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La colonna traiana




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LA COLONNA TRAIANA




Le colonne vengono usate dai Romani anche come monumenti, per ornamento della città; non più quindi con funzione di sostegno di pareti o volte, ma con un chiaro valore simbolico: la colonna si trasforma quindi in monumento commemorativo di grandi imprese imperiali.

La colonna più famosa dell'arte romana e quella eretta per commemorare le imprese dell'imperatore Traiano (perciò è detta Colonna Traiana).

La Colonna Traiana e una colonna di marmo alta più di 35 metri con un diametro di 6 metri circa, posta nel Foro di Traiano, allo interno del Foro Romano (il centro politico e commerciale di Roma). Alla base, di forma quadrangolare, si trova una cella ove furono poste le ceneri dell'Imperatore, mentre in alto vi era originariamente una statua dello stesso Traiano, sostituita nel 1587 con una immagine bronzea di San Pietro.

La colonna aveva funzione funeraria e celebrativa insieme: funeraria perché alla base si conservavano i resti dell'imperatore, celebrativa perché i bassorilievi scolpiti, che la ricoprono interamente, salienti dal basso verso l'alto, celebrano le sue imprese, in particolare le 2 vittorie da lui conseguite nel 101-102 e nel 105-106 contro i Daci, una popolazione barbara che abitava il territorio corrispondente all'attuale Romania.

All'interno della colonna, una scala a chiocciola permetteva di salire fino alla terrazza posta in cima, e di apprezzare la mole degli enormi lavori voluti dall'imperatore per costruire il foro, che porta anch'esso il nome del 'principe'. La colonna Traiana è la prima colonna coclide, cioè con la scala interna fatta a chiocciola e il fusto con decorazione spiraliforme; fu quindi dal punto di vista tipologico, una novità assoluta.

Il fusto è formato da 17 rocchi di marmo greco, sui quali, a opera montata, fu eseguito il rilievo, che si svolge in 23 giri per circa 200 metri di lunghezza. A mano a mano che sale, la striscia figurata cresce in altezza, per contrastare l'effetto ottico della distanza; cosi, viste dal basso, tutte le fasce appaiono uniformi.

Il grande complesso di bassorilievi, è il più grande capolavoro della scultura romana, e si presenta ancor oggi in eccellente stato di conservazione. Non se ne conosce l'autore, ma si sa che il progettista dell'intera area e degli edifici del Foro di Traiano fu il grande architetto Apollodoro di Damasco: è quindi probabile che le sculture spettino a lui o, al massimo ad uno, o più, dei suoi collaboratori.

I rilievi, che contengono più di 2500 figure e rappresentano almeno 150 episodi delle 2 guerre daciche, condotte oltre il Danubio e le Alpi Transilvaniche sino ai Carpazi orientali, non lasciano dubbi sul fatto che l'esecuzione dei disegni e la supervisione delle maestranze siano da attribuirsi a un unico, grande artista, il cosiddetto Maestro della Colonna Traiana.

Egli fu per Traiano ciò che Fidia fu per Pericle: l'interprete del sentimento etico-politico di un'epoca e al tempo stesso il creatore di un linguaggio formale nuovo. Un linguaggio che rappresenta il punto d'arrivo di una cultura artistica ormai pienamente padrona di tutti i mezzi espressivi elaborati nel corso della sua tradizione. Il naturalismo ellenistico, il realismo della ritrattistica e dei rilievi storici, in parte anche alcuni caratteri dell'arte popolare: tutto questo contribuì a formare lo stile pittoricistico rapido e lampeggiante di questi rilievi scarsamente plastici, fatti di forme appiattite che sembrano sciogliersi nella luce e nell'aria. Minuziose descrizioni di avvenimenti e figure si alternano a motivi allegorico-mitologici. Tutti gli spazi sono riempiti, tutto sembra animato da un'intensa energia vitale. Ma è importante notare come lo artista abbia voluto trasmettere - a maggiore gloria del principe e del potere romano - anche un senso di profonda umanità e giustizia, di pietas, di rispetto per il nemico vinto: nelle immagini di Traiano non vi è mai adulazione né esaltazione.

Le sculture della colonna (che narrano le vicende delle 2 guerre di Traiano contro i Daci) iniziano dal basso 'srotolandosi', è il caso di dire, a spirale e senza interruzioni lungo tutto il fusto della colonna; al centro, tra la prima e la seconda guerra, vi è la figura della Vittoria Alata che scrive su uno scudo il nome di Traiano: evidente simbolo della gloria dell'imperatore vittorioso.La narrazione è attenta e scrupolosa, e corrisponde ai fatti storici così come noi li conosciamo: vediamo i Romani passare il Danubio su un ponte di barche e costruire fortificazioni, Traiano celebrare i sacrifici rituali, parlare alle truppe; vediamo le battaglie, l'opera di soccorso ai feriti, la conquista dei villaggi nemici, la resa degli avversari. Sempre, appare un Traiano deciso, ricco di personale carisma, un 'comandante' cui l'esercito è obbediente e devoto: ma anche il capo dei Daci, Decebalo è visto come un grande ed eroico guerriero, cui va tributato l'onore delle armi: i Romani vincono su un grande avversario.

Lo stile di questo straordinario ciclo scultoreo è caratterizzato da un forte realismo: si riconoscono le fattezze di Traiano, e di alcuni suoi collaboratori; lo scultore è attento a descriverci i luoghi dove si sono svolti i fatti, ad esempio il Danubio, oppure a sottolineare taluni aspetti delle vicende (il disboscamento, la costruzione di fortificazioni, l'incendio di villaggi, ecc), con mano felice ed attenta ai particolari.


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Appunti su: le sue imprese sono celebrate su una colonna,



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