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La psicologia nell'adolescente




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LA PSICOLOGIA NELL'ADOLESCENTE




a. Introduzione


1. L'ADOLESCENZA E PRIMA


Il periodo dell'adolescenza non può essere analizzato indipendentemente dai periodi precedenti. Gli adolescenti hanno già un lungo passato dietro le spalle, passato che determina in gran parte le loro modalità di reagire agli avvenimenti attuali. Molti psicologi hanno suddiviso la vita dell'uomo in diversi stadi; queste descrizioni in termini di stadi costituiscono uno dei modi di precisare i possibili legami tra l'adolescenza e i periodi precedenti. Saranno qui di seguito esaminate tre descrizioni nate nella prima metà del '900 ad opera di tre noti psicologi, Erikson, Wallon e Piaget.


IL PROGRESSO GENETICO SECONDO ERIKSON

E' negli anni '50 che Erikson, psicologo austriaco di impostazione psicanalitica, ha sviluppato le sue teorie sul "ciclo della vita". La prospettiva di Erikson, il quale suddivide l'esistenza dell'uomo in otto stadi distinti, si basa sulla concezione freudiana delle tappe della sessualità infantile, per estenderle agli aspetti intellettuali e sociali della personalità. Inoltre ogni stadio consiste nell'avvento e nella risoluzione di una crisi, con la quale si intende indicare l'esistenza di una fragilità specifica nelle varie età dell'uomo, causata dallo squilibrio che nasce dallo sviluppo di nuove potenzialità che l'individuo non riesce a gestire. La crisi  viene perciò vista in modo positivo, in quanto causa e conseguenza allo stesso tempo del progresso genetico. Delle otto tappe in cui Erikson suddivide la vita dell'uomo, due sono quelle che caratterizzano l'adolescenza: lo stadio dell'identità , durante il quale l'adolescente deve elaborare una coerente rappresentazione di se stesso, deve cioè integrare gli elementi della propria identità che ha raccolto durante le tappe precedenti, e lo stadio dell'intimità con l'altro, che può svilupparsi solo quando l'identità si è sufficientemente formata; si rischia infatti di vivere l'esperienza di intimità (sia che si tratti di amicizia, di amore o di aspirazioni condivise) in modo angosciante e di provare quindi un profondo senso di isolamento (risoluzione negativa della crisi).

E' da chiarire che, secondo la teoria di Erikson lo sviluppo non nasce dalla sostituzione di uno stadio n+1 ad uno stadio n , ma dall'accumulo di esperienze legate alla risoluzione delle crisi. Dallo studio di questa descrizione nascono, però, alcune domande:

- si è sempre necessariamente in crisi o, tra una risoluzione e l'altra possono esserci dei periodi privi di crisi?

- può esserci una sovrapposizione tra la risoluzione di una crisi e l'avvento della successiva?

- la fine di una crisi deve essere intesa solo in termini di risoluzione/non risoluzione, oppure ogni periodo viene considerato terminato quando l'individuo raggiunge un certo equilibrio tra l'aspetto positivo e quello negativo di ogni stadio?

Anche nella descrizione di Erikson, come nella maggior parte delle analisi per stadi, sorgono problemi teorici e pratici non appena si cerca di precisare rigorosamente (formalizzazione) le relazioni tra gli stadi.


L'ANALISI GENETICA DI WALLON

Anche in Wallon, come in Erikson, si trova la preoccupazione di un'interpretazione dello sviluppo della personalità attraverso tutti i suoi aspetti (somatici, affettivi, intellettuali, sociali). Secondo Wallon, lo sviluppo genetico, di cui l'adolescenza rappresenta lo stadio ultimo, è governato da tre leggi fondamentali:

- legge di alternanza funzionale: ogni individuo può indirizzare la propria attività verso l'esterno (l'ambiente), oppure verso l'interno (la riflessione su se stessi). Ogni stadio è caratterizzato dalla prevalenza di uno di questi due aspetti sull'altro, e questi aspetti si alternano durante le varie fasi dello sviluppo: l'adolescenza è caratterizzata da un orientamento riflessivo, centrato sull'io. Essa in ciò differisce dallo stadio precedente (stadio categoriale), orientato verso la conoscenza intellettuale, e quindi verso l'esterno, ma assomiglia allo stadio precedente il precedente (stadio del personalismo) e così di seguito.

