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Il concetto di alienazione in campo socio-umanistico




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Il concetto di alienazione in campo socio-umanistico


Il concetto di alienazione in campo socio-umanistico   L'alienazione
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Il concetto di alienazione in campo socio-umanistico













L'alienazione in filosofia




Il termine alienazione, nel linguaggio giuridico, indica il trasferimento del diritto di proprietà su un determinato bene da un soggetto a un altro. Il punto d'incontro tra il significato giuridico, originario, di alienazione e quello filosofico che indica il processo nel corso del quale ciò che originariamente appartiene all'uomo ed è opera sua, gli viene alieno o estraneo, finendo da ultimo col dominarlo e asservirlo, può essere individuato in Rousseau, nella cui opera il tema dell'alienazione è posto in rapporto con quello della sovranità.

Rousseau nega che la sovranità possa essere alienata, cioè trasferita dal popolo, che ne è il titolare originario, ai suoi rappresentanti. Se la sovranità è alienata, cioè ceduta, si produce una duplice scissione: una interna alla società, tra sfera pubblica e sfera privata, e una interna all'uomo, tra cittadino e borghese.

L' alienazione è, quindi, intesa come la perdita e il trasferimento ad altri di qualcosa, in questo contesto la libertà, che essendo parte integrante e inseparabile della persona e del corpo sociale, determina in entrambi uno stato d'interna separazione e lacerazione. Questo motivo dell'anormalità e dell'infelicità, connessa alla separazione, è al centro degli sviluppi che l'idea dell'alienazione assume nella "Fenomenologia dello spirito" di Hegel.


Nella "Fenomenologia dello spirito" di Hegel l'alienazione si produce dalla divisione di un'unità originaria, ma questa unità non è più il popolo o la comunità, di cui parla Rousseau, bensì è l' Idea assoluta. L'idea(che è il Logos e Razionalità pura e Soggettività) si aliena, si fa "fuori di sé", ponendosi o oggettivandosi come Natura. Il mondo naturale è un risultato della scissione dell'unità originaria, cioè dell'assoluto, il quale si divide perché, per realizzarsi come Spirito, ha bisogno di prender coscienza di sé e quindi perviene a se



stessa (ossia oggettivarsi a se stesso) e così, conoscersi. Essendo strumento e mezzo di un processo positivo, l'alienazione, sebbene

implichi scissione, opposizione e, perciò, negazione, ha conclusivamente per Hegel valore positivo. Se il processo è globalmente favorevole quando lo si considera dal punto di vista dell'Idea, non altrettanto si può dire dell' intelletto umano. Prima che l'uomo arrivi ad adeguare la propria coscienza al processo dell'Idea e, quindi ad innalzare il proprio punto di vista da quello soggettivo a quello dell'assoluto o del sapere filosofico, è inevitabile che egli sperimenti l'alienazione come infelicità. Hegel parla a questo proposito di "coscienza infelice", vivendo all'interno della scissione, senza sapere da dove essa origini, l'uomo si trova nello stato della più completa separazione: della separazione di sé dalla comunità sociale di cui è parte, nonché dalla separazione tra Io e mondo, tra soggetto e oggetto, tra intelletto e natura. Il superamento dell'alienazione coincide, per Hegel, con l'abbandono del punto di vista materialistico del senso comune e col passaggio alla filosofia e all'idealismo, il quale adegua finalmente la coscienza umana al processo stesso attraverso cui si sviluppa l'Idea.


Una concezione opposta dell'alienazione a quella di Hegel è offerta da Feuerbach, che individua il fenomeno dell'alienazione soprattutto nel campo della religione e, in particolare col cristianesimo. Per Feuerbach, l'alienazione sorge dal fatto che l'uomo proietta e personifica inconsapevolmente nella figura di Dio tutti gli attributi e le qualità umane più alte, per adorarle poi come virtù e requisiti di questa potenza estranea ,cioè Dio. Anche in questo caso si tratta di un processo di scissione: il Dio cristiano, che è Logos, Spirito e Ragione, è la ragione e lo spirito umano stesso, separato dall'uomo e trasformato in soggetto a sé. Da qui la citazione: "Dio è lo specchio dell'uomo"


