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Tesina sui Totalitarismi




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Tesina sui Totalitarismi


Introduzione


Uno stato che vuole esercitare il proprio 'totale' controllo sulla società, soffocandone ogni autonomia, abolendo ogni libertà e pluralismo attraverso sia l'uso della violenza sia l'uso degli strumenti atti a produrre consenso, invadendone ogni campo, occupando anche la sfera privata dei cittadini, è uno Stato totalitario o totale. L'aggettivo totale o totalitario viene elaborato nel lessico è politico in Italia e in Germania dagli anni Venti in poi. Per la prima volta in Italia è Mussolini che nel discorso del 28 Ottobre 1925 sembra definire il nuovo regime: 'Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato'. Sarà poi in particolare il filosofo Giovanni Gentile, importante esponente della cultura fascista a contribuire in modo determinante ad elaborare il concetto di 'totalitario', a imporre una concezione etica dello Stato e ad attribuire alla missione totalitaria dello Stato caratteri quasi religiosi. Per quanto riguarda la Germania, Gobbels, abilissimo ministro della propaganda, nel novembre del 1933 definisce la conquista del potere da parte dei nazisti 'una rivoluzione totale 'che ha come fine la trasformazione radicale dei rapporti interpersonali, nei confronti dello Stato e dei problemi dell'esistenza'; e ancora: 'L'obiettivo deve essere uno Stato totalitario che copra ogni sfera della vita pubblica e la trasformi alla base'. Anche lo stesso Hitler parla più volte di totale e totalitario nei suoi Discorsi del 1933.


Scenario storico


Molto importante per la ricostruzione della nascita dei regimi totalitari è il collegarli ad un fenomeno tipico del Novecento: l'avvento della società di massa. Il termine massa nel linguaggio politico dell'Ottocento è l'opposto di elite o gruppo scelto, indica i più mediocri rispetto ai pochi e migliori, l'impasto malleabile e informe opposto a chi sa dirigere ed è capace di scegliere con coraggio e in modo automatico. Inoltre nel primo Novecento esplode il fenomeno della 'II rivoluzione industriale', che determina anche l'ampliamento della classe operaia e il rafforzamento di organizzazioni sindacali. Assistiamo anche alla crescita di una più compatta classe media di impiegati, tecnici, funzionari, dirigenti industriali ma anche di burocrati alle dipendenze dell'amministrazione pubblica. La prima guerra mondiale ha mobilitato l'intera società: tutti hanno dovuto partecipare allo sforzo bellico. Lo Stato ha così ampliato molto la sua funzione di direzione e di controllo sulla società civile; proprio la guerra assesta il colpo mortale allo Stato ottocentesco liberale che proclamava la sua assoluta estraneità agli affari economici, monopoli della libera iniziativa privata. La guerra cancella le istituzioni rappresentative: i Parlamenti per lo più non sono convocati, le elezioni vengono abolite, i cittadini si sono abituati ai pieni poteri dell'esecutivo e alla legislazione di guerra. Inoltre tutta la popolazione contribuisce al costo finanziario della guerra con le tasse aumentate e gli anni in trincea hanno contribuito alla formazione di una cultura di massa, a diffondere una consapevolezza della propria appartenenza a una nazione, a scoprire la lingua comune, rimescolando i dialetti e arricchendo il patrimonio linguistico.


Filosofi del totalitarismo


La filosofa Hannah Arendt nel suo libro 'Le origini del totalitarismo' parla di antisemitismo e colonialismo come delle radici dei totalitarismi. In seguito anche lei presenta la società di massa come un terreno fertile per lo sviluppo dei regimi:

'Invece i movimenti totalitari trovano un terreno fertile per il loro sviluppo ovunque ci siano delle masse che per una ragione o per l'altra si sentono spinte all'organizzazione politica, pur non essendo tenute unite da un interesse comune, mancando di una specifica coscienza classista, incline a proporsi obiettivi ben definiti, delineati e conseguibili'.Per massa la Arendt intende il ceto medio, estremamente composito, e le classi subalterne, masse di gente politicamente neutra scartata da tutti gli altri partiti perché troppo apatici o stupidi.

Infine la filosofa ci dice, analizzando i tratti comuni dei totalitarismi, che nazismo e stalinismo si propongono il medesimo scopo: la distruzione totale della persona umana.

'L'ideologia totalitaria non mira alla trasformazione delle condizioni esterne dell'esistenza umana né al riassetto rivoluzionario dell'ordinamento sociale, bensì alla trasformazione della natura umana che, così com'è, si oppone al processo totalitario. I lager sono i laboratori dove si sperimenta tale trasformazione, e la loro infamia riguarda tutti gli uomini, e non soltanto gli internati e i guardiani. Non è in gioco la sofferenza, di cui ce n'è stata sempre troppa sulla terra, né il numero delle vittime. E' in gioco la natura umana in quanto tale'

E ancora

'[] i regimi totalitari hanno scoperto senza saperlo che ci sono crimini che gli uomini non possono né punire, né perdonare. Quando l'impossibile è stato reso possibile, è diventato il male assoluto, impunibile, imperdonabile, che non poteva essere compreso e spiegato coi malvagi motivi dell'essere egoistico, dell'avidità, dell'invidia, del risentimento, della smania di potere, della vigliaccheria; e che quindi la collera non poteva vendicare, la carità sopportare, l'amicizia perdonare, la legge punire. [] L'elemento sconcertante del successo del totalitarismo è piuttosto la genuina abnegazione dei suoi seguaci, che non si scandalizzano nemmeno se i perseguitati sono propri compagni di fede; addirittura sono disposti ad autoaccusarsi e ad accettare la condanna a morte, purché non sia toccata la loro posizione di militante.'

Nel 1956 J. Friederich e Zbigniew Brzezinski pubblicano un saggio critico, intitolato 'Totalitarian Dictatorship and Autocracy'. In esso sono accostati fascismo, nazismo e stalinismo e vengono individuati 6 tratti comuni condivisi dai tre totalitarismi:


Un'ideologia che intende spiegare e indirizzare ogni aspetto della realtà e dell'esistenza verso un futuro di perfezione;

Un partito unico di massa, organizzato gerarchicamente e guidato da un capo carismatico;

Il controllo esercitato dal partito e dalla polizia segreta che instaurano un regime di terrore;

Il monopolio dei mezzi di comunicazione di massa;

Il monopolio dell'uso effettivo di tutti gli strumenti di lotta armata;

La concentrazione dei poteri economici nelle mani dello Stato.

Come poi è stato ribadito al convegno internazionale del 1997 su 'L'esperienza totalitaria nel XX secolo' organizzato dall'università di Siena, i sistemi totalitari condividono l'aspirazione a un dominio della storia, aspirazione sostenuta da un'ideologia volta al dominio completo della realtà. Gli atti del convegno ci dicono che 'la novità storica e politica del totalitarismo è l'avere costituito non solo una dittatura politica, ma anche un dominio economico, culturale, sociale, finalizzato a un controllo totale sull'uomo e sulla storia'.

E infine, in questa breve carrellata di proposte di definizione, ricordiamo Z. Bauman, docente di sociologia all'università di Leeds. Egli ci parla di 'distruzione creativa'. Per lui infatti il nazismo e il comunismo sono i due tentativi più audaci di abolire il disordine e l'insicurezza dell'esistenza umana. Questa meta impone che per migliorare si debba distruggere: 'Gli stermini di massa del XX secolo sono esercizi di distruzione creativa; concepiti come salutari operazioni chirurgiche e perpetrati nel corso della pavimentazione di una strada verso una società perfetta, armoniosa, libera da conflitti'.


Confronto tra dispotismo antico e totalitarismo moderno


Sicuramente i due tipi di governo sono affini per quanto riguarda l'accentramento del potere nelle mani di un solo uomo, che nei regimi totalitari è a capo del partito, e la limitazioni delle libertà e dei diritti fondamentali dell'uomo (parola, stampa, proprietà, voto, ecc.). Le similitudini sono ovvie, perciò è meglio concentrarsi sulle differenze. Prendiamo in considerazione ad esempio l'impero di Nerone, di cui abbiamo numerose notizie anche sulla base delle opere di Seneca, suo precettore fino al 62. Innanzitutto si nota che Nerone è solo al potere: il Senato, la cui esistenza è garantita solo dal prestigio derivato dalla tradizione repubblicana, ormai è divenuto un organo marginale (già da Augusto) senza alcuna funzione governativa; il consolato è solo una carica simbolica; il prefetto del pretorio e i consiglieri possono solo dare la loro opinione al sovrano. Insomma, il potere dell'imperatore è sconfinato. Di conseguenza le altre persone non costituiscono un grosso problema: gli oppositori politici o coloro che erano accusati di tale reato vengono incarcerati, condannati a morte o puniti con l'ordine di suicidio (proprio come è capitato allo stesso Seneca). Infine, proprio perché l'imperatore aveva il potere su tutto e su tutti, può governare seguendo esclusivamente la propria morale (e Seneca distingue i due casi): con o senza 'clementia'. Nel 'de Clementia' questa qualità è definita, infatti, una gentile concessione da parte del sovrano nei confronti dei suoi sudditi: nessuno può imporgliela, nemmeno la legge, proprio perché l'imperatore ne è al di sopra. Chiaramente se l'imperatore si dimostrasse saggio, come l'autore si auspica, l'uso della 'clementia' si sarebbe dimostrato naturale. Il compito di Seneca era proprio quello di iniziare Nerone verso via della saggezza. Il fatto che comunque all'imperatore rimanga il diritto di fare ciò che più gli aggrada è anche dimostrato dal fatto che lo stesso Nerone, nonostante Seneca fosse stato suo precettore per 25 anni, non tardò a ordinargli il suicidio, perché accusato di cospirazione come complice della congiura dei Pisoni. Per quanto invece riguarda il totalitarismo il potere è nelle mani di un unico partito, organizzato in modo gerarchico e con a capo un leader molto carismatico. Le decisioni più importanti chiaramente vengono prese da un'assemblea dei membri più importanti del regime, anche se tra loro spicca il capo; solitamente nessuno osa contraddirlo perché ciò significa la propria fine. Egli infatti ha al proprio servizio apparati di polizia segreta e paramilitari molto efficienti con i quali riesce a creare un regime di terrore tale che ogni personaggio di rilievo è portato a temere giorno dopo giorno per la propria posizione e per la propria vita. Se però un imperatore poteva fare tutto ciò che voleva all'interno del proprio impero, in quanto al di sopra della legge, in un regime totalitario anche il capo apparentemente deve essere un cittadino come gli altri e deve quindi sottostare alla legge. Naturalmente ogni mossa del regime non deve contraddire la legge, anche se non è un problema per il governo approvare immediatamente una nuova legge che possa legittimarla. Se quindi per il dispotismo si parlava di 'clementia', in questo contesto si parla di 'iustitia', perché comunque ogni cosa deve rientrare in essa. Infine bisogna sottolineare come lo Stato totalitario non si accontenti di reprimere le libertà fondamentali dei cittadini ma anche di invaderne le menti e penetrare totalmente nella società. Mentre infatti in uno stato autoritario qualcuno può avere ideologie diverse dal monarca (e la punizione è il carcere o la morte), nello Stato totalitario questa possibilità non esiste: tutti sono obbligati a pensare nello stesso modo sia volontariamente, sia involontariamente. Lo Stato totalitario vuole il completo coinvolgimento, sinonimo di controllo, delle masse.


