa le grandi potenze europee: la Spagna di Filippo II e il papa in appoggio ai cattolici Guisa e Inghilterra e calvinismo tedesco in appoggio agli ugonotti borboni.

Il nuovo re successo a Caterina dei Medici, Enrico III perde il controllo della situazione e, senza figli né fratelli, lascia come unico erede al trono un protestante: Enrico di Borbone che aveva sposato sua sorella. I cattolici della Lega Santa, per impedire che al trono salisse un protestante, riaprono la guerra.

1585-1589: durante questa seconda fase, Enrico III per liberarsi della soffocante alleanza coi cattolici della Lega santa, fa assassinare il loro capo Enrico di Guisa e si allea con il protestante Enrico di Borbone, alchè i cattolici lo fanno assassinare.

Ma in punto di morte Enrico III designa come suo successore il suo unico erede legittimo, Enrico di Borbone a patto che però questi si converta al cattolicesimo.

1593: Enrico di Borbone abiura il calvinismo e si converte al cattolicesimo, diventando così legittimo re di Francia col nome di Enrico IV.

La conversione al cattolicesimo di Enrico IV fu comunque interessata e dettata dalle seguenti ragioni:

  • diventare re legittimo di Francia (per questo dichiarò che "Parigi val bene una Messa")
  • non turbare i sudditi, aderendo così alla confessione religiosa di maggioranza della Francia
  • tenersi buono il papa

1598: Così, ristabilita l'autorità della monarchia in Francia, Enrico IV chiude vittoriosamente il conflitto con la Spagna cattolica di Filippo II con la pace di Vervins e circa la questione religiosa sancisce, con l'editto di Nantes, la parità di diritti civili e la piena libertà di culto agli ugonotti, rendendo allora la Francia modello esemplare di tolleranza religiosa, di stato dalle confessioni religiose diverse, ma pacificamente coesistenti.



LE GUERRE DI RELIGIONE IN INGHILTERRA

La Scozia era governata da una famiglia reale, gli Stuart, imparentatasi dapprima con il partito cattolico dei Guisa (nel 1538 il re di Scozia Giacomo Stuart aveva sposato una Guisa) e poi con la monarchia cattolica di Francia (nel 1558, la figlia di Giacomo Stuart re di Scozia, Maria Stuart, aveva sposato il futuro re di Francia, Francesco II): dunque una monarchia cattolica.

1559-60 In Scozia scoppia una rivolta fra calvinisti (guidati da John Knox e protetti da Elisabetta I Tudor regina d'Inghilterra) e cattolici (guidati dai Guisa e protetti dalla monarchia francese di Francesco II).

1568: Maria Stuart tenta di restaurare il cattolicesimo in Scozia, ma dalla stessa rivolta è costretta a fuggire e a rifugiarsi presso Elisabetta I Tudor, regina calvinista d'Inghilterra, la quale l'accolse, ma la rinchiuse in un castello in condizioni di semiprigionia.

1585: Ma da allora cominciò a complottare con le principali forze cattoliche vigenti: i Guisa e la Spagna di Filippo II al quale promise di diventare re d'Inghilterra se fosse riuscito a deporre dal trono l'eretica calvinista Elisabetta I Tudor.

1587: Tuttavia venne scoperta nei suoi complotti da Elisabetta I Tudor e fatta da questa giustiziare. L'esecuzione di Maria Stuart rappresentava una sfida a tutta l'Europa cattolica.

1588: In risposta, Filippo II di Spagna tentò l'invasione dell'Inghilterra attraverso una flotta potente (l'"Invincibile Armata"), tentativo che fallì e che si concluse con la vittoria dell'Inghilterra, la quale restò una monarchia protestante e confermò la sua indiscutibile vocazione marinara e abilità commerciale.







































LA RIFORMA PROTESTANTE

LA GERMANIA E MARTIN LUTERO

Nei primi anni del '500 la Chiesa cattolica entra in crisi, diventando cioè un'istituzione corrotta e decadente. Vari fenomeni negativi si realizzarono al suo interno: essa era diventata più un'istituzione temporale che spirituale, attenta, cioè, alla conservazione e alla conquista di beni materiali come il denaro e le terre. Inoltre si verificava un vero e proprio mercato di titoli ecclesiastici e pontificali fra le famiglie più ricche d'Italia che in altre parole concorrevano per "acquistare" il titolo di Vescovo o addirittura di Papa. Lo scandalo vero e proprio fu toccato dalla cosiddetta vendita delle indulgenze, nella quale il Papa, allora Leone X, prometteva ai fedeli la salvezza eterna in cambio di soldi che sarebbero serviti alla costruzione della Basilica di San Pietro.

La vera e propria rivolta contro questa situazione scandalosa della Chiesa cattolica partì dalla Germania ad opera di Martin Lutero.

