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Protagonismo femminile e paura della donna nella cultura tra Otto e Novecento




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Protagonismo femminile e paura della donna nella cultura tra Otto e Novecento


Nella letteratura del secondo Ottocento si accentua il numero delle eroine femminili e, con un significativo rovesciamento dei ruoli, la donna diventa soggetto attivo della passione amorosa, portatrice di bisogni affettivi che la società maschile sacrifica all'ordine e all'efficienza borghesi. Il conflitto esplode all'interno della famiglia, luogo dove si perpetua l'inferiorità femminile e dove più fortemente si esercita l'oppressione della morale sessuale dominante. Di qui la diffusione della tematica dell'adulterio nella versione tragica ( Madame Bovary, Anna Karenina, Effi Briest) o del compromesso borghese del triangolo amoroso, fino alla radicale rottura di Nora protagonista di "casa di bambola" di Ibsen, che abbandona marito e figli perché non vuole più essere una donna bambola, ma una "persona umana".

La sfida di Nora si spiega alla luce de i profondi mutamenti storici, sociali e culturali che investono l'Europa del tempo. L'industrializzazione, disgregando le istituzioni della società patriarcale, libera le donne dalla schiavitù e dall'isolamento famigliari per immetterle nel mondo del lavoro, dove ne perpetua l'inferiorità economica e giuridica rispetto all'uomo. Di qui l'emergere in tutti i paesi economicamente avanzati di femministi che lottano per l'uguaglianza dei sessi. Il femminismo ottocentesco, pur limitando in genere le rivendicazioni all'ambito giuridico e, ebbe tuttavia un effetto dirompente investendo le strutture psicologiche e culturali patriarcali, su cui si basava da secoli l'identità maschile. La messa in crisi della vecchia identità femminile mirava automaticamente il sistema di certezze e di potere maschili accentuando il senso di emarginazione di angoscia sperimentato dall'individuo di fronte alle trasformazione dell'incipiente società imperialista. La ribellione della donna è insomma percepita dall'uomo come un attacco all'integrità del proprio io per cui la cultura maschile risponde aggressivamente con una vera e propria crociata misogina. La scienza positivista teorizza l'inferiorità naturale della donna insieme a quella delle razze non europee, medici, psichiatri e filosofi, da Lambroso a Nietzsche allo stesso Freud, confermano una visione negativa del femminile che emerge con forza, all'inizio del novecento nel saggio di Weininger "sesso e carattere". La letteratura nell'arte figurativa riflette nella tipologia delle figure femminili questo fantasma turbato di femminilità la donna infatti soggetta ha uno sdoppiamento violento, ora figura di sicurezza e di riaffermato desiderio di domino maschile(la donna verginale e asessuata oppure la serva-amante o la donna-infermiera),o la proiezione delle paure e del fascino distruttivo dell'eros (la donna fatale della sessualità aggressiva e castrante. Nanà, Salomè, la donna-vampiro). Il verismo contribuisce in modo essenziale al mutamento della raffigurazione della donna e dell'erotismo, accentuando la scissione tra spiritualità romantica e fisicità del desiderio:l'amore diventa una spinta dei sensi, istinti cieco ed elementare, anche violento e delittuoso. Di qui l'approccio a tematiche nuove che indagano la fisiologia amorosa nei suoi versanti patologici, dall'isteria, alla follia, alle varie perversità femminili, che il simbolismo decadente eredita e affina. (Cfr. Parte Undicesima capp. I,III)