Per Marx, invece, il luogo di nascita dell'alienazione, non è più la religione o la filosofia, bensì la società degli scambi mercantili e in particolare, la sua forma più sviluppata: cioè la società capitalistica moderna. Nei "Manoscritti economici-filosofici del 1844" Marx



definisce il lavoro nell'attuale società capitalistica come "lavoro alienato" per tre aspetti:

a)separazione del produttore rispetto ai prodotti della sua attività e ai suoi mezzi di produzione;

b)separazione del produttore rispetto alla sua stessa attività,ossia autoestraneazione nella produzione;

c)alienazione dell'uomo rispetto alla sua essenza di "ente generico".

Il prodotto elaborato dall'operaio é per lui un ente estraneo, che non gli appartiene, ma é esclusivo possesso del capitalista per il quale egli lavora. In secondo luogo, nell'attività produttiva, l'operaio si estrania da sè, ovvero non considera il proprio lavoro come parte della sua vita reale. Questa, infatti, si svolge altrove, fuori e indipendentemente dal lavoro. La forza lavorativa, erogata nei diversi lavori, viene trasformata in un'entità a sé, diviene cioè valori delle merci, qualcosa di indipendente dai produttori stessi e che li fronteggia e li domina. Questo rapporto capovolto, per cui il prodotto del lavoro appare dotato di un valore proprio, che subordina e comanda il lavoro, è chiamato da Marx il "feticismo" delle merci. Inoltre nella produzione capitalistica l'operaio perde il suo ente generico, ovvero ciò che propriamente ne contrassegna l'essenza: il lavoro. Quest' ultimo distingue l'uomo dall'animale: attraverso esso, l'uomo sotto la spinta dei suoi bisogni oggettiva le sue capacità e si appropria della natura stessa. Nella moderna produzione capitalistica, invece, il lavoro diventa solo un mezzo di sopravvivenza individuale, non l'espressione positiva della natura umana.. Con l'alienazione l'uomo é pertanto privato anche della sua essenza sociale. Questa unità organica dell'umanità, che si realizza oggettivamente nelle attività e nei rapporti sociali, é frantumata dalla proprietà privata , che separa l'uomo dalle sue attività e dai suoi prodotti, che gli vengono contrapposti come qualcosa di estraneo.

La proprietà é , per Marx, l'espressione materiale, sensibile della vita umana estraniata e, pertanto, la soppressione della proprietà e dei rapporti sociali fondati su essa coinciderà con la soppressione di ogni alienazione. La soluzione dell'alienazione coincide dunque con il comunismo, in cui l'esecuzione delle attività produttive é la realizzazione dell'essenza umana.



L'alienazione nella letteratura italiana



Il rapporto tra l'uomo e la macchina, il lavoratore che diventa una semplice appendice di ciò che egli stesso ha prodotto, sono temi affrontati non solo in economia, ma anche in letteratura. Un esempio è l' opera pirandelliana nota come " I Quaderni di Serafino Gubbio Operatore". Nel romanzo, suddiviso in sette quaderni e narrato in prima persona in forma di diario, il narratore e protagonista, operatore cinematografico della Kosmograph, è attratto, soprattutto, dalla fredda impassibilità della macchina da presa di fronte a tutto ciò che le scorre davanti: tale indifferenza ai drammi ripresi dalla pellicola cinematografica, si trasmette dalla cinepresa all'operatore stesso, Serafino Gubbio, che finisce col diventare un'appendice del proprio strumento.

Il racconto si apre con l'arrivo a Roma di Serafino, segue con una serie di eventi descritti non in ordine cronologico, ma che percorrono il filo logico e i ricordi del protagonista, nel corso del quale egli diventa cosciente della propria alienazione. Un giorno Serafino riprende per intero una scena tragica: l'attore Aldo Nuti uccide per gelosia l'affascinante attrice russa Varia Nestoroff e muore sbranato dalla tigre che avrebbe dovuto abbattere. È qui il punto centrale del romanzo: Serafino è talmente alienato dalla macchina che, impassibile come un automa, continua a girare la scena, in una sorta di raggelante identificazione con la macchina.