Marx e le basi filsofiche del comunismo



Il filosofo Karl Marx (1818-1883), crede di aver trovato la legge che regola il corso della storia: la lotta di classe e i rapporti tra 'forze produttive' e 'rapporti di produzione'. Per lui infatti, la storia è stata un susseguirsi di strutture economico-sociali:


Comunismo primitivo, in cui la società è collettiva

Società schiavistica, in cui la base produttiva erano gli schiavi, persone senza diritti

Società feudale, in cui la base produttiva erano i servi della gleba, dotati di qualche diritto

Società capitalista in cui la base produttiva erano i proletari, giuridicamente liberi ma legati alla fabbrica e al proprio datore di lavoro

Il futuro per Marx è la società comunista, una società perfetta ,che molti hanno definito come la secolarizzazione della 'civitate dei' di Sant'Agostino, caratterizzata dall'assenza di proprietà privata e della lotta di classe, in cui ognuno lavori in modo adeguato alle proprie possibilità e riceva in modo adeguato ai propri bisogni. E la storia tende proprio a questo modello: il proletariato sta aumentando sempre di più e i capitalisti stanno diminuendo: ci sarà un momento in cui le 'forze di produzione' saranno il 90% della società, mentre i 'mezzi di produzione' saranno in mano al 10% de essa. Sarà una contraddizione esplosiva che terminerà con una rivoluzione. Inizialmente una 'dittatura del proletariato' provvederà a espropriare i proprietari delle loro fabbriche e in seguito la dittatura sarà sostituita dal Comunismo. Marx però non dà precise indicazioni su questo tipo di società, lascia il discorso in sospeso rifiutandosi di 'prescrivere ricette per l'osteria dell'avvenire'. Di una cosa però Marx era sicuro fin dall'inizio: la rivoluzione sarebbe dovuta avvenire in un Paese economicamente e soprattutto industrialmente avanzato.


La conquista del potere da parte di Stalin


Durante la I Guerra Mondiale, la Russia partecipa contro Germania e Austria, al fianco di Inghilterra, Francia e in seguito Italia. La Russia però si rivela inadeguata a sostenere lo sforzo bellico: subisce infatti una serie di dure sconfitte e al suo interno la crisi si aggrava per l'inflazione, per le agitazioni operaie e contadine e per la sempre più pressante richiesta da parte della sinistra di porre fine alla guerra. Inoltre la rottura del legame del reciproco sostegno tra Chiesa ortodossa e lo Zar contribuisce a determinare il crollo di potere di quest'ultimo. Il 27 febbraio 1917, soldati e operai occupano la fortezza di Pietro e Paolo e liberano i prigionieri politici. Lo zar abdica e viene formato un nuovo governo liberal-conservatore che dà vita ad una repubblica parlamentare. Intanto nelle fabbriche, nelle campagne e nell'esercito si formano i Soviet: organismi di base in cui le persone si riuniscono, discutono di varie questioni ed eleggono i rappresentanti che avrebbero dovuto discuterne insieme agli altri provenienti dallo stesso tipo di Soviet. Intanto in Russia torna dalla Svizzera, dove era in esilio, Nikolaj Lenin, leader del partito bolscevico. Questo partito si faceva portavoce delle idee socialiste di Marx ma, al contrario di quello menscevico, più moderato e di massa, questo era formato da un piccolo gruppo di rivoluzionari di professione che avrebbe fatto da Avanguardia e avrebbe guidato le masse verso la rivoluzione. Lenin infatti ritiene che la Russia fosse già pronta per l'avvento del Socialismo e che la vera democrazia si sarebbe potuta ottenere solo all'interno di una società comunista, quindi è favorevole ad una immediata dittatura del proletariato e propone un programma che prevedeva:


immediata pace con la Germania,

nessun accordo tra Soviet e Parlamento per accelerare il processo rivoluzionario

tutto il potere ai Soviet

terre ai contadini

nazionalizzazione di banche e industrie

Nel Maggio del '17 però, Lenin e i bolscevichi contano solo il 10% all'interno del Parlamento (detto Duma). Verso il Giugno del '17 il generale Kornilov si accinge all'attuazione di un progetto controrivoluzionario con l'intenzione di assediare Pietrogrado, la sede del Parlamento. Il governo si dimostra inerme ed è costretto a chiedere aiuto ai bolscevichi e ai Soviet. Questi organizzano immediatamente una guardia rossa e i ferrovieri legati ai Soviet paralizzano e ferrovie per impedire al generale ribelle il trasporto di altre truppe. Il prestigio dei bolscevichi cresce smisuratamente, mentre il governo ha dimostrato la sua impotenza. Lenin è convinto che bisogna passare all'azione: il 25 Ottobre è la data fissata per l'insurrezione. La rivoluzione d'Ottobre termina con il regime bolscevico, detto poi comunista, al potere. Ha inizio dunque la 'dittatura del proletariato' che però si rivelerà una 'dittatura dei bolscevichi'. Inizia così una guerra civile complicata che vede opporsi due grossi schieramenti. Da una parte ci sono i bolscevichi e la loro Armata Rossa guidata da Lev Trotzkij, con l'appoggio dei Soviet, dei contadini (interessati ad una riforma delle terre), dei popoli che volevano ottenere una secessione dalla Russia (poiché i Bolscevichi sostenevano il diritto di autodeterminazione dei popoli). Dall'altra c'erano le Armate Bianche dei conservatori che però avevano l'appoggio di Francia e Gran Bretagna che non volevano che la Russia si ritirasse dalla guerra (cosa che sarebbe successa con il governo dei comunisti). Contro ogni aspettativa la Russia bolscevica sopravvisse. Dal '18 fino al '21, anno della fine della guerra civile, la Russia presenta un'economia definita Comunismo di guerra: è abolito il mercato, ai contadini vengono requisiti i cereali, le fabbriche vengono nazionalizzate e militarizzate dal punto di vista disciplinare. Lenin capisce che non è più possibile continuare in questo modo; quindi nel '21 stesso, è varata la NEP, una nuova politica economica teorizzata da Bucharin. La NEP si presenta come una sorta di fusione tra un'economia pianificata e un'economia di mercato: le fabbriche rimangono statalizzate, ma si consente lo sviluppo di piccole aziende private; ai contadini è permesso di produrre ciò che vogliono e di venderlo al mercato, senza requisizioni dello Stato: si lascia quindi un minimo spazio alla libera iniziativa privata. Lo scopo della NEP era quello di consentire uno sviluppo dell'agricoltura e un aumento di capitale circolante da essere investito per lo sviluppo dell'industria e poter così giungere ai livelli di sviluppo della Gran Bretagna e avere maggiori possibilità di realizzare il Comunismo. Nel 1922 Lenin è colpito dal primo attacco della malattia che lo porterà alla morte nel giro di due anni: inizia così la lotta per la sua successione. I due personaggi più importanti all'interno del partito sono Trotzkij e Stalin. Il primo, capo delle Armate Rosse, è un rivoluzionario, contrario alla NEP e favorevole a riprendere la costruzione di un'economia socialista; inoltre voleva cercare di estendere la rivoluzione anche ad altri Paesi per evitare che la Russia si trovasse isolata. Il secondo dal '22 è segretario generale, cioè organizzatore nazionale del partito; è favorevole alla NEP e al libero mercato per appoggiare maggiormente la componente contadina del popolo russo, è favorevole al 'socialismo in un solo Paese' e controlla la potente 'burocrazia sovietica'. L'intransigenza rivoluzionaria di Trotzkij spaventa molti, che quindi passano a sostenere Stalin. Così quest'ultimo, nel periodo della morte di Lenin si trova a capo del partito che, in quanto unico e quindi detentore di compiti politici, economici ed amministrativi , per la Russia sta diventando una realtà sempre più importante.


