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Le riforme religiose




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LE RIFORME RELIGIOSE


LA DIVISIONE DELLA CRISTIANITA' OCCIDENTALE

Alla fine del secolo sarebbe apparso in piena evidenza il dissolvimento del mondo cristiano medievale.

Numerose erano state le istanze di trasformazione religiosa della cristianità. Istanze di riforma della Chiesa erano presenti anche nel movimento religioso della Devotio moderna e nel pensiero di Erasmo da Rotterdam.

Ma la rivoluzione religiosa che divise in due campi contrapposti la cristianità ebbe inizio lontano dalle corti rinascimentali italiane e dagli ambienti colti europei intrisi nel pensiero umanistico. L'obiettivo contro cui si scagliò Lutero fu la dottrina delle indulgenze: la messa in discussione dei fondamenti di questa pratica ecclesiastica ormai consolidata, anche se non universalmente accettata, toccava punti fondamentali della teologia cristiane. Le tesi di Lutero si diffusero rapidamente.

Alla fine del decennio la riforma si era ormai diffusa anche a Zurigo. La dieta di Augusta sancì la divisione definitiva della cristianità. I principi tedeschi vedevano nel luteranesimo la possibilità di emanciparsi da Roma e dall'imperatore.

Nel 1534 anche l'Inghilterra si staccava da Roma, in seguito alle vicende matrimoniali di re Enrico VIII. Si compì un vero e proprio scisma che portò alla creazione della Chiesa anglicana, sempre più aperta ai principi della Riforma.

In questo panorama l'esperienza di gran lunga più significativa fu quella della città di Ginevra, dove Giovanni Calvino realizzò il suo modello di riforma religiosa.

In Italia il papato aveva intanto messo in atto un complesso processo di riadattamento e di rinnovamento, in cui le istanze riformatrici interne si intrecciavano con quelle di difesa dall'eresia luterana e di revisione dogmatica e dottrinale, che prenderà il nome di riforma cattolica o Controriforma.

SALVEZZA E PREDESTINAZIONE

La questione che aveva dato vita alla protesta luterana era quella delle indulgenze, un problema che aveva allora una forte risonanza poiché era stata bandita una speciale indulgenza per finanziare la costruzione della basilica di S. Pietro. La questione delle indulgenze non era marginale e toccava  da vicino l'intero rapporto dell'uomo con il peccato e con la salvezza. La critica di Lutero si appuntava su questioni teologiche fondamentali, criticando radicalmente il concetto stesso di indulgenza.

La fede è il segno di riconciliazione dell'uomo con Dio, della sua elezione fra coloro che godono della grazia divina. Solo la fede avvicina l'uomo a Dio. Solo la grazia divina potrà salvare il peccatore, indipendentemente dal peccato commesso. La strada alla svalutazione totale del ruolo della Chiesa come intermediaria tra Dio e la comunità dei fedeli era aperta.

La negazione del valore delle opere per la salvezza implicava inoltre una trasformazione di vasta portata sul piano teorico e teologico. La dottrina della predestinazione sarà alla base della polemica tra Lutero e Erasmo da Rotterdam: contro la concezione del servo arbitrio di Lutero, cioè dell'incapacità dell'uomo di decidere il proprio destino, essendo sottomesso completamente alla volontà di Dio, l'umanista esalterà il libero arbitrio, cioè la possibilità che l'uomo ha di cooperare attraverso le sue azioni alla propria salvezza.

È Giovanni Calvino a portare la dottrina della predestinazione alle sue più rigide conseguenze. In questa prospettiva le opere riacquistano un ruolo importante in quella calvinista. Ne deriverà una concezione attivistica della vita del cristiano, un'etica terrena di realizzazione che nella società urbana e borghese di Ginevra assumerà le caratteristiche di un'etica del lavoro e del guadagno.

CLERO E POPOLO CRISTIANO

La dottrina della giustificazione per fede aveva conseguenze molto rilevanti anche per la concezione cattolica del sacerdozio. Questa dottrina, detta del sacerdozio universale dei credenti, aprì la strada alla critica dell'apparato sacramentarlo della Chiesa cattolica. Lutero ridusse i sacramenti da sette a due, gli unici fondati sulle scritture: il battesimo e l'eucarestia. Per Lutero nell'ostia eucaristica c'è la presenza di Cristo, e il ruolo del sacerdote è quello di rendere la sua presenza percepibile.

Nelle chiese riformate la concessione del calice a tutti i fedeli annulla la distinzione tra clero e popolo, a livello non solo dottrinale ma anche simbolico.

Come segno preciso di questa diversità di ruolo attribuita al clero, il movimento riformato abolì subito il celibato ecclesiastico. Lutero stesso so sposò e così molti dei suoi seguaci. La Chiesa cattolica avrebbe invece ribadito tanto il celibato quanto la presenza reale del Cristo nell'ostia eucaristica.

