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La casa tra natura e progresso




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LA CASA TRA NATURA E PROGRESSO




1. Introduzione

Il progetto "La casa tra natura e progresso" vuole analizzare l'evoluzione della casa e del concetto di abitare da un punto di vista storico, architettonico e letterario per poter valutare in quale direzione si stia muovendo il progresso alla luce dei grandi problemi ecologici odierni. Tali disagi ambientali sono tutti riconducibili ad una radice comune e si trova un diretto collegamento tra la nostra salute e quella del nostro pianeta pianeta. L'inquinamento ambientale colpisce anche le nostre abitazioni e proprio in esse si può ritrovare un diretto legame tra l'uomo e l'ambiente. Per molte persone la casa è il più importante investimento ed essa deve costituire oltre che un sicuro luogo di rifugio, anche una fonte di benessere duraturo. E' quindi uno shock notevole scoprire che la casa può essere fonte di danno sia per l'uomo che per l'ambiente, in quanto è pericolosa per la salute, inquina l'acqua che beviamo e l'aria che respiriamo. La casa è anche il baricentro spirituale del nostro essere, un luogo naturale che possa essere una fonte di benessere per il nostro corpo e la nostra mente.

Le case naturali sono sempre esistite fin dall'antichità, ma la civiltà moderna e il progresso hanno reso la casa sempre più pericolosa, dannosa, fonte di alienazione per un uomo che non si riconosce più in essa. Nel campo architettonico della domotica ( automazione della casa ) che integra le nuove tecnologie elettroniche ed informatiche nelle abitazioni domestiche, si dovrebbe sempre tener conto di tali imprescindibili considerazioni riguardo alle necessità naturali dell'uomo e la precaria condizione del nostro pianeta, al fine di evitare di condizionarne negativamente e irreparabilmente le sorti future.


2. L'evoluzione della casa nella storia


2.1 La casa primitiva e il modo eterno di costruire

I principi alla base dell'equilibrio ambientale, fisico e spirituale all'interno della casa hanno radici profonde nell'esperienza umana e nella tradizione della tecnica costruttiva delle culture primitive di tutto il mondo, in quanto su di essi si fonda "il modo eterno di costruire".

Originariamente sconfinate aree del nostro pianeta erano coperte da vegetazione e la scarsa popolazione umana, nostra antenata, si spostava in relazione alle condizioni ambientali su un territorio senza frontiere, trovando nella natura tutto il necessario per vivere. Benchè la loro vita fosse incerta, essi godevano della massima libertà e di uno stretto rapporto con una natura incontaminata.

L'uomo, tuttavia, ha cominciato a cambiare i suoi modi tradizionali di vita e circa 10 000 anni fa ha cominciato a costruire le prime abitazioni permanenti. Tale cambiamento ha comportato la graduale perdita di quel profondo contatto con l'ambiente, ma il legame tra l'abitazione e la natura non era assolutamente compromesso.


2.2 L'urbanesimo e la casa industriale

Nel XVIII secolo, prima in Gran Bretagna poi nel resto d'Europa, le tradizioni popolari furono messe in crisi dalla Rivoluzione Agricola. Le nuove tecniche di lavorazione sostituirono le

pratiche agricole di comunità locali, un tempo anche abituati a costruire le proprie case: vengono importati nuovi materiali, stili e tecniche di costruzione dall'estero.

Nuovi sviluppi si ebbero con la rivoluzione industriale, ovvero un processo di evoluzione economica che da un sistema agricolo-artigianale-commerciale porta ad un sistema industriale moderno caratterizzato dall'uso generalizzato di macchine azionate da energia meccanica e dall'utilizzo di nuove fonti energetiche inanimate. Spesso si distingue fra prima e seconda rivoluzione industriale. La prima riguarda prevalentemente il settore tessile-metallurgico e comporta l'introduzione della macchina a vapore; il suo arco cronologico è solitamente compreso tra il - ed il . La seconda rivoluzione industriale viene fatta convenzionalmente partire dal - , con l'introduzione dell'elettricità, dei prodotti chimici e del petrolio.