La costruzione dello stato totalitario russo


Immediatamente Stalin promuove una campagna di nuove iscrizioni al partito: il suo scopo è quello di rinnovarlo e ampliarlo. Le nuove leve si presentano come 'gente tranquilla' che cerca solo stabilità e sicurezza all'interno della realtà più potente in Russia e in cambio garantisce una indiscussa obbedienza: esattamente quello che il nuovo leader voleva. Inoltre Stalin seleziona i nuovi quadri dirigenti tra persone a lui fidate sempre nel tentativo di creare un partito a lui fedele. Intanto Kamenev e Zino'ev, preoccupati dalla sua sete di potere passano dalla parte di Trotzkij, segnando così la loro futura espulsione dal partito. Inoltre Stalin, immediatamente dopo la morte di Lenin si fa promotore del 'leninismo': egli infatti si ritiene l'unico vero interprete nonché unico conoscitore dell'ormai defunto padre della Russia. Il 'leninismo' conia una serie di dogmi, quasi come una religione, raccolti ne 'I problemi del socialismo' scritto da Stalin; esso è quasi come un catechismo che i membri del partito dovevano conoscere e osservare. Il novo capo dei comunisti, proprio per ingigantire questo culto di Lenin, offre alla nazione russa una reliquia: il corpo mummificato di Lenin, conservato poi in un mausoleo nella piazza Rossa del Cremlino. Il comunismo sta diventando sempre più simile ad una religione. Nel 1927, durante il XV Congresso del partito, Stalin, che vede dalla sua parte ancora Kamenev e Zino'ev, decreta l'espulsione dal partito di tutti gli oppositori di estrema sinistra come Trotzkij. In seguito intraprende una politica economica che vede l'abbandono della NEP e la conseguente espulsione dal partito del suo teorico Bucharin. Nelle campagne si procede con una collettivizzazione forzata e i contadini sono costretti ad entrare in aziende collettive dette Kolchoz (aziende cooperative) e Sovchoz (aziende statali).Naturalmente molti contadini e soprattutto molti piccoli proprietari terrieri (i kulaki) non accettano questa imposizione e a causa delle loro rivolte iniziano ad essere considerati nemici del Comunismo e della patria. La maggior parte di loro viene così deportata nei Gulag, campi di lavoro forzato situati in regioni lontane, dal clima inclemente e desertiche. Evidentemente la collettivizzazione ha avuto un costo altissimo in termini di vite umane, considerando che anche se i gulag erano campi di lavoro e non di sterminio, molti dei deportati morivano per la fatica, per la fame o per le difficili condizioni ambientali. Per quanto riguarda l'industrializzazione, vengono varati dei piani quinquennali con cui lo Stato pianifica la produzione e gli investimenti dandosi obiettivi precisi da rispettare e verificare dopo cinque anni. Tutta la popolazione avrebbe dovuto quindi trasformarsi in un grande esercito impegnato a produrre sempre di più; ecco dunque un obiettivo tipico dei regimi totalitari: militarizzare tutti i lavoratori e fare della loro produttività l'indice della loro lealtà alla nazione. Naturalmente i piani prevedevano una durissima disciplina nelle fabbriche, una riduzione dei salari, un durissimo lavoro, ma in molti casi si riscontrava un certo entusiasmo nei lavoratori, ancora convinti di costruire un mondo nuovo. Nel 1934 al XVII congresso del partito, Stalin è ancora nominato segretario, nonostante un quarto dei congressisti avesse votato contro di lui. Nel Dicembre dello stesso anno Kirov, un suo collaboratore, viene assassinato in modo misterioso e questo offre al leader del partito un capo di accusa contro i trotzkisti all'interno del partito: su 2000 deputati, circa 1200 sono uccisi. L'obiettivo di liberarsi dell'opposizione era stato raggiunto. Dal 1936 inizia il terrore delle 'epurazioni'. Con l'utilizzo della NKVD, Stalin accusa e condanna al carcere, ai gulag o alla morte i maggiori esponenti della 'destra' e della 'sinistra', ma le 'purghe' staliniane non si limitano a fare solo queste vittime. Cadono sotto pesanti accuse migliaia di funzionari e giovani militanti sospetti di non credere alla buona fede del dittatore, alla sua costanza e inflessibilità, alla sua dedizione al dovere, giovani che si sono fatti traviare e perciò devono scontare in qualche modo le loro colpe. Eliminati i quadri dirigenti del bolscevismo storico, il segretario del partito è il solo e incontrastato signore della Russia. Il controllo dell'arte, della scienza, della stampa, della radio, il sistema sanitario e quello scolastico richiedono una schiera di esperti e amministratori. L'istruzione (che il regime diffonde diminuendo al 18% gli analfabeti) e la politica di incoraggiamento verso la cultura promuovono la formazione di un ceto di intellettuali, definiti intelligencija, un ceto nuovo prodotto dalla rivoluzione e definito da Stalin 'socialista, popolare, radicalmente diversa dalla vecchia intelligencija borghese'. E questa nuova generazione va a riempire i vuoti lasciati dalle 'purghe'. Stalin dedica grandissima attenzione ai manuali di storia, fondamentale strumento di formazione civile e politica: il nuovo libro, dai contenuti schematici e mnemonici, vuole ristabilire la continuità della storia russa alla luce della vittoria del bolscevismo. Infine la politica fa sentire la sua presenza anche nel cinema, un passatempo abbastanza popolare in Russia anche se assistere a film che celebrano gli sforzi dei lavoratori, la fatica dei minatori, il fervore degli operai tutti tesi a battere i record di produzione, che esaltano il genio del capo, la fedeltà, nonché, in guerra, il valore dell'Armata Rossa che blocca i nemici, resiste all'assalto delle truppe naziste e le sconfigge, è più una lezione di patriottismo e di conformismo che un piacere.


La conquista del potere da parte del nazismo


Dopo la Grande Guerra in Germania nel 1919-20 scoppia il Biennio Rosso: gli operai, che fino ad allora avevano subito la guerra, non sopportano più quella vita di stenti ed entrano lotta per ottenere aumento di salari e miglioramenti delle condizioni di lavoro (motivazioni economiche) e cercare di avviarsi come la Russia verso il Comunismo con la rivoluzione (motivazioni politiche).Nella catastrofe della I Guerra Mondiale, l'SPD (la Social Democrazia Tedesca) è l'unico partito riuscito a mantenere una certa organizzazione; ora si prende l'incarico di formare un governo provvisorio e guidare la Germania. L'SPD, però, non è rivoluzionario ma vorrebbe solo ottenere delle riforme; per questo motivo il partito si ritrova con due nemici: i socialisti rivoluzionari da una parte (che si separano formando l'USPD) e la destra dall'altra (che comprende ufficiali, imprenditori, proprietari terrieri, burocrazia tedesca, ceti medi).La repubblica di Weimar (detta così dal nome della città in cui si stabilisce il governo) prende l'avvio da un compromesso: la destra avrebbe consentito alla sinistra moderata di governare solo se avesse eliminato l'attività rivoluzionaria. La socialdemocrazia si vede così costretta a stroncare i tentativi rivoluzionari in modo violento con l'ausilio di corpi paramilitari detti Freicorps. Alla fine del '20 vengono indette le elezioni per la formazione delle due camere del Parlamento e del Presidente della Repubblica, carica a cui la Costituzione attribuisce immensi poteri, tra cui anche quello di poter emanare leggi senza l'approvazione delle camere. La situazione economica della Repubblica è molto difficile: la Germania obbligata a firmare il trattato delle riparazioni di guerra, si impegna alla restituzione di 132 miliardi di marchi oro alle potenze vincitrici della Grande Guerra. L'inflazione cresce sempre più. La situazione peggiora quando la Francia occupa i bacini carboniferi della Ruhr come garanzia del futuro pagamento totale dei debiti; in seguito a ciò il marco, che finora aveva basato la sua forza economica sul carbone della Ruhr, poiché le casse dello Stato si erano svuotate di tutto l'oro che possedevano, perde tutta la forza economica che gli era rimasta. L'inflazione si impenna. In quel periodo è eletto Stresmann come primo ministro che, vista la grandissima crisi, cerca di correre ai ripari. Egli mette fuori circolazione il marco e fa coniare una nuova moneta: il Renten Mark, il cui valore rimane ancorato ai beni agricoli e industriali della Germania. Inoltre il nuovo Cancelliere prende accordi con gli USA per ricevere investimenti americani con cui poter sviluppare nuovamente l'economia. La situazione sembra ristabilirsi, ma nel 1929 scoppia negli Stati Uniti la grande crisi che subito dilaga in tutta Europa e in particolare in Germania, colma di investimenti statunitensi. Così nel '30 la Germania si trova in ginocchio per la terza volta nel giro di dieci anni e la morte di Stressman, nel '29 stesso, la lascia senza un valido uomo al governo. Nell'anno della grande crisi si presenta per la prima volta alle elezioni politiche Hitler col suo partito, ma riceve soltanto il 3,2% dei voti. In seguito però la grande depressione determina in Germania un sempre più rapido deterioramento della situazione politica con un susseguirsi di deboli governi di coalizione, fino a quando la NSDAP di Hitler nel '33 non ottiene il 37% dei voti. Ormai il partito hitleriano rappresenta una discreta quantità del Parlamento e non è più una realtà sottovalutabile: Hitler diventa così cancelliere e gli viene affidato l'incarico di formare il nuovo governo. Alla fine del '33 la Repubblica di Weimar non esiste più.


