Jacopone da Todi - O iubelo del core

Jacopone da Todi

O iubelo del core

Jacopone da Todi, in questa lauda, apre uno spiraglio sulle sensazione più profonde del suo spirito.

Egli prova un intenso amore per Dio, e ciò gli porta una gioia tanto grande da essere quasi indescrivibile.

Il desiderio di naufragare nel Divino fa scaturire dal cuore del poeta le invocazioni più appassionate; la felicità, incapace di esprimersi altrimenti, si esplicita allora attraverso la voce: non con parole, poiché egli riesce solo a balbettare, ma con un grido, con un canto, con un clamore smisurato.

Ma di ciò egli non si vergogna,perché l'uomo non può celare dentro ciò che l'anima sente.

La gente che lo osserva non può far altro che considerarlo impazzito, deridendolo, pensando al suo modo di parlare.

Gli uomini possono anche non comprendere; nessuno può togliere tuttavia al frate la certezza del suo gaudio.

E' giusto che gli uomini lo reputino pazzo:da occhi esterni non può essere compreso quello che accade dentro al cuore.

L'amore fortissimo che il poeta prova per Dio viene paragonato al fuoco, attraverso i vv. 3-4 "Quando iubel se scalda, sì fa l'omo cantare", ed attraverso l'uso di parole come "acceso" (v. 10) o "appreso"(v. 11).

A sua volta il fuoco viene paragonato alla sofferenza.

Il Cantico delle creature scritto da San Francesco aveva come scopo non solo la lode a Dio, ma anche quello di natura pratica: offrire ai suoi fratelli un testo da cantare  per ringraziare il signore e soprattutto da insegnare alla gente devota.

Per questoi concetti solo fondamentalmente facili.

A differenza della lauda di Francesco, O iubelo del core esprime un'ineguagliabile, assoluta solitudine dello spirito: è un componimento in cui veramente appare spenta ogni presenza esterna degli uomini, i quali sono soltanto ostili ed incapaci dicapire.