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LUIGI PIRANDELLO (1867, 1936) - Vita, Poetica, 'Il fu Mattia Pascal', Teatro




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LUIGI PIRANDELLO


Il periodo che va dal 1922 fino alla seconda guerra mondiale vede gli intellettuali schierarsi su due fronti diversi: quelli che aderiscono al regime e quelli che si schierano contro di esso.

Tra le grandi figure letterarie che aderiscono al fascismo troviamo Luigi Pirandello.

Già scrittore riconosciuto a livello mondiale Pirandello si iscrisse al P.N.F. nel periodo più delicato nella storia del regime, ovvero all'indomani dell'omicidio Matteotti.

Le dichiarazioni di Pirandello riguardo alla propria iscrizione tra le fila delle camice nere, non sembrerebbe lasciar adito a dubbi sulla sua ferma adesione agli ideali fascisti. A riguardo, infatti, l'artista di Girgenti (Agrigento) scrisse: 'Sento che questo è il momento più proprio di dichiarare una fede nutrita e servita in silenzio'.


Vita (1867, 1936)


Pirandello nacque ad Agrigento da una famiglia agiata. I Pirandello, di origine ligure, si erano trasferiti da tempo in Sicilia, facendovi fortuna nell'industria e nel commercio dello zolfo. Dopo aver frequentato le università di Palermo e Roma, si trasferisce a Bonn, dove si laurea nel 1891.

L'anno seguente ritorna in Italia e si stabilisce a Roma; nel 1894 sposa Maria Antonietta Portulano, figlia di un ricco socio del padre, dalla quale avrà tre figli. A Roma Pirandello entra in contatto con gli intellettuali siciliani e collabora con crescente intensità a riviste e giornali. Nel 1897 assume l'incarico di lingua e letteratura italiana presso l'Istituto Superiore di Magistero di Roma; inizia così la sua duplice attività di scrittore e insegnate.

Purtroppo nel 1903 una sciagura mineraria riduce la famiglia alla povertà e in conseguenza del dissesto economico inizia la malattia mentale della moglie, che degenera più tardi in forme di follia persecutoria nei confronti del marito. Intanto Pirandello è costretto ad impartire lezioni private e a chiedere un compenso per le collaborazioni alle riviste.

Pirandello raggiunse presto notorietà con il romanzo 'Il fu Mattia Pascal' e con un seguito di novelle; mentre prosegue la sua attività di narratore, inizia nel 1910 il suo interesse specifico per il teatro, che lo porterà al successo anche in campo internazionale.

Nel 1924 aderisce al partito fascista con un telegramma a Mussolini; l'anno seguente, con i finanziamenti del fascismo, fonda la Compagnia del Teatro d'Arte di Roma, i cui componenti porteranno in trionfo i suoi testi per tre anni in tutti i maggiori teatri europei e dell'America meridionale.

Nel 1934 gli viene conferito il premio Nobel e nel '36, durante le riprese di una riduzione per il cinema de 'Il fu Mattia Pascal', si ammala di polmonite e muore il 10 dicembre; vengono rispettate le clausole del suo testamento: essere avvolto nudo in un lenzuolo e messo in una cassa sul carro dei poveri, per un funerale senza fiori, senza discorsi, senza essere accompagnato da nessuno, nemmeno dai figli.


Poetica


Pirandello esordisce, come verista, con novelle paesane, ma fin dall'inizio il suo verismo fu caricaturale e grottesco, mirante piuttosto a distruggere la realtà che a rappresentarla con scrupolo naturalistico.

Contemporaneo di Svevo, Pirandello condivide con questo la convinzione che l'uomo è un'entità dinamica ed è agitato da passioni, tensioni interiori, contraddizioni; ha quindi una personalità sempre problematica.

Proprio per la problematica dell'uomo e della vita, della dimensione tragica della condizione umana, è il tema in cui si incentra la produzione letteraria di Pirandello.