La costruzione dello stato totalitario tedesco


Come ha fatto Hitler ha guadagnare così tanto consenso nel giro di soli due anni? Per prima cosa egli presentava un programma di enorme forza ed energia, nonché innovativo. Nell'opera Mein Kampf, egli parla di una lotta cosmica e di una missione universale del popolo tedesco: quella di promuovere un'umanità superiore, di eliminare i popoli inferiori, deboli e impuri. Hitler, infatti, occupandosi di eugenetica, la scienza che studia il miglioramento della razza umana, dichiara quella ariana come la migliore in Europa. Inoltre la NSDAP si faceva portavoce del sentimento di risentimento della popolazione tedesca nei confronti della Francia sia in seguito alla bruciante sconfitta della I guerra mondiale, sia all'imposizione del pagamento dei danni causati dalla guerra in Europa. Questo sentimento veniva tradotto in un imperialismo aggressivo volto alla conquista dell'est europeo: Hitler infatti credeva che ogni nazione avesse diritto ad un proprio spazio vitale e che quello della Germania dovesse essere ampliato, poiché molta persone di lingua tedesca si trovavano fuori dai confini dello Stato e soprattutto in Austria, Polonia e negli altri Paesi dell'est. La NSDAP proponeva anche ai tedeschi l'ideale della 'volksgemeinschaft', ovvero della comunità di popolo, una società unita dal vincolo della nazione, della storia, della lingua che non abbia nessun conflitto al suo interno ma che sia unita verso fini comuni; nell'ottica della ricerca di questa compattezza, il partito nazista individua anche un nemico, responsabile delle crisi subite finora, interno alla patria e quindi da espellere: i marxisti, i finanzieri e gli ebrei. Hitler rappresenta una novità nel panorama politico dell'epoca e il suo partito riesce ad ottenere un gran numero di voti anche perché ormai un vasto numero di elettori non si fida più dei partiti tradizionali, che si erano dimostrati inetti nei confronti della crisi. Il primo governo presieduto da Hitler è un governo di coalizione, ma il suo scopo è quello di accentrare il potere nelle sue mani con una rivoluzione ammantata di legalità. Per prima cosa inizia a sospendere gli articoli della Costituzione a favore dei diritti dei cittadini, per dare al governo la possibilità di vietare ogni libertà di stampa, di opinione e di associazione. Inoltre crea un corpo di polizia ausiliaria formato da SA e SS, corpi paramilitari alle dipendenze dei nazisti, per il quale è legittimo compiere ogni atto di violenza. In questo modo la legalità nazista ha modo di rivelarsi per ciò che è realmente: violenza, sopraffazione e terrore. Il 27 febbraio '33 scoppia un incendio al Reichstag, la sede del Parlamento: sono accusati i comunisti che con l'incendio vogliono avviare la rivoluzione. Questo episodio dà il via ad una furibonda repressione dell'opposizione con arresti di massa e assassinii. Nello stesso anno continua la politica sui due fronti (quello del consenso e quello della violenza) del nazismo: da una parte al governo vengono attribuiti pieni poteri per il bene dello Stato, viene creato il Ministero per l'Istruzione Popolare e la Propaganda (affidato a Goebbels), sono organizzate parate e manifestazioni; dall'altro, le SS e le SA continuano con assassinii, pestaggi, arresti e deportazioni di Ebrei (è proprio l'8 marzo che è realizzato il primo campo di concentramento a Dachau). Entro la fine del '33 sono eliminati tutti i partiti eccetto quello nazista, che può così presentarsi da solo alle successive elezioni. Inoltre vengono anche eliminati tutti i capi dei corpi paramilitari (in particolare quelli delle SA, perché sotto il controllo di Rhom e non di Hitler) che non avevano dimostrato una piena fedeltà nei confronti del cancelliere. Nel '34 il Presidente Hindemburg muore. La carica è assunta Hitler che vede concentrati nelle sue mani tutti i poteri dello Stato, compreso l'esercito. Il fuhrer può cominciare la deportazione e l'eliminazione di altri nemici della razza come disabili, portatori di handicap, omosessuali, zingari e nel 1935 sono proclamate le leggi di Norimberga, leggi che privano gli ebrei di ogni cittadinanza e ogni diritto da essa derivante. Con le sempre più numerose deportazioni di ebrei, il regime si vede obbligato alla costruzione di altri campi di concentramento sia per i lavori forzati, sia per lo sterminio di massa dei prigionieri; e proprio i lager rappresentano il prototipo della società totalitaria, spersonalizzata ed eterodiretta, i cui componenti sono suddivisi in una rigida gerarchia e obbediscono alla volontà dei detentori del potere e della forza. Il regime comunque alterna costantemente misure repressive e atti destinati a suscitare forti sentimenti di partecipazione alla futura potente comunità spirituale tedesca. La pressione sull'opinione pubblica è ben applicata da Goebbles,che suddivide il ministero in dette sezioni: propaganda, radio, stampa, cinema, teatro, musica e arti figurative. Naturalmente tutto deve tendere all esaltazione del regime ed è dichiarata guerra aperta agli intellettuali non allineati. Anche il nazismo, come tutti i totalitarismi, riserva grande importanza all'educazione e all'istruzione dei giovani; la Hitler-Jugend è un'organizzazione che ha proprio lo scopo di inquadrare e formare i futuri, perfetti esponenti della specie umana superiore, utilizzando un'attenta sorveglianza sulla scuola: il giovane dovrà sviluppare un forte spirito di corpo e una solidarietà che eliminerà ogni differenza di censo e renderà possibile la più completa identità collettiva nella comunità dei camerati. Per quanto riguarda infine la politica economica del, il nazismo subordina l'economia alla politica; in questo modo gli obiettivi, i tempi e i modi della produzione sono dettati unicamente in vista dell'assoluto dominio del regime sul mondo, dominio assicurato al Reich dalla vittoria in guerra. Sempre nell'ottica dell'estrema aggressività del nazismo, viene promossa una politica di riarmo, per cui si ha un forte sviluppo del settore bellico che può così assorbire parte dei disoccupati, aumentati di molto in seguito alle crisi del decennio precedente. Inoltre il regime investe moltissimi marchi in opere pubbliche come canali e in particolare vie di comunicazione come strade e autostrade, utili sia per dare lavoro a molte persone, sia per agevolare gli spostamenti interni dell'esercito.


I presupposti filosofici del nazismo


POPPER E NIETZSCHE



Karl Popper, filosofo contemporaneo al nazismo, crede di avere individuato nello Hegel politico un 'nemico della società aperta' e un 'profeta del totalitarismo'. Questo non tanto perché lo stato hegeliano, che rimane pur sempre uno stato costituzionale e di diritto, possa essere definito 'totalitario', ma perché il filosofo ha lasciato in eredità alle dittature del Novecento alcune idee, adatte a giustificarne la politica. Tra queste forme mentali, le più discusse sono:


Un individuo non ha nessun valore se non nello Stato

La sovranità dello Stato non deriva dal popolo ma dallo Stato stesso

La sovranità statale si incarna in una classe di funzionari

Lo stato deve permeare tutte le manifestazioni della vita comune

Non esiste nessun diritto internazionale al di sopra dello Stato

La guerra è un inevitabile strumento di composizione dei conflitti inter-statali e giova alla 'salute etica' dei popoli

Lo stato è l'Assoluto stesso, un principio collettivo che detiene il primato assoluto sull'individuo.

Fondamentalmente, come si potuto notare, il nazismo è nato come una violenta opposizione ai movimenti marxisti avuti nel Biennio Rosso; è naturale quindi che le idee di Nietzsche, il filosofo più ostile a Marx (secondo Nolde), siano state riprese proprio dal regime totalitario tedesco per accrescere la consistenza filosofica al movimento. Entrambi i pensatori fanno riferimento alla Grecia classica ma ne valorizzano due aspetti opposti. Marx guarda alla Polis, alla città-stato, dove tutti i cittadini liberi sono uguali, e il fine che lui attribuirà alla storia sarà proprio questo: l'estensione della polis greca su scala mondiale e senza schiavi. Nietzsche, invece, guarda alla morale aristocratica, all'etica guerriera ed è estremamente attratto dal 'dionisiaco', che considera connaturato alla natura umana. Nolte dice che la teoria Nietzschiana dà appigli a quella antisocialista nazista, in particolare considerando le ultime opere del filosofo, in cui egli parla di una minaccia che incombe sull'Europa (che è la società di massa, l'uguaglianza, la democrazia, la fine definitiva della morale guerriera). Nietzsche infatti contrappone il superuomo e il 'partito della vita' a coloro che invece la odiano, ovvero i cristiani, con la loro morale degli schiavi, i socialisti e le masse. Nietzsche polemizza contro questi ultimi utilizzando un linguaggio estremamente duro e violento, parla di guerra e massacri e di distruzione; e in particolare l'ultimo libro, 'volontà di potenza', contenente aforismi del periodo della pazzia del filosofo, sarà quello maggiormente sfruttato dal nazismo.

'Gettiamo lo sguardo avanti di un secolo, poniamo il caso che il mio attentato a due millenni di contronatura e deturpamento dell'uomo abbia avuto successo. Quel nuovo partito della vita, che prende in mano il più grande di tutti i compiti, l'allevamento dell'umanità al superamento di se stessa, includendovi l'inesorabile annientamento di tutto ciò che è degenere e parassitario, renderà di nuovo possibile quel sovrappiù di vita sulla terra, da cui anche lo stato dionisiaco dovrà svilupparsi un'altra volta. Io prometto un'epoca tragica: l'arte suprema del dire sì alla vita, la tragedia, rinascerà di nuovo, quando l'umanità avrà dietro di sé la conoscenza delle guerre più dure, ma più necessarie, senza soffrirne.'