Convergenze tra riforma luterana e riforma cattolica si rintracciano anche sugli strumenti dell'educazione religiosa e morale, che nel mondo protestante si estende enormemente.

La spinta protestante alla lettura diretta del testo biblico spinge d'altronde i riformati ad estendere enormemente l'alfabetizzazione. La lettura della Bibbia viene infatti scoraggiata. Crescono e si moltiplicano le scuole, sia per i ricchi sia per i poveri. La compagnia di Gesù, fondata nel 1536 dallo spagnolo Ignazio di Lodola, elabora per i suoi numerosi collegi, destinati a curare l'educazione degli strati più elevati della società. Nuovi ordini si occupano di stendere anche nel mondo cattolico la conoscenza religiosa e con questa l'alfabetizzazione.

LA RIFORMA CATTOLICA

Leone X bollò la disputa tra agostiniani e domenicani intorno alle indulgenze. Solo dopo l'elezione al soglio imperiale di Carlo V la curia romana fu libera di occuparsi nuovamente di Lutero. Il pontefice condannava pubblicamente le idee di Lutero; la risposta del monaco agostiniano non tardò: a dicembre dello stesso anno Lutero bruciò pubblicamente la bolla papale.

Gaspare Contarini era un esponente di spicco di quel movimento di riforma interna della Chiesa che è stato chiamato con il nome di riforma cattolica e che a Roma aveva in quegli anni a suo centro l'Oratorio del divino amore. L'iniziativa conciliare fallì per ragioni politiche e per l'irrigidimento teologico dei protestanti. Nel 1542 morì lo stesso Contarini. Il problema era quello di opporre dogmi sicuri e argini dottrinali all'eresia protestante. Lo strumento utilizzato fu quello del Concilio che avrebbe agito sia sul piano teologico sia sul piano disciplinare.

Le decisioni del Concilio, tanto la sua azione di riorganizzazione disciplinare come l'opera di definizione dogmatica, rappresentano una tappa fondamentale della storia della Chiesa. Una parte della storiografia ha definito tale fenomeno con il termine di controriforma. Il processo di ridefinizione dogmatica e religiosa messo in moto dal Concilio di Trento non fu in realtà meno radicale di quello luterano e calvinista.

IL CONCILIO DI TRENTO

Il Concilio di Trento non fu mosso esclusivamente dalla volontà di restaurazione della Chiesa monolitica e ossessionata dal problema dell'unità religiosa. I lavori conciliari ebbero una vita assai travagliata, con frequentissime pause determinate anche dalle vicende politiche e dalle guerre.

Il Concilio fu convocato nel 1542 da Paolo III. La guerra che contrapponeva, in suolo tedesco, l'imperatore Carlo V ai prìncipi luterani riuniti nella Lega di Smalcalda lo fece slittare al 1545. Ripreso nel 1562, portò a termine i suoi lavori nel 1563. le decisioni dogmatiche del Concilio furono compendiate nella Professio fidei tridentinae e nel 1566, nel Catechismo romano. La riforma cattolica era già in gran parte avviata, la presenza delle Chiese protestanti era ormai radicata nell'Europa settentrionale e gran parte delle definizioni dottrinali e dogmatiche erano state deliberate già tra il 1545 e il 1547.

Le decisioni prese dal Concilio in maniera dogmatica chiarificavano e definivano in modo preciso la dottrina della Chiesa, e separavano con nettezza l'ortodossia, cioè la retta dottrina. Fu riconfermato che la lettura dei testi sacri spettava unicamente al clero. I confini tra sacro e profano sono fissati molto rigidamente, di contro all'erosione protestante della sfera della sacralità e il sacerdote è il rappresentante del sacro sulla terra e mediatore tra uomo e Dio.

Dal punto di vista istituzionale, la Chiesa affermò la necessità di creare un clero più preparato e impegnato nell'ammaestrare nella parola e nell'esempio i fedeli e approntò gli strumenti necessari a questa operazione. L'opera del Concilio fu affiancata da quella di grandi personalità riformatrici che dominarono la vita cattolica in quel periodo. Fu Filippo Neri a spingere il suo seguace Cesare Baronio a scrivere la prima storia della Chiesa dalle origini alla rottura con Lutero, che costituì un importante strumento di rafforzamento della Chiesa di Roma.

La creazione di nuovi ordini religiosi e la riforma di quelli esistenti avevano preceduto l'attività conciliare, svolgendosi principalmente nel XV secolo e poi negli anni Venti e Trenta del Cinquecento.

Le resistenze all'applicazione dei decreti del Concilio furono fortissime. La corona francese proibì per moltissimo tempo la pubblicazione in Francia dei decreti. L'azione di codificazione dogmatica e rituale intrapresa con il Concilio di Trento rafforzò la Chiesa cattolica e la dotò di quel complesso di apparati teologici e dottrinali cha mantiene, in gran parte, ancora oggi.