La seconda rivoluzione industriale del XIX secolo, segnò la conclusione del modo eterno di costruire: più che la meccanizzazione, fu la nuova visione del mondo a cambiare radicalmente le prospettive. Nell'era industriale prese corpo una filosofia positiva fondata sull'assoluta fiducia di poter controllare la natura attraverso il progresso scientifico. La prima conseguenza fu il passaggio da abitazioni ancora a misura d'uomo, edificate artigianalmente, alle anonime e uniformi case a schiera delle grandi città, dapprima raggruppate attorno alle fabbriche, poi irradiate verso grandi agglomerati suburbani periferici. La gente alienata perse la consapevolezza del proprio ruolo in una società che stava irreparabilmente trasformando l'ambiente. Le norme di buon senso furono trascurate e vi furono gravi conseguenze: sovraffollamento, malattie, mancanza di igiene, di aria di luce. Importanti filosofi come Friedrich Engels e Karl Marx denunciarono le condizioni umane e sociali assolutamente inadeguate e precarie della cosiddetta "classe operaia", dando così origine a quelle correnti socialiste e comuniste che ebbero fondamentale importanza nel panorama politico mondiale.

La rivoluzione industriale vide l'introduzione di nuovi materiali tecnici come l'acciaio, che permise nuove soluzioni nel campo della meccanica, e il cemento armato, che rivoluzionò il mondo dell'edilizia.


3. L'architettura tra Ottocento e Novecento


3.1 Il razionalismo architettonico e Le Corbusier

Successivamente nuove risposte al modello industriale si ebbero nel campo delle costruzioni con il razionalismo architettonico e con l'architettura organica di Frank Lyoyd Wright, e si ottennero in entrambi i casi nuove soluzioni tecniche grazie all'utilizzo del cemento armato.

Il primo si sviluppò in Europa a partire del primo ventennio del Novecento e fu il tentativo di dare soluzioni positive alle richieste di rinnovamento estetico emerse dallo sviluppo della società industriale. Il movimento si proponeva sempre la ricerca dell'ottimizzazione di alcune funzioni degli edifici progettati, come quella dell'abitare. Si caratterizzò per l'eliminazione degli apparati decorativi, la semplificazione delle forme a volumi puri, l'utilizzo di colori fondamentali (soprattutto il bianco) e l'uso di materiali economici come il cemento armato, il vetro e l'acciaio. Con il tempo il movimento si tradusse in sostanza in un'amplificazione dell'estetica tecnica, costruttiva e strutturale. Non per nulla, uno dei dettami del razionalismo architettonico fu l'indifferenza alla localizzazione dell'edificio (ma non al suo orientamento), che portò a un'omologazione su scala internazionale dell'architettura.

Le idee dei razionalisti furono anzi portate a nuovi sviluppi grazie all'opera del celebre architetto Le Corbusier, ad esempio nella Villa Savoye a Poissy, ove la pianta libera e le finestre a nastro possono essere realizzate esclusivamente con il calcestruzzo armato.

Egli fu architetto francese che si formò alla scuola del Bauhaus; dopo essersi presentato da principio come utopista, si dedicò in seguito alla stesura, attraverso le sue stesse opere, di un programma metodologico estremamente deciso. Egli partiva sempre dalla funzione per cui l'edificio nasce - cioè l'uomo - ma non rinuncia mai ad esprimersi attraverso forme plastiche che non deturpino l'ambiente in cui sono inserite. Significativi, a questo proposito, sono i suoi edifici sospesi su piloncini (Pilotis), che sembrano galleggiare sullo spazio circostante, senza interromperlo come possiamo ritrovare nella Villa Savoye a Poissy.

Nella metà del XIX secolo i mali della società industriale vennero denunciati da John Ruskin, William Morris e altri esponenti del movimento Arts & Craft: essi auspicavano ad un ritorno all'artigianato nell'attività edilizia, all'uso di appropriato dei materiali, al ricorso a semplici progettazioni funzionali.


