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Simmetrie esoteriche nella Divina Commedia




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Simmetrie esoteriche nella Divina Commedia


La Commedia dantesca, così ricca di scenari suggestivi e complessa nel suo intreccio di simboli e raffigurazioni mutuate dalla tradizione pagana e cristiana, colpisce per la straordinaria e a tratti terribile eloquenza della sua narrazione, ed è al giorno d'oggi uno dei maggiori classici della Letteratura. Lo stesso Dante è ritenuto il padre delle nostre Lettere.

Ma una grande opera, d'alta fantasia, è tale in quanto, oltre al significato che la scrittura palesa nero su bianco, spesso cela sorprendenti allegorie e significati di tale profondità da connettere l'argomento trattato a tematiche ancestrali, universali, eterne.

E la nostra Commedia non fa assolutamente eccezione: fra i suoi versi si annidano simboli e simmetrie che richiamano conoscenze esoteriche molto antiche, nessi all'Astrologia e- come è ben noto- alla Numerologia di notevole profondità.

Queste simmetrie si possono notare anche in altri grandi scritti dell'Umanità, a cominciare dalla Bibbia, che rivela interessanti allegorie e addirittura una peculiare simmetria nella stesura dei testi stessi; ma nella Commedia abbiamo un modello di enigmatica armonia che non ci viene da un testo ufficialmente ritenuto 'ispirato'.

Forse l'ispirazione di Dante è stata tanto profonda e spiritualmente forte da segnare questi nessi; d'altra parte, i simboli sono ovunque, intessono la nostra realtà e si manifestano anche senza il consenso della ragione umana.

Saranno analizzati i due aspetti della scrittura dantesca, che procedono l'uno dall'altro:

Riferimenti astrologici attraverso la struttura del testo;

Elementi di Numerologia.

Riferimenti astrologici

Douglas Baker, astrologo, ha dimostrato nel suo Dizionario Astrologico che in ogni aspetto della Realtà, sia fisica che spirituale, in tutto l'Universo, è riscontrabile la sinergia di aspetti astrologici. Ad esempio, un animale, un oggetto, o una persona avrà i suoi tipici caratteri astrologici, una sorta di 'corredo astrale' che lo caratterizza.

Questo significa che, seguendo tale linea di pensiero, i simboli ancestrali dell'Astrologia si trovano praticamente dappertutto, in ogni elemento della nostra vita.

E se un autore scrive un'opera, come fece Dante, inevitabilmente i simboli presenti in quel testo potranno richiamare il loro universo di idee e collegamenti che possono ricondurre alle radici allegoriche dell'opera.

I Segni zodiacali, come anche i Tarocchi, non sono soltanto una serie di archetipi: sono anche interpretabili come percorso iniziatico, microcosmico o macrocosmico.

La nostra Astrologia non è più nemmeno basata sulle costellazioni zodiacali, come avveniva circa 2000 anni fa: a causa della precessione degli equinozi, abbiamo un tipo di Astrologia stagionale, legata al Ciclo Naturale. Si parte dall'Ariete, segno di Fuoco in Azione, che apre la Primavera in un'esplosione di vitalità, e si termina coi Pesci, il Riassorbimento nel Non-Manifestato.

Quindi per ogni segno zodiacale, abbiamo un periodo dell'anno, o anche un'Era, discorso di cui si sente spesso parlare a proposito e a sproposito.

Da sempre, l'Uomo si è mosso attraverso le Ere segnate dai vari assi zodiacali:

ARIETE

BILANCIA

TORO

SCORPIONE

GEMELLI

SAGITTARIO

CANCRO

CAPRICORNO

LEONE

ACQUARIO

VERGINE

PESCI

Ad esempio, l'Era segnata dall'asse Bilancia-Ariete vide la civiltà greca (Bilancia=armonia, bellezza, ordine, giustizia, buon pensiero) e diverse guerre (Ariete=Marte, ma anche Imperialismo Romano, i Romani come civiltà legata all'espansione ed alla forza.).

L'Era Toro-Scorpione fu il periodo egizio: Toro=stabilità, forza, solidità e lo Scorpione, il segno della Morte legato alla 'cultura funeraria' degli antichi Egizi.

L'era del Cristianesimo trascorse sotto l'asse Vergine (Maria)- Pesci (simbolo cristiano)

Questo tema è tanto vasto che alcuni hanno creduto di collegare la Rivoluzione Francese, importante evento storico molto più recente delle civiltà sopracitate, al pianeta Urano che fu scoperto proprio allora (è infatti il pianeta delle rivolte improvvise e della Libertà) ed ai tre segni d'Aria: Gemelli=Fratellanza, Bilancia=Uguaglianza, Acquario=Libertà.

Alcune filosofie credono addirittura che la distruzione dell'Universo, anch'essa ciclica, avvenga alternativamente, o con un esplosione di fuoco (Leone) o attraverso un diluvio (Acquario). Il diluvio l'abbiamo avuto

Tutto ciò serve a dimostrare che i simboli dell'Astrologia sono letteralmente ovunque.

E tornando alla Commedia, vediamo che il viaggio di Dante si svolge in periodo pasquale.

