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L'anziano: istituzionalizzazione e alternative




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L'anziano: istituzionalizzazione e alternative


PRESENTAZIONE





La presenza di un sempre maggior numero di persone anziane nella mia vita, il fatto che esse abbiano svolto per me un ruolo di grande importanza, mi ha indotta ad indagare e a riflettere sulle problematiche attinenti alla terza e alla quarta età e sul ruolo degli anziani nella nostra società.

Intendendo partire da una valutazione di carattere psicologico, mi è parso di fondamentale importanza considerare il contesto familiare e, in contrapposizione, il contesto di istituzionalizzazione in cui gli anziani si trovano a vivere.

La senilità, ancor prima di essere un fatto biologico, ha infatti un'implicazione sociale e, come tale, segue il ritmo d'evoluzione degli eventi sociali stessi che la determinano.

Basti pensare alle differenze che si determinano all'interno di culture e situazioni dissimili: in alcune società l'uomo anziano - intendendo con tale termine chiunque abbia superato il sessantacinquesimo anno di età (terza età) o il settantacinquesimo anno (quarta età), secondo quanto stabilito dall'Organizzazione Mondiale della Sanità - gode di grande prestigio, di ammirazione e di rispetto.

Nella nostra struttura sociale, al contrario, spesso egli è considerato privo di una vera e propria identità per sé e per gli altri, non rivestendo più un ruolo lavorativo e produttivo, diversamente da quanto accadeva in passato.

Eppure, la presenza di un anziano nella vita di un bambino è a mio avviso importantissima da un punto di vista educativo e in tal senso è possibile trovare conferma, dal punto di vista pedagogico, nelle teorie di Dewey che poggia il proprio pensiero proprio sull'esperienza fatta direttamente dai bambini. Egli ritiene, infatti, che solo attraverso il contatto in prima persona con una determinata situazione il bambino realizzi la propria autonomia, ma che necessiti comunque di una guida sapiente, che non sia mai coercitiva, né abbia una troppo evidente veste didattica. Questo ruolo che Dewey attribuisce all'educatore- insegnante, è paragonabile, a mio avviso, al ruolo dei nonni, che insegnano senza salire in cattedra, portando la propria esperienza in dono ai più piccoli, i quali , in genere, sono ben lieti di ascoltare chi dedica loro del tempo.

Ritengo, infatti, che i vecchi siano testimoni del tempo e che la loro esperienza sia una fonte inesauribile di sapere per quanti sappiano ascoltare. Personalmente ho avuto la fortuna, crescendo nell'Ossola, di ascoltare i racconti dei vecchi che nell'ultima guerra erano stati partigiani in quelle valli. Ho assorbito da quelle narrazioni lo spirito patriottico che solo i vecchi sanno trasmettere, cercando poi risposte documentate nello studio del periodo della seconda guerra mondiale con particolare attenzione alla Resistenza. I dubbi e le curiosità che quei racconti avevano suscitato in me sono stati così appagati dallo studio della Storia.

La stessa letteratura, specchio dei tempi e dei cambiamenti, mi ha offerto numerosi spunti di riflessione: prendendo in considerazione una serie di opere del tardo '800 e del '900 ho tracciato una sorta di percorso del ruolo dell'anziano nel tessuto familiare. Da Verga con il suo padre 'Ntoni nei Malavoglia, figura attorno alla quale ruota la vita di tutta la famiglia allargata di struttura patriarcale, nella Sicilia di fine '800; a Tozzi con i tre fratelli librai, vecchi tutti e tre, ne Le tre croci nella Siena di inizio '900 per approdare poi al generale e a Konrad dell'ungherese Màrai ne Le braci. Mi hanno affascinato e incantato i due personaggi che consumano in una notte il mistero dell'ultimo incontro avvenuto quarantun anni prima, ritrovandosi ormai molto vecchi e stanchi di fronte ad una camino acceso, in cui, come nei rispettivi cuori si sono ormai spenti gli ardori che li avevano separati, dopo una notte di chiarimenti e di silenzi, si vanno spegnendo anche le ultime braci.

Se la  diversa posizione assunta dall'anziano all'interno del nucleo famigliare sul finire del secolo scorso differisce notevolmente da quella odierna, va sottolineato che l 'attuale situazione, è il risultato di un profondo cambiamento che ha coinvolto la nostra società a partire dagli anni Sessanta.