3.2 L'architettura organica di F.L.Wright nella "Casa Kaufmann"

Nel secondo esito troviamo Frank Lloyd Wright, architetto statunitense, che è stato una figura centrale dell'architettura moderna e fondatore del movimento organico, nato dalle costole del razionalismo ma sviluppatosi sulla base di principi diversi, volti a una funzionale integrazione della realtà costruttiva con l'ambiente naturale e umano. L'architettura organica è quel movimento che nello spazio esterno trova la propria continuazione ininterrotta e crea un immediato contatto con la natura circostante. I capisaldi della riflessione e della pratica architettonica di Wright furono l'inserimento dell'edificio nel contesto naturale, l'uso di materiali specifici adatti al luogo, la valorizzazione delle esigenze emotive dell'uomo. Solo in questo modo gli appariva possibile realizzare un'architettura in armonia con le leggi della natura. La progettazione architettonica deve creare un' armonia tra l'uomo e la natura, costruire un nuovo sistema in equilibrio tra ambiente costruito e ambiente naturale attraverso l'integrazione dei vari elementi artificiali dell'uomo ( costruzioni, arredi) e naturali dell'intorno ambientale del sito. Una frase molto significativa del pensiero architettonico di Frank Lloyd Wright è la seguente: ' Per Architettura Organica io intendo un'architettura che si sviluppi dall'interno all'esterno , in armonia con le condizioni del suo essere , distinta da un'architettura che venga applicata dall'esterno'1.

Frank Lloyd Wright nasce nel 1867 a Richland Center, nel Wisconsin. La formazione scolastica fu scarsa, forse nemmeno si diplomò, fu infatti ammesso alla università, che comunque lasciò dopo due semestri improduttivi, come "studente esterno". Nel 1887 dopo due anni di ingegneria all'università del Wisconsin, entra nello studio di I.L. Silsbee, poi in quello di L. Sullivan, suo grande maestro, con il quale collaborò per sei anni.La sua formazione si compie al di fuori dei parametri dell'età pionieristica dell'architettura americana, ma anche rispetto alla tradizione occidentale. La sua antistoricità riguarda principalmente la sua avversione per la città, o meglio inteso come rapporto di amore- odio con la metropoli americana.

Nel suo primo periodo di progettazione, infatti, Wright fonda la scuola Prairie school, attiva dal 1890 al 1910. I 18 architetti del gruppo, pur tenendo conto della tradizione, rinnovarono la casa urbana

con la teorizzazione della Prairie House ( casa nella prateria ): essa è insieme moderna (per l'estetica e l'uso della tecnologia), e tradizionale, per la fede nella sicurezza, nella privacy e nella famiglia; la più celebrata è la Casa Robie.

Nel apre uno studio a Tokyo in Giappone e progetta l'Imperial Hotel, l'edificio che caratterizza maggiormente il secondo periodo di progettazione.

Alla terza fase appartiene l'opera più celebrata dell'architetto statunitense la Casa Kaufmann o Casa sulla cascata, che raccoglie l'eredità strutturale delle Prairie Houses e incarna totalmente le invarianti linguistiche della architettura wrightiana.


1 tratto da Bruno Zevi a cura di, Frank Lloyd Wright, Zanichelli editore


Dell'ultima fase occorre ricordare il grande museo Guggenheim realizzato a New York: è

organismo plastico e dinamico che non soltanto esula dall'allineamento stradale della città, ma lo contraddice con grande violenza quasi a significare che l'arte moderna è in contrasto con la regolarità uniforme della città. Muore il 9 aprile 1959 a Phoenix, in Arizona.

La Casa Kaufmann è l'esempio più pragmatico ed eccezionale di questo modo wrightiano di fare ed intendere l'architettura. La costruzione nasce da un progetto del per Edgar J. Kaufmann, un ricco commerciante di Pittsburgh. Viene iniziata nel e terminata nel . Frank Lloyd Wright è ispirato dalla famiglia Kaufmann che è affascinata da una cascata su un ruscello chiamato Bear Run che corre tra boschi montuosi dell'ovest della Pennsylvania.

'In una magnifica foresta, uno sprone di solida roccia che sorge a fianco di una cascata la soluzione naturale apparve quella di sospendere in aggetto la casa al suo sostegno roccioso, sopra la cascata. La prima, tra le case da me costruite, eseguita in cemento armato: e perciò la sua forma si modellò sulla grammatica di questo tipo di costruzione' (F.L. Wright) ' segna l'apice poetico del metodo organico e la massima vetta raggiunta dalla libertà creativa. ' dice Bruno Zevi in uno dei molteplici elogi all'architettura di Wright2.

