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I cretesi




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I CRETESI


La prima civiltà marittima del Mediterraneo fu quella dei cretesi, detti anche Minoici (dal mitico re di Cnosso, Minasse)

Questi primi navigatori, su leggeri navigli di circa 15 metri, aprirono nel Mediterraneo orientale un'importante rotta nord-sud, collegando la Grecia e l'Italia meridionale con l'isola di Creta, e Creta con il prospero Egitto dei faraoni.

I lucrosi traffici marittimi arricchirono l'isola, dove sorsero le imponenti città-palazzo di Cnosso, Festo e Mallia, sedi di regni indipendenti che controllavano i villaggi agricoli dell'interno. Nella società cretese che conosceva la scrittura (lineare A, non ancora decifrata) ma non la moneta, avevano grande importanza, insieme con il sovrano, i mercanti. I resti archeologici testimoniano una vita prospera e un delicato senso dell'arte, specie nella pittura.

La splendida civiltà cretese scomparve improvvisamente per un'oscura tragedia: forse un cataclisma, seguito dall'invasione di genti provenienti dalla Grecia, gli Achei.


GLI ACHEI

Gli Achei erano in origine pastori guerrieri indoeuropei discesi nella penisola greca, dove avevano fondato le città fortezza di Micene, Tirino, Argo e altre minori.

Gli Achei, detti anche Micenei dal nome della principale città, presero presto il mare occupando Creta e altre isole dell'Egeo. In breve tempo costituirono un vasto dominio marittimo, con scali e vasi commerciali dall'Italia meridionale all'Egitto.

Sbarcati sulle coste dell''Anatolia (o Asia minore) gli Achei-Micenei furono i protagonisti della guerra di Troia (XIII secolo a.C.), narrata da Omero nell'Iliade molti secoli dopo (VIII secolo a.C.).

Fu l'ultima impresa, perché alla fine del XIII secolo a.C. le potenti fortezze micenee furono assalite e distrutte da una seconda ondata di invasori indoeuropei, i Dori.

Gli Achei-Micenei parlavano un'antica lingua greca, come testimonia ciò che resta della scrittura (lineare B) e lasciarono una importante eredità colturale (miti e credenze religiose) al mondo greco che venne dopo di loro.


I FENICI E L'UNIFICAZIONE DEL MEDITERRANEO

Dopo i Cretesi-Minoici e gli Achei-Micenei, il dominio del mare passò alle città fenicie della terra di Canaan (oggi Siria e Limano): Ugarit, Biblo, Arado, Berito (Beirut), Sidone e Tiro. Si trattava di città-stato autonome, spesso in concorrenza tra loro, governate da un re sacerdote e da un consiglio di anziani.

I marinai-mercanti fenici si spinsero sul mare verso occidente più di ogni altro, aprendo per primi una rotta est-ovest, che unificò il Mediterraneo in senso longitudinale da un capo all'altro.

Questa impresa, molto audace per i mezzi del tempo, si fondava su un'idea commerciale che ebbe grande successo: scambiare i prodotti di lusso dell'Egitto e dell'Asia con i metalli pregiati (rame, stagno, argento) del primitivo Occidente europeo. Oltre che con il traffico dei metalli e delle merci di lusso, i Fenici si arricchirono con le stoffe colorate di porpora e gli oggetti di pasta di vetro, due prodotti di loro invenzione.

Ma il merito più grande fu l'avere introdotto un alfabeto fonetico di 22 lettere (ogni segno corrispondeva a un sono consonantico), dal quale derivò quello greco, poi l'etrusco e il latino, e tutti gli alfabeti europei. La scrittura divenne così alla portata di tutti.

I Fenici fondarono vasi commerciali e colonie sulle coste dell'Africa, della Sicilia, della Sardegna e della Spagna. Le loro navi raggiunsero la Gran Bretagna (alla ricerca dello stagno) e le coste dell'Africa atlantica.

Una sola città fondata dai Fenici raggiunse grande potenza, costruendo nel Mediterraneo occidentale un vasto impero marittimo: Cartagnine, colonia di Tiro. Furono i Cartaginesi, detti Punici dai Romani a fronteggiare l'avanzata dei Greci, che a partire dal VII secolo a.C. cominciarono a minacciare il predominio marittimo dei Fenici.


LA FORMAZIONE DEL MONDO GRECO

Le prime tribù indoeuropee che popolarono la penisola greca furono gli Ioni e gli Eoli, seguiti a breve dagli Achei (che, come abbiamo visto, occuparono creta e distrussero Troia).