- legge di prevalenza funzionale: in ogni stadio emerge una funzione prevalente, legata anche alla maturazione fisica: nell'adolescenza le trasformazioni puberali sono ovviamente in primo piano e provocano gli interrogativi e i cambiamenti a livello psicologico. La crescita fisica, però, non spiega tutto, poiché anche i fattori esterni (ambiente) influenzano ad ogni età l'emergere di una funzione dominante sulle altre.

- legge d'integrazione: i comportamenti corrispondenti agli stadi precedenti non scompaiono, ma sono subordinati alle nuove funzioni, sia sul piano fisiologico (maturazione fisica), sia sul piano psicologico. Lo scopo dell'adolescenza, per esempio, consiste nel raggiungimento finale della personalità adulta, dopo una fase di rimaneggiamento interiore e di conflitti.


GLI STADI SECONDO PIAGET

La prospettiva di Piaget, noto psicologo svizzero, risulta essere meno "generale rispetto a quelle di Erikson e di Wallon, dal momento che non studia lo sviluppo globale della persona, bensì quello specifico delle capacità cognitive; tuttavia l'interpretazione a livello intellettuale dello sviluppo nell'adolescenza si è allargata a molti altri campi (per esempio lo sviluppo morale, vedi avanti). In breve, secondo Piaget il periodo dell'adolescenza corrisponde allo svolgimento delle operazioni formali e viene solitamente distinto in un periodo di preparazione (dagli 11 ai 14 anni), seguito da un periodo di compiutezza. Nell'ottica piagetiana, la forma di equilibrio finale alla quale arriva l'adolescente è in un certo senso definitiva, perché corrisponde alla "logica naturale" del pensiero adulto




2. GLI STADI DELL'ADOLESCENZA


L'adolescenza può essere analizzata anche distinguendo alcune tappe all'interno di questo stesso periodo di sviluppo. In questo campo sono però rare le descrizioni che tengono conto di tutti gli aspetti globali dello sviluppo; perciò la maggior parte delle descrizioni degli stadi dell'adolescenza sono analisi specifiche, cioè che riguardano solo un settore limitato dello sviluppo (per esempio: sviluppo della coscienza morale, sviluppo delle capacità cognitive, sviluppo del rapporto con gli altri eccetera). Nel paragrafo 4 troviamo un'analisi per stadi dell'interazione tra pari nell'adolescenza, di Dunphy, nel paragrafo 7 gli stadi dello sviluppo morale secondo Kohlberg, qui di seguito gli stadi della libido nell'adolescente secondo la teoria psicanalitica.


GLI STADI DELLA LIBIDO

E' raro che una teorizzazione psicoanalitica distingua degli stadi di sviluppo, soprattutto perché gli psicanalisti prima di altri hanno capito che una sistematizzazione troppo spinta possa nascondere le sottigliezze delle capacità cognitive e dello sviluppo psicologico. Ecco perché psicanalisti famosi, presentando la teoria degli stadi elaborata da Blos mantengono le distanze e sottolineano che Blos stesso è poi ritornato sui risultati delle proprie analisi. Egli distingue, nell'adolescente, cinque stadi:



- preadolescenza, cioè una fase in cui si risvegliano nell'individuo delle pulsioni legate allo sviluppo puberale, senza però che venga determinato un nuovo "oggetto" dell'amore, un nuovo scopo su cui far ricadere i propri desideri.

- prima adolescenza; durante questa fase il ragazzo sperimenta un rigetto delle figure parentali, che può provocare anche il rifiuto di tutto ciò che si era venuto a formare partendo dalle figure parentali nella psiche dell'individuo. In questa fase l'equilibrio dell'apparato psichico viene minacciato e a volte compromesso.

- adolescenza; questo periodo è caratterizzato dalla scoperta del desiderio eterosessuale e quindi dal risveglio del complesso d'Edipo. Può allora intervenire una fase "narcisista", cioè una tappa di pausa tra l'attaccamento ai genitori e l'amore eterosessuale di un nuovo oggetto, caratterizzata da uno stato depressivo (dopo il distacco dai primi oggetti dell'amore e prima che si siano formati degli altri legami).