Nella seconda metà del XIX sec. La donna comincia ad essere inserita nel mondo del lavoro e la questione femminile si impone sempre più all'attenzione dell'opinione pubblica. Prolifera una stampa femminile collegata al sorgere di un gran numero di associazione, che traducono la rivendicazione dell'uguaglianza dei sessi in obiettivi concreti di lotta politica. Se in epoca romantica le prime femministe si erano inserite nei movimenti democratici nazionali, successivamente la loro lotta si concentra sulla parificazione dei diritti. All'avanguardia è il momento delle suffraggette inglesi che proclama il diritto delle donne al voto. La stampa femminista combatte ovunque contro la condizione di inferiorità giuridica della donna, per l'accesso all'istruzione superiore, per la parità salariale, contro l'asservimento sessuale della donna e il suo stato di dipendenza dal matrimonio. Alle associazioni di stampo liberale si affiancano quelle socialiste e anarchiche e la questione femminile si collega alla più ampia questione sociale, mentre si tenta di creare un collegamento internazionale dei diversi movimenti femministi. L'ostacolo contro cui urta il movimento delle donne non è solo politico e giuridico. E si investe le strutture culturali psicologiche del sistema del potere patriarcale, mettendo in crisi l'immagine tradizionale della donna sottomessa e inferiore all'uomo, che fonda le certezze dell'identità maschile. Il femminismo ottocentesco non sottopone a critica la condizione maschile ma mira ad elevare la donna al livello dell'uomo; tuttavia, proponendo un nuovo modello di donna, distrugge riferimenti rassicuranti e rafforza negli uomini un senso di angoscia di fronte agli sviluppi della società moderna. Il mondo maschile appare segnato dalla sensazione di una perdita di potere, tanto nel mondo degli affari dove entrano in crisi l'individualismo e la libera concorrenza e si affermano le società anonime per azioni, quanto in quello famigliare e sessuale. Perciò esso risponde aggressivamente. La cultura positivista ribadisce " scientificamente" inferiorità naturale della donna insieme a quella delle razze non europee. Fuori dalla lotta per la vita, che è alla base del progresso, alla donna, debole, priva di virtù intellettuali e morali, è affidato il ruolo di angelo tutelare della famiglia. La castità, la fragilità, la passività, l'ubbidienza, il sacrificio sono le virtù su cui si modella l'immagine della donna offerta al consumo collettivo. La donna-fiore, la donna-bambina, la donna-vessale, la donna-vergine, la donna-angelo riempiono le tele dei pittori di successo. Nasce il mito della bellezza esangue e languente. Alle femministe che protestano aggressivamente si ribatte proponendo il culto della malattia, la donna-morente, la donna-cadavere, il simbolo di abnegazione e di sacrificio di sé all'uomo amato. Di qui la particolare fortuna del tema della donna folle di amore e disposta a morirne e del personaggio shakspeariano di Ofelia. I movimenti femministi mettono in crisi il modello di femminilità imposto dalla cultura maschile, mentre l'uomo, che cerca nelle fantasie di appropriazione della donna di soddisfare il bisogno di potere frustrato della società, vede nella ribellione della donna un attacco all'integrità del proprio io.  L'immagine della donna si sdoppia, alla figura verginale si affianca quella demoniaca. Emerge in primo piano da Boudlaire in poi, la figura della prostituta, la donna dalla sessualità aggressiva e fatale, la donna-vampiro di Strindberg, senza parlare delle nuove Giuditte e Salomè, sensuali e bramose vergini cacciatrici di teste. Anche in Dannunzio nel " Trionfo della morte" la donna amante, opposta alla donna-madre, diventa la Nemica e il protagonista se ne libera con la morte. La sessualità della donna fa paura: concepita in alternativa all'istinto materno, essa è avvertita come istinto di sopraffazione sull'altro come tendenza regressiva e castrante. L'eros femminile è presentato in forme sottilmente perverse. Compaiono gli amori lesbici. La figura della sirena è infatti l'incarnazione della donna nuova e affascina l'immaginario artistico del tardo ottocento da Boudlaire a Dante Gabriel Rossetti a Gustave Moreau.

Una vera guerra dei sessi si scatena alle soglie del novecento e durerà fino alla prima guerra mondiale. L'attacco frontale al movimento delle donne fu portato dal medico-psichiatra tedesco Moebius con " L'inferiorità mentale della donna" e dal filosofo austriaco Otto Weininger con " Sesso e carattere". Qui c'è la teorizzazione del diverso come inferiore, associa pericolosamente la donna all'ebreo, unendo antifemminismo e antisemitismo. Per Weininger la donna non esiste, non ha io, razionalità, volontà e carattere, si consuma tutta nella vita sessuale; perciò essa, nella maternità e nella prostituzione, è subordinata completamente all'uomo. La donna, se vuole esistere come persona,

 " deve cessare di esistere e diventare uomo". In questo contesto di diffusa misoginia si capisce lo scandalo suscitato da Nora, la protagonista del dramma " Casa di bambola" di Ibsen che apre la serie delle donne ribelli nella letteratura europea. Il gesto di Nora, mettendo in discussione il rapporto tra i sessi all'interno del matrimonio e della famiglia, colpiva un'istituzione fondamentale della società borghese. Nora rifiuta il ruolo di moglie-bambina, non vuole più essere il giocattolo, la proprietà di un altero e se ne va in nome di un valore nuovo e inaudito, la libertà di crescere e autodeterminarsi come persona. L'abbandono della protezione del maschio e la scelta dell'autonomia è un passo che fino ad allora non erano riuscite ne a compiere, ne a rappresentare.










































"Desiderava un maschio, sarebbe stato forte e bruno; l'avrebbe chiamato Georges, e in questa idea di avere un maschio c'era come la speranza di una rivincita su tutte le passate frustrazioni. Un uomo, almeno, è libero; può attraversare le passioni e i paesi, superare gli ostacoli, assaporare i più rari piaceri. Una donna ha contro di se le debolezze della carne e la sottomissione alla legge. La sua volontà, come il velo del cappello trattenuto da un nastro, palpita a tutti i venti; c'è sempre qualche desiderio che la trascina, qualche convenienza che la trattiene.

