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Il piacere di gabriele d'annunzio - riassunto dell'opera, i personaggi, stile




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Gabriele D'Annunzio


Gabriele D'Annunzio Nella figura letteraria di Gabriele D'Annunzio sono
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Il Piacere

di Gabriele D'Annunzio


RIASSUNTO DELL'OPERA


Andrea Sperelli, un ricco conte, amante d'arte, giunge a Roma.

Egli sceglie questa città attratto dal fascino barocco di quest'ultima e si inserisce perfettamente e subitaneamente nella vita mondana degli aristocratici del luogo.

Una sera a cena conosce Elena Muti, giovane e ricca vedova.

I due presto si innamoreranno e vivranno un'intensa relazione che Elena inaspettatamente tronca senza addurre motivazioni se non la sua dipartita da Roma.

Ferito nell'animo il conte reagisce dandosi a una vita frivola, permeata di fatui amori, alla costante ricerca di evocare sensazioni e emozioni provate con Elena.

Egocentricamente sicuro della sua bellezza, della sua erudizione e delle sue abilità, Sperelli si butta in un duello mortale al fine di conquistare una nuova donna di cui si è invaghito.

Il capriccio gli costerà quasi la vita e durante la convalescenza si illude, probabilmente perché lontano dalla mondanità, di aver operato una conversione nel suo intimo.

Durante la convalescenza soggiorna presso la residenza estiva della cugina ove fa la conoscenza di Maria Ferres, donna virtuosa della quale Andrea si innamora.

Maria ama le qualità spirituali e morali di Andrea ma resiste strenuamente al desiderio in virtù dell'amore per la figlioletta e della dovuta lealtà nei confronti del marito.

Il protagonista, guarito, fa ritorno a Roma dove riprende la sua vita corrotta e priva di fine pratico.

Nel frattempo l'antica amante fa ritorno alla città eterna, accompagnata da un nuovo inglesissimo e ripugnante marito.

Sperelli tenta di rievocare gli antichi ardori con quest'ultima che però in nome di una fittizia fedeltà lo respinge.

Egli è però troppo ambizioso e emotivamente coinvolto per demordere e ordisce una trama mentale per poterla riconquistare.

Nel frattempo giunge anche Maria a Roma e il nobile uomo decide di farle entrambe sue.

Elena però non solo non cede ma intesse una relazione extraconiugale molto chiacchierata e ferisce Andrea.

Maria da parte sua cade nel peccato, non con grande rimorso, in nome di qualcosa di più grande: l'amore.

Il protagonista però non si sente appagato e continua confusamente a confondere nella sua mente i sentimenti che prova per l'una e per l'altra finchè in un momento di smarrimento non spezza definitivamente il tormentato cuore di Maria chiamandola Elena.

 I PERSONAGGI


I personaggi presentati nel romanzo sono molteplici ma quasi tutti accomunati da evidentissime caratteristiche: bassi valori morali, ricchezza, nobiltà, altissima erudizione negli uomini e desolante stupidità e frivolezza nelle donne. In queste poche caratteristiche il Dannunzio vuole presentarci tutta la società del suo tempo. I personaggi principali però sono tre : il protagonista maschile e uno femminile, scisso in due figure che sono una l'antitesi dell'altra.


Andrea Sperelli : Protagonista del romanzo, di nobili origini, piacente, arguto, Andrea Sperelli altri non è che una trasposizione dell'autore stesso. L'autore infatti si ritrae nel protagonista aggiungendogli tutti quelli che sono i suoi ammanchi. Elegante, raffinato come lo scrittore si ritiene, ma anche nobile, ricco e alto come probabilmente vorrebbe essere. Sperelli è intellettuale esattamente come D'Annunzio ma oltre che poeta è anche incisore, è un seduttore ma libero da vincoli coniugali o obblighi famigliari, ha un libero accesso ai luoghi mondani ma come protagonista e non come osservatore. Tuttavia nel romanzo il narratore non manca mai di sottolineare la debolezza morale di Sperelli oltre che il suo cinismo e la sua perversione. È evidente come questo personaggio sia solito scindersi in ciò che è e in ciò che deve apparire, in ciò che è e in ciò che vorrebbe essere, in ciò che sente e in ciò che esprime all'esterno. La sua intera vita è fondata sulla doppiezza, sulla falsità, sulla menzogna e sull'inganno.