Ecco, la Pasqua: avviene sotto l'Ariete, ed è una festività di origine ebraica; il calendario ebraico, appunto, ricalca i periodi dei Segni dello Zodiaco, e quindi appare 'sfasato' rispetto ai nostri mesi. Il periodo pasquale è anche per quel calendario sotto l'Ariete, ed il simbolo della Pasqua è un Agnello. Agnello =Ariete, è fuor di dubbio, ed il tempo della Resurrezione- di Cristo come della Natura- è arietino, è la Primavera del Fuoco in Azione.

Il simbolo di Marte (U), pianeta governatore del segno dell'Ariete, non è soltanto una stilizzazione dei genitali maschili, ovvero della Forza Fecondatrice, di nuovo, ma può essere interpretato parallelamente come la scintilla attiva che si diparte dal Centro, dal Sole, dal Principio Vitale Unico. Quindi è sotto questo primo Segno dello Zodiaco che abbiamo la vita rinnovata ed in espansione. La Natura risorge rigogliosa (l'uovo, no?), anche se si tratta di una stagione climaticamente instabile, portando ancora il residuo dei Pesci, segno mutevole che condivide il mese di Marzo con l'Ariete di natura ignea.

In un'allegoria di M. Schulmann, ogni Segno porta in se' una scintilla della Creazione: il primo segno pianta il seme, esso mette solide radici sotto il Toro, si attraversano i periodi dei Gemelli (aria primaverile, vivace), del Cancro (protezione e nutrimento), del Leone (splendore del Creato),e della Vergine (mietitura, lavoro).

Con la Bilancia si ha l'equinozio d'Autunno, il Giorno è uguale alla Notte; sotto lo Scorpione, segno distruttivo, la Natura viene 'massacrata' ma solo in funzione della Rinascita. In seguito, sotto il Sagittario si ha una sublimazione delle forze più basse (uomo-cavallo), ed il Capricorno rappresenta una presa di coscienza, una cristallizzazione.

L'Acquario ha il compito di liberare, di aprire alle energie la via del Riassorbimento, rappresentato dai Pesci.

Ad ogni segno viene conferito un dono speciale, legato a questi compiti individuali.

Ed il secondo segno che ci interessa, dopo l'Ariete, è lo Scorpione: è decisamente il segno che domina la Commedia, il segno da sempre connesso alle energie 'infere', dell'Inconscio, ed alla loro potenziale sublimazione affinché l'Uomo sia in grado di rinascere, evolversi.

Ora, allo Scorpione è dato un dono pericoloso: il potere di scrutare nell'animo umano, facoltà che include automaticamente il rischio di smarrirsi nei tortuosi labirinti subconsci, popolati di creature angeliche o a volte terrificanti. Il tipo Scorpione è destinato a passare attraverso meandri sotterranei, per purificarsi e tornare alla Luce divina.

Se inseriamo il termine selva oscura e l'espressione uscire a rivedere le stelle, beh, il paragone sembra decisamente calzante.

Nell'allegoria si allude chiaramente a 'belve' dell'animo umano, e quante fiere incontra Dante, nell'Inferno! Già nella 'selva oscura', poi attraverso tutti i canti.

Si ricorda la frase di Freud: 'Nessuno che, come me, si cimenti nell'evocare alcuni fra quei demoni terribili, domati solo a metà, che abitano nel petto dell'Uomo, e che tenti di lottare contro di loro, può sperare di uscire del tutto indenne dalla lotta.'

Ma se questo tipo di uomo riuscirà a superare tali prove, giungerà allo stato sublime dell'Aquila, l'uccello che si eleva ma riesce a scrutare lontano ed in basso, con la sua vista.

Avrà la Conoscenza assoluta ('Come in alto, così in Basso') e la Determinazione divina.

La Commedia è un'opera fortemente scorpionica, ed il suo leitmotiv è la Purificazione, la Rinascita, tutti valori legati a questo segno zodiacale.

In questo proposito risulta interessante il libro Cercando Beatrice, un'interpretazione in chiave psicologica del viaggio dantesco.

Elementi di Numerologia

Proprio dallo studio astrologico codificato dai popoli del basso Oriente, procedono le corrispondenze numerologiche che hanno dato vita alla Cabala (Qabbalah) ebraica, alle varie altre forme di Numerologia, fino alla Smorfia nostrana.

Probabilmente, in principio si cominciò con l'associare ad ogni costellazione un numero corrispondente alla quantità delle stelle che la componevano; poi, nella volontà codificante e sistematica dell'Uomo, furono stesi veri e propri studi sulle simmetrie fra la Natura ed i Numeri. D'altronde i numeri sono il codice di tutta la nostra realtà, e l'Uomo scopre di volta in volta leggi matematiche che la Natura, nel suo ordinamento infallibile, ha già in se', 'in vigore' dalle origini stesse dell'Universo.

E quando si carpisce una misura, una regola naturale, si ha la sensazione di aver intravisto un Disegno perfetto, senz'altro divino, dietro l'ordinamento delle Cose, del Cosmo.

Di qui nasce la Numerologia.

Lo studio dei Pitagorici è un lampante esempio di come i Greci avessero intuito e reso in termini di studio questo concetto dell'Universo come ordinamento matematico.

Alcuni popoli, si sente dire spesso, 'inventarono' lo zero.

Sembrerebbe un dato di fatto, per noi, considerare una cifra corrispondente al nulla, ma è soltanto abitudine, la nostra: lo zero fu ad esempio concepito dai Maya, grandi osservatori e diligenti catalogatori dei ritmi cosmici.