Partorì una domenica, verso le sei, al sorgere del sole. -E' una bambina-  disse Charles. Emma girò la testa e svenne."


Questo è un passo tratto da libro "Madame Bovary" di Gustave Flaubert, in cui la protagonista, Emma, è romantica e sognatrice, avida di avventure e di evasione, desiderosa di una vita diversa di quella angusta condotta in famiglia ma che, con la mediocrità e la monotona, diventa insoddisfatta, triste e svogliata disattenta anche ai bisogni di sua figlia, trovando rifugio solo tra le braccia di altri uomini che la porteranno insieme a l'oppressione dei suoi debiti al suicidio. Fu salutata dalla critica come una delle più importanti creazioni letterarie del tempo e la sua fortuna editoriale ne conferma ancora oggi il grande valore. Il suo antiromanticismo, sia ideologico (la demistificazione degli ideali della protagonista) sia formale (l'adozione di uno stile 'impersonale', di una narrazione 'documentaristica') aprì la strada al naturalismo di Zola

In più con Charles ed Emma Bovary nasce il bovarismo( termine coniato da Jules de Gaultier)  da impotenza perché concependosi diversi da ciò che in effetti sono, e non essendolo intimamente,  essi non giungono a eguagliare il modello che si sono proposti, e tuttavia l'amor proprio proibisce loro di confessarsi questa impotenza. Per sopperire allo scacco di questo fallimento giungono ad imitare tutto del personaggio cui intendono aderire.


Altro romanzo è "Casa di Bambola" che è probabilmente il più famoso dramma borghese del teatro europeo. La bambola a cui allude il titolo è Nora, la giovane moglie dell'avvocato Helmer Torvald: una sposa allegra, ingenua, deliziosa per il marito. Ella gli nasconde, però un segreto, da cui nasceranno tutte le vicissitudini della trama, fino alla decisione finale della protagonista di abbandonare marito e figli. L'opera è stata considerata come una sorta di manifesto del movimento femminista. Ibsen scrisse: "Ci sono due tipi di leggi morali,due tipi di coscienze una in un uomo e un'altra completamente differente in una donna. L'una non può comprendere l'altra; ma nelle questioni pratiche della vita, la donna è giudicata dalle leggi degli uomini, come se non fosse una donna, ma un uomo".

Comunque la vicenda di "Casa di Bambola" non è soltanto una polemica sulla condizione femminile del XIX secolo, ma rappresenta anche una testimonianza dell'insopprimibile anelito alla libertà e all'esaltazione della vita. Nora afferma che " non capisce queste leggi" e "non riesce a convincersi che siano giuste, poiché ella non è disposta a rinunciare a vivere. Tutte le leggi le proibiscono di amare e essere felice sono per lei solo parole scritte in qualche libro che rimangono tali. Prima di tutto, Nora vuole vivere pienamente e realizzarsi come persona, badando a se stessa autonomamente senza essere mai più la bambola di qualche bambino viziato. "Credo di essere prima di tutto una creatura umana, come te.o meglio, voglio tentare di divenirlo"!


Invece, Germinie Lacerteux è il ritratto di un personaggio tutto negativo, propulso da pulsioni primarie tutt'altro che nobili e dotato di pochissima intelligenza, egoista e possessivo, debole e bugiardo; eppure, si prova pietà per lei mentre risultano sgradevoli i personaggi del coro che la condannano  e l'ira finale della sua padrona pare l'estrema ingiustizia contro una martire incompresa che le era stata sempre devota. Purtroppo un giorno la ragazza si invaghisce d'un ragazzo, Jupillon, e pur di non perderlo si presta a tutto, accumulando anche debiti. Jupillon ne approfitta cinicamente, senza disdegnare le altre donne: ciò getta nella disperazione la povera serva, che  adesso lavora solo per lui. Divorata dalla gelosia, è spinta a dare sempre di più. Rimane incinta, ma anche in questo caso Jupillon non le presta la minima attenzione, e dopo la morte precoce della sua bambina decide di lasciarlo, ma per darsi al vino e agli uomini di passaggio continuando però a servire diligentemente la sua padrona, che ancora la considera una santa, fino a quando Germinie muore e la padrona scopre la verità e si sente quindi ingannata.








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