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Luigi Pirandello - La biografia, Il pensiero e la poetica, "Il FU Mattia Pascal", "La Patente", "L'uomo dal fiore In Bocca", "Il Decadentismo"




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La biografia


Luigi Pirandello nacque ad Agrigento nel 1867 da don Stefano di origine ligure e da Caterina Ricci Gramitto. Importanti furono gli anni dell'infanzia e della giovinezza ,non solo per le prime esperienze culturali e per l'affiorare degli interessi per la letteratura e la poesia, ma anche per le esperienze umane e sociali. Del 1885 sono i primi versi, ' Mal giocondo".

Intraprende gli studi universitari alla facoltà di lettere di Palermo per passare poi a quella di Roma. In quel tempo egli non ha ancora una chiara idea delle sue attitudini e del proprio futuro: oscilla tra le ambizioni della ricerca scientifica e quelle poetiche mentre non è insensibile alle tentazioni del giornalismo. Tornato a Roma tenta di inserirsi nella vivace società letteraria ,dove domina D'Annunzio, di cui risente qualche influenza. Decisivo è invece l'incontro con Luigi Capuana, (teorico e maestro del verismo italiano): Scopre e definisce la propria vocazione di narratore, avvicinandosi alla grande esperienza del verismo. Nel 1893 scrive il suo primo romanzo ' L'esclusa ' e nel 1894 pubblica il primo volume di racconti 'Amori senza amore '.Nello stesso anno sposa la ricca argentina Antonietta Portulano, ma nel 1897 un grave dissesto economico costringe la famiglia Pirandello a trasferirsi a Roma. Intanto, la povera consorte si ammala gravemente e a causa della Grande Guerra il figlio Stefano rimane ferito e poi si ammala.                                 



  


Manifestazione durante                      Un 'immagine della distruzione

La prima Guerra Mondiale. provocata dalla Grande Guerra.



La prima guerra mondiale inizia il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di guerra dell'Austria alla Serbia, a seguito dell'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d'Austria, compiuto a Sarajevo (Bosnia) il 28 giugno 1914. L'attentatore fu lo studente nazionalista serbo-bosniaco Gavrilo Princip. Il conflitto si concluse oltre quattro anni dopo, l'11 novembre 1918, con la resa della Germania. La prima guerra mondiale vide inizialmente lo scontro degli Imperi centrali di Germania e Austria -Ungheria contro la Serbia, il Montenegro, il Belgio e le nazioni della Triplice Intesa: Francia, Regno Unito e Russia. Il conflitto si allargò successivamente a varie altre nazioni. Tutti i continenti furono coinvolti, così da poter definire la guerra come 'mondiale', per la prima volta nella storia. Dopo le avanzate tedesche dei primi mesi, il conflitto si trasformò (specie sul fronte occidentale) in una rovinosa guerra di posizione. Il numero degli uomini impiegati e le nuove tecnologie messe in campo dalla Triplice Intesa ebbero la meglio sulla superiore organizzazione militare della Germania. La guerra si concluse l'11 novembre 1918, quando la Germania firmò l'armistizio con le forze dell'Intesa. Il numero di morti è stato calcolato in oltre quindici milioni ,tanti quanti sarebbero stati i morti per le carestie e le malattie dovute alla guerra, specie in Germania. La guerra fu nello stesso tempo l'ultimo conflitto del passato (guerra di trincea e lenta), ma anche il primo grande conflitto in cui si usarono appieno tutti i mezzi moderni, come aeroplani, mezzi corazzati, sommergibili e le armi chimiche, tra cui il gas.

Finita la guerra, Pirandello s' immerge in un lavoro frenetico e senza soste. Nascono i capolavori 'Sei personaggi in cerca d'autore' ed ' Enrico IV ', entrambi del 1921.Nel 1925 fonda la ' Compagnia del teatro d'arte'. La sua fama si leva altissima nel 1934 con il premio Nobel. Nel novembre del 1936 si ammala gravemente di polmonite e muore.


"Il pino" che si vede da casa di Pirandello.

Qui sono seppellite le sue ceneri.