Il sesto romanzo pirandelliano nasce alla vigilia della prima guerra mondiale, nel 1914, gli anni del Futurismo, che al netto rifiuto della tradizione univa l'esaltazione della vita moderna e dei suoi aspetti più caratteristici: la velocità, le macchine, le nuove metropoli e i complessi industriali.

Nella struttura e nelle proporzioni del racconto futurista, il funzionamento meccanico della nuova civiltà non deve venire intralciato dall'elemento umano; l'uomo non sarà che una rotella nel gigantesco corpo della macchina.





Pirandello, invece, nutre per le macchine una profonda diffidenza ed è proprio sulla insistita polemica vita/macchina che si aprono i Quaderni di Serafino, ridotto dalla sua professione ad essere esclusivamente 'una mano che gira una manovella'. L'alienazione di un uomo depauperato di vita e di creatività nel farsi servitore di macchinari è il nucleo intorno a cui ruotano le riflessioni di questo io narrante, più interessato a seguire il suo filo teorico/meditativo che a raccontarci la storia di amore e morte presa a pretesto di narrazione.

Tema centrale, infatti, è il contrasto tra la visione meccanizzata della vita, introdotta dalla seconda rivoluzione industriale, e una concezione più attenta ai sentimenti e ai valori dell' uomo. La meccanicità ci porta a vivere caoticamente la nostra esistenza, con il rischio di arrivare alla perdita dei contatti con il nostro essere: 'conosco anche io il congegno esterno, vorrei dir meccanico della vita che fragorosamente e vertiginosamente ci affaccenda senza requie. Oggi così e così; questo e quest' altro da fare; correre qua, con l'orologio alla mano, per essere in tempo là. Nessuno ha tempo o modo d'arrestarsi un momento a considerare, se quel che vede far agli altri, quel che lui stesso fa, sia veramente ciò che sopra tutto gli convenga, ciò che gli possa dare quella certezza vera, nella quale solamente potrebbe trovar riposo. Il riposo che ci è dato dopo tanto fragore e tanto stordimento, che non ci è più possibile raccoglierci un minuto a pensare'.

L'uomo, ormai schiavo della macchina, appare alienato da se stesso, incapace di esprimere il proprio mondo interiore. 'L'uomo che prima, poeta, deificava i suoi sentimenti e li adorava, buttati via i sentimenti, ingombro non solo inutile ma anche dannoso, e divenuto saggio e industre, s'è messo a fabbricar di ferro, d'acciaio le sue nuove divinità ed è diventato servo e schiave di esse .

Questi mostri che dovevano rimanere strumenti sono diventati invece, per forza, i nostri padroni, e le macchine dopo aver ingoiato la nostra vita, ce la restituiscono in produzione centuplicata e continua: in pezzetti e bocconcini, tutti d'uno stampo, stupidi e precisi, da farne, a metterli su, uno su l'altro, una piramide che non arriverebbe neppure all'altezza d'un palo telegrafico".



Il romanzo dà la netta sensazione di una crisi interiore; Serafino descrive il conflitto causatogli dall'accettare il ruolo di un automa che

deve solamente girare la manovella della cinepresa: 'L'anima a me non mi serve. Mi serve la mano; cioè serve alla macchinetta' . Con sottile ironia Pirandello sottolinea la spersonalizzazione di Gubbio come il suo asservimento alla macchina, e analogamente con umorismo amaro osserva: ' Sono operatore. Ma veramente, essere operatore, nel mondo in cui vivo e di cui vivo, non vuol dire mica dire operare. Io non opero nulla'. Serafino gira la manovella, semplice esecutore di ordini che altri hanno dato. Al termine, deve solo indicare quanti metri di pellicola sono stati impiegati, per fare questo, non occorre aver un'anima. La qualità principale che gli si richiede come operatore è rimanere impassibile davanti alla vita che lo circonda,come un puro ingranaggio meccanico, la cui perfezione, consiste nel raggiungere un totale stato di impassibilità: girando la manovella non può odiare né amare la Nestoroff, come non può odiare né amare nessuno.