Oggi, infatti, la famiglia tradizionale non esiste quasi più; la nostra società è caratterizzata da famiglie allargate, per via dei numerosi divorzi e anche di molte convivenze di fatto; inoltre la società industriale impone ritmo di vita frenetici, le donne stesse sono pienamente inserite nel mondo del lavoro e questo insieme di condizioni, non favorisce l'inserimento dell'anziano, che si sente sempre più isolato sprofondando nella più totale solitudine.


Il disagio della terza età nasce soprattutto nella quotidianità dimessa che segue il pensionamento (argomento che ho approfondito anche dal punto di vista del diritto), nella misurazione progressiva e inesorabile che si viene a creare con gli altri mondi in cui sembra aver perso il diritto di contare. In una società che considera come maggiore handicap la non produttività, l'anziano, viene relegato a ruoli sempre più marginali, perché considerato inutile. Ne consegue sovente il ritiro in istituti che possano prendersi cura dell'anziano divenuto ingestibile dalla famiglia.

La famiglia dovrebbe costituire, tutt'oggi, il più diffuso ed efficace punto di riferimento per le persone anziane, almeno per quelli che non abbiano seri problemi di salute, da accudire ed assistere.

Fortunatamente negli ultimi anni, visto l'innalzamento dell'età media della popolazione italiana, i problemi della terza età sono divenuti sempre più di attualità, e le stesse istituzioni hanno attuato campagne di sensibilizzazione della società al problema, tanto che si sono costituite associazioni che, con la loro opera, consentono un confronto tra le esperienze delle singole famiglie, svolgendo un ruolo educativo notevole per preparare i membri della famiglia ad accogliere adeguatamente il parente anziano.

Se, mio avviso, infatti, il contesto ambientale è ricco di rinforzi positivi, di relazioni gratificanti e stimolanti, la situazione che consegue non può che essere favorevole per l'uomo che invecchia. In tal senso diviene indispensabile un contesto tale da stimolare l'anziano alla partecipazione, da riconoscere allo stesso un'autorità educativa a partire dall'ambiente famigliare stesso in cui è inserito.

Al contrario la condizione di ozio forzato cui si accompagna un senso d'inutilità, il sentirsi di peso per la società, può generare nell'anziano le più svariate patologie. Inoltre la considerazione della vecchiaia quale sinonimo di malattia di fatto ha rinforzato il processo stesso di invecchiamento.

Il declino non va ritenuto un evento repentino e improvviso, né tanto meno totale: esso è da intendere piuttosto come un adattamento progressivo alle nuove condizioni sia fisiche che psichiche.

Il deterioramento senile di tipo biologico avviene, infatti, attraverso tappe cronologiche, secondo ritmi e durate cadenzate e individuali; una continua attivazione del cervello, intesa come creatività, esercizio della memoria, partecipazione, incremento di interessi e di contatti sociali può rivelarsi estremamente utile a rallentare il processo di invecchiamento.

È tuttavia un dato di fatto che spesso il deterioramento "mentale" senile, in particolare, rappresenta nelle sue diverse forme la principale causa di non autosufficienza nella terza età. Si tratta di una condizione patologica caratterizzata da riduzione delle prestazioni cognitive e da disturbi del comportamento. Diversi possono essere i metodi di classificazione di questa patologia; generalmente si distinguono due forme: reversibile (pseudodemenza depressiva, deprivazione sensorial) e irreversibile (parkinsoniani e Alzheimer.

Lo studio di queste e di altre patologie ha riportato la mia attenzione proprio alla condizione di emarginazione che gli anziani subiscono soprattutto quando sono affetti da gravi disturbi, poiché, in casi gravi, è impensabile un inserimento dell'anziano all'interno della famiglia, e diviene necessario ricorrere alle strutture o all'assistenza domiciliare, che diventa un'indispensabile supporto per i membri della famiglia.


Le realtà dell'assistenza agli anziani sono, molteplici: da quella domiciliare ad esclusiva cura dei famigliari a quella che si avvale della collaborazione di assistenti con una specifica formazione; dalle case albergo ai pensionati; dagli istituti di cura per anziani ai reparti di lungo-degenza degli ospedali (illuminante è stata la lettura di "Letti a rotelle" di Renato Bottura - Gruppo Abele Edizioni).

La statistica mi è venuta in soccorso per quanto riguarda i dati rappresentativi della popolazione anziana in Italia, della sua collocazione all'interno delle famiglie o negli istituti e , fra l'altro, dell'incidenza delle più comuni patologie su questa fascia di popolazione.