'Io non sono un uomo, sono dinamite'

'Io porto la guerra'


La conquista del potere da parte del fascismo


1919-1920: anche in Italia come in Germania scoppia il Biennio Rosso. Infatti mentre in guerra per la popolazione è più facile compiere sacrifici, dal '19 in poi (alla fine della guerra) non è più accettabile che l'inflazione in continuo aumento eroda stipendi e risparmi. Così scoppiano rivolte nei grandi centri industriali e nelle campagne. Il governo, ancora presieduto da Giolitti con la sua politica del non intervento, rimane neutrale e lascia che la situazione si risolva da sola; in questo modo le lotte operaie e bracciantili possono concludersi con delle vittorie sindacali. Come al solito, lo scopo delle rivolte socialiste è quello della rivoluzione; in questo caso non avviene perché nessuno dei capi del partito, nonostante la situazione favorevole, si prende l'impegno di promuoverla. Sarà questa la causa per cui dal PSI (partito fondamentalmente riformista) si separeranno prima il PCdI con Gramsci (il partito dei comunisti puri che guarderà alla Russia come modello da seguire) e dopo il PSU (un partito di stampo comunista ma meno estremista del PCdI). Intanto i ceti medi sono progressivamente delusi a causa dell'aumento dell'inflazione e del mancato aumento degli stipendi; i reduci della Prima Guerra mondiale vedono che il loro ruolo non è stato valorizzato dallo Stato; inoltre si diffonde il mito della vittoria mutilata, secondo la quale le trattative di pace non avrebbero rispettato il desiderio dell'Italia dell'annessione di Fiume. Negli anni '20-'21, scoppia la controrivoluzione fascista: squadre paramilitari armate attaccano i centri socialisti nelle città e agiscono contro le leghe bracciantili formatesi nelle campagne. In queste violenze fasciste (chiamate così perché queste squadracce erano definite 'fasci di combattimento') spesso il ceto medio, che anzi ottiene una protezione dei propri interessi, non vede qualcosa di grave. La stessa cosa vale anche per lo Stato, che come al solito decide di non intervenire, e per la polizia, alla quale viene persino ordinato di sfruttare l'intervento dei fasci in funzione antisocialista in caso di rivolte. Mussolini si fa interprete di questo malessere generale, causa anche della nascita dei fasci, e nelle elezioni del 1921 Giolitti propone un 'blocco nazionale' (opposto ai partiti socialisti e ai comunisti che si presentano divisi alle elezioni) con liberali, popolari, nazionalisti e anche fascisti; egli infatti pensa di poter sfruttare a suo vantaggio la nuova grande forza di questo nuovo movimento, sottovalutandolo e pensando di potersene sbarazzare al momento opportuno. In questo modo Mussolini entra in Parlamento e comincia la sua politica del doppio binario: da una parte uomo di legge e di ordine, dall'altra di violenza e illegale con l'uso delle squadracce contro gli oppositori. Nel novembre del 1921 si forma il Partito Nazionale Fascista, ma le violenze squadriste non diminuiscono. Nell'agosto del 1922, i sindacati indicono uno sciopero nazionale, ma l'intervento dei fasci stronca il movimento: ormai Mussolini ha un potere fortissimo e ritiene che sia giunto il momento di dare la spallata decisiva allo Stato liberale. Per il 28 ottobre 1922 è indetta la Marcia su Roma, dove tutte le milizie fasciste si sarebbero dovute riversare verso la capitale. Il Primo Ministro Facta vorrebbe dichiarare lo stato d'assedio (poiché l'esercito avrebbe potuto facilmente sbaragliare le squadracce) ma il re si rifiuta di proclamarlo; quindi Mussolini può entrare facilmente a Roma, presentarsi dal re ed essere investito della carica di Presidente del Consiglio, come voleva la tradizione dello Statuto Albertino.


La costruzione dello stato totalitario italiano


Mussolini quindi si pone come uomo rispettoso della legge italiana, capace di riportare l'ordine all'interno dello Stato. Inizialmente il duce ha il compito di formare un governo, che sarà di coalizione di centro-destra, e in seguito istituisce il Gran Consiglio del Fascismo, un organo al vertice del partito fascista e dello Stato, presieduto dallo stesso Mussolini. Inoltre disciplina e legalizza il movimento squadrista, facendolo confluire nella Milizia Volontaria di Sicurezza Nazionale, cioè un corpo che avrebbe dovuto affiancare la polizia, i carabinieri, ecc.. In seguito è approvata la legge Acerbo: il partito che avesse avuto la maggioranza relativa del 25% alle successive elezioni avrebbe avuto il 66% dei seggi in Parlamento. Le elezioni del '24 si svolgono in un clima di terrore, in quanto le squadre fasciste presiedevano i seggi elettorali con atteggiamenti intimidatori, e il 'listone' fascista (una lista proposta dal PNF con anche membri liberali e popolari) vince le elezioni. Matteotti, un deputato socialista, decide però in Parlamento di denunciare il clima di terrore in cui si erano svolte le elezioni. Poco dopo verrà ritrovato morto. A questo punto l'opposizione si ritira dalla Camera (si parla di Aventino, ricordando l'episodio del ritiro della plebe romana sull'omonimo colle in età repubblicana), chiedendo anche l'intervento del re che però non agisce. Nonostante il momento difficile, Mussolini continua ad applicare una tattica bifronte: da una parte prende la strada della 'normalizzazione' prendendo misure più moderate per imbrigliare la troppa irruenza di alcuni dei suoi seguaci più 'estremi'; dall'altra lancia minacce e limita la libertà di stampa. Il 3 gennaio 1925 Mussolini, rendendosi conto che ormai l'opposizione non può più nulla contro di lui, spiazza tutti con un discorso tenuto alla Camera: 'Io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. Il governo è abbastanza forte per stroncare la sedizione dell'Aventino. L'Italia, o signori, vuole la tranquillità, vuole la calma laboriosa. Noi questa tranquillità, questa calma laboriosa gliela daremo con l'amore, se è possibile, con la forza, se sarà necessario.' Inizia qui la Dittatura del fascismo: sono imbavagliati i giornali di opposizione, sciolte organizzazioni 'sovversive', arresti e pestaggi di oppositori. A dicembre sono emanate le 'leggi fascistissime': sono sciolti tutti i partiti, sono vietate le associazioni non fasciste e sono attribuiti poteri speciali al Presidente del Consiglio, tra cui anche quello di veto su qualsiasi legge proposta dalla Camera, e d'ora in poi alle elezioni sarà sempre proposta dal regime una lista unica. Sempre nel '25 sono sciolti tutti i sindacati socialisti e col 'patto di Palazzo Vidoni' la Confindustria viene obbligata a trattare solo coi sindacati fascisti. Per quanto riguarda la politica economica dell'Italia, con il fascismo si parla di 'quota novanta': visto che la guerra aveva lasciato all'Italia un'estrema debolezza e fragilità finanziaria, il governo fascista si impegna ad attuare una politica deflazionistica per portare il costo della Lira pari a 90 Sterline. Sin dal 1925 è anche promossa la 'Battaglia del Grano', per assicurare al Paese il fabbisogno di grano, producendo una diminuzione delle importazioni, a vantaggio però dei latifondisti parassitari, che vedono aumentare i propri profitti, e a svantaggio di più moderne colture specializzate. Un'altra iniziativa è quella della 'bonifica integrale', che si propone di recuperare all'agricoltura tutto il suolo nazionale; sono eliminate terre paludose in Emilia-Romagna, nel Veneto, in Lazio, in Campania, in Puglia, in Calabria, in Sicilia e in Sardegna. Inoltre lo Stato, per rispondere alla crisi del '29, istituirà dei grossi enti (come l'IMI o l'IRI) con lo scopo di trovare fondi alle industrie in via di fallimento o di comprare e statalizzare parti di industrie che stavano per fallire. Il regime ha quindi spesso dimostrato di applicare una politica economica interventista e una presenza sempre più 'totalitaria' del potere politico sull'economia. Per quanto riguarda la politica estera del fascismo, il regime ha cercato di ampliare i possedimenti coloniali italiani riconquistando prima di tutto Libia e Albania e in seguito attaccando e sconfiggendo l'Etiopia, presentando agli italiani questa guerra come un'impresa civilizzatrice da parte di un popolo superiore nei confronti di un popolo inferiore, rozzo e sporco. La società delle nazioni, visto l'attacco dell'Italia ad un altro Stato indipendente, multò questa con sanzioni economiche rispettate inizialmente da molti Paesi, tra cui anche Francia e Inghilterra. Questo significava che l'Italia doveva produrre da sola ciò che prima era abituata ad importare; Mussolini ne approfitta quindi per lanciare una politica di 'autarchia': l'Italia sarebbe dovuto diventare autosufficiente e produrre tutto da sola senza l'aiuto di quelle potenze europee che, a livello propagandistico, erano considerate ipocrite poiché penalizzavano l'Italia, che voleva andare a conquistare una piccola colonia, quando loro possedevano i due più grandi imperi coloniali del mondo. Il regime inoltre cerca di assoggettare a sé le masse con l'Opera Nazionale del Dopolavoro, che raccoglie circa il 25% della classe operaia, il 7% dei lavoratori agricoli e l'80% degli impiegati pubblici e privati. I circoli diffondono l'interesse e la pratica dello sport, in particolare del ciclismo, del calcio e del gioco delle bocce, ma soprattutto si propongono di formare un nuovo tipo di cittadino, integrato nella società di massa, virile, ben socializzato e con un forte spirito i solidarietà di gruppo. Inoltre il fascismo è ben consapevole dell'importanza dell'istruzione (soprattutto della scuola elementare, obbligatoria per tutti), per la creazione del consenso; essa infatti diventa uno degli strumenti più preziosi e importanti di coinvolgimento di tutti nell'accettazione e addirittura nell'esaltazione dello Stato e del suo capo. Viene fondata inoltre l'Opera Nazionale Balilla che si occupa dei giovani dai sei ai diciotto anni, impegnandoli in attività ginniche, sportive e premilitari, confidando nel carattere formativo dell'agonismo (tipico dello sport) che esalta la prestanza e la potenza fisica, connotati indispensabili del virile uomo fascista. Infine bisogna ricordare che il fascismo, come ogni totalitarismo, si è subito impadronito completamente di ogni mezzo di comunicazione (stampa, radio, cinegiornali) per produrre documenti col compito di dare del regime l'immagine che esso di volta in volta vuole trasmettere di sé in Italia o all'estero.