Una secondo ondata migratoria, che ebbattè la potenza degli Achei-Micenei fu guidata dai Dori. I nuovi invasori, agricoltori e pastori molto primitivi, erano guidati da un'aristocrazia guerriera suddivisa in clan familiari (gènos) con alla testa un capo militare, un re pastore (basilèus)

L'avanzata dei Dori spinse parte degli Eoli e degli Ioni a trasferirsi sulle isole e sulle coste dell'Anatolia. Il mar Egeo divenne così un <lago greco>, poiché tutti questi popoli parlavano dialetti diversi della stessa lingua greca: lo ionico, l'eolico, il dorico. I Greci ritenevano infatti di discendere da un mitico antenato comune (Elleno), e chiamarono se stessi Elleni e la Grecia Ellade.


La discesa dei Dori diede origine a un periodo oscuro, che durò alcuni secoli, chiamato dagli storici <Medioevo ellenico> in quest'epoca venne introdotto in Grecia l'uso del ferro e si affermò la religione degli dei dell'Olimpo, guidati da Zeus e Apollo.

Alle corti dei re pastori, gli aedi (cantori) celebravano le virtù guerriere e le imprese degli eroi con inni tramandati da una generazione all'altra. Molto più tardi, nell'VIII secolo a.C., questi antichi canti saranno rielaborati da Omero nell'Iliade e nell'Odissea.


Sul finire del Medioevo ellenico gruppi di famiglie aristocratiche strinsero legami e alleanze per proteggere le loro terre dagli attacchi dei vicini, dando vita alla più grande creazione della civiltà greca: la pòlis.

La polis, alle origini, non era tanto un luogo edificato, quanto l'insieme dei cittadini riuniti per autogovernarsi, celebrare e le divinità comuni, amministrare e proteggere il territorio. Queste prime comunità erano dominate dalle grandi famiglie aristocratiche dei proprietari terrieri, gli àristoi (i migliori) che militavano nella cavalleria assicurando a proprie spese la difesa della polis. Per questo motivo l'aristocrazia controllava l'assemblea dei cittadini, prendeva le decisioni politiche, amministrava la giustizia, applicando spesso in modo interessato le leggi trasmesse oralmente di padre in figlio.

Con l'aumento della popolazione le terre, monopolizzate dall'aristocrazia, non bastarono più. In molte polis divenne necessario che una parte della popolazione emigrasse al di là del mare, in ceca di nuovo opportunità. Furono così fondate centinaia di colonie di popolamento, soprattutto lungo le coste dell'italia meridionale e del Mar Nero. Qui per i greci era possibile trovare terra abbondante e indigeni da sottomettere, ed era conveniente organizzare lucrosi traffici commerciali in concorrenza con i Fenici. Le colonie divennero presto città prospere e popolose, capaci di governarsi in modo autonomo rispetto alla madrepatria, pur conservando gelosamente le tradizioni religiose, le concezioni politiche, le abitudini di vita della Grecia. In tal modoil mondo greco estese la sua influenza da Mar Nero al Tirreno, entrando presto in conflitto con i più antichi padroni del mediterraneo, i fenici.


L'OCCIDENTE MEDITERRANEO

La colonizzazione greca si concentrò nell'Italia meridionale e in Sicilia, dove vennero fondati numerosissimi centri. Tra i più famosi, Cuma e Napoli, Taranto, Crotone, Sibari e Reggio, Siracusa, Catania, Agrigento e molti altri. La presenza di colonie greche fu così elevata che l'intera area fu detta Magna Grecia.

A differenza dei fenici, che puntavano sugli scambi, i Greci cercavano terre da coltivare, e per questo si impadronirono delle più fertili pianure costiere, respingendo gli indigeni verso l'interno o riducendoli in schiavitù. La fiorente agricoltura, alla quale presto si aggiunsero il commercio e l'artigianato, rese ricche le città greche d'Italia, che spesso divennero più grandi, e con templi ed edifici imponenti, delle polis della madrepatria.


L'espansione dei Greci, ultimi arrivati, ma numerosi e agguerriti, preoccupò notevolmente i Fenici, insediati in Sicilia e in Sardegna che cercarono sostegno presso la loro città più potente, Cartagine. Per circa due secoli i Cartaginesi fronteggiarono la tumultuosa avanzata dei greci e la loro crescente potenza.

In questa lotta secolare trovarono un alleato prezioso negli Etruschi, che erano riusciti a cacciare dal mar Tirreno i Geci di Focea, dopo averli sconfitti sul mare presso Alalia, in Corsica.

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