Non c`è disegno bidimensionale che la rappresenti egregiamente; la sua struttura, la sua forma, e il suo spazio sono comprensibili unicamente tridimensionalmente. Così realizza una serie di piani a terrazza a sbalzo e sovrapposti, che richiamano alla stratificazione delle rocce del sito e che aggettano audacemente sopra la cascata creando un eccezionale effetto scenico. La pietra nativa si fonde con le strutture in cemento armato color beige che si amalgamano come in un unico impasto; così che la costruzione non può essere immaginata in nessun altro luogo se non in questo. La 'scatola' tradizionale è distrutta: non esistono pareti, schemi geometrici, simmetrie. Si tratta di un edificio 'organico': i materiali impiegati sono le rocce della cascata; anche il pavimento è in pietra naturale levigata; le pareti esterne sono vetrate. I tre piani della casa si arretrano gradualmente dal corpo roccioso centrale, il succedersi dei piani equivale ad un continuo incrociarsi di un volume sull'altro. La logica compositiva si basa sul saldo rapporto con l'ambiente circostante: l'asimmetria dei corpi e lo slittamento dei volumi riflettono e al contempo si adeguano ed esaltano l'organico 'disordine' proprio della natura del luogo.


4. Giovanni Pascoli e il concetto di "nido" inteso come unità familiare

In campo letterario l'immagine del "nido" inteso come nucleo familiare proposta dal poeta Giovanni Pascoli, può essere interpretata per analogia come l'importante funzione di protezione svolta dalla abitazione.

Giovanni Pascoli nasce nel 1855 a San Mauro di Romagna ( poi San Mauro Pascoli ). Vive una infanzia tranquilla fino alla morte del padre nel 1867. Successivamente moriranno i due fratelli e la madre. Nel 1873 si iscrive a lettere a Bologna e si laurea nel 1882 in letteratura greca. Insegna in alcuni licei poi all'università di Messina e Pisa. Nel 1905 assume la cattedra all'università di Bologna che fu di Giosuè Carducci ( 1835- 1907 ). Nel 1912 muore a Bologna. Le sue poesie vengono raccolte in tre opere principali: "Myricae", "Poemetti" e i "Canti di Castelvecchio". In Pascoli convivono continuità e rottura con il passato in modo equilibrato: è il primo dei moderni, l'ultimo dei classici. La poesia ha natura irrazionale e con essa si può giungere alla verità di tutte le cose; il poeta deve essere un poeta-fanciullo che arriva a questa verità mediante l'irrazionalità e l'intuizione.

Rifiuta quindi la ragione e, di conseguenza rifiuta in parte il Positivismo ( che era l'esaltazione della ragione stessa e del progresso), approdando quindi al decadentismo di cui Pascoli è uno dei maggiori esponenti. La poesia diventa così analogica cioè senza apparente connessione tra due o più realtà che vengono rappresentate: i legati intimi e segreti tra le cose possono essere identificati solo da un fanciullino, potenzialmente presente in ogni uomo, che guarda con stupore al mondo ( Adamo). I motivi principali di questa poesia devono essere 'umili cose': cose della vita quotidiana, cose modeste o familiari. Al termine di tale processo intuitivo si può giungere ad un'ombra di verità assoluta, il cui unico interprete è il poeta che si identifica con il fanciullino.


2 tratto da Bruno Zevi a cura di , Frank Lloyd Wright, Zanichelli editore

Nella vita dei letterati italiani degli ultimi due secoli ricorre pressoché costantemente la contrapposizione problematica tra mondo cittadino e mondo agreste, intesi come portatori di valori opposti: mentre la campagna appare sempre più come il 'paradiso perduto' dei valori morali e culturali, la città diviene simbolo di una condizione umana maledetta e snaturata, vittima della degradazione morale causata da un ideale di progresso puramente materiale.

Fondamentale per Pascoli è il concetto di "nido" familiare: nel soggiorno a Massa il poeta riesce a ricongiungersi con le sorelle minori Ida e Maria. Il legame che si viene a creare è fondato su un profondo affetto cementato da dolori e memorie comuni, ma è anche complicato da irrisolte relazioni edipiche: Giovanni si sente investito della responsabilità paterna, mentre le sorelle assumono per lui una funzione materna. La famiglia ricostruita non è solo il rifugio in cui chiudersi con le sorelle, che sono quasi le garanti della regressione all'infanzia: il nido diviene anche la sua misura del mondo, tutto ciò che ne è al di fuori lo impaurisce, lo ferisce, è inaccettabile.

"X agosto" viene pubblicata alla vigilia del ventinovesimo anniversario d'uccisione del padre, avvenuta proprio il 10 agosto del 1867, nella notte di San Lorenzo. La lirica vuole ricordare tale lutto come tragedia degli affetti familiari e irreparabile lacerazione del nido.