Zero deriva dall'orientale sephr o siphr, da cui cifra, e tracce di questo uso in comune dei due termini è riscontrabile nella lingua Inglese: cipher infatti significa sia 'cifra' che 'uno zero', un pincopallino. La cifra è un concetto impersonale, un ruolo; il numero ha quel che può definirsi una sua personalità, e per questo risulta un potente simbolo esoterico.

Residui di tali usi restano anche nell'Algebra (altro termine arabo, con al=articolo): pare che la x, usata per indicare un'incognita, fosse il segno che indicava il numero 21, multiplo del misterioso 7 e quindi segno enigmatico

Menzionavo prima la 'Smorfia': ancora oggi si tende a considerare il numero 17 come segno della sfortuna, il che ci viene dalle credenze romane: XVII è anagramma di VIXI, 'ho vissuto', quindi 'sono morto'. Retaggi che vengono ereditati come superstizioni.

Osserviamo elementi, indizi della presenza della Numerologia anche nelle opere letterarie. A cominciare naturalmente dai miti: vi sono costanti vere e proprie riguardo alle forme delle creature fantastiche (l'Idra a sette teste, il nordico Jotunn Troll a nove teste, ecc.), ma anche nel numero delle imprese che ogni eroe deve affrontare, primo fra tutti Ercole.

C'è chi vede nelle dodici fatiche dell'eroe greco-romano una scansione zodiacale, ipotesi convalidata dalla 'solarità' simbolica dell'eroe. Ma potremmo operare lo stesso paragone con il Gilgamesh mesopotamico o un'infinita serie di altri eroi mitologici.

Numeri particolarmente 'potenti' sotto l'aspetto simbolico sono l'1, il 3, il 7, il 9 ed il 12, tanto per proporre un esempio. Dodici furono gli Apostoli, i Cavalieri della Tavola Rotonda- con relativi paragoni zodiacali, ovviamente: l'Astrologia non si lascerebbe mai sfuggire occasioni tanto ghiotte di esprimere la propria onnipresente validità simbolica!

Ma è meglio procedere per ordine, pertinentemente alla Commedia:

Il numero in Dante

Il tempo in cui visse Dante fu indubbiamente influenzato dalle nozioni pitagoriche, dalla cultura dei dotti dell'epoca per cui l'aspetto 'numeristico' veniva studiato nell'ambito filosofico e per estensione letterario. Questo perché in un'opera scritta l'aspetto quantitativo, e quindi numerico, non solo ricorre necessariamente nel testo- dacché uno scenario deve necessariamente avere delle quantità descritte- ma ha modo di presentarsi anche nelle importantissime rime. E Dante se ne occupò in maniera davvero esemplare

E pensare che alcuni autori opinionisti dell'epoca affermarono che la numerologia dantesca fosse una volgare miscellanea di retaggi e superstizioni. Dimostreremo l'opposto.

Certamente fu determinante l'influenza di un precettore di Dante, il Doctor Seraphicus della Chiesa, Bonaventura, grandissimo traduttore religioso, mistico e sapiente.

Tra l'altro Dante stesso pare essere stato francescano.

Tralasciando la ricca aneddotistica riguardo al Bonaventura ed agli altri Doctores cristiani da cui senza dubbio Dante attinse, possiamo citare quel che lo stesso Poeta ebbe a dire:

'Li principi delle cose naturali son tre e non solamente tutti insieme, ma anche in ciascuno è numero perché Pitagora poneva li principi delle cose naturali lo pari e lo dispari, considerando tutte le cose esser numero.' (Convivio, XIII, 17).

Insomma esemplare a tutta una serie di considerazioni sugli Angeli e sugli ordinamenti divini e inferi, assolutamente essenziali per l'interpretazione del poema dantesco.

Perché in fin dei conti, è di ordinamenti che Dante parlava, e un ordinamento divino, quindi espressione per forza di concetti della perfezione, e inevitabilmente matematica.

In ciò Dante fu eminentemente geometrico ('Da sempre la Divinità geometrizza.'), adombrando le teorie platoniche: le cose tutte quante

hanno ordine fra loro e questo è forma (idea, conferma)

che l'Universo a Dio fa simigliante

Per la perfezione quasi 'magica' di questo poema, Dante sostenne opinioni diametralmente opposte da parte dei capi della Chiesa: la sua opera fu innalzata a Quinto Vangelo (!) da papa Benedetto XV, ma l'Autore fu anche accusato di eresia. Gli inquisitori del suo tempo guardavano assai malamente Dante, che ebbe il destino di ogni grande illuminato.

Prima di proseguire parlando della Gematria e dei numeri in dettaglio, vorrei confutare la facile idea che tali indizi di perfezione siano da attribuirsi al Caso.

Ebbene, prove certe che non voglio ora anticipare escludono questa supposizione:

'Caso'- disse qualcuno- 'è lo pseudonimo di Dio quando non vuole firmare.'

Gematria dantesca

La 'Gematria' è il discorso inerente alla Cabala giudaica. Dante ne fa uso in emulazione del profeta Giovanni, autore dell'Apocalisse. Questa 'scienza' studia il valore simbolico di singole lettere nelle parole, o anche di due o tre lettere iniziali di una parola.

La Bibbia cela diverse gematrie, ed anche i Greci indulgevano spesso a questa usanza.

Un esempio lampante è il famoso numero 666 della Bibbia: che significhi Nerone Cesare o altri nomi inquietanti che gli interpreti ancora tentano di ricavarne, è un buon modello.