Il pensiero e la poetica




Nella cultura siciliana della sua prima formazione Pirandello incontrò l'opera dei grandi veristi:Capuana,Verga e De Roberto,dai quali prese le mosse per approdare,però,al superamento della loro visione del mondo e dei loro modelli narrativi. Pirandello non si interessava ad analizzare la vicenda dell'uomo nella sua lotta per la vita secondo i canoni dell'impersonalità, egli spostava il punto d'osservazione all'interno della vita psichica e ne scopriva la fragilità e l'incoerenza. Ben presto nutrì interesse per gli studi di psicologia di Alfred Binet, che nella sua opera "Le alterazioni della personalità" esprimeva la concezione dell'Io debole,formato da tanti stati di coscienza, che si trovano in un insieme temporaneo,scindibile e modificabile. Fu interessato anche alle correnti filosofiche contemporanee,con predilezione per il pensiero di Henry Bergson e di George Simmel. George Simmel,uno dei padri del Relativismo contemporaneo,afferma che non esiste alcuna verità assoluta,perché l'uomo nella ricerca non si avvale di categorie di validità universale,ma piuttosto di categorie psicologiche ,perciò soggettive. Egli considera la vita come un principio assoluto , entro cui si collocano via via le varie realizzazioni storiche e culturali. La vita è un continuo fluire,senza ragione e senza scopo. Il complesso di tutte queste teorie, caratterizzate da irrazionalismo e relativismo, influenzò la visione del mondo di Pirandello. Il Relativismo corrisponde al dualismo tra vita e forma: la vita è un libero fluire degli istinti umani e la forma è una maschera che la società ci impone. Di maschere ce ne sono due: una attribuita da noi stessi e un'altra che ci viene imposta dalla società e che c'imprigiona nella trappola delle convenzioni sociali. Si diventa così forestieri della vita e spettatori della vita altrui. La realtà è multiforme poiché ognuno la guarda con occhi propri. L'Irrazionalismo più che un preciso e ben definito sistema, costituisce una corrente comune a varie forme di pensiero. In termini generali si considera irrazionalista chi nega qualunque significato, scopo o senso alla realtà o alla storia. Erede dei veristi,come abbiamo già visto,egli si staccò ben presto da questi modelli e approdò ad una narrativa che non indaga tanto la vicenda esterna dei protagonisti,quanto la vita psichica dei personaggi, che attraversano una grave crisi di identità. A Pirandello la vita si presenta come un magma caotico nel quale l'uomo è immerso. Egli però tende a staccarsi da quel flusso per affermare la propria identità:per questo indossa una maschera,cioè adotta una serie si atteggiamenti coerenti ,che costituiscono la sua personalità. Oltre alla maschera che usiamo per noi stessi ne indossiamo un'altra per stare bene con gli altri. Chi ci vive attorno ci classifica,ci imprigiona nella trappola delle convenzioni sociali. La prima crudele trappola è la famiglia. Significativo per Pirandello l'avere scelto come titolo unitario: "Maschere Nude"per la sua produzione teatrale. Tale titolo contiene una contraddizione in termini:la maschera nella convenzione teatrale,è uno schermo imposto sul volto dell'attore perché possa meglio rappresentare la sua parte. Ma per il drammaturgo la maschera è una metafora della condizione sociale ,non una convenzione teatrale. Se la vita è un perenne fluire,se la realtà è cosi multiforme,l'uomo non può illudersi di avere elementi per conoscerla e dominarla. Pirandello avverte la stessa incertezza nell'istituto del linguaggio,grazie a questa sfiducia lo scrittore si avvicina molto all'occultismo e allo spiritismo. La parola occulto si riferisce alla 'conoscenza di ciò che è nascosto', o anche 'conoscenza del sovrannaturale', in antitesi alla 'conoscenza del visibile', ovvero alla scienza. Lo spiritismo è una dottrina filosofica apparsa nel in Francia, codificata da Allan Kardec.

Immagine di una seduta spiritica.

