Società
borghese e movimento operaio
Al conservatorismo politico che, dopo il
fallimento delle rivoluzioni del '48-49, caratterizzava la situazione europea,
faceva riscontro un processo di profondo mutamento sociale. Il ventennio
successivo al '48 vide la crescita della borghesia: un ceto sociale
attraversato da notevoli differenziazioni interne e tuttavia portatore di uno
stile di vita e di un insieme di valori sostanzialmente unitari. Centrale, tra
questi valori era la fede nel progresso generale dell'umanità, che poggiava
sull'imponente sviluppo economico e scientifico della seconda metà dell'800.
Sul piano culturale, il progresso scientifico diede origine a una nuova
corrente filosofica, il positivismo, che diventò l'ideologia della borghesia in
ascesa e influenzò tutta la mentalità dell'epoca. Il rappresentante più noto
del nuovo spirito "positivo" fu Darwin, cui si deve la teoria dell'evoluzione e
della selezione naturale. Dalla fine degli anni '40, l'economia europea conobbe
una fase di forte sviluppo durata quasi un quarto di secolo. Lo sviluppo
interessò innanzitutto l'industria, principalmente i settori siderurgico e
meccanico. Si generalizzò in quest'epoca l'impiego delle macchine a vapore e
del combustibile minerale. I fattori principali del boom industriale del '50 e
'60 furono: la rimozione dei vincoli giuridici che ostacolavano le attività
economiche, l'affermarsi del libero scambio, la disponibilità di materie prime,
la diminuzione dei tassi di interesse e l'espansione del credito a favore degli
impieghi industriali; lo sviluppo di nuovi mezzi di trasporto (navi a vapore e
ferrovie) e di comunicazione (telegrafo). Quest'ultimo fattore mutava per
alcuni aspetti essenziali la vita dell'epoca e l'immagine stessa che la gente
aveva del mondo: esso appariva ed era effettivamente sempre più unito. Cambiava
anche, in relazione alla rivoluzione dei trasporti e alle nuove opportunità di
lavoro, il volto delle città, che diventavano sempre più grandi e più
complesse, anche se la loro trasformazione non apportava a tutti i ceti sociali
i medesimi vantaggi (nascevano allora le grandi periferie operaie). Lo sviluppo
economico successivo alla metà del secolo toccò in misura minore l'agricoltura
europea, dove era impiegato il grosso della popolazione attiva, e dove le
condizioni economiche e le forme di proprietà variavano sensibilmente da una
zona all'altra del continente. In generale, però, restavano disagiate le
condizioni di vita dei contadini, che in numero sempre crescente erano spinti a
scegliere la via dell'emigrazione. Si diffondeva, nello stesso periodo, la
figura dell'operaio di fabbrica, le cui dure condizioni di vita e di lavoro
favorivano il formarsi di una coscienza di classe e delle prime associazioni
operaie (soprattutto in Gran Bretagna, Germania e Francia). La teoria
socialista assunse, con l'opera di Marx,
il carattere di teoria "scientifica" contenente un'indicazione di
superamento del capitalismo. Progressivamente il marxismo si sarebbe affermato
quale dottrina ufficiale del movimento operaio. Nel 1864 venne fondata la prima
internazionale, la cui storia fu caratterizzata dai contrasti fra le varie
correnti - principalmente tra marxisti e anarchici - che avrebbero presto
condotto alla sua dissoluzione. Il maggior teorico dell'anarchismo fu Bakunin,
le cui teorie si distinguevano per alcuni aspetti sostanziali da quelle di
Marx. Bakunin, tra l'altro, riteneva che, una volta abbattuto il potere
statale, il comunismo si sarebbe instaurato spontaneamente, senza dunque la
fase di "dittatura del proletariato" prevista da Marx. Egli considerava,
inoltre le masse diseredate (e non il proletariato industriale) il soggetto
della rivoluzione. Per quest'ultimo motivo il bakuninismo si diffuse
soprattutto nei paesi più arretrati. Di fronte alla società borghese, il mondo
cattolico da un lato assunse un atteggiamento di dura condanna, dall'altro, si
fece promotore, con i movimenti cristiano-sociali, di un intervento dello Stato
a favore dei lavoratori e di un associazionismo cattolico.