Ma quali sono le circostanze della vita che portano Pirandello a questa condizione? Egli è costretto a convivere con la pazzia della moglie, che lo perseguita con la sua gelosia, rendendogli la vita faticosa e tetra; la vita di Pirandello è proprio caratterizzata dalla continua presenza della pazzia, sia come evasione dal tormento della vita, sia come sofferenza dell'individuo che la vive e delle persone che lo circondano. Pirandello acquista quindi il sentimento della vita come sofferenza, sentimento che lo accompagna per sempre, anche nei momenti più belli della carriera, quando la sua notorietà in campo teatrale supera i confini italiani.

Il nucleo centrale della tematica pirandelliana è il contrasto tra illusione e realtà, contrasto che va inteso in modo molto radicale e profondo, iniziando proprio dall'interiore coscienza di ognuno.

Infatti, in ognuno di noi c'è una serie di contrasti tra quello che vorremmo essere, quello che sembriamo e quello che siamo.

L'esistenza umana quindi è una vicenda di solitudine, di pena e di illusioni, condizionata all'esterno da tutta una serie assurda di convenzioni.

Dal contrasto tra vita e forma nasce il relativismo pirandelliano. Ogni individuo percependo, modifica soggettivamente la realtà all'oggetto percepito, perché l'attività conoscitiva è soggetta all'azione delle sensazioni mobili e incostanti che si susseguono incessantemente dentro di lui.

Tutti, infatti, indossiamo una 'maschera', conforme a ciò che da noi si aspettano gli altri, (società e lavoro) e che noi ci siamo imposti.

Sconsolante è quindi il quadro di questa società, fondata sul nulla della finzione, della convinzione, del credere vero quello non lo è.

L'elemento saliente della poetica pirandelliana è 'l'umorismo', punto su cui si basa tutta la sua poetica.

L'umorismo è il 'sentimento del contrario', da non confondere con il comico, che è solo 'l'avvertimento del contrario'. L'esempio proviene dallo stesso Pirandello: ' Vedo una vecchia signora coi capelli ritinti., poi tutta imbellettata e parata d'abiti giovanili. Avverto che quella signora è il contrario di che una vecchia rispettabile signora dovrebbe essere'. Il comico è appunto un avvertimento del contrario. Se però subentra la riflessione, si può pensare che la povera donna sia costretta a mascherarsi così nel disperato tentativo di trattenere a se l'amore del marito più giovane di lei; ecco che allora la risata lascia il posto ad un complesso di sentimenti più profondi e più umanamente vicini a quella vistosa maschera. Dall'avvertimento del contrario si è quindi passati al sentimento del contrario, che rompe il riso e fa vedere una realtà più triste, difficile per l'uomo.


'Il fu Mattia Pascal'

l'impossibilità di vivere in una 'forma' e al contempo l'impossibilità di fuggire, definiscono la dimensione tragica e allo stesso tempo comica della non esistenza del fu Mattia Pascal.

Questo romanzo presenta sempre la situazione dell'uomo legato ad un'insostenibile situazione sociale. Mattia Pascal vive un'esistenza quotidiana opprimente e senza sbocchi, a causa soprattutto del suo matrimonio non riuscito.

Ad un certo punto Mattia Pascal tenta un'evasione da questa situazione insopportabile e se ne va; egli vorrebbe in realtà andarsene definitivamente, ma si ferma a Montecarlo e qui fa una straordinaria vincita al gioco. Mentre sta facendo ritorno a casa, legge sul giornale la notizia del ritrovamento del suo corpo privo di vita, gli viene un'idea: ha la possibilità di uscire dalla sua forma, di rifarsi una vita.

Si trasferisce, così, a Roma e assume un'altra identità, quella di Adriano Meis.

Il senso esaltante di liberazione dura poco perchè capitano sempre una serie di inconvenienti; egli, ad esempio, subisce un furto ma non può denunciarlo perché non ha i documenti, vorrebbe un cane ma non può permetterselo perchè dovrebbe pagare un'apposita tassa.

Finge, allora, il suicidio di Adriano Meis e torna nei panni di Mattia Pascal, riprendendo la via del suo paese natale.

Qui scopre che la moglie si è risposata. A lui non resta che ridursi a vivere con una vecchia zia contemplando la vita degli altri e scrivendo le proprie memorie.