Pirandello rappresenta la crisi dell'uomo moderno, che ha visto crollare tutti i valori della civiltà borghese ottocentesca. Originale prodotto della sua riflessione intorno al rapporto tra l'uomo e il mondo che lo circonda è la cosiddetta "Lanterninosofia". Un tentativo di costruire il valore fu operato da Pirandello col "teatro dei miti". Fuori dalla storia gli uomini potrebbero intravedere delle soluzioni nella vita comunitaria,nella religione,nell'arte. I caratteri del personaggio pirandelliano sono praticamente l'opposto dell'eroe d'annunziano:esso è in genere di bassa estrazione sociale e si porta dentro un senso di frustrazione e di vuoto;ha scarsa considerazione di se stesso e non è ben sicuro del suo ruolo nella vita sociale, perché attraversa una crisi di identità. A volte i personaggi vengono caratterizzati dall'autore con difetti psichici che dimostrano sofferenza interiore. Per quanto riguarda lo stile   si propose di giungere ad uno di cose e non di parole e lo realizzò con la rinuncia a tutti gli espedienti della retorica, ottenendo una lingua molto vicina al parlato,ancora una volta in contrasto con le teorie dannunziane.

Casa "Natale" di Pirandello.






Le Opere

Pirandello giunse al teatro, dopo aver scritto alcuni romanzi e centinaia di novelle. "Il fu Mattia Pascal" famoso romanzo del drammaturgo e narratore siciliano, venne pubblicato nel 1904 e più volte ristampato negli anni successivi. Il tema principale dell'opera è ancora quello, così caro a Pirandello, dell'identità. Un capolavoro indiscusso della letteratura del Novecento, "Uno, nessuno e centomila", scritto e pubblicato nel 1926 è l'ultimo romanzo di Pirandello. Riprende temi affrontati ne Il fu Mattia Pascal e come questo è ambientato in una piccola provincia.
Un'altra opera importante è "La Patente" una commedia in un atto scritta nel 1917 con il titolo A' patenti, destinata alla rappresentazione teatrale in lingua siciliana per l'attore Angelo Musco che la recitò per la prima volta il 23 marzo 1918 al Teatro Alfieri di Torino e successivamente il 19 febbraio 1919 al Teatro Argentina di Roma. Il dramma ripropone il tema della novella dallo stesso titolo composta nel 1911. Un altro capolavoro invece è "Enrico IV" moderna tragedia della follia,tema ricorrente nell'autore. La follia è vista come un pericolo che mina la debole vita psichica dell'uomo. Pirandello nel 1921 rappresento "Sei personaggi in cerca d'autore , il dramma più famoso del drammaturgo. Fu rappresentato per la prima volta il 9 maggio 1921 al Teatro Valle di Roma, ma in quell'occasione ebbe un esito tempestoso, perché molti spettatori contestarono la rappresentazione al grido di 'Manicomio! Manicomio!'. Fu importante, per il successivo successo di questo dramma, la terza edizione, del 1925, in cui l'autore aggiunse una prefazione ,nella quale chiariva la genesi, gli intenti e le tematiche fondamentali del dramma. Poi nel 1924 rappresentò "Ciascuno a modo suo" e infine rappresento nel 1930 "Questa sera si recita a soggetto". Queste tre rappresentazioni fanno parte del cosiddetto "Teatro nel teatro":Conflitto tra attori e personaggi , tra attori e spettatori e tra attori diventati personaggi e regista.










"Il FU Mattia Pascal"