Al centro della poesia vi è l'accostamento della famiglia di Pascoli con una famiglia di rondini. Pascoli descrive così un parallelismo fra una rondine uccisa mentre porta il cibo al nido e il padre del poeta assassinato mentre tornava a casa. La rondine rimane tra gli spini senza vita come in croce accostando così le vittime (rondine e padre) al sacrificio di Cristo. Nel frattempo il nido con i rondinini si avvia alla fine data la mancanza della rondine unica fonte di sostentamento. Analogamente anche un uomo sta tornando a casa ma viene ucciso rimanendo con gli occhi sbarrati con in mano due bambole da portare in dono ai suoi figlioletti. Nella casa ormai desolata tutti lo aspettano invano mentre l'uomo come la rondine rimane esposto al cielo il quale ignora di quanto male pervada la terra.

Nella poesia Pascoli versa le grandi tematiche metafisiche del male e del dolore e del rapporto fra dio e uomo. La poesia costituisce una totale simmetria fra la rondine e il padre del poeta e quindi fra il tetto e il nido con le conseguenti analogie come l'uccisione. La rondine diviene il simbolo di tutti gli innocenti perseguitati dalla malvagità degli uomini alludendo così a Cristo accostato anche dalla figura del padre di Pascoli il quale sul punto di morte perdona i suoi uccisori. La fondamentale tematica del male è così affrontata. Vi è una religiosità decadente che non approda a una religiosità positiva, anzi notiamo che nn vi è una prospettiva di riscatto a sfavore del male ma solo un timido compianto rappresentato dal pianto di stelle. Il cielo (Dio) è lontano remoto, inaccessibile, due enti separati rispetto al mondo. Nella poesia si ritrova, quindi, l'importante tema del nido: l'analogia fra l'uomo e la rondine non è basata solo sul loro sacrificio ma anche sulla loro esclusione forzata da nido il quale è rappresentanza della famiglia la quale protegge l'individuo dai mali e dalle insidie che sconvolgono il mondo esterno.


5. La moderna tecnologia della casa


5.1 La rete informatica applicata alla casa domotica

Oggigiorno l'evoluzione della casa viene gestita dalla domotica ( home automation ), ovvero la disciplina che si occupa di studiare le tecnologie atte a migliorare la qualità della vita nella casa grazie all'automazione. Si parla quindi di 'casa intelligente' ovvero quell'ambiente domestico opportunamente progettato e tecnologicamente attrezzato al fine di rendere più agevoli le attività all'interno dell'abitazione, di aumentarne la sicurezza e di consentire la connessione a distanza con servizi di assistenza.

Ad un livello superiore si parla di 'building automation' o 'automazione degli edifici'. L'edificio intelligente, con il supporto delle nuove tecnologie, permette la gestione coordinata, integrata e computerizzata degli impianti tecnologici (climatizzazione, distribuzione acqua, gas ed energia, impianti di sicurezza), delle reti informatiche ( LAN domestiche ) e delle reti di comunicazione, allo scopo di migliorare la flessibilità di gestione, il comfort, la sicurezza, il risparmio energetico degli immobili e per migliorare la qualità dell'abitare e del lavorare all'interno degli edifici.

Le soluzioni tecnologiche che possono essere adottate per la realizzazione di un sistema domotico sono caratterizzate da peculiarità d'uso proprie degli oggetti casalinghi: semplicità, continuità di funzionamento, affidabilità e basso costo. Le tecnologie per la domotica garantiscono, inoltre, un notevole risparmio energetico con conseguenti vantaggi economici, grazie allo sfruttamento dell'energia del Sole attraverso l'utilizzo del pannello fotovoltaico e del pannello solare.


5.2 Il pannello solare

Il pannello solare (detto anche collettore solare) è un dispositivo atto alla conversione della radiazione solare in energia termica e al suo trasferimento, per esempio, verso un accumulatore per un uso successivo, da non confondere con il pannello fotovoltaico; questa tecnologia, cioè l'insieme dei componenti che oltre al pannello solare costituiscono l'impianto, viene detta nel suo complesso solare termico.