- fine dell'adolescenza; questo stadio consiste nel consolidamento delle funzioni e dell'interesse dell'Io.

- post-adolescenza; questa fase distinta da Blos indica l'ingresso definitivo nella vita adulta.





b. I rapporti con gli altri


3. L'AMICIZIA


L'importanza delle relazioni di amicizia è evidente ad ogni età, e per ogni età è possibile individuare un'evoluzione genetica delle motivazioni di questo tipo di relazione. Douvan e Adelson distinguono tre stadi nel corso del periodo adolescenziale basati sull'evoluzione delle motivazioni che spingono l'individuo a legarsi in un rapporto di amicizia:

- all'inizio dell'adolescenza (dagli 11 ai 13 anni circa) l'amicizia è basata soprattutto sulle possibili attività in comune che sull'interazione stessa; ci sarebbe infatti poca enfasi sullo scambio reciproco a livello di sentimenti.

- in seguito, intorno ai 14-16 anni, gli adolescenti instaurano il rapporto di amicizia sulla base della fiducia reciproca; in quel momento l'aspetto più importante sembra essere la sicurezza. Questo fatto può essere interpretato in due modi: l'adolescente cerca una copia di se stesso che, come lui, si trova a doversi confrontare con gli stessi problemi (si sviluppa una sorta di dipendenza dall'altro, ed angoscia in relazione ad un'eventuale mancanza di lealtà o separazione), oppure, durante quest'età in cui si sperimentano i primi innamoramenti, l'amicizia costituisce un mezzo per condividere le proprie emozioni con qualcuno degno di fiducia e nei confronti del quale non ci può essere rivalità sessuale.

- verso la fine dell'adolescenza (dai 17 anni) le relazioni di amicizia diventano meno passionali, meno ossessive, e si basano spesso sulla differenza interpersonale che viene apprezzata e considerata in grado di arricchire entrambi. Inoltre durante questo periodo lo sviluppo del legame eterosessuale provoca una diminuzione dell'intensità del legame d'amicizia con un individuo dello stesso sesso.

I legami di amicizia, soprattutto durante la seconda fase, sono caratterizzati dal desiderio di lealtà e di intimità. Il concetto di intimità secondo alcuni implica semplicemente un tipo di relazione intensa e profonda, mentre in altri indica da una parte la reciproca condivisione dei sentimenti, dall'altra il fatto che ognuno è informato di ciò che riguarda l'altro.

Ma perché è così forte il desiderio di intimità nella relazione d'amicizia in questo periodo? Questo legame corrisponde alla necessità di avere un doppio di se stessi (similarità) o al bisogno di colmare un vuoto riscontrato nella propria personalità (complementarità)? In numerose ricerche viene riscontrata una grande somiglianza tra gli amici: stesso atteggiamento nei riguardi della scuola, stessi gusti musicali, stesso tipo di abbigliamento, stessi divertimenti, stessa tendenza al consumo di alcool o droghe ecc. E' difficile però sapere se tale similarità dipenda da un'influenza reciproca, se gli amici sono stati scelti proprio in base a tali caratteristiche comuni e se le differenze che rimangono derivino da una deliberata scelta di complementarità. 




4. I GRUPPI DI PARI


Risulta da numerose ricerche, in numerosi campi, che le interazioni sociali dell'adulto sono in parte determinate dalle modalità dell'interazione tra pari durante il periodo dell'infanzia e dell'adolescenza; è chiaro, infatti, che i gruppi di compagni costituiscono un ambiente di vita necessario per uno sviluppo dell'individuo armonioso e intenso dal punto di vista affettivo. Inoltre si riscontra frequentemente che l'interesse degli adulti e della società in genere nei confronti dei gruppi di giovani è ambiguo: l'invidia si mescola all'inquietudine e le proteste nascondono a volte una certa gelosia o qualche rimpianto. Sempre più spesso, inoltre, questi atteggiamenti sono stereotipati, anche a causa delle difficoltà da parte degli adulti di osservare direttamente, e quindi comprendere, queste particolari aggregazioni. Lo stesso problema si presenta per i ricercatori: il metodo dell'osservazione implica che la semplice presenza di una persona esterna modifichi i comportamenti all'interno del gruppo e falsi perciò i risultati. Una gran quantità delle ricerche su questo argomento si basa quindi su dati indiretti, raccolti durante le interviste tra gli adolescenti.