Egli si convinse che per ottenere la salvezza eterna, l'uomo avrebbe avuto bisogno soltanto della propria fede e non anche dell'intervento della Chiesa o del Papa; anche per leggere e interpretare la Bibbia, non c'era alcun bisogno dell'autorità della Chiesa, ma solo della propria coscienza. E' solo quella a suggerire all'uomo cosa è giusto o cosa è ingiusto.

Ma dall'episodio scandaloso della vendita delle indulgenze, Lutero decide di attaccare pubblicamente la Chiesa cattolica di Roma. Egli affisse sulla porta della cattedrale tedesca di Wittenberg un manifesto che dichiarava che non serviva pagare addirittura la Chiesa per ottenere la salvezza, anzi la Chiesa non ha nessun potere di questo tipo sull'uomo.

L'intenzione di Lutero non era quella rivoluzionaria di distruggere la Chiesa, ma solo quella di riformarla, di renderla più morale e dignitosa. Anzi, era preoccupato di cambiare soprattutto la Chiesa tedesca, anziché in generale quella di Roma. Tuttavia, le sue posizioni coraggiose scatenarono la reazione del Papa Leone X che lo accusò di eresia. Lutero riuscì ad evitare la condanna anche grazie all'appoggio e alla protezione di un principe tedesco, Federico di Sassonia, che finse di rapirlo in un castello per tenerlo in salvo dai nemici.

Intanto in Germania, la rivolta di Lutero ebbe delle grandi ripercussioni sociali; ognuno sperava di approfittarne per ottenerne dei vantaggi:la Chiesa tedesca sperava di staccarsi finalmente dalla Chiesa di Roma; i principi tedeschi speravano di creare una Chiesa tedesca nazionale e autonoma dalla Chiesa di Roma, ma governata dallo Stato, cioè da loro stessi: i cavalieri poveri speravano di guadagnarne qualche ricchezza e il popolo e i contadini speravano infine di migliorare così la propria condizione.

Ognuno, per realizzare i propri interessi, fece addirittura scoppiare delle rivolte: i cavalieri si ribellarono nel 1521, ma furono sconfitti dai principi; il popolo e i contadini si ribellarono nel 1525, ma furono sconfitti anch'essi. In tutto questo, Lutero non mosse un dito per difendere o aiutare né gli uni né gli altri, anzi fece in modo che entrambi fossero sconfitti e repressi violentemente. In realtà Lutero non era un rivoluzionario, ma pensava piuttosto che il vero fedele è quello che si sottomette al potere politico senza provare a cambiarlo con la rivoluzione. E' Dio stesso a volere che lo Stato sia il supremo regolatore della vita dei sudditi, perciò disobbedire allo Stato equivaleva disobbedire a Dio.

La dottrina di Lutero divise comunque la religione della Germania in due confessioni: quella cattolica e quella protestante.

Come si comportò l'imperatore tedesco Carlo V nei confronti di questa nuova religione, lui che era sempre stato al comando di un Impero cattolico? Egli concesse nel 1555 ai principi luterani e protestanti la libertà di culto ed emanò il principio del cuiius regio est religio: i sudditi si sarebbero dovuti adeguare alla religione scelta dal loro principe. Dunque, libertà religiosa solo fino a un certo punto, perché era sempre il principe a decidere che tipo di confessione religiosa adottare, se cattolica o protestante.

Quale fu la risposta della Chiesa cattolica di Roma alla pesante riforma protestante di Lutero? Inizialmente si cercò un punto d'incontro, una conciliazione con i protestanti specie tedeschi (anche perché l'Impero tedesco era sempre stato cattolico per tradizione); tuttavia prevalse la volontà intransigente del Papa e di alcuni cardinali, i quali promossero la Controriforma e il Concilio di Trento (1545-1563), nel quale venivano rafforzati tutti i principi della religione cattolica contro quelli della religione protestante e si creavano dei mezzi duri di repressione nei confronti di chiunque si fosse ribellato ad essa, quali il Tribunale dell'Inquisizione o l'Indice dei libri proibiti. Questi condannarono tutto ciò che poteva anche solo sembrare in disaccordo con la religione cattolica, basti pensare alle condanne subite da grandi personaggi di cultura come Galileo, Giordano Bruno o Tommaso Campanella.


LA DIFFUSIONE DELLA RIFORMA PROTESTANTE IN EUROPA

LE GUERRE DI RELIGIONE IN FRANCIA

La Riforma protestante di Lutero non ebbe molto successo in Italia dove l'influenza del Papa e della Chiesa cattolica di Roma era molto forte.   Tuttavia si diffuse un po' in tutta Europa, pacificamente in alcuni Stati dell'Europa settentrionale e meno pacificamente in altri stati, dove ognuna delle due religioni voleva imporsi sull'altra, convinta di possedere essa sola la verità divina. Tra questi stati ricordiamo la Francia, un paese sempre cattolico per tradizione, dove scoppiarono le cosiddette guerre di religione tra il 1562 e il 1598 e dove i protestanti (che in Francia si chiamarono Ugonotti) subirono un vero e proprio massacro durante la famosa notte di San Bartolomeo (1572).