Tra l'altro, sembra che globalmente, secondo calcoli accurati, l'Inferno di Dante misurerebbe in volume 666 miglia cubiche! E' affascinante, è qualcosa di stupefacente.

Nel Purgatorio, Dante parla del 'veltro', attribuendogli il numero 515.

Esistono due intere biblioteche dedicate allo studio su questi due numeri: il 666 ed il 515!

Uno indica l'Anticristo, la Grande Bestia satanica che svolgerà il ruolo di Messia Infernale nel periodo finale della storia dell'Umanità; l'altro è il numero della 'buona bestia' salvatrice, che ricaccerà la lupa simbolica nell'Inferno.

Un secondo esempio di Gematria in Dante lo abbiamo nel Cielo di Marte: il viaggiatore vede una fiamma che si divide in 'cinque volte sette' e compare il versetto:

Diligite justitiam qui judicatis terram.

Dante mette in rilievo solo le prime tre lettere fra queste, che sono DIL, numero romano, del 515mo versetto, nel quale si dichiara da se' sesto fra i grandi poeti imperiali.

Questo è un continuo lavoro di dovizia numerologica, una sottolineatura dell'importanza che Dante attribuisce a questo studio.

Altra gematria di Dante è la 'M' gigliata nella parola terram del versetto sopracitato: Dante, nel cielo di Marte, parla di una disposizione delle facelle dei beati, a formare prima una M gigantesca, ingigliata, e poi un'aquila. Che indichi Firenze (il giglio) o una monarchia come già Dante teorizzava? O la monarchia francese, anch'essa gigliata.

O magari la Vergine Maria Dal profeta Isaia leggiamo: Germoglierà una vergine dalla radice di Jesse, e dalla sua radice nascerà un fiore.'. Solo che nell'iconografia cristiana l'Aquila non figura troppo spesso, più ricorrente è la Colomba come simbolo dello Spirito.

Dante parla anche di due città chiamate, cosa assai curiosa, Maria e Lucia, situate a due antipodi; forse questa M enigmatica sta a significare l'unione dei due antipodi- la M mariana e l'aquila di Lucia- in una fusione intima ed utopica.

I simboli sono sempre passibili di svariate interpretazioni, e per questo ambigui: tornano alla mente le famose quartine simboliche di Nostradamus

Il numero nel testo

Ed eccoci alla parte clou dello studio numerologico: è lo studio che consente di ricavare maggiori richiami e simbolismi dalla Commedia, e vedremo uno per uno i vari numeri:

1& 3 sono per eccellenza i numeri della Commedia.

Essa è cattolicamente il poema per il Dio Uno e Trino, ed i suoi canti sono 100, numero perfettissimo perché potenza di 10, numero già connesso all'1 divino, unitario, cosmico.

Il primo canto è il prologo di tutta l'opera, a cui seguono 33+33+33 canti.

Dio è Uno e Trino, ed anche Lucifero, nella sua Antitrinità, riesce ad esserlo; tre sono le donne alleate di Dante: Maria, Lucia e Beatrice. Ancora 3 sono i personaggi dell'ultimo canto: Bernardo, Dante e Beatrice. Tripartito è il Male, il Peccato e quindi l'Inferno: Incontinenza, Violenza, Frode. Di conseguenza, tripartito è l'Acheronte, fiume infero, in Stige, Cocito e Flegetonte. Una e tre sono le rovine sul mondo infernale prodotte dalla discesa vittoriosa di Cristo: un segno del suo passaggio è sulla porta scardinata su cui sono scritte le 'parole dure'; altre tracce sono nella regione degli incontinenti (ruina dei lussuriosi) e nel territorio della Bestialità (ruina del Minotauro), nonché della frode coi ponti rotti nella sesta bolgia. Quindi l'Uno ed il Tre insieme si trovano nei punti del poema in cui emergono i segni delle verità salienti, essi rappresentano e manifestano i Segni.

Il tre da solo si trova invece' 'sparso' attraverso tutto il componimento: perfino i commentatori non numeristi sono costretti a riconoscerne la ricorrenza.

Sono così tanti gli esempi, che sarebbe prolisso e nemmeno esauriente citarli tutti: prendiamone alcuni, come i lampi che precedono la discesa di Beatrice dal carro celeste, sono tre le teste di Cerbero, i giri delle Luci Beate, i passi di Matelda, tre le oasi di verde (selva oscura, Valletta amena e Foresta Divina, a tre diverse gradazioni) e una serie infinita di altri esempi per la rassegna dei quali rimando al libro Dante ed il simbolismo pitagorico di P. Vinassa de Regny. E' interessante notare che il tre si rivela anche nel numero di volte che una frase o un monito viene ripetuto, come avviene nella Bibbia per l'Aquila dei Guai.

Inoltre il 3 è uno dei numeri del Triangolo Sacro di Pitagora, insieme al 4 ed al 5, abbinamento di cui avremo modo di parlare dopo aver trattato singolarmente tali numeri.

4 & 8 abbinati assieme perché le Beatitudini il cui numero complessivo è otto, sono suddivise in 4+4. Tra l'altro l'8 è un numero legato alla Morte ed alla Resurrezione: ottagonale era il Santo Sepolcro, quindi la corona del Sacro Romano Impero, ed ottagoni sono infatti incisi sui ceri mortuari, insieme a piccole croci

Ottava Casa è nell'Oroscopo il settore connesso allo Scorpione, come mostravo prima segno della Resurrezione e di tutti i processi di rinascita attraverso uno stato di 'morte'.