La totale identificazione con la macchina emerge chiaramente dalle parole di Serafino che afferma 'assumo subito, con essa in mano, la mia maschera di impassibilità. Anzi ecco: non sono più. Cammina lei, adesso, con le mie gambe. Da capo a piedi, son cosa sua: faccio parte del suo congegno".

La vendetta compiuta da Serafino sul suo ruolo di automa, scalzandolo in una visione estrema, si ritorce, però, contro di lui: lo choc, provocatogli dall'ultima scena del film in cui Nuti prima assassina con un colpo di fucile la Nestoroff e poi si lascia sbranare dalla tigre, lo rende muto per sempre. Per comunicare con gli uomini non gli resta che 'una penna e un pezzo di carta'. L'afasia così raggiunta è, tuttavia, anche la sua perfezione 'come operatore'

La cinepresa, che fissa le azioni in una forma, diviene metafora della tendenza dell'uomo a fissarsi in una realtà che egli stesso si dà.

Anche le altre persone, con cui viviamo in società, vedendoci ciascuno secondo la loro prospettiva particolare, ci impongono determinate forme. Noi crediamo di essere uno per noi stessi e per gli altri, mentre siamo tanti individui diversi, a seconda della visione di chi ci guarda. Ciascuna di queste forme è una visione fittizia, una

maschera che noi stessi ci imponiamo e che ci impone il contesto sociale. La presa di coscienza di questo "io fittizio" nei personaggi pirandelliani suscita smarrimento e dolore: ciò accade non solo a

Serafino,ma anche agli stessi attori che nel romanzo fanno da cornice. Essi avvertono un senso indefinibile di vuoto,si sentono in esilio da se stessi. Il loro corpo è privato della sua realtà,del suo respiro,della sua voce per diventare solamente un' immagine muta.

Le vicende riprese dalla macchina da presa sono, appunto, finzione cinematografica. La realtà non è più una totalità organica, ma si sfalda in una pluralità di frammenti che non hanno un senso complessivo;allo stesso modo la personalità, l'io si annulla in una serie di frammenti incoerenti.

Se per il Romanticismo e il Decadentismo l'interiorità era il centro del reale, ora questo centro scompare, il soggetto da entità assoluta diviene nessuno. L'umorismo diviene quindi l'arte moderna per eccellenza che dissolve luoghi comuni e abitudini di pensiero radicate, e costringe a vedere la realtà da prospettive inedite, stranianti, capaci di far saltare comodi e rassicuranti sistemi di certezze.

I Quaderni rinviano alla lanterninosofia, riproponendo la concezione filosofico-spiritualistica della realtà come finzione, percepibile grazie alla luce delle lanterne magiche che consentono ad ogni individuo di "proiettare" verso l'esterno un proprio mondo e che approda, infine, alla coscienza dell'impossibilità di pronunciare qualsiasi giudizio sulla vita e sulle azioni umane.

Il contrasto fra l'ideale e il reale, fra l'illusione e la vita, fra la maschera e il volto dà luogo al sentimento dell'impotenza. L' uomo è condannato all'insoddisfazione e all'angoscia in quanto imprigionato e, al tempo stesso impossibilitato a spezzarla. Se la realtà è in perpetuo divenire, essa non si può fissare in schemi. Non esiste una prospettiva privilegiata da cui osservare il reale. Ognuno ha la sua verità, che nasce dal suo modo soggettivo di vedere le cose. Ne deriva una desolata incomunicabilità fra gli uomini: essi non possono intendersi perché ognuno fa riferimento alla realtà come è per lui, configurata nella propria solitudine proprio come accade a Serafino nel proprio mutismo.




L'alienazione nella letteratura inglese



The concept of alienation and moral desolatione that follows the second industrial revolution, are also expressed by Eliot in his poem The Waste Land.

Eliot had been writing "this long poem" since 1919, in 1921 he submitted "The Waste Land" to Ezra Pound, who was enthusiatic of it and proposed cuts, mainly of narrative parts. Eliot accepted most of them and published his poem in 1925, dedicating it to Pound, "il miglior fabbro".