Queste guerre si conclusero con l'Editto di Nantes del 1598, con cui il nuovo sovrano Enrico IV concede la libertà di culto ai protestanti e rende la Francia un paese moderno dove finalmente le due confessioni religiose riuscirono a convivere pacificamente l'una con l'altra, accettandosi reciprocamente.

LO SCISMA ANGLICANO IN INGHILTERRA

In Inghilterra non ci fu una vera e propria riforma della Chiesa, ma solo una separazione della Chiesa inglese (detta Chiesa anglicana) dalla Chiesa cattolica di Roma, attraverso lo scisma anglicano del 1533, promosso dal re Enrico VIII. Questo scisma proclamò la Chiesa inglese indipendente da quella di Roma, e la dichiarò sottoposta al governo del re. Ma per il resto fu una Chiesa molto simile a quella cattolica romana; anch'essa si organizzò in gerarchie ecclesiastiche, fu caratterizzata dalla celebrazione della Messa, dal culto dei Santi, dall'esistenza dei 7 sacramenti (tutte cose queste che invece la Chiesa protestante abolì).

LE GUERRE DI RELIGIONE IN INGHILTERRA

Nel 1568, la regina di Scozia Maria Stuart tenta di restaurare il cattolicesimo, ma allo scoppio di una rivolta tra cattolici e protestanti (che in Inghilterra furono i calvinisti), fu costretta a rifugiarsi in Inghilterra, dove la regina Elisabetta I, protestante, la rinchiuse prigioniera. Da allora Maria Stuart cominciò a complottare con i cattolici suoi alleati, ma fu scoperta da Elisabetta e fu da lei condannata a morte. La condanna a morte di una regina cattolica da parte di una regina protestante suonò come una sfida per tutta l'Europa cattolica; così scoppiò una vera e propria guerra fra la Scozia cattolica degli Stuart, alleata con Filippo II e la sua Spagna, paese cattolico per tradizione, e l'Inghilterra, appoggiata da tutta l'Europa protestante.

Nel 1588 Filippo II di Spagna tentò l'invasione dell'Inghilterra attraverso una flotta potente (l'"Invincibile Armata"), tentativo che fallì e che si concluse con la vittoria dell'Inghilterra, la quale restò una monarchia protestante e confermò la sua indiscutibile vocazione marinara e abilità commerciale.






































Nell'agosto del , l'Assemblea Costituente proclama l'abolizione di tutti i precedenti privilegi e diritti feudali; introduce il principio della separazione dei poteri (l'esecutivo soltanto al re e il legislativo alla borghesia) e proclama infine la "Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino" i cui principi fondamentali furono: libertà (di opinione, stampa, riunione), uguaglianza, fratellanza, sovranità popolare, tutela della sicurezza personale e della proprietà individuale.

Visto che il re si rifiutò di ratificare tale dichiarazione, fu costretto dal popolo indignato a trasferirsi in un altro palazzo dove fu ritenuto prigioniero dell'Assemblea costituente.

Ora toccava all'Assemblea Costituente procedere alla riorganizzazione dello stato e soprattutto vigilare su quelle forze che l'avevano portata alla vittoria; tali forze erano state unite nella loro rivoluzione contro il regime assoluto, ma avevano comunque interessi politici ed economici diversi fra loro.

Infatti i primi conflitti politici che sorsero nell'ambito dell'Assemblea costituente furono quelli relativi ai poteri da attribuire al re; a destra sedevano i membri contrari a ogni cambiamento e anzi favorevoli a un pieno potere del re, a sinistra i membri, al contrario, favorevoli a un più ampio potere dell'assemblea (tra questi c'erano anche i democratici, favorevoli a un più ampio potere del popolo direttamente).

I conflitti economici sorsero a proposito del debito pubblico; presto l'assemblea costituente decise di confiscare i beni del clero e di metterli a disposizione della nazione; ma questa vendita dei beni del clero avvantaggiò soltanto l'alta borghesia, i grandi imprenditori che possedevano il capitale, mentre la piccola borghesia, i piccoli imprenditori e soprattutto il popolo (i contadini) non ne trassero alcun vantaggio e anzi rimasero poveri quanto prima.

Sorsero poi conflitti con la Chiesa francese. L'assemblea costituente, dopo aver deciso di confiscare i beni del clero e metterli a disposizione della nazione, decise di "statalizzare" la Chiesa, cioè di porla sotto il controllo dello Stato, dandole una "Costituzione civile del clero"; ma prese questa decisine senza chiedere il permesso al clero francese e al papa. Il clero francese si divise allora tra costituzionali (preti disposti ad accettare la nuova costituzione dell'assemblea costituente e le sue decisioni, e refrattari (preti non disposti a tutto questo). Il papa Pio VI, infine, condannò la Costituzione civile del clero.

