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Espansione dei romani nel meridione




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ESPANSIONE DEI ROMANI NEL MERIDIONE




Guerre e riforme nella prima metà del IV secolo a.C.:

I Celti dopo avere scacciato gli Etruschi dalla pianura Padana gli Etruschi, nel 387 a.C. saccheggiarono Roma. I Romani riuscirono però a riprendersi velocemente e nella prima metà del IV secolo riuscirono a recuperare il dominio su tutti gli avversari. Nello stesso tempo Roma fu nuovamente travagliata da contrasti fra plebei e patrizi; dopo dure lotte nel 367 a.C. il conflitto fu avviato a soluzione grazie alle leggi Licinie-Sestie. Tali leggi operavano una vasta riforma dell'ordinamento romano e stabilivano che uno dei due consoli poteva essere un plebeo. I censori secondo le nuove leggi avevano anche il potere di punire i presunti colpevoli di immoralità. Essi inoltre acquisivano il potere di appaltare i lavori pubblici e di assegnare ai cittadini lotti delle terre comuni. Favorevole ai plebei poveri fu il provvedimento che alleviava le condizioni dei debitori consentendo loro di calcolare come restituzione del capitale anche gli interessi. I patrizi erano quindi affiancati al potere dai plebei ricchi.

Guerre sannitiche:

Per premunirsi dalla crescente ostilità degli alleati latini i Romani si allearono nel 354 a.C. con i Sanniti, un'alleanza che però si rivelò molto precaria. Quando Capua chiese aiuto ai Romani perché minacciata dai Sanniti, i Romani non esitarono a concederle il proprio aiuto, scatenando così la prima guerra sannitica che si concluse nel 341 a.C. perché entrambi avevano altre minacce da affrontare. Seguì la guerra latina, dove i Romani ottennero la vittoria; di conseguenza essi sciolsero la lega latina. Malgrado gli accordi stipulati, i Romani continuarono a intromettersi negli affari di Capua, scatenando così la seconda guerra sannitica che si trascinò per oltre vent'anni: nel 304 a.C. i Sanniti furono sconfitti, ma poterono mantenere i loro territori. Pochi anni più tardi però ebbe inizio la terza guerra sannitica, condotta da una grande coalizione contro i Romani: i Romani sconfissero però gli avversari nel 298 a.C. presso Sentino e grazie a questa vittoria Roma si avviava a diventare uno stato territoriale.

Organizzazione politica e militare dei Romani:

I Romani sistemarono i vari territori conquistati caso per caso. Essi favorirono i ceti dirigenti ottenendo così la loro fedeltà. All'inizio del III secolo a.C. il nucleo centrale dello stato romano risulta costituito nella città di Roma: in quest'area i cittadini hanno pieni diritti civili e politici; di fatto la repubblica è sempre guidata da un'esigua minoranza che vive nella capitale. I cittadini di municipi dotati di una certa autonomia hanno diritti civili, ma non di voto. Fra gli alleati, i socii latini hanno diritto di connubio e di commercio con i Romani. Gli altri socii sono per la maggior parte legati a Roma con patti decisamente sbilanciati a favore di essa. Tutti i socii sono obbligati in caso di guerra a fornire reparti militari. I Romani conservarono sempre come unità base dell'esercito la legione: nella Roma arcaica essa era formata da semplici cittadini; ora invece le legioni vengono suddivise in tre linee. La prima era composta dai soldati giovani che erano dotati di una asta da lancio. La seconda da gente meno giovane e la terza, estrema risorsa dai veterani. Un reparto speciale era quello dei veliti che dovevano provocare i nemici con i loro giavellotti nella fase iniziale del combattimento. Durante le soste i soldati costruivano un accampamento fortificato. Capi supremi dell'esercito erano i due consoli e dai magistrati, che non erano anch'essi militari in carriera. In complesso l'esercito romano si dimostrò capace di affrontare anche le prove più difficili grazie soprattutto alla voglia dei cittadini di difendere i propri averi.



La conquista dell'Italia meridionale:

Il senato nel 285 a.C. inviò un reparto di soldati nella città di Turi che aveva chiesto aiuto a Roma, guastando così i rapporti con Taranto. I Romani inoltre inviarono una squadra di dieci navi nello Ionio, ma i Tarantini reagirono con estrema decisione e stipularono un'alleanza contro i Romani con Pirro. Pirro contava di riunire sotto il suo dominio tutti i Greci dell'Italia meridionale suscitandone l'entusiasmo. Dopo una prima vittoria contro i Romani, Pirro portò la guerra in Sicilia e batté ripetutamente i Cartaginesi. La maggioranza delle città greche, che si era schierata con Pirro, gli diventò presto ostile per i suoi metodi autoritari. Nel 275 a.C. i Romani poterono battere Pirro e Taranto fu costretta alla resa: grazie a questa vittoria i romani estesero i propri territori fino allo stretto di Messina.

Le conquiste e l'evoluzione della società romana:

Grazie alle vittorie ultimamente conseguite, la produzione fu stimolata dalla crescita della domanda, dovuta all'incremento demografico e alle forniture militari. Gli ultimi scontri fra patrizi e plebei furono eliminati grazie ad un provvedimento che conferiva valore di legge ai comizi tributi. Appio Claudio il Cieco si batté a lungo contro le tendenze conservatrici del senato e ammise negli ordinamenti centuriati coloro che si erano arricchiti con il commercio. Egli si intraprese nella costruzione di un acquedotto per Roma e nell'ampliamento del porto di Ostia. I liberti e i cavalieri assunsero un'importanza crescente: essi erano tutti coloro che avevano redditi derivanti dalle attività affaristiche o finanziarie. Nonostante i rapporti con la Magna Grecia la coltura romana continuò ad esprimersi in forme molto elementari, quali i canti fescennini; un primo tentativo di storiografia si affacciò negli Annali, che riassumevano i fatti accaduti in un anno. Un vero progresso culturale si avrà solamente nel III-I secolo a.C..

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