Elena Muti e Maria Ferres: Sono le due donne amate dal protagonista e che lo amano. Esse però sono tra loro completamente differenti se non addirittura opposte. Emblematicamente si contrappongono fin dal nome: l'una richiama la donna che secondo il mito trascinò in rovina un intero popolo, l'altra la donna pura della tradizione cattolica. La prima incarna l'ideale dell'amore erotico e sensuale la seconda quello dell'amore spirituale: Elena, nella sua vicenda d'amore si avvale dei versi di Goethe (poeta sensuale), Maria invece ha il suo poeta in Shelley (poeta più malinconico). Elena non ha figli; Maria è madre. Elena ha una cultura superficiale; Maria è colta e ha un'intelligenza sensibile alle cose dell'arte e della musica. L'unica cosa che le accomuna è la voce, che costituisce nel testo il primo indizio di una futura sovrapposizione.
Nel corso della vicenda, Elena consapevolmente e Maria passivamente, le due donne subiscono prima un processo di radicalizzazione dei ruoli (Elena sempre più malvagia, Maria sempre più dolce e tenera), poi un processo d'identificazione che le porta dapprima alla sovrapposizione sentimentale ed erotica dell'una all'altra e, infine, addirittura allo scambio dell'una con l'altra: è il mostruoso connubio finale di cui Andrea è artefice e vittima al contempo che pone fine drammaticamente a tutto il romanzo.

LUOGO

Il luogo della narrazione è Roma e per un breve lasso di tempo nella campagna di Rovigliano, a villa Schifanoja.
La scelta di Roma probabilmente ha una duplice corrispondenza: sicuramente vi è una relazione tra la scelta di Roma e gli anni trascorsi in gioventù dall'autore nella stessa, ma maggiormente è importante rilevare la tumultuosa espansione vissuta da questa città negli anni 80 che ne alimentava la mondanità e la vide divenire il vero centro dell'estetismo.

TEMPO


La narrazione si svolge tra il 1884 e il 1887 e nel 1889 il romanzo vede la sua prima pubblicazione, scelta non casuale forse, che permettè al lettore dell'epoca di percepire l'opera con un senso di assoluta contemporaneità.  

Importante è inoltre sottolineare l'epoca in cui l'opera fa la sua comparsa, epoca dove in Italia, naturalismo e positivismo la fanno da padrona.
D'Annunzio con il Piacere introduce nella nostra letteratura il personaggio dell'eroe decadente.

Il Protagonista, Andrea Sperelli infatti, si fa propulsore e mediatore della tendenza più recente e raffinata della cultura decadente europea: l'estetismo.

Con quest'opera ci si propone di uscire dai limiti del naturalismo, e inaugurando un nuovo tipo di prosa, più introspettiva, D'annunzio si fa portavoce di una tendenza fino ad allora estranea nella nostra letteratura.


TEMI


Il vero motivo ispiratore del romanzo, non è, come ad una prima analisi potrebbe sembrare quello di descrivere la vita mondana di Roma in generale, ma la vita di un uomo solo in quell'ambiente, di Andrea Sperelli, che è il romanziere stesso. Sopra ogni altra cosa il poeta probabilmente sentiva il bisogno di dire le vicende interne della propria persona, che non avevano trovato una forma adatta nella lirica.

Come poi egli stesso spiegò, ("io studio, non senza tristezza, tanta corruzione e tanta depravazione e tante sottilità e falsità e crudeltà vane") nel romanzo vi era la necessità di evocare e analizzare il vuoto dei valori e la crisi della società aristocratica ottocentesca.  

Da un punto di vista meramente pratico tutta la vicenda ruota intorno al tema dell'amore. L'amore viene analizzato in tutte le sue sfaccettature e presentato nella sua completezza: l'amore è fine a se stesso,  vero e proprio "piacere", soddisfazione carnale, appagante da un punto di vista estetico, ma l'amore è anche qualcosa di alto, nobile, puro, che pervade ogni singola cellula di chi ama, l'amore è sacrificio, rinuncia, soddisfazione, forza e debolezza al contempo. Ogni caratteristica però contiene al suo interno anche il suo contrario e questo concetto è abilmente spiegato dal D'Annunzio con i suoi personaggi: Maria Ferres, l'incarnazione dell'amore spirituale, è pur sempre una donna terrena che non può amare divinamente e commette delle meschinità proprie di ogni essere di questa terra e Elena Muti al contempo, ritratto dell'amor passionale, non è un automa quindi nutre sentimenti di affetto e di dolcezza. Le caratteristiche di ognuna delle due donne sono quindi distinte ma solo quelle predominanti perché l'una possiede peculiarità che l'accomunano all'altra.


STILE


Nel Piacere, D'Annunzio delega il compito di raccontare gran parte della vicenda a un narratore in terza persona singolare, inoltre, nel capitolo quarto del libro secondo, il narratore a sua volta lascia che parte della vicenda venga appresa mediante il diario di un personaggio.
Per distinguersi dal narratore inoltre, D'Annunzio fa si ch'egli lo citi ben due volte: una volta come un "poeta contemporaneo" che Sperelli predilige, e una seconda volta come autore di un "emistichio sentenziale" caro allo stesso personaggio.

Questo narratore-autore è un narratore onnisciente: interviene a integrare il punto di vista dei personaggi, a spiegare e a puntualizzare; si lascia andare ad anticipazioni e a premonizioni; non esita a farsi avanti in prima persona per attestare la veridicità di qualcosa.
Tuttavia l'onniscienza del narratore non gli impedisce a volte di utilizzare il punto di vista interno di svariati personaggi. 