Famoso romanzo del drammaturgo e narratore siciliano, venne pubblicato nel 1904 e più volte ristampato negli anni successivi Racconta la storia di Mattia Pascal che, intrappolato in difficili rapporti familiari, angustiato dai dissidi coniugali e dai debiti, si vede prospettare un giorno la possibilità di fingersi morto, quando nelle acque di un vecchio mulino viene ritrovato il cadavere di un suicida, cui viene attribuita, frettolosamente, complice la moglie e la suocera, la sua identità. All'inizio egli, prendendo l'identità fittizia di Adriano Meis, sembra assaporare l'eccitazione della nuova libertà, riuscendo a mantenersi con una cospicua vincita al casinò di Montecarlo, ma quando, solo e annoiato dai viaggi, invece di osservare gli altri vivere, prende egli stesso l'iniziativa, si innamora (della tenera e sottomessa Adriana) e patisce alcuni affronti (un furto, una sfida a duello), capisce l'impossibilità di vivere fuori dalle leggi e dalle convenzioni che gli uomini si sono dati.
Scopre che fare il morto non è una bella professione Decide quindi di farla finita anche con la nuova identità, simulando il suicidio di Adriano Meis nelle acque del Tevere. Non gli rimane che tornare nei paesi d'origine, Oneglia e Miragno, scoprendo che nessuno lo riconosce più; persino il fratello Berto reagisce inizialmente con la paura non appena se lo trova davanti. Malgrado siano passati soltanto due anni, la moglie intanto si è risposata con Pomino, un amico d'infanzia di Mattia; hanno avuto già una bambina, conducono una vita normale e tutto sommato serena.
Arrivato con propositi di vendetta, Mattia Pascal ben presto li abbandona, convincendosi della loro inanità; lascia che la moglie e l'amico vivano in pace il loro menage coniugale, si riprende il vecchio posto alla biblioteca e qualche volta visita al cimitero la propria tomba, deponendovi pure dei fiori. Pirandello inserisce, a conclusione della ristampa del romanzo, un proprio intervento in prima persona, teso a difendere la propria opera e la propria arte dalle accuse di cerebralismo e inverosomiglianza affermando che non solo la vita è più inverosimile della letteratura, ma che è la vita stessa che copia l'arte. Il tema principale de Il fu Mattia Pascal è ancora quello, così caro a Pirandello, dell'identità.
Fuori dalla legge e fuori di quelle particolarità, liete o tristi che siano, per cui noi siamo noi, caro signor Pascal, non è possibile vivere. Così dice al protagonista il colto sacerdote don Eligio Pellegrinotto, lo stesso che lo consiglierà di scrivere le sue memorie.
E questo mi sembra il succo del libro o, per usare una brutta parola, il messaggio.
Chi non è riconosciuto dalla legge e dalle burocrazie, non esiste. E' il dramma delle società moderne. La persona che noi rappresentiamo, è solo una maschera che ci inchioda in un'esistenza che sentiamo inautentica, ingabbiandola, a volte, in un inferno senza vie d'uscita. E' ancora questa maschera che indossiamo nella vita sociale, l'unica che ci permette di dispiegare, pur con le dovute limitazioni, la nostra

genuina personalità.
Le convenzioni sociali, storicamente determinate, sono le coordinate che delimitano la nostra esperienza vitale, pur creando un doloroso dissidio tra uomo e società: Pirandello sembra qui anticipare motivi della psicologia del profondo.Altri motivi del romanzo sono l'importanza del caso e dell'assurdità nel condizionare l'esistenza dell'individuo (è impossibile volere estrarre la logica dal caso, come dire il sangue dalle pietre e la crisi dell'uomo che, dopo le teorie di Copernico, non è più al centro dell'universo.

Niccolò Copernico.

Certa critica contemporanea , considera il Mattia Pascal, il primo romanzo esistenzialista italiano. La narrazione è condotta in prima persona dal protagonista stesso e molte sono le digressioni che egli fa sulla tecnica da usare nella stesura delle sue memorie.
Mi è sembrato, che, al di là delle profondità filosofiche, il romanzo abbia un intreccio suggestivo, che avvince il lettore al libro, con momenti di pura suspense, come ad esempio quando Mattia Pascal fa il suo ritorno a casa.
Naturalmente non mancano l'ironia, la comicità e l'umorismo pirandelliani. Dal punto di vita stilistico, trovo la scrittura di Pirandello piacevole e asciutta, lessicalmente ricca senza essere barocca, che, se da un lato non indulge a preziosismi letterari, dall'altro assume spesso il carattere del parlato, del colloquiale, consentendo alla narrazione una fluidità ammirevole e innovativa.
Pur avendo l'opera di Pirandello un respiro internazionale, i suoi romanzi mi sembrano riflettere alcune caratteristiche nazionali, che ci permettono di capire meglio il Paese in cui viviamo.





"La Patente"





La Patente è una delle novelle scritte da Luigi Pirandello. Teorico di una ispirazione che egli chiama 'umorismo', vede la realtà in modo conflittuale e paradossale. L'uomo, per poter assumere un ruolo nella società in cui vive, deve nascondersi dietro una 'maschera', che reprime il proprio animo, cadendo nel dramma dell'incomunicabilità. La Patente è la novella che meglio sintetizza la narrativa pirandelliana, è stata scritta nel 1923 ed è ambientata in Sicilia. I personaggi principali sono:

Il giudice d'Andrea
Chiàrchiaro

Totò sotto le vesti di Chiarchiaro.