Intanto il re, prigioniero dell'Assemblea costituente, seguiva i poteri che questa mano mano acquistava e le decisioni che mano mano prendeva in campo politico ed economico, e per questo cominciò a complottare con i nobili francesi fuggiti in esilio perché non accettarono la rivoluzione e con le grandi potenze  europee affinché lo aiutassero in una guerra a battere le rivoluzione e a restaurare il proprio potere. Complottò infine la fuga da Parigi, ma fu scoperto e costretto a tornare indietro.

Sulla fuga del re nacquero diverse posizioni da parte dell'assemblea costituente: la parte democratica e repubblicana accusò il re di tradimento allo Stato, di provocazione di guerre civili e di alleanze con potenze straniere nemiche della Francia; la parte moderata, preferendo la monarchia alla repubblica, difese il re e fece credere all'opinione pubblica che egli non era fuggito dalla Francia, ma era stato semplicemente rapito da alcuni nemici. Anche nel club politico dei giacobini i membri si divisero tra una minoranza democratica e repubblicana e una maggioranza moderata.

Ma prevalse la parte moderata dell'assemblea costituente, che dichiarò il re intoccabile e lo reintegrò nelle sue funzioni (con poteri oramai limitati, ma almeno reintegrati), e che soffocò tragicamente una manifestazione di democratici e repubblicani durante l'eccidio del Campo di Marte.

Il 3 settembre viene varata la nuova Costituzione che fa della Francia una monarchia costituzionale fondata sul principio della divisione dei poteri (il legislativo all'Assemblea, eletta dai cittadini; l'esecutivo al re); ma era una costituzione dalla parte della borghesia più che del popolo, visto l'elezione cittadina dell'Assemblea legislativa e gli stessi seggi dell'Assemblea legislativa spettavano solo ai ceti possidenti, mentre il popolo (i contadini), pur avendo partecipato anch'esso alla rivoluzione, veniva come al solito escluso dal potere.

La nuova Assemblea legislativa era così composta: a destra sedevano i Foglianti, i moderati favorevoli alla monarchia e che pertanto ritenevano la rivoluzione conclusa con la nuova costituzione del 1791; a sinistra sedevano i Giacobini (poi detti Girondini, perché provenienti dal dipartimento della Gironda), favorevoli alla democrazia -alla repubblica-, al suffragio universale (l'elezione dell'Assemblea legislativa doveva riguardare tutti i cittadini e non solo i ceti possidenti), e presieduti da Maximilien Robespierre.

Presto si affacciò nell'Assemblea legislativa il problema di entrare in guerra o meno contro gli stati assoluti europei che non avevano visto di buon occhio la rivoluzione in Francia, specie Austria e Prussia. Così nell'Assemblea legislativa si formò un ampio partito favorevole alla guerra e composto da forze diverse, tutte favorevoli alla guerra, ma con motivazioni opposte: il re e i nobili, per bloccare definitivamente la rivoluzione, i Girondini per continuarla e diffonderla.

Così la Francia dichiarò guerra all'Austria e alla Prussia, ma l'inizio della guerra fu clamorosamente disastroso per la Francia a causa dei conflitti sorti fra queste diverse forze: i moderati accusarono il popolo di essere stato indisciplinato e disordinato in guerra; viceversa, il popolo accusò gli ufficiali dell'esercito di essere stati inesperti e di aver complottato con il nemico.

Il comando della situazione fu preso dai Giacobini, i quali si impadronirono della Municipalità di Parigi instaurandovi la Comune insurrezionale, mentre sanculotti (un altro gruppo rivoluzionario) e federati (gli abitanti delle città vicine di Parigi) assalirono e conquistarono il palazzo del re convinti che fosse solo sua la colpa delle sconfitte militari della Francia. La Comune insurrezionale decretava la sconfitta della monarchie e delle forze moderate che in essa avevano creduto e che in suo nome avevano combattuto la rivoluzione; con questa l'Assemblea legislativa viene costretta a sospendere le funzioni del re e a reimprigionarlo, poi venne sostituita con la cosiddetta Convenzione nazionale, che avrebbe dovuto dare una nuova costituzione repubblicana al paese.

La straordinaria mobilitazione promossa dalla Comune insurrezionale (questa straordinaria fusione fra sentimento nazionale e sentimento rivoluzionario) se non altro servì alla Francia per vincere l'avanzata nemica con la vittoria di Valmy. Nello stesso giorno della vittoria di Valmy, la Convenzione nazionale proclama la fine della monarchia e l'inizio della repubblica .

Anche nell'ambito della nuova Convenzione nazionale e della nuova repubblica sorsero i primi conflitti tra Girondini, che volevano frenare la rivoluzione in nome degli interessi ormai raggiunti dell'alta borghesia e Montagnardi, che insieme a sanculotti e giacobini, volevano realizzare anche attraverso la rivoluzione una piena democrazia sia politica che economica.

I conflitti tra queste due parti sorsero anche a proposito di cosa fare del re: se salvarlo (i Girondini) oppure condannarlo a morte (Montagnardi); alla fine prevalsero i Girondini e il re fu condannato alla ghigliottina per tradimento e per non aver voluto accettare il nuovo governo costituzionale e repubblicano.

