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La questione meridionale




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LA QUESTIONE MERIDIONALE



dopo l'unità con la legge di unificazione amministrativa del 65 si impose all'intera penisola l'ordinamento sabaudo:lo stesso ordinam amministrativ,codice civile,di commercio,sistema scolastico.qst scelte,coerenti con l'obbiettivo di unificaz,ebbero però effetti negativi:lo stato italiano fu dall'inizio accentrato e cn amministrazione poco efficiente;inoltre l'applicazione nn teneva conto delle realtà profondamente eterogenee tra nord e sud per assetto sociale,cultura,tradizioni.

Al potere vi era la destra,ke credeva ke l'italia si sarebbe potuta sviluppare solo favorendo la creazione di un mercato interno e di un apertura verso l'estero.la scelta liberoscambista (rimasta in vigore fino alla svolta protezionistica del 1887)ebbe effetti contraddittori:da un lato favorì le esportazioni, dall'altro danneggiò l'apparato industriale cn la concorrenza delle merci più competitive franco-inglesi. Ma gli effetti più negativi si verificarono nel meridione, dove le già deboli industrie,fino ad allora protette dai dazi, si videro arrivare improvvisamente un ondata di merci e prodotti dal nord e dall'estero a prezzi più bassi.qst provocò la disoccupazione di moltissimi artigiani meridionali. Inoltre il sud essendo essenzialmente agricolo, non aveva prodotti che interessassero al Nord, e non poteva nemmeno fornire i suo prodotti agricoli perché il Nord aveva un'agricoltura ancora più sviluppata.

L'apertura al mercato nazionale richiedeva un programma di ampliamento delle infrastrutture. La destra attuò ingenti investimenti per "cucire lo stivale",ottenendo buoni risultati nel settore ferroviario (soprattutto nel nord). Questa spesa però metteva in difficoltà la situazione finanziaria dello stato ke si vide sempre più coperto di debiti. Debiti pubblici che la destra cercò di sanare facendo ricorso a prestiti (collocando titoli sul mercato italiano), alla vendita delle terre demaniali pubbliche ed ecclesiastiche, e al prelievo fiscale. Ciò però nn ebbe conseguenze positive in quanto le terre demaniali vennero acquistate solo da coloro che ne avevano la possibilità, e nn fecero che ingrandire le già grandi terre dei grandi proprietari terrieri; e il prelievo fiscale risultò estremamente squilibrato in quanto il sud si trovò a dare allo stato un contributo di tasse ed imposte superiore a quello del nord, a esclusivo vantaggio del Nord. Quando nel 1868 venne introdotta la tassa sul macinato, si diede origine a una rivolta contadina con forte proteste popolari in molte località del paese, che vennero represse con durezza e un gran numero di vittime.

Tali problemi vennero affrontati dalla destra come problemi di ordine pubblico da risolvere con la forza, nati dalle crisi sociali ke nascevano dalle campagne dalla miseria dei contadini e dall'irrisolto problema della terra.

Già con Garibaldi la sperava che la caduta del regime borbonico portasse con sé anche una redistribuzione delle terre ai contadini, aveva alimentato profonde delusioni, perché egli nn attuò alcuna riforma agraria ma a tali ribellioni si rispose con repressioni e fucilazioni di massa.

Con l'imposizione inoltre del servizio militare obbligatorio venne ancor di più alimentato lo scontento, in quanto tale politica privava delle famiglie di fondamentale manodopera per la loro sopravvivenza.

Ciò provocò una profonda sfiducia legata al fatto che lo stato non seppe mostrarsi alla popolazione come mezzo del quale fidarsi, in grado di tutelare i diritti di tutti, indipendentemente dalle condizioni di ceto o appartenenza famigliare e politica; venne data fiducia invece alle famiglie locali, preti di famiglia e parenti. Si trovavano nuovi mezzi e aiuti per vie traverse perché lo stato era visto lontano dai bisogni e lontano dai problemi; era estraneo, assassino. L'incomprensione per le leggi del nuovo Stato, apparivano non "italiane", come dicevano i garibaldini, ma "piemontesi", cioè altrettanto straniere quanto lo erano appare quelle austriache ai Lombardi.

Organizzazioni criminose nacquero. Camorra, mafia erano più vicine al popolo e c'erano sempre, ti potevano aiutare anke se negativamente, perché i favori che ti garantivano li volevano indietro con alti interessi. Acquisirono potere grazie allo stretto rapporto che instaurarono con la classe politica, gestendo clientele. Una classe politica grazie alla quale venivano eletti e guadagnavano moltissima stima e fiducia. Il loro obiettivo era sostituirsi allo stato. Lo stato nel concreto e nelle vita dei cittadini è rappresentato dalle occasioni di lavoro, dalla sanità e dall'istituzione, ma se questi settori sono latitanti o in crisi o in difficoltà, non si può dire che lo stato esista; si vede lo stato solo come qlcs di negativo, di repressivo e questo aumenta l'illegalità.