The Waste Land is composed by five sections: The Burial of The Dead, A Game of Chess, The Fire Sermon, Death by Water, What The Thunder Said.

Each section consists of many fragments assembled together that are the clear symbols of the facet of I, of the contemporary moral crisis, synthesis of the contradictions and the plurality of the social dramas.

In spite of many different setting and hepocs, the main theme is the contrast between the sterility of the present and the fertility of a mythical past. The first is shown through degraded places, sterile gardens, dirty polluted rivers, barren lands and mountains and modern metropolis, silly and bored characters and meaningless events and courtships. The latter emerges by references to many literary works of Greek, Latin, Medieval , Elizabethan traditions, to religious texts and especially through mythical allusion. Mith do not always correspond to episodes, characters, settings or images, but sometime they consist in quick quotations which evoke values and beliefs from ancient works and civilizations. The central mith is the one of the death and regeneration. In the modern world such regeneration apparently does not take place, since the cicle of life has become a purely biological one.





THE BURIAL OF THE DEAD



April is the cruellest month, breeding

Lilacs out of the dead land, mixing

Memory and desire, stirring

Dull roots with spring rain.

Winter kept us warm, covering

Earth in forgetful snow, feeding

A little life with dried tubers




Unreal City



Under the brown fog of a winter dawn,

A crowd flowed over London Bridge, so many,

I had not thought death had undone so many.

Sighs, short and infrequent, were exhaled,

And each man fixed his eyes before his feet.

Flowed up the hill and down King William Street,

To where Saint Mary Woolnoth kept the hours

With a dead sound on the final stroke of nine.

There I saw one I knew, and stopped him, crying 'Stetson!

'You who were with me in the ships at Mylae!

'That corpse you planted last year in your garden,

'Has it begun to sprout? Will it bloom this year?

'Or has the sudden frost disturbed its bed?

'Oh keep the Dog far hence, that's friend to men,

'Or with his nails he'll dig it up again!

'You! hypocrite lecteur!-mon semblable,-mon frère!

Traduzione in italiano

Aprile è il mese più crudele,nascono

Lillà dalla fredda terra,mescolando                                                             

memorie e desideri,muovono lente

grigie radici con la pioggia primaverile.                                                    

L'inverno ci ha tenuti al caldo ,ricoprendo

lo smemorato cuore nella neve,nutrendo

una piccola vita con tuberi rinsecchiti.                                                                

Città irreale,

sotto la scura nebbia di un albeggiare invernale,

un gran numero di persone sul ponte di Londra,cosi tanti,

che non avrei mai pensato che la morte mi avesse lacerato cosi tanto.

Sospiri,corti e rari , sono esalati ,

E ogni uomo fissa i propri occhi su i suoi piedi.

Risale la collina e scende giù per King William Street,

in cui Saint Mary Woolnoth segnava le ore

con un suono sordo al rintocco finale delle nove.

Li ho visto uno che conoscevo, lo ho fermato gridando: 'Stetson!

'tu eri con me in barca a Milazzo!

'che il corpo che hai piantato l'anno scorso nel tuo giardino,

ha cominciato a germogliare? Fiorirà quest'anno?

'O all'improvviso il gelo ha disturbato il suo letto?

'O allontani da li il Cane, che è amico degli uomini,

'O con le sue unghie ,lo riporterà alla luce di nuovo!

Tu lettore ipocrita-              -mio fratello

The Waste Land, in fact, opens with a reference to Canterbury's tales by Chaucer, that expresses the sense of desolation of the poem: "April is the cruellest month". In this case, April is not the happy month of pilgrimages and storytelling. It is instead the time when the land should be regenerating after a long winter. Regeneration, though, is painful, for it brings back reminders of a more fertile and happier past. In the modern world, winter, the time of forgetfulness and numbness, is indeed preferable: the whole umanity prefers to forget, helped by winter snow, the rebirth of nature. The regeneration of the spring is not useful to flows of deads: modern people is also alive physically, but not spiritually.