4 sono le morti simboliche di Dante: sviene nella Selva Oscura, precipita al piano dell'Acheronte tramite il lignum leve della Croce, cade come corpo morto cade davanti agli spiriti di Paolo & Francesca; cade vinto, infine, nel Purgatorio prima del Lete.

Si hanno 4 terremoti, 4 ruine e 4 fiumi (v. sopra), 4 fratture sul monte del Purgatorio, e queste fratture (pietre crepate) vanno di 90° in 90°, a formare una Croce Incredibile.

4 volte sorride Virgilio, 4+4 sono come vedevamo prima le cornici che portano alle Beatitudini; l'otto è spesso legato alla Vergine Maria. Nel Purgatorio, l'ottavo pianto di Dante è per le accuse contro Beatrice, ed il Poeta elenca otto nomi di patriarchi biblici.

D'altra parte, il 4 è anche astrologicamente un numero importante, è la Quadruplicità elementale, il numero dei 4 elementi (in Occidente, poiché nella concezione orientale vengono considerati Legno e Metallo in aggiunta ai nostri principi naturali).

4 sono i venti dei punti cardinali, 8 per la precisione, considerando tutta la rosa dei venti.

Una stella ad otto punte campeggia a volte, come si accennava prima, sul manto scuro della Madonna. Ottagonale è il misterioso Castel del Monte, in Puglia.

Un'ultima nota sull'otto: c'è un sonetto acrostico che viene attribuito dall'Ozanam a Dante:

O tu, Tu del ciel donna; Tu sai. Or mi soccorri. E l'acrostico è OTTO.

Ecco un numero che è come in bilico fra il Bene ed il Male.

Quando è unito al 3 ed al 4 è un numero sacro, come ho accennato e come vedremo, e l'espressione greca Ta panta, Universo, ha in se' un pan =tutto che potrebbe derivare da Penta=cinque. E' al suono della quinta tromba apocalittica che escono le fiere dalla coda di scorpione per perseguitare i peccatori per cinque mesi; è la quinta coppa che getta le Tenebre sul regno dell'Anticristo, precipitandolo nel Caos

Una stella a cinque punte ha un doppio valore simbolico:


Simbolo dell'Uomo, con testa, braccia e gambe come nel noto uomo di Leonardo da Vinci. Simbolo positivo, richiama la dimensione Uomo.

Simbolo del Diavolo, con corna, orecchie e barba caprina, e fra le righe l'Uomo rovesciato, il Nemico dell'Umanità. Insegna dei movimenti satanisti.

Importante è sottolineare che le cinque punte significano anche lo Spirito, ossia la punta in alto, più i quattro noti elementi; e per i satanisti Fuoco e Terra in alto, e lo Spirito in basso!

Plutarco, che riteneva il cinque somma dei primi due numeri (2 e 3 perché non definiva l'1 un numero Plutarco, che riteneva il cinque somma dei primi due numeri (2 e 3 perché non definiva l'1 un numero propriamente detto, forse come noi tendiamo ad escludere lo Zero), diceva anche che il pentagono non era ne' un triangolo ne' un quadrato, come a dire 'né carne né pesce'. Secondo Mani, il principio del Male è quintuplo, e dall'Inferno escono cinque mali alberi con altrettante 'diramazioni' di demoni; ed il regno del Male è composto di 5 mondi.

Dante riserba il cinque per gli aspetti maligni delle cose: la Luna compie 5 cicli prima che Ulisse coli a picco, a Firenze è attribuito il 5 con 5 invettive; 5 gli eretici dalle laide colpe.

Cinque ladroni nel XXVI canto, altrettanti cittadini nominati da Ciacco; Fialte è avvinto da 5 giri di catene. Ma i 5 seduti nel prato del Purgatorio non sono un caso di 5 isolato: sono prima 3, poi 4 e poi 5. Ed ecco l'abbinamento 'divino' che osserveremo:

Finalmente analizziamo questi tre numeri divini: la Commedia è divisa in 12 quadri, precisamente 5 per l'Inferno, 4 per il Purgatorio e 3 per il Paradiso.

E' affascinante come la rima Deo torni 5 volte nell'Inferno, 4 nel Purgatorio e 3 nel Paradiso! Ecco la grandezza di Dante: una simmetria perfetta nella struttura del testo.

Un altro piccolo enigma, un acrostico (VOM) si trova alla nona terzina del canto XII.

Il totale degli angeli che compaiono attivamente nel poema, se si considera quello che si trova all'ingresso della città di Dite, sarebbe il poco adatto 11, o 13 con i due che fugano il serpente dalla Valletta Amena, ma escludendo la possibilità che il messo di Dite possa essere un angelo vero e proprio, i conti tornano: 12 angeli in tutto.

E qui l'Astrologia, come al solito, trova di che sbizzarrirsi

A proposito, perché il 12 è il numero astrologico?

A parte la ragione 'fisica', astronomica, per cui la fascia dello Zodiaco è di dodici figure

da cui derivano i nostri Segni, le suddivisioni astrologiche sono per 3 e per 4:

Tripartizione in 3 nature:

CARDINALE: Ariete, Cancro, Bilancia e Capricorno, aprono le stagioni;

FISSA: Toro, Leone, Scorpione ed Acquario, dominano i rispettivi periodi;

MUTEVOLE: Gemelli, Vergine, Sagittario e Pesci, chiudono le stagioni.