GLI STADI NELLE INTERAZIONI TRA PARI

Questa ricerca fu condotta da Dunphy negli anni '60 in Australia (ciò nonostante sembra che i risultati ottenuti siano ancora abbastanza attuali, se si escludono le interazioni tra i due sessi, oggi molto più precoci e meno impacciate) presso diverse centinaia di adolescenti provenienti da ambienti socioeconomici differenti. Dunphy ha effettuato una serie di "osservazioni partecipanti" tra le aggregazioni giovanili; è da specificare che tutti i gruppi erano a conoscenza della natura della ricerca ed erano disponibili a cooperare. I risultati di questa indagine si possono analizzare in base a due aspetti:

- caratteristiche delle aggregazioni: sono stati distinti due tipi di gruppo, i gruppi primari o "cricche" e i gruppi secondari o "bande"; i primi sono  più piccoli (da 3 a 6 componenti), gli altri riuniscono in media 20 individui e sembrano essere delle associazioni di cricche.

- funzioni dei gruppi: le cricche, proprio per la loro dimensione, rappresentano un gruppo rassicurante che può in un certo senso sostituire la famiglia. L'attività principale di questi gruppi primari è "discutere", in particolare per preparare e valutare le attività del gruppo secondario, il quale consente la realizzazione di attività sociali organizzate, più vaste, ed è l'occasione per gli incontri tra i sessi (party, gite ecc)



I risultati di queste indagini vengono analizzati anche da un punto di vista genetico. Dunphy distingue cinque stadi di sviluppo, senza però indicare le età a cui questi stadi corrispondono, a causa della loro variabilità:

- stadio 1: in questo stadio si osservano solo cricche unisessuali isolate.

- stadio 2: si osservano le prime interazioni tra cricche unisessuali, che rappresentano il principio della banda.    

- stadio 3: si formano delle cricche eterosessuali, nelle quali hanno grande importanza le relazioni tra individuo e individuo.

- stadio 4: è la fase della banda vera e propria, cioè cricche miste fortemente associate.

- stadio 5: questo stadio rappresenta la fine dell'adolescenza; c'è una progressiva disintegrazione della banda e la formazione di coppie più stabili scarsamente associate tra loro.


I TIPI DI RAGGRUPPAMENTO

Robert e Lascoumes, psicologi francesi attivi negli anni '70, raccolsero una notevole documentazione sia empirica che teorica, sulle aggregazioni durante l'adolescenza. Essi distinguono quattro configurazioni di raggruppamenti tipici di questo periodo:

- gruppi a supporto istituzionale, come il gruppo scolastico, le organizzazioni sportive, religiose ecc Gli autori sottolineano il fatto che, se l'istituzione permette ai giovani di incontrarsi, essi poi se ne allontanano (in gruppo) o, se restano, costituiscono dei "sottogruppi" con vita autonoma con caratteristiche simili a quelle dei gruppi spontanei.

- gruppi spontanei, omogenei per età e ordine sociale, simili alle cricche individuate da Dunphy, con un nucleo di 4 o 5 individui e un "alone" più vasto e misto.

- "quasi-gruppi", cioè raggruppamenti di giovani che sono raggruppamenti simbolici di persone con deboli interazioni tra gli individui e un'organizzazione minima, in cui i segni di appartenenza sono più esteriori che interiori (Hippies, Rapper ecc).

- bande, ovvero gruppi spontanei più specifici e meglio strutturati dei precedenti, che sarebbero all'origine di atti di delinquenza


5. IL RAPPORTO CON I GENITORI


Per analizzare il problema dell'influenza familiare sull'adolescente e degli atteggiamenti educativi dei genitori ci si può riferire a Elder, psicologo francese che nei suoi studi stabilisce tre tipi di controllo parentale:

- un tipo di controllo autocratico secondo il quale i genitori decidono ciò che l'adolescente deve fare, senza possibilità di discussione;

- un controllo democratico, dove gli adolescenti partecipano all'elaborazione delle decisioni senza però avere l'ultima parola;

- un controllo permissivo in cui l'adolescente decide da solo tutto ciò che lo riguarda.