Una scena dell'interpretazione teatrale "La patente"dove si vedono:

In alto il Giudice D'Andrea e in Basso Chiarchiaro.







La novella inizia con la descrizione del giudice d'Andrea, una persona estremamente precisa, che svolge bene e puntualmente il proprio lavoro. -'Non era un vecchio; poteva avere appena quarant'anni'. 'Così sbilenco con una spalla più alta dell'altra, andava via come i cani. Nessuno, però, moralmente sapeva rigar più diritto di lui. Lo dicevano tutti'. Egli aveva avuto una vita piena di travagli interiori. 'e fosse consapevole di quei misteriosi infiniti travagli di secoli, che la sua vasta fronte protuberante gli avevano accumulato tutto quel groviglio di rughe e tolto quasi la vista ai piccoli occhi plumbei e scontorto tutto magra, misera personcina'. La novella continua poi, con la storia di Chiàrchiaro un pover'uomo che ha visto la sua vita distrutta dal nomignolo di 'iettatore'; per uscire da questo stato di esasperazione, egli querela due dei suoi diffamatori, che per primi gli capitano a tiro e si rivolge al tribunale per ottenere giustizia; ma la giustizia di Chiàrchiaro è un po' strana, perché fuori dal comune in una società dominata dall'ignoranza e dai pregiudizi: egli chiede la patente di

iettatore, per trarre da essa un mezzo per vivere. Questo

personaggio riflette la società moderna che aliena le figure dei

cosiddetti 'iettatori', infatti, coloro che vedono passare per strada Chiàrchiaro sono soliti fare gesti particolari (scongiuri). '.., che non solo mi ero accorto da più di un anno che tutti, vedendomi passare facevano le corna ma le prove, prove documentate e testimonianze irripetibili dei fatti spaventosi su cui è identificata incrollabilmente, capisce Signor Giudice?'.









Il simbolo principale contro gli Iettatori:"Il corno".





A Chiàrchiaro il nomignolo di 'iettatore', in principio aveva portato il licenziamento -'Signor Giudice mi hanno assassinato. Lavoravo. Mi hanno fatto cacciar via dal banco dov'ero assegnato con la scusa che, essendoci io, nessuno più veniva a far debiti

e pegni in un secondo momento deve fare della sua fama un vero e proprio mestiere, per mantenere la propria famiglia sopravvissuta

grazie al soccorso che il figlio da Napoli gli mandava -', viviamo del soccorso che ci manda da Napoli un mio figliuolo, il quale ha famiglia anche lui, quattro bambini e

non può fare a lungo questo sacrifizio per noi.. La vicenda dello iettatore ci dà una visione Pirandelliana del mondo: La società ha assegnato al protagonista il ruolo di 'iettatore' ed egli, poiché la realtà gli preclude ogni altro scampo, anziché, togliersi la maschera ,decide di indossarla in modo definitivo.

Tra le pagine di questa novella ho riscontrato anche il sentimento di solidarietà, evidente nell'abbraccio del Giudice d'Andrea con Chiàrchiaro, che, in fondo, capisce la situazione insostenibile in cui quest'ultimo si trova. L'ignoranza e la superstizione hanno fatto di Chiàrchiaro un disperato e perciò egli vuole rifarsi, ribellandosi, gettando in faccia alla gente crudele e superstiziosa la sua sofferenza, il suo dramma e trarre dai suoi eventi negativi un

ottimo profitto. Egli sarà sempre ripudiato dalla società 'retrograda' del sud, che non

capisce le sue esigenze, la sua matta necessità di trovare lavoro.

Questa novella ci fa aprire gli occhi sulla società dei nostri giorni

pronta ad additare colui che è 'diverso' , giudicandone in modo illegittimo e superficiale i comportamenti e gli atteggiamenti. Una delle battute che più mi è piaciuta perché ricca di significato - 'Ahimè è proprio vero che è molto facile fare il male che il bene, non solo perché il male si può fare a tutti ed il bene solo a quelli che ne hanno bisogno'. Si è sempre pronti a scegliere la strada più comoda e conveniente senza badare a coloro che vengono calpestati e sopraffatti dal desiderio di avidità e superiorità.