Quadripartizione secondo gli elementi, che tutti conosciamo.

Anche i sorrisi o i risi di Beatrice sono in tutto 12. Solo al Settimo Cielo, nel XXI canto (21=3x7), Dante non può più sostenere il fulgore del riso della sua donna-angelo.

Ma le volte in cui si capisce che Beatrice sta ridendo dopo il Settimo Cielo, sono 7.

Altri esempi di 3x4 sono le tre croci ed i tre cerchi ai primi livelli del Paradiso, a cui si accede dopo aver ascoltato in Purgatorio le tre e quattro melodie delle Ninfe.

Dante non sbaglia un colpo.

E sembra che ancora ci resti qualche retaggio dei tre numeri sacri: in alcune Chiese l'alba è segnalata da dodici rintocchi di campane, e ad esempio, in Santa Maria Sopra Minerva, a Roma, l'ordine delle 12 ore è scandito in serie di 3, 4 e 5 rintocchi.

E' un numero dal grande valore geometrico, infatti l'esagono inscritto in un cerchio ha il lato pari al raggio del cerchio stesso, e come il triangolo ed il quadrato, riempie un'area senza soluzione di continuità (definizione di De Reigny).

Ecco come sesto, seste e altri termini simili sono tuttora significanti di misura, di regolarità; il Creatore è per Dante 'Colui che volse il sesto allo stremo del mondo'.

Misura, quindi Ordine, quindi Giustizia, quindi l'Impero perfetto idealizzato da Dante.

Ma occorre anche dire che il Poeta credeva nell'Astrologia e nei simbolismi in generale, onde per cui il sei fu da lui considerato come numero 'alto', legato anche agli Angeli, sia quelli votati al bene che quelli caduti. Il sei è anche il numero della stella ebraica, che in Alchimia indica l'unione degli Elementi:

A +B +D +C = A

Aria

Fuoco

Terra

Acqua

Così, per mantenere come dicevamo la costante sei nella morfologia delle creature descritte nella Commedia, si hanno i quattro animali evangelici con 6 ali anziché 4, come da Ezechiele; sei ali venivano pure attribuite ad alcuni angeli, quali i Serafini, e Lucifero, che probabilmente era un Serafino prima di ribellarsi, ne ha altrettante, ma membranose e di colore cupo. Si pensa che fosse stato uno dei Serafini perché è ritenuta la cerchia più elevata presso Dio, il cui nome significa in ebraico gli Ardenti o Serpi Ardenti.

Cianfa Donati ha sei piedi come deformazioni delle 6 ali.

Dante, l'avevamo già notato, si inserisce al sesto posto fra i Poeti, e per sei volte si ha una stretta fra i due poeti Dante e Virgilio, nell'opera: stanno avvinti sulla groppa di Gerione, discesa e salita per vedere Nicolò sono effettuate da Dante fra le braccia di Virgilio; la discesa nella sesta bolgia vede ancora i due poeti abbracciati, i due sono ancora stretti nella mano titanica di Anteo ed infine scendono abbracciati lungo i fianchi villosi di Lucifero.

Sono i momenti più importanti, in cui occorre una stretta ed intima collaborazione, una salda alleanza, fra i due rappresentanti della Croce e dell'Aquila (ancora l'Aquila).

Parlavamo dell'Impero di Dante: ebbene al sesto canto di ogni mondo spirituale, si ha un rimando a questa idea. Vediamo: nel VI dell'Inferno si ha una visione delle miserie della città partita; nel VI del Purgatorio abbiamo una protesta contro l'Italia ingiusta e corrotta, e poi nel VI del Paradiso, Dante inneggia alla gloria dell'Impero, unico monologo del testo.

E poi, non dimentichiamo che il Sesto Cielo è il Cielo di Giove, quindi ordine e giustizia, simboleggiato nel mito greco da un'Aquila. Nell'occhio dell'Aquila stanno sei beati nel canto XX, altro gran numero, fra cui, al centro, l'illuminato David.

E' questo il canto in cui Dio è definito Colui che traccia il Sesto, fra il Finito e l'Infinito.

Sempre il questo canto notiamo sei terzine di sei versi ciascuna, che cominciano tutte per Or conosce. Il viaggio comincia all'ora sesta, per Dante espressamente 'L'ora più nobile de lo die'; la salita al Paradiso Terreste si ha nell'ora sesta, ancora.

Le invocazioni ad Apollo ed alle Muse sono precisamente sei.

Nell'Inferno, il ponti dell'arco sesto dei Barattieri, sono tutti rotti, e questa era una delle ruine di cui accennavamo prima. Il sesto angelo del Purgatorio, quello della Giustizia, è il più discreto fra tutti, forse ad indicare la mancanza di Giustizia umana nel mondo.

E poi Firenze è sempre posta contro il concetto di Giustizia: Dante dice a un certo punto di essere arrivato 'da Fiorenza in popolo giusto e sano', quasi a contrapporre i due concetti!

Cacciaguida non nomina a proposito di Firenze l'ora sesta, ma la terza: Firenze non è compatibile, per Dante, con l'ora più virtuosa, la sesta. Perché Firenze è nemica dell'Impero, che è il numero 6.