Un totalitarismo imperfetto


Il regime fascista, però, a differenza degli altri regimi totalitari, non riuscì mai ad esercitare un totale controllo sulle masse e sulla società italiana, poiché il suo potere era fortemente limitato da due forti istituzioni: la corona e la Chiesa. Per quanto riguarda il re, egli non si dimostrò mai un effettivo pericolo per Mussolini, anche perché non intervenne mai contro di lui. Non bisogna dimenticare comunque che egli era il capo dell'esercito, un esercito di italiani che aveva giurato fedeltà al monarca e non al duce. Per quanto invece riguarda la Chiesa, un'entità molto forte in Italia vista anche la vicinanza geografica col Vaticano e la forte presenza di cattolici nel Paese, Mussolini cercò di prendere subito accordi col Papa, per evitare che questi intervenisse a suo svantaggio. Così nel '29 il cardinale Gasparri e Mussolini sanciscono i 'Patti Lateranensi', che includono vari provvedimenti:

Un trattato chiude la questione romana con il reciproco riconoscimento delle legittime sovranità nazionali: al Papa spetta la Città del Vaticano, al re e al governo spetta l'Italia.

Lo Stato italiano si impegna a risarcire in denaro la Chiesa per la perdita dei territori dell'ex Stato della Chiesa.

Con il Concordato vengono accordati particolari privilegi all'interno dell'Italia in favore della religione cattolica: il suo insegnamento sarà obbligatorio all'interno della scuola, il matrimonio cattolico sarà riconosciuto anche con valore civile, gli espulsi dall'ambito ecclesiastico per opera della Chiesa stessa non avrebbero avuto incarichi pubblici statali, ecc. .

In ogni caso, il fascismo si è dimostrato più debole degli altri regimi anche perché, mentre nazismo e stalinismo hanno sempre cercato di subordinare lo Stato al partito, in Italia è avvenuto il contrario: al centro del regime c'era lo Stato. Inoltre, mentre gli altri regimi totalitari hanno cercato di organizzare la società in modo che la sovranità fosse interamente nelle mani del potere esecutivo o dell'apparato amministrativo, totalmente assoggettato al regime, in Italia ciò non è stato possibile. Infatti il fascismo ha 'riciclato' l'amministrazione del periodo precedente che, chiaramente, ha potuto 'fascistizzare' solo superficialmente con l'uso della forza; è quindi inevitabile che essa tenda a frenare il cammino del regime.


L'arte del fascismo

G. TERRAGNI, M. PIACENTINI, G.MICHELUCCI



In Italia, il Razionalismo ha avuto uno sviluppo quasi parallelo al fascismo, tanto che spesso si identificò col fascismo stesso, diventandone entro certi limiti l'espressione preferita. Dal punto di vista ideologico infatti il fascismo si proponeva come una forza nuova, giovane e rivoluzionaria (per lo meno agli inizi) e ciò incontrava gli ideali dell'architettura razionalista che esprimeva compiutamente questa volontà di cambiamento e di rifiuto della tradizione. Il regime fascista promuoveva massicce iniziative di carattere urbanistico, dal ridisegno di intere aree urbane, alla costruzione di nuovi edifici pubblici; dalla fondazione di nuove città (come Latina), alla creazione di nuovi quartieri. Ma mentre alcune erano opere di grande importanza, altre erano mosse di propaganda che dovevano dimostrare la grandezza del regime.

Giuseppe Terragni è indubbiamente uno degli esponenti più importanti di questo Razionalismo italiano. Egli aderisce pienamente al PNF, pensando di vedere una forza politica innovatrice, ma se ne allontana quando scopre la vera essenza di questo regime in realtà totalitario. La Casa del Fascio (prima, seconda e terza visuale) è un edificio di pianta quadrata con l'altezza esattamente uguale alla metà del lato di base. La facce sono scandite da aperture quadrate e l'estrema geometrizzazione della facciata sembra un riferimento simbolico a quel ritorno all'ordine di cui il fascismo si riteneva promotore.

Con il consolidarsi del regime, anche l'arte muta facendosi sempre più monumentale: gli intonaci fanno spazio ai marmi, le proporzioni diventano enormi, la chiarezza geometrica lascia il posto alla presenza scenografica. Ne è un esempio il Palazzo di Giustizia a Milano, di Marcello Piacentini, in cui questi nuovi elementi fanno entrare l'opera in contraddizione con l'iniziale significato razionalista che l'arte fascista si proponeva.

Un altro importante esponente del razionalismo italiano è Giovanni Michelucci. Nato a Pistoia, si forma all'Accademia di Belle Arti e partecipa al concorso del 1932 per la costruzione della nuova Stazione Ferroviaria di Santa Maria Novella insieme a cinque suoi collaboratori, costituendo insieme, per l'occasione, il Gruppo Toscano. Gli accademici ironizzavano sul progetto di Piacentini, ma d'altra parte i razionalisti ne erano entusiasti. Alla delicatezza della scelta urbanistica (bisognava intervenire a poche centinaia di metri dall'abside della Basilica di Santa Maria Novella), si aggiungeva la disputa ideologica: se il fascismo avesse dato via libera al progetto, sarebbe stato un implicito riconoscimento della validità delle teorie razionaliste e moderniste. Fu Piacentini che, da mediatore, spalleggiando il progetto, riuscì a convincere direttamente Mussolini a dare al gruppo il suo definitivo appoggio. Una volta approvato, il progetto fu concluso in brevissimo tempo, grazie anche all'uso di calcestruzzo e cemento e adesso rappresenta un valido esempio dell'architettura razionalista italiana. L'opera presenta vari pregi, ad esempio quello di essere sviluppata per lo più orizzontalmente, in modo da non contrapporsi urbanisticamente antagonistico alla vicina basilica. Inoltre la forma semplice e squadrata è determinata direttamente dalla funzione dell'edificio, come del resto ogni sua parte: l'immediata riconoscibilità delle funzioni di ogni locale, infatti, determina anche la scelta delle forme esterne. Il rivestimento esterno è in pietra forte, in modo da accordarsi a quello di Santa Maria Novella, con cui l'architettura vuole rapportarsi e non contrapporsi. E' infatti degna di nota la volontà di Michelucci di rapportarsi costantemente con l'esistente, con la storia e con i materiali di un determinato luogo nonché con l'uomo, la sua misura e le sue esigenza.


Gli intellettuali fascisti


'Fascismo' nella Treccani e il documento degli intellettuali fascisti. Nel periodo in cui il fascismo è salito ed è rimasto al potere, gli intellettuali italiani si sono divisi in due gruppi a seconda della loro reazione nei suoi confronti: quelli con idee affini a quelle della propaganda fascista e quelli anticonformisti.

Un esempio di intellettuale appartenente al primo gruppo è Giovanni Gentile, che scrive anche la definizione di 'Fascismo' nell'Enciclopedia Italiana Treccani, firmata anche da Mussolini. Il filosofo idealista presenta il fascismo come il superamento delle istanze individuali nel nome di una 'legge morale che stringe insieme individui e generazione in una tradizione e in una missione', come una concezione religiosa in cui l'uomo è visto in 'rapporto con una legge superiore' che ne fa membro consapevole di una società spirituale, opposta sia al liberalismo (che tutela gli interessi dei singoli), sia al socialismo (che tutela gli interessi della collettività con una lotta di classe).Per Gentile inoltre 'il fascismo respinge nella democrazia l'assurda menzogna convenzionale dell'egualitarismo politico e l'abito della irresponsabilità collettiva e il mito della felicità e del progresso indefinito. Ma, se la democrazia può essere diversamente intesa, cioè se democrazia significa non respingere il popolo ai margini dello stato, il fascismo poté da chi scrive, essere definito una democrazia organizzata, centralizzata, autoritaria'. Il filosofo del fascismo giustifica la volontà aggressiva del fascismo di potenza e di comando; sostiene che per il fascismo la tendenza all'impero non è solo un'espressione territoriale o militare, ma anche spirituale e morale, una manifestazione di vitalità. E 'che sia una dottrina di vita, lo mostra il fatto che ha suscitato una fede: che la fede abbia conquistato le anime lo dimostra il fatto che il fascismo ha avuto i suoi caduti e i suoi martiri'.

Nel 1925, a seguito di un convegno sulla cultura fascista presieduto da Gentile, egli stesso, a nome di tutti gli intellettuali intervenuti, redige un 'Manifesto degli intellettuali fascisti', nel quale fornisce la giustificazione ideologica del regime. In esso sono ribaditi i concetti già espressi all'interno dell'Enciclopedia Italiana tra cui quello del fascismo come superamento dell'individualità, come fede energica, violenta e vitale (e perciò esercita una forte attrazione sui giovani).Inoltre riafferma che solo lo stato fascista è in grado di rappresentare gli interessi di tutti gli italiani, armonizzandoli con l'interesse comune. Infine Gentile parla di tutti coloro che tentano inutilmente di opporsi al regime; loro, che secondo il filosofo sono già una minoranza, sono già destinati alla sconfitta; ma non perché i principi su cui si basano siano opposti a quelli del fascismo, ma semplicemente perché inferiori.