So the flow of emploees on London bridge, going to their office, becomes the confused flow of the damned people that crowed the 3th Song of Dante's Inferno. The banality and repetivity of their actions, their meaningless aspirations, the little interest in every kind of salvation make modern society composed by people that become Nothing, that loose the consciousness of being alive.

The episode concludes with a famous line from the preface to Baudelaire's Fleurs du Mal (an important collection of Symbolist poetry), accusing also the reader , the hypocrite reader, to share the heaviest sin of the umanity: the desolation of the soul that prevent every choice and heroic action.




Traduzione


L' alienazione e la solitudine morale che segue alla seconda rivoluzione industriale sono temi espressi anche da Eliot, nella sua opera The waste land.

Eliot cominciò a scrivere questo lungo poema nel 1919, due anni più tardi fece esaminare la sua opera da E. Pound, che pur essendone entusiasto, consigliò numerosi tagli,soprattutto delle parti narrative. Eliot accettò tali modifiche e pubblicò la sua opera nel 1925,dedicandola allo stesso Pound, che definì: "il miglior fabbro".

La Terra Desolata è composta da cinque sezioni: The Burial of Dead, A Game of Chess, The Fire Sermon, Death by Water, What The Thunder Said.

Ogni sezione è costituita da molti frammenti legati da un filo conduttore,che sono chiari simboli della frammentazione dell' Io, sintesi

delle contraddizioni e della pluralità del dramma sociale e della contemporanea crisi morale.

Nonostante,infatti, le diverse ambientazioni ed epoche caratteristiche di ogni frammento, il tema centrale dell'opera è il contrasto tra la sterilità del presente e la fertilità di un mitico passato.

La prima è rappresentata attraverso posti degradati,aridi giardini,fiumi inquinati, terre e monti desolati, moderne metropoli , attraverso personaggi stupidi e annoiati ed eventi insignificanti.

L'ultima invece emerge dai frequenti riferimenti a molte opere letterarie della civiltà greca, latina, medievale e alle tradizioni elisabettiane, nonché a testi religiosi, mostrandosi soprattutto attraverso allusioni mitiche.

Il mito non sempre corrisponde però a episodi, personaggi, ambienti o immagini, ma a veloci citazioni che evocano valori e tradizioni di antiche opere e civiltà.

Nell'opera mito ricorrente è quello della morte e della rigenerazione. Nella società moderna tale rigenerazione non avviene, in quanto il ciclo della vita è esclusivamente inteso come ciclo biologico.


La prima sezione di The Waste Land, infatti, apre con un riferimento ai Racconti di Canterbury di Chaucer, che esprime il senso della desolazione riscontrabile in tutto il poema: "Aprile è il mese più crudele". In questo caso, aprile non è il mese felice dei pellegrinaggi e della narrazione, è ,al contrario, il periodo in cui la terra dovrebbe rigenerarsi dopo un lungo inverno. La rigenerazione è, tuttavia, penosa perché porta con sé le memorie di un passato più fertile e felice. Nel mondo moderno, è preferito l'inverno, periodo dell'oblio e del timore: l'intera umanità preferisce seppellire, aiutata dalle nevi invernali, la rinascita della natura. Questa, infatti, non è utile, vantaggiosa ad una folla di morti: la società moderna è composta da persone che vivono solo fisicamente, ma non spiritualmente.

Così la schiera di impiegati sul ponte di Londra, diretti ai loro uffici, diventa la schiera di condannati che popolano il terzo canto dell'Inferno di Dante. La banalità e la ripetività delle loro azioni, le loro aspirazioni insignificanti, il loro scarso interesse in ogni tipo di salvezza rende la società moderna composta da persone che si Annullano, che perdono la consapevolezza di essere vivi.




L'episodio si conclude ,infine, con una famosa citazione dalla prefazione de "I Fiori del Male" di Baudelaire, un importante opera simbolista, accusando il lettore, l'ipocrita lettore, di condividere anch'egli il più grave peccato dell' umanità: la desolazione dell' anima che impedisce ogni scelta ed eroica azione.