5.3 Il pannello solare fotovoltaico e l'effetto fotoelettrico

La tecnologia fotovoltaica consente di trasformare direttamente la luce solare in energia elettrica. Essa fa riferimento ad alcuni principi fisici come la struttura a bande di energia degli atomi e l'effetto fotoelettrico, basato sulla proprietà di alcuni materiali semiconduttori (fra cui il silicio) di generare elettricità se colpiti dalla radiazione solare, senza l'uso di alcun combustibile. L'elemento capace di effettuare questa conversione è la cella fotovoltaica. Tali celle, per formare un modulo fotovoltaico, vengono collegate in serie e rinchiuse in un particolare involucro che permette alla luce di penetrare e che, allo stesso tempo, le protegge dagli agenti atmosferici.

L'effetto fotoelettrico fu studiato da Lenard ( Nobel 1905) e fu poi interpretato da Einstein (Nobel 1921). Lenard ipotizza che le particelle emesse dai metalli colpiti dalla luce siano proprio gli elettroni. I risultati sperimentali portano all'individuazione degli elementi caratterizzanti il fenomeno fotoelettrico, che si possono così riassumere:

- gli atomi emettono elettroni solo e solo se la frequenza della radiazione incidente è superiore al valore della soglia fotoelettrica;

- l'energia cinetica degli elettroni emessi dipende dalla frequenza della radiazione elettromagnetica incidente e non dalla sua intensità;

il numero di elettroni che fuoriescono in un secondo dipende dall'intensità della radiazione elettromagnetica incidente.

L'effetto fotoelettrico è regolato dalla relazione di Einstein. Essa lega l'energia cinetica Ecin dell'elettrone fotoemesso alla frequenza f della radiazione incidente:

Ecin = hf - hf0dove Ecin = ½ mv2max e hf0 = Lavoro di estrazione.

Il secondo membro deve essere, comunque, maggiore di zero; sviluppando la disequazione si ottiene che f è maggiore d f0, che rappresenta la frequenza minima che la radiazione deve possedere per estrarre l'elettrone dal metallo; f0 è la soglia fotoelettrica caratteristica di ogni metallo. Einstein utilizza il concetto di quanto di luce ipotizzandolo come capace di comunicare la sua energia E = hf all'atomo del metallo; se l'energia comunicata è superiore al lavoro di estrazione, l'energia in eccesso si ritrova come energia cinetica dell'elettrone emesso.

Gli esperimenti condotti sull'emissione di elettroni da un metallo per effetto fotoelettrico hanno messo in luce, fin dall'inizio, dei fenomeni non spiegabili con la teoria ondulatoria della luce. Secondo la teoria quantistica il raggio luminoso non è formato da onde che si propagano, ma da "proiettili di luce", successivamente denominati fotoni. Un raggio di luce monocromatico, cioè formato da una sola frequenza, è costituito da fotoni identici che trasportano un'energia proporzionale alla frequenza (E = hf, h = costante di proporzionalità di Planck). Se si aumenta l'intensità del fascio, allora si aumenta il numero di fotoni; i fotoni, però, mantengono inalterata la propria energia. L'effetto fotoelettrico viene spiegato in modo semplice: ogni elettrone viene espulso in seguito all'urto con un fotone singolo e

il fotone comunica all'elettrone una ben determinata energia; l'aumento dell'intensità luminosa causa un aumento del numero di fotoni e quindi di urti, ma il fotone comunica sempre la stessa energia. È da qui che si fa strada l'idea della doppia natura della luce, sia ondulatoria che corpuscolare.

5.4 L'orientamento del pannello solare

Il posizionamento al suolo della superficie captante dipende da due angoli particolari:

l'inclinazione tra la superficie captante e il piano orizzontale prende il nome di angolo di tilt ( o tiltaggio )

l'inclinazione sul piano orizzontale tra la normale alla superficie e la direzione del sud geografico prende il nome di azimut

In maniera ipotetica basterebbe orientare il pannello verso sud con angolo azimutale nullo e porre l'angolo di tilt pari alla latitudine del luogo; tuttavia sulla superficie terrestre a causa dei moti della Terra, l'inclinazione dei raggi solari varia in funzione del tempo e occorre raggiungere un compromesso che garantisca, per ciascuna località, la massima producibilità su base annua.


6. Ray Bradbury and the dystopian world of "Fahrenheit 451"

Now I would like to talk about "Fahrenheit 451" that is a dystopian novel written by Ray Bradbury ( born 1920 ). It was published in 1953. The novel is set in a distant future in a country involved in a war. It is a strange place where all books are restricted, individuals are anti-social and hedonistic, and critical thought is suppressed. The main character, Guy Montag, is employed as a fireman: he does not put out fires but he starts them burning books. The number '451' refers to the temperature (in Fahrenheit) at which a book or paper spontaneously burns.