Gli intellettuali antifascisti


In risposta al 'Manifesto degli intellettuali del fascismo', Benedetto Croce, uno degli intellettuali italiani più autorevoli e conosciuti nel mondo, pubblicò il suo 'Contromanifesto', sottoscritto poi da decine di intellettuali e studiosi italiani. In esso critica duramente gli intellettuali fascisti, accusati di avere contaminato con la politica sia l'arte che la scienza e inoltre denuncia la debolezza del pensiero fascista, caratterizzato da 'confusioni dottrinali e malfilati raziocinamenti'. Croce polemizza anche sull'abuso della parola 'religione' e definisce la dottrina fascista come un vangelo che mostra 'un incoerente e bizzarro miscuglio di appelli all'autorità e di demagogismo, di proclamata riverenza alle leggi e di violazione delle leggi, di concetti ultramoderni e di vecchiumi muffiti, di atteggiamenti assolutistici e di tendenze bolsceviche, di miscredenze e di corteggiamenti della alla Chiesa cattolica, di aborrimenti della cultura e di conati sterili verso una cultura priva delle sue premesse, di sdilinquimenti mistici e di cinismo'.


Eugenio Montale


Tra coloro che hanno firmato il 'Contromanifesto', troviamo anche Eugenio Montale. Egli, infatti si oppone fermamente al regime tanto che arriverà persino ad essere radiato dall'insegnamento per essersi rifiutato di prendere la tessera del partito fascista. Durante la II Guerra Mondiale ha dato asilo nella sua casa a molti ebrei, tra i quali anche Umberto Saba e Primo Levi e al termine della guerra entrò a far parte del Comitato per la cultura e per l'arte del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale).


La primavera hitleriana

Né quella ch 'a veder lo sol si gira

DANTE (?) a Giovanni Quirini

Folta la nuvola bianca delle falene impazzite

turbina intorno agli scialbi fanali e sulle spallette,

stende a terra una coltre su cui scricchia

come su zucchero il piede; l'estate imminente sprigiona

ora il gelo notturno che capiva

nelle cave segrete della stagione morta,

negli orti che da Maiano scavalcano a questi renai.


Da poco sul corso è passato a volo un messo infernale

tra un alalà di scherani, un golfo mistico acceso

e pavesato di croci a uncino l'ha preso e inghiottito,

si sono chiuse le vetrine, povere

e inoffensive benché armate anch'esse

di cannoni e giocattoli di guerra,

ha sprangato il beccaio che infiorava

di bacche il muso dei capretti uccisi,

la sagra dei miti carnefici che ancora ignorano il sangue

s'è tramutata in un sozzo trescone d'ali schiantate,

di larve sulle golene, e l'acqua séguita a rodere

le sponde e' più nessuno è incolpevole.


Tutto per nulla, dunque? - e le candele

romane, a san Giovanni, che sbiancavano lente

l'orizzonte, ed i pegni e i lunghi addii

forti come un battesimo nella lugubre attesa

dell'orda (ma una gemma rigò l'aria stillando

sui ghiacci e le riviere dei tuoi lidi

gli angeli di Tobia, i sette, la semina

dell'avvenire) e gli eliotropi nati

dalle tue mani - tutto arso e succhiato

da un polline che stride come il fuoco

e ha punte di sinibbio

Oh la piagata

primavera è pur festa se raggela

in morte questa morte! Guarda ancora

in alto, Clizia, è la tua sorte, tu

che il non mutato amor mutata serbi,

fino a che il cieco sole che in te porti

si abbàcini nell'Altro e si distrugga

in Lui, per tutti. Forse le sirene, i rintocchi

che salutano i mostri nella sera

della loro tregenda, si confondono già

col suono che slegato dal cielo, scende, vince -

col respiro di un'alba che domani per tutti

si riaffacci, bianca ma senz'ali

di raccapriccio, ai greti arsi del sud



Questa poesia prende l'avvio dalla visita di Hitler a Firenze nel maggio del 1938. L'atmosfera che ci suggerisce la prima strofa, ricca di aggettivi e immagini cupe, è alquanto lugubre: le falene si adagiano a terra e formano un tappeto di morte che scricchiola sotto i piedi e la primavera risulta ancora fredda, avvolta in un gelo racchiuso nei nascondigli segreti dell'inverno (la 'stagione morta'). Nella strofa successiva comincia un flashback che riprende la sinistra parata: Hitler è un 'messo infernale' e, ai suoi lati, ali di fascisti lo salutano coll'antico grido di vittoria 'alalà', bandiere con la svastica sventolano ovunque e nelle botteghe chiuse si notano giocattoli di guerra o capretti uccisi; e questi oggetti perdono immediatamente la loro valenza reale per diventare simbolo e immagine stessa di una realtà (e perciò sono detti correlativi oggettivi) riguardante la guerra e la sua carneficina. Montale parla di una 'sagra', la festa dei bottegai, definendoli con un ossimoro, i 'miti carnefici', ovvero coloro che non si rendono conto di annunciare con i loro giocattoli e capretti la guerra imminente. La terza strofa è tutta rivolta a Clizia, che nella mitologia antica è l'Oceanina che si innamora del dio Apollo e che quando muore viene trasformata in girasole dagli dei. Dietro a questo pseudonimo si cela Irma Brandeis, una ebrea tedesca che studia letteratura italiana e che il poeta conosce proprio a Firenze. Ogni volta che il poeta parla di lei nelle sue poesie, inserisce anche il tema della separazione e della lontananza da lei; inoltre questa assume sempre le sembianza di una donna idealizzata, incredibilmente simile alla donna-angelo della tradizione stilnovista, e sempre rifacendosi alla tradizione letteraria più antica, spesso il poeta si riferisce a lei con un 'senhal', un nome che ci fa pensare a lei, come in questa poesia possono essere il nome Clizia, il sole o il girasole. Montale si chiede se il suo amore sia servito a qualcosa o se tutto sia stato per nulla, un dubbio che nasce dal fatto che in una Firenze invasa dai demoni ormai nessuno più è incolpevole, neanche i miti bottegai che ormai sono carnefici. In una terra dove ormai l'orrore ha conquistato ogni cosa, Clizia viene chiamata alla missione salvifica, che le deriva dalla sua condizione di donna-angelo, di conservare immutato il suo amore segreto ('cieco sole') finché questo non si annulli in Dio per la salvezza di tutti. Clizia, quindi, diventa 'cristofora' , immagine di Cristo, essendo come lui portatrice di salvezza per l'umanità e destinata alla sofferenza. Il poeta immagina già che nel suono delle sirene e delle campane che salutano i demoni si confonda il suono proveniente dal cielo che decreta la loro sconfitta, e che l'alba dell'indomani sia priva di orrore. L'immagine finale è quella di un paesaggio desolato, devastato, che diventa correlativo oggettivo di un Europa sconvolta dalla guerra. Da questa poesia si può notare quindi come per Montale l'arrivo di Hitler non sia un evento festoso, ma anzi luttuoso e portatore di disgrazie; per lui il nazismo e il fascismo non rappresentano un cambiamento positivo ma una manifestazione del male. Il poeta, però, ha voluto precisare che le poesie contenute nella raccolta 'La Bufera e Altro', da cui è tratta anche 'La Primavera Hitleriana' sono riferibili alla condizione storica degli anni '30 e '40, ma non si concludono in essa: per il lui il male è presente sempre e ovunque ma si hanno periodi in cui questo si concentra maggiormente; l'epoca dei totalitarismi ne è un esempio.


Gorge Orwell


George Orwell (1903-1950)

1903 Eric Blair was born in Bengal, India, the son of a minor officer on the British Army

1917 went to Eton on a scholarship

1921 left school but did not attend the University

1922-27 served in the Indian Imperial Police in Burma

1928 returned to Europe and lived among the poor working people and tramps in Paris and London

1933 published Down and Out in Paris and London, which was the result of his experiences in London and Pars, under the name of George Orwell

1934 wrote his first novel Burmese Days

1937 wrote The road to Wigan Pier which collected his impressions on a visit to a despressed industrial area and his political beliefs; went to fight in Spanish Civil War on the Republican side

1940-41 two collections of essays appeared: Inside the Whale and The Lion and the Unicorn

1945 published Animal Farm

1949 his most celebrated novel, 1984, was published

1950 died of tuberculosis

Shooting an Elephant and Other Essays appeared shortly after his death


Animal Farm


Summary


The story takes place on a farm somewhere in England. The story is told by an all-knowing narrator in the third person. The action of this novel starts when the oldest pig, Old Major on the farm calls all animals to a secret meeting. He tells all the other animals about his dream of a revolution against the cruel Mr. Jones. Three days later Major dies, but the speech gave the more intelligent animals a new outlook on life. The pigs, who were considered the most intelligent animals, instructed the other ones. During the period of preparation two pigs could distinguish themselves, Napoleon and Snowball. Napoleon is big, and although he isn't a good speaker, he could assert himself. Napoleon is a better speaker, he has a lot of ideas and he is very vivid. Together with another pig called Squealer, who is a very good speaker, they work out the theory of 'Animalism'. The rebellion starts some months later, as one night Mr Jones comes home drunken, and forgets to feed the animals. They break out of the barns and run to the house, where the food is stored. As Mr Jones recognises this he takes out his shotgun, but it is to late for him, all the animals fall over him and drive him off the farm. The animals destroy all whips nose rings, reins, and all other instruments that were used to suppress them. The same day the animals celebrate their victory with an extra ration of food. The pigs have made up the seven commandments, and they have written then above the door of the big barn. They run thus:

1.: Whatever goes upon two legs is an enemy.