Il governo girondino approfittò di questo suo momento di gloria per espandere la Francia attraverso conquiste territoriali che si verificarono in Belgio, Nizza, Savoia e Renania, ma la repubblica francese andò in pericolo per una serie di ragioni:

  • l'Inghilterra, viste le conquiste territoriali della Francia, promosse una coalizione di potenze europee contro la Francia
  • il disordine e l'indisciplina dell'esercito francese
  • la rivolta dei contadini di Vandea, che dal nuovo governo repubblicano avevano visto soltanto accrescere la propria miseria

I Montagnardi, che insieme a sanculotti e giacobini, volevano realizzare anche attraverso la rivoluzione una piena democrazia sia politica che economica, imposero alla Convenzione nazionale degli strumenti rigidi per bloccare la controrivoluzione, come il Tribunale rivoluzionario e il Comitato di salute pubblica (un organo di controllo sul governo); i Girondini, che invece volevano frenare la rivoluzione in nome degli interessi ormai raggiunti dell'alta borghesia, accusarono i Montagnardi di voler promuovere una vera e propria rivoluzione sociale e di instaurare una dittatura; ma alla fine i Giacobini arrestarono i capi dei Girondini e consegnarono il pieno potere ai Montagnardi.

Dopo la vittoria dei Montagnardi, la Convenzione nazionale approvò una nuova costituzione (del 1793), che modificò quella precedente del 1791 in senso nettamente democratico, oltre che repubblicano; e che, oltre ai principi fondamentali di libertà, uguaglianza, fratellanza, impose una eguaglianza a tutti gli effetti: politica, attraverso il suffragio universale (l'elezione dell'Assemblea doveva riguardare tutti i cittadini e non solo i ceti possidenti), economica e sociale.

Di fronte ai suddetti pericoli della repubblica francese (la coalizione antifrancese di potenze europee promossa dall'Inghilterra; il disordine e l'indisciplina dell'esercito francese; la rivolta dei contadini di Vandea, che dal nuovo governo repubblicano avevano visto soltanto accrescere la propria miseria), il governo montagnardo instaurò una vera e propria dittatura (la dittatura giacobina, guidata da Robespierre), delegando per l'emergenza pieni poteri a istituzioni eccezionali; tutto il potere esecutivo fu concentrato nelle mani del Comitato di salute pubblica, del Comitato di sicurezza generale e dei Rappresentanti del popolo; contro il nemico interno (gli avversari del nuovo potere repubblicano e dittatoriale giacobino) venne ad agire il Tribunale rivoluzionario che condannò senza pietà alla ghigliottina ogni dissidente, creando un regime di Terrore; mentre contro il nemico esterno (le potenze europee della coalizione antifrancese) venne ad agire un nuovo esercito, molto più ordinato, disciplinato e organizzato; venne infine istituita una cultura laica e decristianizzata, che cioè tentò di abolire la religione cattolica e di sostituirla con materialismi e ateismi tipicamente illuministici.

Tutto questo almeno servì a salvare la Francia dalle minacce interne ed esterne di controrivoluzione (nel 1794 la Francia riuscirà a vincere gli Austroprussiani e a conquistare il Belgio).

Tuttavia anche all'interno della dittatura giacobina di Robespierre sorsero dei conflitti, quelli tra gli Arrabbiati (dalle posizioni estreme) e degli Indulgenti (dalle posizioni più moderate), ma Robespierre seppe stroncare l'opposizione e instaurò alla fine una dittatura personale; egli tentava di realizzare il progetto di una democrazia sociale (una società senza ricchi e senza poveri), fondata su una giusta collaborazione fra le diverse classi sociali).

Ma cominciarono presto a maturare le prime opposizioni verso la dittatura giacobina di Robespierre, alle quali egli rispondeva con il Grande Terrore, ossia con un'atmosfera ancor più repressiva.

Del resto, con la vittoria della Francia sugli Austroprussiani e con la sua conquista del Belgio, si capì che non c'era più bisogno di una dittatura così repressiva.

Il 27 luglio (9 Termidoro, per il calendario giacobino) nella Costituzione nazionale prese piede una cospirazione antigiacobina di borghesi moderati che insorse contro Robespierre, arrestò e condannò a morte tutti i suoi collaboratori. Finiva così la dittatura giacobina di Robespierre e la rivoluzione veniva guidata adesso da coloro che avevano organizzato la cospirazione: la borghesia moderata detta dei Termidoriani, la stessa che aveva dato avvio alla rivoluzione nel 1789.

Il nuovo governo termidoriano distrusse tutte le istituzioni dittatoriali giacobine del periodo del Terrore (Comitato di salute pubblica, Rappresentanti del popolo, Tribunale rivoluzionario) e riconferì pieni poteri alla Convenzione nazionale; non ci fu più uno stato generale di terrore, ma anzi una maggiore voglia di vivere, divertirsi e promuovere più liberamente affari economici (nei pieni interessi della borghesia, dunque). La guerra con la coalizione di potenze europee ha un momento di pausa: la Francia firma trattati di pace con la Prussia, con l'Olanda (che diventa Repubblica batava sotto l'influenza francese), con la Spagna; rimangono in guerra l'Austria (che non può accettare la perdita del Belgio riconquistato dalla Francia) e l'Inghilterra che aveva guidato da sempre la coalizione antifrancese delle potenze europee.