"L'uomo dal fiore

In Bocca"




Pubblicata nel 1923, "L'uomo dal fiore in bocca" è una commedia in un solo atto presentata inizialmente dallo scrittore sotto il nome di "La morte addosso" . L'opera, breve ma intensa e significativa, ripropone al lettore il luogo comune secondo cui alcuni beni si apprezzano solo nel momento del bisogno e nel momento in cui rischiano irrimediabilmente d'esser persi. E' questo in breve il tema di fondo dell'opera: un uomo, dall'identità sconosciuta ed irrilevante, scopre inaspettatamente d'esser vittima di un epitelioma, un male che lo condanna a morte. Egli lo descrive con minuzia , il suo nome è più dolce di una caramella, e ben si adatterebbe ad un fiore; si tratta però di un fiore maligno che gli è spuntato su un labbro e che lo costringe a pochi mesi di vita. Ma l'uomo non è disperato, non si lascia morire prima del tempo, non vive con angoscia i suoi ultimi giorni e vive la vita guardando la realtà con un'altra mentalità. Da questo momento il suo comportamento subisce un cambiamento repentino e deciso: il suo modo di vedere il mondo, d'osservare la propria vita e quella degli altri cambia radicalmente; ogni accadimento banale e ripetitivo del quotidiano diventa improvvisamente di spaventosa e vitale importanza. Si rende conto che questi momenti saranno gli ultimi che potrà vivere e godere, ed è questa consapevolezza che lo porta ad attaccarsi incondizionatamente ad essi ed a giudicarli preziosi quanto importanti.




L'uomo dal fiore in bocca seduto al bar.



La scena si svolge in un caffè notturno di un piccolo paesino sconosciuto, dove l'uomo dal fiore in bocca e l'avventore, i due comprimari protagonisti, sono seduti ad un tavolino. L'avventore, un uomo comune, che la monotonia e la banalità della vita quotidiana hanno reso piatto e vuoto, dichiara "di aver perso per un minuto il treno" e adesso si ritrova nell'oscurità del paesino in attesa che faccia giorno per ripartire col treno successivo. E' in questa realistica circostanza che incontra l'uomo dal fiore in bocca, col quale resta a dialogare tutta la notte.
Dai guai familiari esposti dall'avventore, l'Uomo dal fiore in bocca prende subito spunto per iniziare una serie di riflessioni sull'esistenza, sull'importanza della quotidianità e dei dettagli delle cose. Ciò che all'inizio potrebbe sembrare nient'altro che una fissazione maniacale per i particolari, che lo porta a fare una minuziosa descrizione del modo di incartare gli oggetti da parte dei ragazzi dei negozi e della disposizione dei mobili delle sale d'aspetto dei dottori, si rivela in itinere qualcosa di molto più profondo e tragico: l'unico punto di contatto con la vita rimasto all'uomo prima di morire Le immagini normali, le vetrine dei negozi, la gente per strada, diventano il simbolo stesso della vita che scorre; essa scorre per tutti, anche e soprattutto per coloro che, colpevolmente, non si fermano ad assaporarne ogni dettaglio, anche quello apparentemente più insignificante. Solo quando è troppo tardi si rendono conto della vera essenza della vita e della sua fugace bellezza, e solo allora quell'ingordigia della vita, che avrebbero dovuto sempre possedere, gli si manifesta in tutta la sua prepotenza. Il protagonista si trova proprio in questa situazione, solo di fronte alla morte; sola è anche sua moglie, il cui capo appare solamente due volte di sfuggita da dietro un cantone nel corso della commedia. Nel protagonista è viva una fortissima contraddizione: da un lato egli prova una profonda pietà per quella donna, che non ha altra colpa che quella di volergli stare accanto fino alla fine dei suoi giorni; dall'altro però, non può tollerare, per via della sua nuova visione del mondo, quella che lui stesso definisce la "macabra ferocia del suo comportamento". Egli da una parte detesta la moglie perché questa vorrebbe tenerlo in casa con sé, accudendolo fino alla morte, non facendogli mancare nulla e negandogli, inevitabilmente, quel gusto della vita che egli ora va cercando in tutte le piccole cose di ogni giorno. Dall'altro lato però il suo profondo legame con questa è espressamente reso noto dalla continua ricerca della sua ombra, della sua presenza. Su questo scenario di pietà e dolore si conclude lentamente la vicenda, rappresentata idealmente dalle ultime parole dell'Uomo, chiaro segno di un'estrema volontà di attaccamento alla vita e di speranza, tramite il proprio permanere nella memoria altrui. La gran voglia dell'uomo di conoscere la vita al punto di immaginarla trova riscontro nelle battute conclusive del protagonista che rivolgendosi all'avventore, afferma: ' E mi faccia un piacere, domattina, quando arriverà. Mi figuro che il paesello disterà un poco dalla stazione. All'alba, lei può fare la strada a piedi. Il primo cespuglietto d'erba su la proda. Ne conti i fili per me. Quanti fili saranno, tanti giorni ancora io vivrò. Ma lo scelga bello grosso, mi raccomando. Buona notte, caro signore."Questa bellissima opera l' ho vista anche in teatro , accompagnato dalla professoressa di Italiano. Una rappresentazione davvero interessante e significativa;in essa, come dicevo prima, si nota il vero senso che "il povero uomo malato"dà alla vita. Purtroppo tutti noi ci accorgiamo di quando è importante viverla , appieno, solo quando scopriamo che stiamo per perderla.