La ricerca di Elder pone il problema dell'autorità parentale che, però, non può porsi né come alternativa (autoritari/ non autoritari), né in maniera generale, cioè indipendentemente dall'analisi dei casi individuali.

I risultati di questi studi indicano che, tanto nei ragazzi che nelle ragazze, il sentimento di fiducia nella propria capacità di compiere scelte adeguate è più frequente tra gli adolescenti i cui genitori esercitano su di lui un tipo di controllo democratico, e meno frequente quando il controllo è permissivo. Inoltre, indipendentemente dal tipo di controllo, lo sviluppo è facilitato se i genitori spiegano il loro atteggiamento e lo legittimano; questo fattore è maggiormente percepibile nel caso dei controlli autocratici e permissivi, mentre il controllo democratico implica la presenza di comunicazioni relativamente facili all'interno della famiglia. Più precisamente, se da una parte risulta negativo un atteggiamento rigido, dall'altra è noto che gli adolescenti hanno bisogno di riferimenti: alcuni divieti o regole sono dunque necessari, ma non hanno senso se il ragazzo non ha la possibilità di esprimere la propria opinione in proposito, di criticarli ed eventualmente di trasgredirli.  



6. L'ADOLESCENTE E LA SOCIETÀ'


L'evoluzione dell'adolescente è strettamente legata a quella della società nella quale egli vive. E' ovvio che i fattori sociale giocano un certo ruolo anche prima, durante l'infanzia, ma nell'adolescenza la loro azione , positiva o negativa che sia, si fa evidente in quanto il giovane individuo deve lasciare il mondo protetto della fanciullezza per aprirsi ad attività nuove, per stringere contatti più ampi e diversi, entrando così in contatto con la società in modo più diretto. Il modo in cui l'adolescente affronta e risolve i problemi che gli si presentano, le sue reazioni, il suo atteggiamento, dipendono contemporaneamente dal suo carattere, dalla sua educazione, dal suo ambiente culturale, dall'atteggiamento della società verso di lui. Proprio per questo è importante preoccuparsi di come la società considera i suoi giovani, quali diritti e quale ruolo riconosce loro, cosa fa per facilitare il loro passaggio dall'infanzia alla condizione adulta. Parlando del ruolo della società nello sviluppo dell'adolescente è necessario sottolineare l'importanza dell'istituzione scolastica, in quanto ambiente di sviluppo; per capire fino a che punto la socializzazione scolastica può influire in maniera decisiva sullo sviluppo psicologico dell'adolescente illustriamo di seguito una ricerca particolarmente significativa. Per questa ricerca, svoltasi in Israele, è stato selezionato un gruppo di adolescenti culturalmente svantaggiati, ma dotati di un'intelligenza piuttosto elevata, che sono stati trapiantati in istituti frequentati da studenti appartenenti a classi benestanti. Si è riscontrato non solo una notevole differenza a livello di successo scolastico (è cambiato l'aspetto cognitivo dell'insegnamento), ma anche una trasformazione dei valori e degli atteggiamenti (modifica psicologica di alcuni aspetti non intellettuali).








c. Lo sviluppo morale




7. DETERMINAZIONE DELLA MORALITÀ'


E' consueto considerare l'adolescenza come un periodo di grande attività intellettuale in cui le idee di qualsiasi natura (filosofiche, sociali) vengono apprese e rimeditate. Piaget sottolinea l'importanza e l'originalità delle discussioni tra adolescenti e insiste sul fatto che la costituzione di "teorie" e l'adesione a sistemi di idee sono caratteristiche generali dell'adolescenza. Si può infatti supporre che lo sviluppo cognitivo renda possibile, a partire dagli 11-12 anni, una notevole evoluzione sul piano delle idee. Inoltre, la ricerca di nuove identificazioni, lo sviluppo degli scambi tra pari e della socializzazione sono senza dubbio occasione di confronti e di cambiamenti a livello delle convinzioni e delle opinioni. Nell'adolescenza si osservano solitamente alcune importanti trasformazioni soprattutto su tra piani: le opinioni, il loro aspetto formale e cognitivo e gli atteggiamenti rispetto alle ideologie.