Questo 6 positivo e quasi 'numero ideale' lo troviamo in Dante, ma per altre filosofie il 6 era anche un numero legato al Sole, alla Divinità in Movimento e per i Druidi era estremamente importante, tanto che le erbe venivano raccolte in mazzetti, a sei a sei.

Eccoci al numero misterioso e misterico per antonomasia.

Spesso diviso in 3+4 (terque quaterque), è anche un importante numero biblico: sette piaghe egizie, sette le Coppe dell'Ira Divina, altrettante teste il dragone demoniaco (forse indicante Roma? Comunque la belva scarlatta a stette teste che compare subito dopo può essere vista come un simbolo romano), e così via. Sono tantissimi gli esempi notabili.

Sette Muse, sette Ninfe o Mistiche Stelle, sette Virtù e relativi peccati capitali.

Di queste Virtù, le prime quattro sono viste dalla gente, ma le altre tre si trovano nella Valletta amena, laddove è sì la Croce ma non l'Impero.

E fino al Paradiso Terrestre, dove finalmente le stelle spirituali vengono mostrate tutte e sette riunite, i numeri 3 e 4 restano affiancati ma divisi, come nel caso delle ninfe che cantano 'or tre or quattro melodie'. Quindi osserviamo i casi in cui si nota tale divisione: ecco, per esempio nella processione mistica del Paradiso Terrestre, il drago ha sette teste e dieci corna, quindi in tutta probabilità tre teste bicorni e quattro unicorni.

Virgilio e Sordello si salutano ripetendo il gesto tre e quattro volte.

Quando arriva Enea ad aprire la porta di Dite, si hanno 3 manifestazioni: terremoto, spavento e vento; come accade dopo per la Croce attraverso cui Dante precipita dall'Acheronte, ma in questo caso si ha anche la luce vermiglia, perché la Croce porta la Luce nel Mondo. I cerchi dell'Inferno sono 9, ma se si considera che uno è riservato al Peccato Originale e due sono sullo stesso piano (il V ed il VI) in tutto si hanno 'fisicamente' sette cerchi inferi. Sette le cornici del Purgatorio dopo l'Antipurgatorio.

Nel Nobile Castello si nota la frase: 'Orrevol gente; tu che onori, cotanta on(o)ranza, onrata nominanza, onorate l'altissimo poeta, fannomi onore e onor gli fanno.'.

Sette parole che si riferiscono all'Onore.

Poi vediamo 14 grandi personaggi, da Elettra a Saladino, e 21 grandi filosofi.

Sette 'P' sulla fronte del Poeta, e una miriade d'altri esempi ben visibili e che, come per il 3, vale la pena piuttosto di andare a notare direttamente. Piuttosto, ci interessa il non-visibile, ad esempio il 7 non-menzionato ma che può essere ben riconosciuto nei sonni e nei sogni di Dante: in tutto si addormenta 7 volte. Il 7, numero misterico, come poteva non essere legato ai Sogni che del Mistero sono l'espressione più profonda?

Infatti, come vedremo, i canti della Commedia sono sinottici, e al canto VII di tutte e tre le cantiche, si ha l'espressione di un mistero: la Fortuna, poi la Notte, infine la Redenzione.

O nel numero dei canti: spesso sono i canti di numero multiplo di 7 che avvengono fatti o comparse speciali, da Matelda, a Giacobbe, al Punto Luminoso, Dio.

Il Sette è ovunque. E non vale, questo, solo per la Divina (ora la possiamo ben definire così) Commedia.

E' un numero legato intimamente al 3, di cui è potenza. E le potenze sono sempre l'espressione perfetta di un numero, nella Cabala.

Per di più, il 9 fu anche connesso al mondo soprannaturale: 9 cerchi angelici, 9 giri dell'Acheronte attorno all'Ade pagano, 9 i livelli del regno tenebroso di Yama, sostenevano i Bramini. Ma anche, 7+2 quindi, secondo alcuni, nella processione paradisiaca aggiungendo al 7 misterico il numero delle ali del Grifone. Nove sfere celesti per Tolomeo, 9 reparti in Purgatorio. Spesso vi si aggiunge un altro elemento per avvicinarlo al 10 numero tradizionalmente legato al Perfetto, alla Completezza: abbiamo quindi 9 cerchi inferi più la loggia di Lucifero, 9 cerchi paradisiaci più l'Empireo, e così via.

Quindi spesso si ha un 9 con un 'optional' che lo porterebbe a 10.

Anche le Beatitudini sarebbero 9, con la scissione di Beati qui sitiunt justitiam da Beati qui exuriunt; più la beatitudine 'optional' che non viene citata ma sarebbe quella espressa da Gesù nel famoso Discorso della Montagna: Beati quorum tecta sunt peccata.

Ma sapevamo già qualcosa del Nove da Dante, che dice espressamente nella Vita Nova:

'Lo numero del 3 è la radice del 9, però che senza numero altro alcuno per se' medesimo fa 9. Dunque, se lo 3 è fattore per se stesso del 9, e lo fattore per se medesimo delli miracoli è 3, cioè Padre, Figlio & Spirito Santo, li quali son 3 ed 1, questa donna fu accompagnata da questo numero del 9 a dare a intendere che ella era 1-9, cioè uno miracolo la cui radice, cioè del miracolo, è solamente la mirabile Trinitade.' (XXIX, 3).