Uno degli interpreti di:" L'uomo dal fiore in bocca" è Vittorio Gassman.












Vittorio Gassman (1970)


Vittorio Gassman è uno dei famosi attori che ha interpretato l'opera teatrale:"l'uomo dal fiore in bocca".








"Il Decadentismo"


Tutte Le correnti che abbiamo visto contrapporsi decisamente alle poetiche del "reale" erano i germi di un'inquietudine che sfociò nella corrente del Decadentismo. Il termine "decadente" fu inizialmente usato con significato spregiativo da parte della critica tardo-ottocentesca in riferimento a una nuova generazioni di poeti che si ponevano al di fuori della norma sia nella produzione artistica sia nella pratica di vita. Il paragone è di Paul Verlaine,il poeta francese teorico del Decadentismo. A differenza degli scrittori naturalisti,i decadenti non si riconoscevano nelle tendenze positivistiche,materialistiche e progressiste della società borghese. All' "ordine" borghese,essi contrapponevano atteggiamenti irrazionalistici e misticheggianti;all'impiego sociale e politico dell'artista,i supremi valori dell'arte e della poesia fini a se stessi. Sotto questo aspetto,i decadenti si rifacevano ad alcune esperienze romantiche e tardo-romantiche,per il valore da queste attribuito al sogno,al surreale,al fantastico. Con i romantici condividevano la percezione del contrasto tra il reale e l'ideale,tra il finito e l'infinito,da cui derivò l'oscillare tra la fuga dalla realtà,nelle forme dell'eroismo e del titanismo. Al vittimismo e alla malinconia romantici si avvicina il languore che caratterizza certi eroi decadenti,spesso pervasi da un senso di smarrimento e di rovina. Tipico eroe decadente è l'inetto,l'uomo senza volontà. Alla tendenza a considerare la malattia si contrappone spesso uno sfrenato vitalismo. Ecco allora il superuomo,l'individuo votato a imprese eccezionali. Nato per indicare un individuo abbigliato in modo stravagante,il termine inglese dandy assunse un significato nuovo in Francia:i dandies erano gli esponenti della cultura dell'apparenza, dell'estetismo decadente.


Il Famoso Oscar Wilde

I principi della poetica decadente possono essere cosi riassunti:

L'artista è un veggente

La tecnica espressiva è quella della poesia pura;il linguaggio non è di ordine logico né descrittivo ,ma allusivo ,ricco di metafore,di analogie,di simboli;la parola si fa più preziosa,diventa astratta e pura

La sintassi abbandona i nessi tradizionali e diventa imprecisa,talora vaga

La metrica tradizionale tende a disintegrarsi per lasciare il posto al verso libero.









Luigi Pirandello nel suo studio.


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