L'alienazione in Storia dell'Arte


I grandi temi sociali e psicologici della prima metà del Novecento: dall'incertezza del futuro alla disumanizzazione della società borghese e all'alienazione del cittadino, dalla solitudine umana al tragico incombere della morte, dall'angoscia esistenziale alla crisi dei valori etici e morali trovano un originale espressione nella pittura di Edvard Munch.

Pittore ed incisore norvegese nato nel 1863 a Löyten, Edvard Munch trascorse un'infanzia contrassegnata da una serie di vicende dolorose (tra le quali la malattia e la morte della madre e successivamente della sorella) che certamente segnarono la sua già complessa personalità.

Frequenta la Accademia di Belle Arti di Oslo, finita l'Accademia, si reca a Parigi e frequenta gli impressionisti da cui impara esclusivamente l' uso di colori vivi e "illuminati". La tecnica impressionista e naturalista è, infatti, ben presto superata e sostituita da una che attraverso l' uso di linee curve e dei colori, in particolare i rossi, lo porteranno ad essere uno dei primi e il maggior esponente dell' Espressionismo.

Gli intenti rappresentativi di Munch sono nuovi e diversi. Egli vuole rappresentare sentimenti, non materiali, e personaggi come involucri di passioni e di angosce.

Ciò risulta drammaticamente evidente in Sera nel corso di Karl Johann, dipinto eseguito nel 1892 e poi esposto nello stesso anno alla fallimentare mostra di Berlino.




La scena rappresentata dovrebbe essere quella del tranquillo passeggio serale nella principale arteria dell' antica Christiana, centro animato e pulsante della vita economica e politica della città.

Munch interpreta il rito del passeggio, tipico di un certo ambiente borghese, come un'orrida processione di spettri dagli occhi sbarrati.

Dell' umanità dei personaggi non sono rimasti che gli attributi esteriori: i seri cilindri degli uomini e gli sfiziosi cappellini delle signore. I volti, invece, sono maschere scheletriche, oscure incarnazioni di forze misteriose e spaventevoli.

Il senso che se ne ricava è quello di un feroce attacco alla borghesia e alle sue vuote ritualità, nelle quali è coinvolto anche il Parlamento (l'edificio a destra sullo sfondo, le cui finestre innaturalmente gialle sembrano occhi che controllano che tutto vada secondo gli schemi previsti).

Unico elemento di disarmonia, dunque anche di opposizione, anche politica, è la figura che si incammina sulla destra, ombra incerta e solitaria. Essa rappresenta l'artista stesso e chi come lui, alienato e emarginato, rema comunque contro corrente.







Sera nel corso Karl Johann 1892- Edvard Munch.





Bibliografia:


Enciclopedia "La Piccola Treccani"


"Il Pensiero Occidentale dalle origini ad oggi"vol.3 ,Giovanni Reale,Dario Antiseri, editrice La Scuola.


https://it.wikipedia.org/wiki/alienazione


"Pirandello,Uno Nessuno e Centomila e Quaderni di Serafino Gubbio Operatore", Italo Borgi e Maria Argenzio,editrice Newton e Compton editori.


"Segni e Percorsi"storia e antologia della letteratura italiana,volume il novecento,società editrice Dante Alighieri.


"Letteratura dal Decadentismo al Novecento"tomo 5 a, autori Giorgio Barberi Quarotti,Giordano Genghini,Giannino Balbis,Annalisa Ardini,Walter Boggione,Atlas editori.



https://it.wikipedia.org/wiki/Quaderni_di_Serafino_Gubbio_operatore        


www.infoplease.com/t/lit/wasteland/burial.ht ml


https://www.sparknotes.com/poetry/eliot/section2.rhtml


"Only Connect" a history and anthology of english literature;vol.3, Marina Spiazzi, Marina Tavella, zanichelli editori.


"The literary Reader" vol.e, Giannina Perruchini , Armando Pajalich,casa editrice Principato.


"Itinerario nell'arte" dall'età dei lumi ai giorni nostri, volume 3, seconda edizione,Zanichelli editore.





Scarica gratis Il concetto di alienazione in campo socio-umanistico
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