Non pretendo che si capisca a fondo il ragionamento di Dante, ma è un buon esempio dell'impegno che egli metteva nell'analizzare a fondo l'immissione, per così dire, dei numeri nelle proprie opere. Strano però che nella Commedia nemmeno una volta si connette il 9 alla Donna-Angelo. E lo spiega forse lo stesso Poeta, dicendo di voler trattare in quest'opera di Beatrice, ma come MAI fosse stato fatto prima, come di una sua donna.

Piuttosto, osserviamo il 9 e mezzo connesso a Beatrice.

Ma lo vedremo dopo aver notato che perfino il modo di rivolgersi di Dante ai personaggi segue un metodo numeristico: egli dà del Voi a 5 persone, e a 4 dà in alcuni momenti del Voi e in altri del Tu. I 5 sono: Farinata, Cavalcanti, Brunetto Latini, Corrado Malaspina e Guinizelli; i 4 sono Papa Fieschi, Cacciaguida, Carlo Martello e la sfolgorante Beatrice.

Strano numero, in ambito. E la sua spiegazione impone una breve digressione che De Reigny ha analizzato per intero nel suo libro, ma è qualcosa di molto profondo e complesso, non certo trattabile in questa sede. Sta di fatto che alcuni hanno desunto che Beatrice, da alcune parole sibilline di Dante, a proposito dei suoi sonetti, sembrerebbe non essere esistita fisicamente, non quella Beatrice che sarebbe una creatura onirica di Dante.

Spesso degli autori sibillini inseriscono alcune frasi come fece Giovanni per l'Apocalisse:

'Chi ha intelligenza calcoli il numero della Bestia. Chi ha orecchio ascolti, ecc..'

E Dante disse: 'Chi non è di tanto ingegno che. la possa intendere, a me non dispiace se la mi lascia stare, che certo io temo di aver a troppi comunicato lo suo intendimento.'

(Vita Nova, XIX, 22)

Era la sua donna, la donna 'de la Mente', e Dante ha voluto attribuirle un numero speciale: lei è una donna, ma con qualcosa in più. Un nove quindi, ma con 1/2 che fa la differenza.

& i suoi multipli sono un po' ovunque, 'disseminati' dappertutto dalla cura quasi maniacale di Dante: ad esempio i passi che si compiono in Purgatorio sono 1000 come 10 passi per andare a raggiungere Gerione. Più i vari nove con l'uno in più e molti altri esempi notevoli. Dante e Matelda, camminando, compiono 100 passi in due, quindi 50 per uno, e 50 è la somma delle 'perfette' potenze di 3, 4 e 5 di nuovo i tre numeri pitagorici.

2, 20 & 22 sono altri numeri particolari in abbinamento.

Essi indicherebbero per Dante il numero di stelle della Via Lattea (1022), ed essendo il XX ed il II numeri per così dire 'palindromi' (invertendo le cifre, il numero non cambia), indicano la Trasformazione, l'Alteratio, ovvero il Passaggio. Infatti, sinotticamente, i canti II e XX delle varie cantiche segnano tutti degli importantissimi 'passaggi'. E così per il 22=20+2: al principio del viaggio, il Sole era al 22° dell'Ariete, e la Luna antipodica si trovava al 22° della Bilancia. Il Benini ha dimostrato come, secondo calcoli dell'epoca, Dante stesse viaggiando nell'anno 6500, (ventitreesimo giorno) dell'Umanità: per farlo, avrebbe dovuto lasciare la selva il giorno ventidue.

Sempre Benini calcolò, considerando orari, distacchi temporali eccetera, che per risalire 'a riveder le stelle' Dante impiegò 22 ore.

Il fossato delle Malebolge gira 22 miglia a dir di Virgilio, come la Roma dell'epoca.

Scatta l'accusa di eresia contro Dante da parte dell'Aroux, per aver anche solo accennatamente osato paragonare la sede papale alla sede dei demoni.

Quanto alla Via Lattea, l'antica luce delle stelle è stata sempre connessa alla casa celeste in cui dimorano gli spiriti dei trapassati.

Non sembra necessario aggiungere altri numeri notevoli, comunque una nota particolare meritano i versi sinottici, versi cioè che sia nell'Inferno che nel Purgatorio e nel Paradiso trattano temi affini. Risultano decisamente sinottici il III, il V, VI, VII, IX, X, XV, XVI, XX, XVII e XXX.

Conclusione

E finalmente, dopo le varie osservazioni, usciamo anche noi a riveder le stelle.

Abbiamo trattato le simmetrie della Divina Commedia in chiave astrologica, numerologica ed abbiamo accennato alla particolare natura dei versi sinottici.

Naturalmente, esistono molte altre simmetrie di concetto e certamente molto affascinanti, ma la fantasia di Dante è davvero alta come lui stesso dice, e si sfocerebbe in digressioni ramificate e in definitiva non troppo pertinenti alla sintesi richiesta dalla carta.

Pertanto, sarà un'ottima cosa leggere l'Opera alla luce delle nozioni qui riportate, e cercare nuove chiavi per la lettura del grande poema dantesco.

Chissà che non emerga qualche nuovo simbolo o un'ennesima traccia della perfezione divina che Dante ha voluto riportare come proiezione scritta, quasi una testimonianza il più fedele possibile alla concezione degli Ordinamenti Spirituali.

Per ulteriori approfondimenti si rimanda alla lettura del libro Dante ed il simbolismo pitagorico di De Reigny, ed alla bibliografia dantesca che è certamente molto vasta ed esauriente per ogni curiosità.



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