GLI STADI DELLO SVILUPPO MORALE SECONDO KOHLBERG

Kohlberg, psicologo cognitivista, ha svolto una ricerca sullo sviluppo morale durante l'adolescenza con interviste a dei ragazzi che presentavano dei "dilemmi morali" (per esempio il caso di un uomo che ruba una medicina in grado di salvare sua moglie poiché egli non ha denaro per comprarla e chi la produce la vende ad un prezzo dieci volte superiore al prezzo di costo). L'analisi delle interviste realizzate ha portato Kohlberg a distinguere tre livelli nello sviluppo morale, ciascuno a sua volta suddiviso in due stadi:

- livello della moralità pre-convenzionale: a questo livello il controllo delle azioni è esterno all'adolescente, cioè la condotta è considerata buona o cattiva secondo criteri pratici e non in relazione a valori astratti.

STADIO 1: i soggetti fanno riferimento alle conseguenze dell'azione e in questo si conformano ai giudizi delle persone investite di potere, inoltre non viene presa in considerazione l'intenzione dell'atto.

STADIO 2: le azioni giuste sono quelle che corrispondono ai bisogni della persona o, eventualmente, dell'altro. In questa fase comincia ad essere presa in considerazione la prospettiva altrui, e si ha coscienza del relativismo dei punti di vista (non tutti hanno gli stessi interessi o gli stessi scopi).

- livello della moralità convenzionale: questo stadio presuppone una rappresentazione dei valori e delle aspettative del gruppo sociale e della famiglia; il soggetto ritiene normale, e morale, conformarsi a tali aspettative e rispettare le convenzioni.

STADIO 3: per il soggetto conta essere in armonia con gli altri, non essere criticato, piuttosto che la conseguenza fisica e psicologica dell'azione.

STADIO 4: le regole sociali e le convenzioni sono accettate incondizionatamente: l'individuo deve subordinare i propri bisogni alle necessità del gruppo; del resto, il fatto che l'ordine sociale sia preservato è nell'interesse dell'individuo stesso.

- livello della moralità post-convenzionale: si tratta di un ritorno all'individuo, ma per ragioni diverse da quelle manifestate negli stadi 1 e 2. Questo stadio consiste essenzialmente nel liberarsi di un ordine sociale rigido e prescrittivo per considerare la relatività dei valori.

STADIO 5: c'è la presa di coscienza del fatto che le regole morali dipendono dall'accordo dei membri del gruppo sociale. Si ha allora la moralità del "contratto sociale" e dell'accettazione democratica della legge (dalla quale deriva il dovere).

STADIO 6: oltre all'autorità dei gruppi, c'è l'elaborazione dei principi etici universali che possono portare l'individuo a prendere posizioni minoritarie rispetto al gruppo sociale.


LE TRASFORMAZIONI IDEOLOGICHE

Alcuni psicologi hanno analizzato l'importanza dei cambiamenti possibili nell'adolescenza di cinque aspetti fondamentali che riguardano le rappresentazioni ideologiche :

- il primo aspetto è l'astrazione. Verso gli 11-13 anni l'uso delle idee astratte rimane difficile: è possibile immaginare l'insegnamento o la scuola, ma non l'educazione; il poliziotto o il giudice o la prigione, ma non la legge; i politici, ma non la politica E' nel corso dell'adolescenza che si sviluppa la possibilità di ragionare su delle idee astratte e non solo sulle rappresentazioni concrete di queste idee.

- durante l'adolescenza si sviluppa anche la possibilità di situare nel tempo le varie caratteristiche sociali, di concepire che la presenza di un problema in una data epoca dipende dalle condizioni precedenti.

- diventa importante anche la nozione di cambiamento: l'universo dei giovani adolescenti è essenzialmente statico, mentre solo più tardi egli riconosce e accetta che i cambiamenti siano possibili.

- il giudizio dell'adolescente diviene col tempo più sfumato, in quanto egli tiene conto dei vantaggi e degli inconvenienti di ogni decisione, e ragionando su questo si rende conto della relatività delle valutazioni e quindi della difficoltà a pronunciare dei giudizi universali.    

- se si chiede ad un giovane adolescente perché un individuo debba comportarsi in un determinato modo, le risposte sono intuitive e spesso senza giustificazioni; nei discorsi egli usa le parole democrazia, libertà senza però riuscire a dar loro un significato reale. Alla fine dell'adolescenza, invece, molti giovani sono in grado di giudicare in termini universali, di elaborare alcuni principi generali.










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