Di tanto in tanto va a depositare dei fiori al cimitero sulla tomba che conserva i resti del defunto sconosciuto, ma che ha inciso sulla lapide il nome di Mattia Pascal. A chi gli chiede chi sia, risponde 'io sono il fu Mattia Pascal'.

Con quest'opera Pirandello vuole dimostrare che, in effetti, la fuga dalla società non è possibile, perché essa, con tutti i suoi sotterfugi, la burocrazia, le sue ipocrisie è, per l'individuo, un legame indissolubile.


Teatro

Il complesso quadro di tensioni e di interpretazioni del reale delle opere narrative trova, a partire dal 1916, un ulteriore arricchimento nella produzione teatrale. Inizialmente lo schema del teatro pirandelliano fu quello del dramma veristico-borghese tardo ottocentesco, la dinamica dei rapporti si  ispira ai ruoli fissi e spesso assurdi che la Forma sociale impone agli individui. Se le scene e gli sfondi restano in gran parte quelli della commedia borghese di fine Ottocento, i drammi che vi si svolgono assumono un carattere allucinato e paradossale, che sconvolge gli equilibri espressivi, lasciando affiorare una sorta di ininterrotto flusso apparentemente raziocinante ma in realtà condizionato dall'insensatezza complessiva della vita moderna che Pirandello vuole rappresentare.

A tale atteggiamento vanno ricondotti i due capolavori del teatro pirandelliano, Così è (se vi pare) e Il Giuoco delle parti.

Ma il momento più importante della sua produzione teatrale è quello in cui sperimenta 'il teatro nel teatro', egli abolisce la finzione scenica come principio costitutivo, il teatro diventa, perciò, luogo stesso in cui si svolge il dramma vero, non quello finto, e diventa l'emblema del contrasto finzione-realtà che caratterizza la condizione dell'uomo moderno.

I personaggi si affacciano sulla scena 'per sconvolgere il mondo di convinzioni e di forme' in cui vivono gli stessi spettatori, facendo esplodere le contraddizioni e le assurdità del perbenismo borghese,giocando con spietata chiarezza quella visione umoristica che conduce all'assurdo attraverso il reale e il verosimile. Ciò spiega la reazione spesso violenta degli spettatori alle prime pirandelliane, ma spiega anche il successo che da quasi un secolo accompagna i testi dell'agrigentino, puntualmente messi in cartellone ogni anno da qualche compagnia teatrale.



'Sei personaggi in cerca di autore' (1921)

La commedia è uno dei capolavori del teatro pirandelliano.

Una compagnia teatrale sta provando 'il giuoco delle parti', durante le prove, irrompono sulla scena sei personaggi, ciascuno per presentare il proprio dramma che l'autore, dopo averlo immaginato, si è rifiutato di realizzare in forma compiuta. L'intreccio della vicenda è ricostruito frammentariamente in qualche modo dagli interventi dei sei personaggi con anticipazioni, digressioni, regressioni, contestazioni reciproche, chiarimenti, discussioni violente, in un crescendo di concitazione.

Se si trattasse di un dramma realista, la vicenda potrebbe press'a poco essere proposta così: il padre ha permesso che per anni sua moglie, dalla quale aveva già avuto un figlio, convivesse con un altro uomo e che generasse con lui tre figli; alla morte di questo, la donna coi figli si trova in tale miseria che la figlia maggiore è costretta a prostituirsi; in una casa di appuntamenti si accompagna a lei, senza sapere che sia, il marito legittimo di sua madre, e solo l'intervento della moglie impedisce all'uomo di commettere il quasi incesto. Spinto dai rimorsi e dalla compassione, l'uomo accoglie in casa sua la donna e i tre figli, ma la nuova situazione è vissuta con angoscia da tutti, in particolare dal figlio legittimo. La morte drammatica dei due figli più giovani (la bambina annega casualmente in una vasca e il ragazzo, sconvolto per questo, si uccide) è vissuta come una punizione del destino.

Di fatto, una rappresentazione del genere, secondo Pirandello, è irrealizzabile, un po' perché gli autori non sono sufficientemente bravi (il personaggio critica l'autore che lo recita), un po' perché il personaggio, passando nell'attore, entra in una forma in cui non si riconosce (c'è sempre uno scarto tra quello che è il personaggio e la forma).



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