Tuttavia, anche all'interno del nuovo governo borghese dei Termidoriani sorsero difficoltà: 1) visto che la libera iniziativa economica ripristinata dal nuovo governo agevolava solo la classe borghese, ma lasciava poveri il popolo e i contadini, si registrò un'insurrezione popolare (l'ultima di questa rivoluzione), tuttavia repressa con un esercito del governo borghese termidoriano; 2)in Vandea i monarchici (difensori del re e della monarchia) tentano di restaurare la monarchia ma anche loro vengono sconfitti con un esercito del governo termidoriano, allora comandato dall'abile Napoleone Bonaparte.

Nel 1795 viene abrogata la Costituzione democratica del 1793 (definita "Costituzione dell'anarchia") e ne viene sancita un'altra, nella quale venivano analogamente ribaditi i diritti dell'uomo e del cittadino (per es. all'iniziativa o alla proprietà privata), veniva ribadita la separazione dei poteri (un sistema bicamerale per il legislativo e il Direttorio per l'esecutivo), veniva ribadita l'eguaglianza giuridica ma, in chiave un po' meno democratica, vennero cancellati i diritti sociali e il diritto d'insurrezione. 

Ma anche il governo del Direttorio fu insidiato da problematiche e conflittualità svariate:

  • difficoltà economiche, per l'aumento dell'inflazione, la penuria dei generi alimentari, il crollo della produzione manifatturiera e del commercio
  • le opposizioni politiche monarchica e giacobina. Quella monarchica esplose in una guerriglia in Vandea a reprimere la quale dovette intervenire l'esercito; quella giacobina  si riunì intorno al Babeuf e al suo progetto rivoluzionario di instaurare il comunismo attraverso l'abolizione della proprietà privata e la socializzazione della terra (progetto poi scoperto e stroncato). Per paura di questa rivoluzione comunista, il governo del Direttorio soppresse tutti i movimenti democratici e favorì invece quelli monarchici che poterono riprendere tranquillamente la propria propaganda
  • 1796: la questione della guerra, visto che Austria e Inghilterra non avevano ancora deposto le armi contro la Francia.

Il Direttorio pensò allora di dichiarare per primo guerra all'Austria e di rilanciare una politica espansionistica della Francia per risolvere i suoi problemi politici ed economici; per questo affidò l'esercito francese all'abile generale corso Napoleone Bonaparte (ex giacobino), il quale riunì uomini male equipaggiati e male armati, ma galvanizzati dallo spirito rivoluzionario e dalla promessa di nuove ricchezze. La guerra con l'Austria si svolse principalmente in Italia, dove Napoleone costrinse un po' tutti i sovrani alla pace (Austriaci, re di Piemonte e Sardegna e persino il Papa). Ormai padrone dell'Italia, non gli restava altro che vincere gli Austriaci in terra loro, e difatti a Leoben li costringe alla pace (pace di Leoben, che poi verrà ratificata dal trattato di Campoformio). Oltre che abile militare, Napoleone si rivelò un abile politico. In Italia, dove le idee illuministiche e rivoluzionarie avevano riscosso molto successo tra borghesia e intellettuali, Napoleone fu accolto come un liberatore dal dominio straniero; e così, nei territori da lui mano mano occupati, gruppi democratici (detti genericamente giacobini) crearono delle repubbliche: la cispadana e transpadana (poi fuse nella cisalpina), la ligure, la romana e più tardi quella partenopea. Ma Napoleone deluse presto le speranze democratiche e rivoluzionarie di chi lo aveva accolto con favore; infatti portò al governo gruppi moderati e sottopose le varie repubbliche a duri regimi di occupazione. Nel , infatti, Napoleone ratificò la pace di Leoben precedentemente firmata con gli Austriaci nel trattato di Campoformio, con il quale l'Austria cedette alla Francia il Belgio, la Lombardia e le isole Ionie, ricevendone in cambio la Repubblica di Venezia (che perde così la sua secolare indipendenza). Il trattato di Campoformio rivelò come le intenzioni di Napoleone non fossero quelle di liberare l'Italia dall'Austria, ma anzi di porvi mano egli stesso e di estendere la politica espansionistica della Francia soprattutto nella nostra penisola. Le svariate problematiche e conflittualità del governo del Direttorio, indussero Napoleone a reprimere sia le opposizioni monarchiche che quelle democratiche con un colpo di stato che avvenne il 18 fruttidoro (4 settembre) e a instaurare una dittatura militare sia antimonarchica che antigiacobina.