Nell'opera i piani temporali si intrecciano, alcuni avvenimenti vengono tagliati o traslati soprattutto mediante l'uso delle ellissi che sono spesso integrate dall'introduzione di flashback.    
Il mondo raffinato ed elegante di Andrea Sperelli trova, a livello espressivo, una precisa corrispondenza nella lingua con cui viene descritto: una lingua preziosa e ricercata che si adatta tanto alle descrizioni d'ambiente cui il narratore si abbandona, quanto al suo gusto per l'analisi degli stati d'animo dei personaggi. Infatti, le forme arcaiche e letterarie (conscienza), il continuo uso delle tronche di tradizione illustre (l'epansion) , l'utilizzo come nella lingua francese del participio presente in forma transitiva (aspettante), e, nell'edizione originale, la forma antiquata di articoli e preposizioni articolate (li) contribuiscono ad impreziosire le pagine del libro e a creare l'atmosfera alta e nobile che caratterizza il romanzo.
Vi sono inoltre molte citazioni in lingua originale, spesso non tradotte, necessario è dunque la conoscenza almeno superficiale della lingua inglese, francese e tedesca per la comprensione.
Lo scrittore ricorre spesso allo strumento della comparazione e della metafora che molte volte rende complicato o sfuocato ciò che dovrebbe invece chiarire e smorza i già scarsi nuclei di tensione narrativa.

Lo stile utilizzato in ultima analisi rende la lettura molto scorrevole, è percepibile una sorta di musicalità nelle parole ma il continuo ricorrere a citazioni, argomentazioni calcatamene erudite appesantisce ciò che di suggestivo c'è nella prosa.




COMMENTO PERSONALE


A soli 25 anni l'autore, servendosi dei più svariati materiali europei in circolazione, crea un opera decadente e trasmette al pubblico italiano una corrente letteraria e di pensiero fino ad allora pressoché sconosciuta.

Starò forse peccando di presunzione nel criticare un autore che non conosco così a fondo e che si trova su tutti i libri scolastici, ma personalmente, tutto ciò che di positivo ho trovato in questo libro è evidenziato in queste prime tre righe.  

Anni fa, leggendo "il Ritratto Di Dorian Gray" di Wilde ne criticai aspramente la boriosità. L'autore non fa altro che perdersi per tutto il libro in minuziose descrizioni di luoghi, personaggi e sensazioni, vomitando sulle pagine un'ingente quantità di sinonimi e termini ricercati che rallentano e appesantiscono la lettura. Fin dalle prime pagine ho ritrovato tutte queste caratteristiche ne "Il Piacere", ma se la trama dell'opera di Wilde è avvincente e profusa di genialità, tanto da offuscarne le note stonate, il romanzo di D'Annunzio presenta una storia banale, priva di ingegno o novità. E' altresì vero che un'opera va contestualizzata per essere compresa, ma sebbene io mi sforzi, non riesco a vederne l'innovazione e ne attribuisco tutto il successo alla copiatura stilistica che al tempo sicuramente risultava una novità per il nostro contesto culturale.  
Sicuramente poi, la scelta di collocare la vicenda nella contemporaneità ha giovato alle vendite, e sebbene l'opera non mi abbia particolarmente attirato, riconosco nell'autore una persona brillante e ingegnosa che ha saputo giocare con maestria le poche carte che aveva a disposizione per la stesura della sua prima opera.

Ho sempre pensato che quando non si apprezza qualcosa ritenuta universalmente un'opera, è perché non la si comprende, e questo sarà forse un mio limite, ma non riesco a vedere in queste pagine niente di più che una pretenziosa autocelebrazione dell'autore, priva di qualsiasi altro spunto: emotivo, stilistico, o compositivo che sia.

Personalmente ritengo che la lettura debba suscitare, negative o positive che siano, delle emozioni; quest'opera non me ne ha suscitata alcuna, se non una leggera sensazione di insofferenza sempre crescente, sia per del tempo perso con un libro insignificante tra le mani, sia il per tempo perso con la ricerca di termini e informazioni sulle opere citate nel libro al fine di comprenderne meglio la lettura.
Non credo però che sia tutto tempo buttato, nella vita tutto serve e tutto insegna, e con la lettura di questo libro ho sicuramente arricchito il mio vocabolario ed il mio limitatissimo bagaglio culturale. Nonostante le motivazioni addotte poco sopra non riesco però a comprendere il perdurare del successo di D'Annunzio e perché lo si studia come autore maggiore, mi piacerebbe avere delle delucidazioni a riguardo, vorrei capire quali sono le motivazioni che spingono il sistema scolastico italiano a prediligere lo studio di un autore come D'Annunzio a qualche altro scrittore, ma mi rendo conto di non avere elementi a sufficienza per comprendere il motivo che spinge a identificare in questo lavoro un'icona e forse dovrei essere indirizzata da qualcuno di più competente in materia nel superamento dei miei limiti.


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