2.: Whatever goes upon four legs, or has wings is a friend.

3.: No animal shall wear clothes.

4.: No animal shall sleep in a bed.

5.: No animal shall drink alcohol.

6.: No animal shall kill another animal.

7.: All animals are equal.

The animals also agreed that no animal shall ever enter the farmhouse, and that no animal shall have contact with humans. This commandments are summarised in the simple phrase: 'Four legs good, two legs bad'. After some time Jones came back with some other men from the village to recapture the farm. The animals fight brave, and they manage to defend the farm. Snowball and Boxer received medals of honour for defending the farm so bravely. Also Napoleon who had not fought at all takes a medal. This is the reason that the two pigs, snowball and Napoleon are often arguing. As Snowball one day presented his idea to build a windmill, to produce electricity to the other animals, Napoleon calls nine strong dogs. The dogs drive off Snowball from the farm, and Napoleon explains that Snowball in fact was co-operating with Mr Jones. He also explains that Snowball in realty never had a medal of honour, that in Snowball was always trying to cover up that he was fighting at the side of Mr Jones. The animals then started with the building of the windmill, and as time went on the working-time went up, whereas the food ration went down. Although the 'common' animals had not enough food, the pigs grow fatter and fatter. The pigs tell the animals that they need more food, for they are managing the whole farm. Again some time later the pigs explain to the other animals that they have to trade with the neighbour farms. The common animals are very upset , because after the revolution, there has been a resolution that no animal shall make trade with a human. But the pigs ensured that there never has been such a resolution, and that this was a evil lye by Snowball. Short after this decision the pigs moved to the farm house. The other animals remembered that there was a commandment that forbids sleeping in beds, and so they go to the big barn to look at the commandments. As they arrive there they can't believe their eyes, the 4th commandment has been changed to: 'No animal shall sleep in bed with sheets'. And also the other commandments were changed: 'No animal shall kill another animal without reason', or 'No animal shall drink alcohol in excess'. Some months there is a heavy storm that destroys the windmill, that is nearly ready. Napoleon accuses Snowball of destroying the mill, and he promises a reward to the animal who gets Snowball. The rebuilding of the mill takes two years. Again Jones attacks the farm, and although the animals defend the farm the windmill is once again destroyed. The pigs decide to build the mill again, and they cut down the food ration. And some day Boxer breaks down. He is sold to a butcher, whereas Napoleon tells the pigs that Boxer was brought to a hospital where he has died. Three years later the mill was finally ready. In this time Napoleon deepens the relations with the neighbour farm, and one day Napoleon even invites the owners of this farm for an inspection. They sit inside the farmhouse and celebrate the efficiency of his farm, where the animals work very hard with the minimum of food. During this celebration all the other animals have meet at the window of the farm, and as they look inside they can't distinguish between man and animal.


Setting


As its title implies, Animal Farm is set on a farm. But Orwell uses the farm to represent a universe in miniature. It sometimes seems idyllic, peaceful, fresh, spring-like. Usually moments when it is perceived in this way contrast ironically with the real situation of the animals. The setting suggests an attitude: 'this could be utopia, but' It does not really interest Orwell in itself. Sometimes he sketches a wintry, bleak, cold decor, a perfect backdrop for hard times. Here you could think of the setting as a metaphor, a way of representing hard times.


Point of view


Orwell uses point of view in Animal Farm to create irony. Irony is a contrast or contradiction, such as between what a statement seems to say and what it really means, or between what characters expect to happen and what really happens. The story is told from the naive point of view of the lower animals, not from that of the clever pigs or an all-seeing narrator. Thus, when there's a crash one night and Squealer is found in the barn sprawled on the ground beside a broken ladder, a brush, and a pot of paint, it is 'a strange incident which hardly anyone was able to understand.' A few days later the animals find that the Fifth Commandment painted on the barn wall is not exactly as they remembered it; in fact there are, they can now see, two words at the end that 'they had forgotten.' No comment from the narrator. The irony (the contrast between what the animals believe, what the narrator actually tells us, and what we know to be the truth) fills us with more anger than an open denunciation could have done.


Form and structure


Animal Farm successfully combines the characteristics of three literary forms--the fable, the satire, and the allegory. Animal Farm is a fable (a story usually having a moral, in which beasts talk and act like men and women). Orwell's animal characters are both animal and human. Each animal character is a type, with one human trait, or two at most--traits usually associated with that particular kind of animal Clearly, Animal Farm is a story about a revolution for an ideal, and about how that ideal is increasingly betrayed until it disappears altogether from the new society after the revolution. Since Orwell attacks that new society, and since, despite the grim, bitter picture he paints of it, he attacks it with humor (the humor of the beast fable), we can also call Animal Farm a satire. The immediate object of attack in Orwell's political satire is the society that was created in Russia after the Bolshevik Revolution of 1917. The events narrated in Animal Farm obviously and continuously refer to events in another story, the history of the Russian Revolution. In other words, Animal Farm is not only a charming fable ('A Fairy Story,' as Orwell playfully subtitles it) and a bitter political satire; it is also an allegory.


SYMBOLISM


The novel Animal Farm is a satire on the Russian revolution, and therefore full of symbolism. General Orwell associates certain real characters with the characters of the book. Here is a list of the characters and things and their meaning:

Mr Jones: the farmer Mr Jones stands for the Russian Tsar Nicolaii the second who was forced to abdicate after the successful February-revolution. But Mr Jones also somehow stands for the moral decline of men in a capitalist or feudalist type of socierty.

Old Major: Old major on the one hand represents the workers of the Putilow factory, who started the February-revolution, and on the other hand Old Major is representing the Russian intelligentsia. But it is also possible that Orwell made Old Major a symbol for Karl Marx and Friedrich Engels, who somehow invented the communist ideology. Another possibility is that Old Major represents Wladimir Iljitsch Lenin, the leader of the October revolution.

Napoleon: Without doubt Napoleon stands for Josef Wissarionowitsch Stalin, one of the most cruel dictators in worlds history.

Benjamin: in communist Russia, or the USSR, would be an old intellectual or professor. Someone that has a good education and that has read about similar revolutions, which have not worked. He is smart in the sense that he knows about Napoleon's tyranny enough to keep quiet. He knows that if he speaks or acts against Napoleon he might get hurt. He knows that Napoleon would not tolerate opposition.

Squealer: This pig is an excellent speaker. Squealer convinces all animals to follow the revolution. Squealer convinced the animals that Napoleon was a great leader that all of the animals should defend and be proud of him, but what truly was happing was that Napoleon wasn't actually doing anything unless breaking the animal farm rules. He is also the one who makes all the changes in the Seven Commandments. In human terms he is the propaganda apparatus that spreads the 'big lie' and makes people believe in it.

Snowball: Snowball is a symbol for Leo Dawidowitsch Trotzky. Trotsky participated in the revolution and he was seen as Stalin's opponent for the leader of the Soviet Union and as a result Stalin expelled him.

Boxer & Clover: These two animals are a sing for the Russian working-class, which was convinced of the necessity of the Revolution. The Russian working-class then has build up the industry, which was forty years behind the western countries.

Pigs: Orwell has chosen the pigs to represent the communist Party. Before and short after the revolution the acted like being loyal to the working-class, or common animals, but later they have became just like, the tsar family. They just exploit the working-class, an they live in luxury and abundance.

Dogs: The dogs were recruited by the pigs to protect their own power and might. The dogs were also used to evict and to intimidate political enemies within their own rows (for example: Snowball-Trotzky). So one can say that the cruel dogs stand for the army and the secret-police.

Moses: The raven Moses is a symbol for the orthodox church, that was somehow an allied of the Russian Tsar. Moses always told stories of the 'Sugar Candy Mountain' where all dead animals live on. Moses tries to persuade the animals that there is no need for revolution.

Rats & Rabbits: The rats and the rabbits, who are regarded as wild animals, somehow represent the socialist movement, the so-called 'Menscheviki'. In the very beginning of the book the animals vote if rats and rabbits should be comrades.

Pigeons: The pigeons, who fly out each day to spread out he message of the victory, represent the 'Communist World Revolution'.

Farm buildings: The farm stands for the Kremlin. In the early days of the USSR there were sightseeing tours trough the Kremlin. Later it became the residence of Stalin; Windmill: The Windmill for example stands for the Russian industry, that has been build up by the working-class.

Humans: The humans stand for the capitalists, who exploit the weak.

Fredericks: Stands for Hitler. There also has been an arrangement.

Foxwood: Foxwood farm is representing England.

Pinchfiled: Pinchfiled symbolises Germany.


What the story want to tell us


The story starts with a good intention: The animals take action against men and fight against all bad things they had to suffer. But the animals aren't equal. There are more and less intelligent ones, and step by step, the pigs, that were the most intelligent animals, took over leadership, which leaded under Napoleon to a dictatorship. Why did it came to this point? Mostly, it was the fault of every other animal on farm. The pigs could do what they wanted to, because no animal realised what happened to their farm. At first, they didn't try hard enough to learn reading and writing, then they just followed the leaders instead of taking any actions. Even when Snowball was expelled from the farm, they took no action. The author wants to teach us, that you should always think for yourself what is good and what is bad. But to do this, it is necessary to have a good education.. Reading and writing is important, and look at the history and learn from the bad things that happened.



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