Vinta l'Austria, restava ora il problema dell'Inghilterra (che non aveva ancora deposto le armi contro la Francia) che aveva conquistato le Antille francesi con grave danno per i commerci coloniali della Francia. Tuttavia, siccome era molto rischioso invadere l'Inghilterra direttamente, si decise di attuare semplicemente un blocco economico delle merci inglesi e di affidare a Napoleone l'impresa della conquista d'Egitto, per assicurarsi almeno il controllo commerciale del Mediterraneo. Napoleone conquistò l'Egitto, ma vi restò bloccato a causa della perdita della flotta francese, e nel frattempo si formò una seconda coalizione antifrancese (formata da Inghilterra, Austria, Russia e Turchia), dalla quale la Francia fu sconfitta; così gli Austriaci tornarono a governare in Italia, facendo cadere tutte le repubbliche giacobine e napoleoniche che si erano formate restaurandovi i legittimi sovrani.

Il governo del Direttorio entrò fortemente in crisi sia per queste minacce nazionali alla Francia sia per il ritorno dell'opposizione democratica e giacobina. Si avvertì così il bisogno di un governo forte, capace di riconferire stabilità al paese. E difatti il 18 brumaio 1799 (il 9 novembre) Napoleone, rientrato dall'Egitto effettuò un secondo colpo di stato e istituì il Consolato, un governo  che di lì a poco sarebbe diventato un governo personale e totale.




L'ETA' NAPOLEONICA

Abbiamo visto come ben presto Napoleone si rivelò un abile politico, oltre che un abile militare.

Nel con l'istituzione del Consolato, Napoleone diede una nuova Costituzione alla Francia, detta costituzione dell'anno VIII in cui

  • i pieni poteri furono affidati all'esecutivo, rappresentato dal console e cioè Napoleone
  • al legislativo spettò un puro potere di rappresentanza
  • il giudiziario dipendeva dall'esecutivo visto che era da questo che doveva essere eletto

: Napoleone riaprì la guerra con la seconda coalizione antifrancese e riuscì a vincere l'Austria a Marengo, costringendola alla pace di Luneville (che ratificava il trattato di Campoformio); l'Italia centrosettentrionale, con la rinascita delle repubbliche giacobine, ritornava sotto il controllo francese e napoleonico.

Napoleone riapre la guerra con l'Inghilterra, costringendola alla pace di Armiens, con la quale la Francia si vede riconosciute tutte le sue conquiste sul continente e l'Inghilterra tutte le sue conquiste coloniali e marittime.

: con la Costituzione dell'anno X, Napoleone sottrasse ogni residua autonomia alle assemblee legislative, rafforzò il proprio potere personale e si fece eleggere console a vita.

viene scoperta e soffocata una congiura antinapoleonica di realisti borbonici (nostalgici della monarchia) e di democratici delusi; Napoleone, appoggiato da un'aristocrazia ereditaria e dall'alta borghesia che da lui si vedeva riconosciuto il proprio prestigio sociale e il proprio potere economico,  viene incoronato imperatore dal papa Pio VII nella Chiesa di Notre Dame di Parigi, ma al momento dell'incoronazione, Napoleone toglie la corona imperiale dalle mani del papa e s'incorona da sé, a significare il suo strapotere politico anche sulla Chiesa.

L'Impero napoleonico rilancia la politica espansionistica della Francia attraverso la guerra

: Napoleone viene incoronato re d'Italia (dell'ex repubblica cisalpina)

: l'Inghilterra promuove la terza coalizione antifrancese di potenze preoccupate dello strapotere napoleonico: Austria, Russia, Svezia e Napoli.

La flotta francese veniva sconfitta dalla flotta inglese a Trafalgar, mentre l'esercito francese vinceva gli austriaci e russi nella battaglia di Austerlitz, costringendoli alla pesante pace di Preburgo con la quale il millenario Sacro Romano Impero tedesco viene abolito e sostituito con la napoleonica Confederazione del Reno): la Francia dimostrava così la sua superiorità continentale, l'Inghilterra quella marittima e navale.

si forma una quarta coalizione antifrancese voluta soprattutto dalla Prussia (indignata per questa egemonia francese in Germania) e formata da Austria, Russia, Prussia e Inghilterra.

Napoleone vince la Prussia a Jena e ad Auerstadt (da essa si staccarono nuovi regni satellite della Francia come il Regno di Westfalia e il Granducato di Varsavia), la Russia a Friedland (con questa la Francia promosse un'alleanza -la pace di Tilsit-che riconosceva in Europa due zone di influenza: l'Ovest alla Francia, l'Est alla Russia), e all'Inghilterra venne imposto il blocco continentale, ovvero l'interdizione di ogni rapporto commerciale tra il continente europeo e gli inglesi. (Tuttavia, nonostante questo, l'Inghilterra riuscì ad aggirare questo blocco con un intenso contrabbando e intensificò la sua presenza commerciale nell'Africa e in Turchia)


Per rendere efficace il blocco continentale contro l'Inghilterra, Napoleone pensò di occupare la Spagna, alla quale impose la dominazione francese, ma dovette affrontare per lungo tempo le rivolte del popolo spagnolo (orgoglioso e nazionalista), appoggiate dalla stessa Inghilterra.