La nascita dell'industria del nord che portò con se la nascita del proletariato, che presto si renderà conto che accanti ai propri doveri, c'erano anche i proprio diritti. Nascono le prime organizzazioni nazionali, i primi partiti che vogliono difendere questi diritti. Al sud invece c'è ancora il contadino convinto di avere solo doveri e nn diritti, dovuto anke all'alto tasso di analfabetizzazione. tenuti per secoli nell'ignoranza e nella miseria, i contadini meridionali non avevano ancora maturato una conoscenza politica dei loro idiritti e non riuscivano ad immaginare alcuna prospettiva di cambiamento attraverso i mezzi legati. questo porterà al BRIGATAGGIO. Il brigantaggio, storicamente parlando, è la sola guerra che la classe contadina riesce a condurre quando lotta da sola. Il brigantaggio è un fenomeno che nasce dalla miseria, dall'ignoranza, dalla mancanza di un lavoro certo. A questo fenomeno aderirano contadini, sbandati dell'esercito borbonico ed ex garibaldini, renitenti della leva e veri banditi, i quali prendevano di mira i politici e possidenti locali, assalendo i loro patrimoni, devastando, uccidendo, e saccheggiando ribellandosi allo stato italiano in nome del Borbone del Papa. Molto spesso infatti erano alimentati da forze come le forze borboniche e cattoliche in funzione anti-unitaria; e dal popolo che li vedeva come eroi popolari.

Di fronte a questo fenomeno lo stato unitario risponde con il carcere, la repressione, come se essi fossero comuni delinquenti. Una guerra contro questa rivolta sociale che nelle sue manifestazioni ampie, durò oltre quattro anni; quando nel 1863 venne imposta la legge Pica la quale represse i brigantaggio con moltissime vittime. Nel 1865 il brigantaggio era stato praticamente sconfitto. Lo stato aveva vinto la sua guerra. La frattura fra il sud e il resto d'italia non fece che approfondirsi.



La grave crisi agraria che colpiva il meridione favorì la nascita del partito degli agrari che chiedeva l'imposizione della tassa sul grano di importazione, favorevoli dunque al protezionismo. Anche il partito degli industriali credevano fosse meglio adeguarsi alla politica protezionistica che ormai aveva cambiato la linea del mondo. Rendendosi conto della concorrenza diventata ormai insostenibile, richiedevano l'aiuto del mondo politico. Credevano inoltre che il protezionismo non avrebbe fatto altro che favorire le imprese agricole e industriali più arretrate, ponendole al riparo dalla concorrenza straniera. Così venne deliberata nel 1887 l'imposizione di un alta tariffa doganale sul grano e sui prodotti industriali.

EFFETTI:

tra il 1886 e il 1911 il reddito nazionale aumentò del 5%, indice di una decisa crescita economica. Ma presentava cmq al suo interno gravi contraddizioni e squilibri: il più grave fu l'accrescersi del DUALISMO ECONOMICO fra nord e sud. Evidente sia per quanto riguarda il reddito per abitante, sia e soprattutto quanto a produttività industriale. Il dualismo emerge da alti due dati non economici ma sociali, il tasso di analfabetismo e l'emigrazione dal meridione verso l'estero.

Anche l'agricoltura italiana fu caratterizzata dalla crescita, che però si vide concentrata per lo più nella pianura padana, dove la crisi agraria eil protezionismo avevano favorito ingenti investimenti, soprattutto nella meccanizzazione e nell'utilizzo dei nuovi fertilizzanti chimici. Il governo finanziava e metteva dazi sui prodotti industriali importati che potevano fare concorrenza al nord. Stazionaria rimase invece la situazione nel Mezzogiorno, la quale già al momento dell'unità era sensibilmente in ritardo; andò aumentando con l'attuazione del protezionismo favorendo il nord e in particolare il triangolo industriale (Torino-Milano-Genova). L'Italia si sviluppava a forbice.la questione meridionale divenne un nodo irrisolto nella vita italiana.

ragioni fisiche:minacciava l'origine del problema in una debolezza naturale del meridione (orografia accidentata, clima caldo). Esistono ragioni fisiche naturali per le quali il meridione è penalizzato sin dalla partenza. La questione meridionale sta semplicemente nella sfortunata geografia che ha condannato lo stato alla miseria economica e reale.

risultato di scelte politiche precise soprattutto di tipo fiscale che avevano finanziato lo sviluppo del nord e impoverito il sud. Sostiene che le grandi spese siano concentrate soprattutto al nord:come le spese navali  che si fanno quasi tutte in Liguria; gli istituti di istruzione, giustizia educazione industriale sono concentrati tutti al nord. Per molti anni due terzi degli italiani hanno lavorato a beneficio della liguria, della lombardia e del Piemonte.

Denuncia la frattura culturale, oltre che economica fra il nord e il sud. Sostiene che esista una sorta di profonda ignoranza dal nord verso il sud, e che si proceda subito a sentenziare tali terre come colonie popolate solo da barbari, e che rappresenti solamente un buon mercato per i loro prodotti industriali. Non può esistere ignoranza, perché così non ci potrà mai essere unità morale: bisogna conoscersi per stimarsi, e per rispettarsi. E per essere uniti in tutto e per tutto.

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