CAPITOLO  X RELIGIONE E SOCIETA' NELL'EUROPA DELLE RIFORME


LE TRASFORMAZIONI DELL'IMMAGINARIO RELIGIOSO

Nel cinquecento cambiano importanti aspetti della percezione religiosa collettiva come la classificazione dei peccati, e su quello in cui si trasformano, in questo impatto con i cambiamenti mentali, istituzioni al tempo stesso sociali e religiose come il matrimonio.

I sette peccati capitali erano disposti su una scala di progressiva gravità. Quello ritenuto socialmente più pericoloso era la lussuria, perché si riteneva che la sessualità portasse con sé un pericolo di contaminazione, in grado di attirare l'ira divina su tutta la comunità e non solo sul peccatore.

Il ruolo dei peccati della carne divenne assolutamente centrale a rimarcare il rilievo della dimensione individuale e personale nella vita religiosa. La carità finì. Venne una scelta protestante di volgere la carità ad atti di carattere sociale. Per la Chiesa cattolica, l'accento continuava invece a poggiare sulle necessità morali e religiose del donatore.

Fu solo nel XII secolo che il matrimonio assunse le caratteristiche del sacramento, e questo determinò un contrasto tra la concezione sacrale del matrimonio incentrata sul libero consenso degli sposi, e quella socialmente accettata di contratto matrimoniale in cui il valore e il consenso degli sposi non avevano parte. L'abolizione da parte di Lutero del valore sacramentale del matrimonio sconvolse tale quadro: per l'etica protestante il matrimonio diveniva un'istituzione eminentemente sociale che doveva essere liberata dai controlli ecclesiastici e sottoposta, per quanto riguardava il consenso, esclusivamente al volere delle famiglie. Nel rituale romano del 1612 il matrimonio fu trasferito dalla soglia della Chiesa al suo interno, divenendo di totale competenza del diritto canonico.

LA RELIGIONE DI FRONTE ALLA POLITICA

Tra i seguaci più vicini a Lutero, Andrea Carlatadt interpretò ben presto la dottrina luterana del sacerdozio universale in senso ugualitario e fu per questo bandito da Wittenberg, dove aveva elaborato radicali progetti di riforma che avevano finito per suscitare l'ostilità di Lutero. Compito di colui che è scelto dallo spirito santo è il governo del mondo: secondo gli anabattisti, una comunità di santi, di uomini eletti da Dio e passati attraverso la rigenerazione spirituale del battesimo, era destinata a reggere la società tutta, regolata dall'osservazione rigorosa delle virtù cristiane delle origini, povertà, carità, umiltà.

L'uomo, secondo Lutero, aveva il dovere di accettare i vincoli sociali e la stessa disuguaglianza. L'obbedienza alle autorità e la radicale separazione della libertà del cristiano dalla naturale sottomissione del suddito al suo principe erano alla base della concezione luterana.

Tra il 1524 e il 1525 ci fu la guerra dei contadini. Il programma dei contadini, volto a restaurare i buoni usi antichi, prese spunto e linfa dal movimento anabattista, dall'evangelismo radicale da esso predicato, dalla tensione egualitaria della predicazione di Mùntzer, il quale si pose alla guida dei ribelli.

Nel 1525, i prìncipi tedeschi tanto cattolici che protestanti schiacciarono nel sangue la rivolta contadina. Il rifiuto dell'anabattismo da parte del pur variegato mondo protestante non obbediva solo a motivi politici, di difesa dell'ordine sociale e del principio di autorità.

L'ultimo tentativo di instaurare il regno di Dio in terra si realizzò nel 1534, nella città di Mùnster, dove una comunità anabattista si impadronì del potere: nella città fu permessa la poligamia, secondo l'antica usanza dei patriarchi biblici, e fu eliminata la proprietà privata.

CONTROLLO E REPRESSIONE

La novità dell'Inquisizione spagnola rispetto a quella medievale, risiedeva nel fatto che essa era un organo politico della monarchia; eccezionale anche per gli standard non certo teneri del tempo era inoltre la durezza del tribunale.

Intorno al 1540, il fallimento delle trattative con i protestanti e la diffusione della riforma in Italia posero con maggior urgenza il problema della repressione antiereticale, il primo istituto a essere riorganizzato fu proprio quello inquisitoriale, con la creazione nel 1542 di una commissione cardinalizia, la congregazione del sant'Uffizio, che aveva giurisdizione assoluta in materia di fede nel territorio della cristianità e coordinava i tribunali inquisitoriali locali, tranne quelli dell'Inquisizione spagnola, totalmente autonomi da Roma. Ma i tribunali non bastavano ad arrestare la diffusione delle eresie protestanti. Grazie alla stampa gli scritti di tutti i riformatori circolarono in tutta Europa. Nacquero nel 1559 l'Indice dei Libri Proibiti e nel 1571 la Congregazione dell'Indice.