At the very beginning Montag seems to be integrated in this world; he is an active member of the community of firemen and actually the story opens with the pleasure he has in burning books. But he soons begins to understand that there is something wrong after he meets his young neighbour Clarisse. She is outgoing, naturally cheerful, unorthodox, and intuitive. She serves as the wake-up call for Montag, by posing the question "why?" to him.

Montag comes to understand what is missing in his world and sees it in all its superficiality, ignorance and violence. In this world all authentic values no longer exist: the traditional family is broken and there are no interpersonal relationships. There is no friendship and no love. The society is a nightmarish place dominated by media. When the novel was written, TV has already reached its dominant position and consumerism was a key feature of the American society.

The novel deals with important themes that can be linked to the dangers of the modern houses. Montag's home is an artificial place dominated by every type of technological appliances ( the silver toaster with a spidery metal hand ) . There are wall-TV everywhere: Mildred, Montag's wife, usually takes part in the plays that come on the wall-to-wall circuit. The main characters of the plays are called the "uncles" and the "aunts" and Mildred has to complete the play by acting the missing parts.

The media provides a beautiful fictional world and people have a common impression of inhabiting. Deep down there is a feeling of dissatisfaction: Mildred usually takes sleeping pills and she always has her ears plugged with electronic bees. Any contact with the natual world has been lost. Flowers, grass, animals are simply coloured blurs to the eyes of the mad people who drive too fast. The only exception is Clarisse.

The novel can be seen as a warning against the development of the society in this direction. In the final pages of the book, the war invades the foreground and a bomb destoys the nighmarish world of Fahrenheit 451. The conclusion of the novel suggests that can still be salvation and hope for humankind.

Fahrenheit 451 is a film of a dystopian future, based on the novel of the same name by Ray Bradbury. It was directed by François Truffaut, his only English-language film.


7. Conclusione

Per concludere ricordiamo un concetto della filosofia di Sigmund Freud: in un saggio del 1919, intitolato Das Unheimliche, egli analizza il termine tedesco "unheimlich", che egli stesso descrisse come intraducibile in altre lingue, verificando come nell'uso esso assuma significati diversi e talvolta contrastanti. Esso è l'antitesi dell'aggettivo "heimlich", "confortevole, tranquillo", che deriva da "heim", "casa", quindi "unheimlich" è ciò che, all'opposto, suscita spavento, sospetto, inquietudine, perché non noto, familiare, quotidiano. Il termine in italiano viene tradotto con l'aggettivo "perturbante" con il quale s'indica una peculiare situazione, un disagio, uno sdoppiamento, in riferimento ad una perdita di identità, ad un'alienazione, e tale disagio riguarda il soggetto, l'Io, il suo inconscio.

Alludendo a un senso di pericolo collegato al nostro esistere, legato ai temi della casa e dell'abitare, il perturbante ci mostra i fantasmi che popolano quella casa e inquietano il nostro abitare, segnalando così l'estraneità che alberga al cuore stesso della nostra identità. Tale intuizione freudiana tende a configurarsi come il vero paradigma della condizione moderna e postmoderna: l'uomo inquieto e alienato ha perso la condizione del vivere in quella casa naturale, familiare, confortevole che è fonte di benessere per lo spirito, salute per il corpo e armonia con l'ambiente.


8. Bibliografia


A.A.V.V., Le Corbusier, Zanichelli editore

Antonio Vincenti, Sistemi fotovoltaici, Dario Flaccovio editore

Bruno Zevi a cura di, Frank Lloyd Wright, Zanichelli editore

David Pearson, La casa ecologica, Touring Club Italiano editore

E.L. Palmieri M. Parlotto, Il Globo terrestre, Zanichelli editore

G.C. Argan, Il primo Novecento, Sansoni per la scuola

G.C. Argan, L'Ottocento, Sansoni per la scuola

G.G. Quaranta P. Mongiovì, L'abc della domotica, Il Sole 24 ore

G.M. Anselmi G. Finocchio, Tempi e immagini della letteratura, Bruno Mondadori

U. Amaldi, La fisica moderna, Zanichelli editore





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