Austria e Inghilterra tentano una quinta coalizione antifrancese, ma l'Austria venne pesantemente sconfitta a Wagram da Napoleone che la costrinse a firmare una pace altrettanto pesante, la pace di Schonbrunn.

La potenza di Napoleone era giunta la suo apice: come ai tempi di Carlo Magno, tutta l'Europa occidentale era sotto il dominio della Francia (alcuni territori furono annessi direttamente all'Impero napoleonico, come Belgio, Italia e Olanda; altri divennero monarchie ereditarie a favore della dinastia napoleonide; altri furono semplicemente stati satellite o vassalli della Francia). Per portare avanti il proprio sogno imperiale, Napoleone dovette pensare ad un valido erede; così nel 1810 sposa Maria Luisa d'Austria, discendente dell'imperatore Carlo V; da questo matrimonio nasce Francesco Carlo Giuseppe, nominato re di Roma e capostipite della breve e incapace dinastia dei Napoleonidi.

L'Impero napoleonico fu contraddistinto da un apparato burocratico e amministrativo fortemente centralizzato; estese la legislazione francese a tutti gli Stati europei (ad es. il Codice napoleonico, che prevedeva l'abolizione definitiva del feudalesimo, la laicizzazione dello Stato, insomma tendenze molto più modernizzatici di quelle del precedente dispotismo illuminato); creò un mercato economico di portata continentale, incrementò nuovi settori produttivi e favorì quella alta e media borghesia, che per la prima volta accedeva ai gradi alti dell'esercito e della burocrazia-amministrazione statale e poté dunque cominciare a maturare non solo economicamente e socialmente, ma anche politicamente.

Tuttavia, l'Impero napoleonico assunse presto i connotati di una dittatura quasi poliziesca e repressiva, tanto che cominciarono a diffondersi i primi segni di opposizione a partire dalla stessa Francia e a finire dall'intero mondo cattolico, dopo la rottura di Napoleone col papa. Molte potenze europee cominciarono a attrezzarsi per meglio combattere Napoleone e la Francia, dopo le pesanti sconfitte subite in precedenza.

: Abbiamo visto come nel 1807 la Francia concluse con la Russia un'alleanza -la pace di Tilsit- che riconosceva in Europa due zone di influenza: l'Ovest alla Francia, l'Est alla Russia. Tuttavia la Russia sapeva benissimo che questa alleanza sarebbe durata poco, soprattutto in vista dell'espansionismo francese anche sul mar Baltico; così lo zar russo Alessandro cominciò a promuovere nuove alleanze con Austria, Prussica e Svezia; Napoleone volle prevenirlo e così invase la Russia, ma da questa rimase clamorosamente sconfitto. Ma nessuna potenza al momento riuscì ad approfittare della clamorosa sconfitta di Napoleone: l'Inghilterra era impegnata con la guerra negli Stati Uniti, la Russia era esausta per la guerra appena combattuta con la Francia.

: Fu la Prussia ad approfittarne, promovendo la sesta coalizione antifrancese di Svezia, Inghilterra e Austria.

: nella battaglia di Lipsia gli eserciti di questa sesta coalizione sconfiggono pesantemente l'esercito napoleonico e francese; l'Impero napoleonico si sfaldò in pochi giorni.

: con l'accordo di Fontainebleau Napoleone fu relegato come "sovrano prigioniero" nell'isola d'Elba, mentre un nuovo Borbone saliva sul trono di Francia con il nome di Luigi XVIIII.

Ma nell'arco dei famosi "cento giorni", Napoleone fuggì dall'isola d'Elba, marciando trionfalmente in Francia e decretando l'abbandono del trono di Luigi XVIII, ma nel : viene definitivamente sconfitto dagli eserciti nemici a Waterloo; gli inglesi lo relegheranno nell'isola di Sant'Elena, dove morirà il 5 maggio 1821. (Luigi XVIII tornava al trono di Francia).

Il Congresso di Vienna si impegnerà a restaurare sul trono i legittimi sovrani d'Europa scalzati dalla potenza napoleonica e francese degli anni precedenti.

Tuttavia la Rivoluzione francese e l'età napoleonica, al di là dei loro ,limiti e dei loro fallimenti, trasmisero all'Europa di primo '800 un'importante eredità: la ribalta della nuova classe sociale della borghesia (protagonista di tutte le rivoluzioni dell'800 grazie alle quali conquisterà pian piano anche il potere politico), la laicizzazione dello Stato e la modernizzazione del diritto, l'idea di libertà e di nazione (tanti popoli europei, come abbiamo visto, combatterono contro la Francia rivoluzionaria e contro Napoleone, per liberarsi da un oppressore straniero e per difendere la propria nazione) che avvieranno i processi rivoluzionari borghesi dell'800 e il Risorgimento italiano (che si concluderà con la liberazione dal dominio straniero austriaco e con l'unificazione del 1861).


























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