L'indice del 1559 colpiva un numero elevatissimo di autori e di stampatori e opere di qualunque genere e argomento.

Quella che è stata definita la leggenda nera dell'Inquisizione nasce tra i protestanti e si afferma con gli illuministi, quando l'inquisizione appare ormai solo come un residuo di tempi oscuri. Almeno per quanto riguarda l'inquisizione romana, si trattò di uno strumento che si attenne alla legge. I tribunali si avvalevano dell'impossibilità di avere il diritto alla difesa e soprattutto l'uso codificato e regolato della tortura al fine di ottenere una confessione.

Nessuno era più lontano di Lutero dalla tolleranza e il movimento luterano colpì gli anabattisti attraverso la spada dei prìncipi e venne ai patti con i cattolici solo quando gli era impossibile ottenere con le armi la supremazia. In area protestante, lo scontro su queste problematiche si acutizzò dopo il 1553, quando Calvino condannò al rogo per eresia Michele Servito, un medico spagnolo esule a Ginevra, che nei suoi scritti aveva negato la Trinità.

LA RIFORMA CATTOLICA E GLI EBREI: LA CREAZIONE DEI GHETTI

Accanto all'azione dei tribunali e all'attività di repressione, la Chiesa cattolica sviluppò un'ampia azione di propaganda e di proselitismo, cercando di richiamare i fedeli e di conquistare dei nuovi attraverso la predicazione. Già nel III secolo, sant'Agostino aveva affermato che solo la conversione di tutti li infedeli, e in primo luogo quella degli ebrei, avrebbe potuto consentire la fine dei tempi storici e l'avvento del regno di Dio.

Non si trattò più di spingere individualmente gli ebrei verso la conversione, ma di risolvere una volta per tutte il problema dell'esistenza di una sacca di infedeli entro la società cristiana. Agli strumenti adottati dalla Chiesa per convertirli, si univa ora la creazione dei ghetti, vere e proprie città di soli ebrei, dalle quali essi non potevano mai uscire.

LA NUOVA STAGIONE DELLA CACCIA DELLE STREGHE

Nell'età della riforma e della controriforma si assiste alla recrudescenza di un fenomeno che era nato, nell'Europa occidentale, intorno alla metà del XIV secolo, e che tra trecento e quattrocento aveva investito molte zone dell'Europa. Nei paesi non direttamente coinvolti dall'ondata riformata e controriformistica, la diffusione della persecuzione delle streghe sembra legata ai mutamenti interni alla struttura sociale ed economica.

La caccia alle streghe non sarebbe quindi un oscuro residuo del passato medievale, ma un fenomeno che accompagna la modernizzazione, una sorta di persecuzione interna, che segna il passaggio verso trasformazioni di vasta portata. Roma assume atteggiamenti di prudenza, scoraggia la persecuzione in Italia e infine emana nei primi anni del Seicento, per opera di Sant'Uffizio, una regolamentazione che limita la possibilità di istruire i processi per stregoneria, ponendo sostanzialmente fine alla persecuzione formalizzata dell'Inquisizione.

Nei primi tempi molte donne avevano partecipato con entusiasmo alla critica dei riformati: la prospettiva di un accesso diretto alle sacre scritture tradotte in lingua volgare, di una cultura religiosa che, eliminato il clero, apriva a tutti e a tutte il dibattito teologico, esercitò senza dubbio una grande attrattiva per le donne desiderose di una vita spirituale più personale ed attiva.

Nell'area cattolica la permanenza delle istituzioni monastiche femminili permise alle donne una presenza nella Chiesa che, in più di un caso, poté arrivare ad un ruolo di protagonismo sociale e religioso anche con la proclamazione, dopo la morte, della santità. Fondando nel 1530 a Brescia la compagnia di Sant'Orsola, Angela Merici propone alle donne una terza via, oltre alle tradizionali del matrimonio e della monacazione: le orsoline, unite solo da un voto di castità e da una minima vita in comune, si portano senza divisa al capezzale dei malati e si occupano dell'educazione delle ragazze.

Resta fermo però che nessuna delle due Chiese eliminò la soggezione delle donne che anzi, come tutti i periodi di assestamento come quello che seguì alla spaccatura religiosa, persero una parte degli spazi di cui avevano usufruito. All'interno del mondo cattolico, però, grazie all'esistenza della vita religiosa femminile, riuscirono ancora ad esprimersi personalità importanti, come la claustrale Margherita Maria Alacoque che, alla fine del XVII secolo, introdusse un nuovo culto, destinato ad un grande avvenire: quello del sacro cuore di Gesù. 



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