Con riferimento ad anziani istituzionalizzati, ho approfondito poi le condizioni di vita nei molti ghetti che i nosocomi, di fatto, sono. Mi sono chiesta ".perché chi ha ancora occhi per vedere, deve guardare sempre quel muro bianco-sporco davanti al proprio letto, o peggio, quella palla bianca piantata nel soffitto, che potrebbe ricordare la luna piena, è vero, ma che fa ricordare solo il freddo di un ospedale e la notte che arriva sempre troppo presto?". La risposta è: perché chi ha progettato, adattato, rinnovato, diretto l'istituto in cui si trova l'anziano che rivolge la domanda, non ha posto la necessaria attenzione a quei particolari nella tintura delle pareti, nella posizione delle luci, così come non ha posto attenzione a tutte quelle cose che ho notato io in una visita ad un istituto.

Ho inteso porre attenzione, allora, come futuro dirigente di comunità, a quelle che sarebbero facili soluzioni di piccoli problemi di chi, escluso già dal circolo degli oggetti a lui cari, rimasti in una casa oramai per lui remota, chiede così poco per se stesso: una lucetta piccola sul comodino, la luce centrale spenta; le pulizie fatte con discrezione, senza spostare per forza tutti gli oggetti personali, o almeno avendo cura di rimetterli nella stessa posizione, che per un vecchio istituzionalizzato lo spazio privato del comodino è l'ultimo spazio del quale rivendicare il possesso.


Analizzando, infine, le possibili attività alternative per anziani che non amino sedere per ore davanti alla televisione, ho considerato attentamente tutto il mondo che ruota attorno alla figura dell'animatore per anziani. Ne è emersa una realtà variegata, impegnata, non facile, che non da ultimo considera la musico-terapia come efficace strumento di socializzazione e di riappropriazione della personalità.

La musico-terapia è l'incontro terapeutico fondato sul linguaggio musicale che rassicura, rasserena, risveglia abitudini, attiva l'espressione di emozioni, facilita il mantenimento dell'attenzione, la coordinazione dei movimenti, l'uso della parola. La musica fa emergere potenzialità, che si trovano non solo conservate, ma sviluppate in virtù di quella universale "arte del vivere" che permette di affrontare il cammino nonostante la perdita di riferimenti certi.








L' ANZIANO: istituzionalizzazione e alternative






PROBLEMI GENERALI

L'invecchiamento

Il pensionamento (Intervento e riforma della legislazione del lavoro in materia)

isolamento, passività, regressione[1]

Importanza di un contesto ambientale positivo

trasformazione della società e della famiglia, perdita del ruolo dell'anziano (testimonianze letterarie: Verga e Tozzi)

Istituzionalizzazione

Alternative alla casa di riposo[2]



PROBLEMI FISIOPATOLOGICI

Il deterioramento mentale senile

Forme irreversibili (demenza senile, morbo di Alzheimer)

Comportamento assistenziale



ASPETTI PSICO-PEDAGOGICI

Riscoperta delle potenzialità dell'anziano nella società moderna

The adjustment of the elderly in a society that is constantly changing

Il suo ruolo educativo. L'anziano testimone diretto della storia, il Fascismo, la Resistenza

Dewey

il gruppo, le relazioni interpersonali, i processi sociali (con particolare attenzione per la 3° età)





I SERVIZI SOCIO ASSISTENZIALI: LE COMUNITA' PER ANZIANI

Guida all'accesso al servizio assistenza anziani: Case di riposo, RSA, Centri Diurni)

alimentazione dell'anziano sano[3]

alimentazione dell'anziano malato

attività musicali nelle comunità per anziani

principi di musicoterapia e animazione

attività motoria nella terza età



L'INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE, ASPETTI DEMOGRAFICI E RIFERIMENTI DI CONTESTO DEL TERRITORIO LOCALE

Aspetti demografici in Italia

Aspetti demografici e indicatori di contesto sociale









FASCE D'ETA' DELLA POPOLAZIONE IN ITALIA (2000)






CATEGORIE

DATI

PERCENTUALI %

Popolazione oltre i 65 anni



Popolazione al di sotto dei 10 anni



Popolazione restante



Popolazione totale





PERCENTUALE DI ANZIANI AL DI SOPRA DEI 65 ANNI

IN ITALIA (2000)






Popolazione infantile

(al di sotto dei 10 anni)


 

Popolazione in età senile

(al di sopra dei 65 anni)


 







Con riferimenti a "Letti a rotelle" di                     Gruppo Abele Editore (letto tutto)

Con riferimenti a "L'estate di Maria" di Melloni - Gruppo Abele Editore (letto tutto)

Con riferimento a "Le braci" di Sàndor Màrai - Adelphi (letto tutto)

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