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Giovanni Verga - La Lupa (tratto da Vita dei campi)




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Giovanni Verga


Giovanni Verga nacque a Catania nel 1840 da una famiglia benestante della piccola nobiltà borghese,dopo aver compiuto gli studi privatamente,si scrisse alla facoltà di giurisprudenza,dove i forti interessi politici e sociali lo spingono ad abbandonare l'università per potersi dedicare all'attività di scrittore. Compone Amore e Patria all'età di 16 anni con tema patriottico e i Carbonari della montagna. Nel 1860,si arruola nella Guardia nazionale dove rimane per quattro anni. Nello stesso periodo lavora come giornalista e scrive alcuni testi di argomento patriottico nonché il romanzo Una peccatrice. Pubblicato nel 1866,esso rappresenta la prima prova narrativa di Verga,centrata sul tema della donna fatale e su una passionale storia d'amore. La svolta importante nella vita del Verga avviene nel 1869 quando si trasferisce a Firenze. Qui conosce Luigi Capuana e pubblica Storia di una capinera che ottiene un grande successo da parte del pubblico. Nel 1872 Verga si stabilisce a Milano,città dove vive per più di vent'anni. Qui entra in contatto con la vivace cultura milanese e con gli ambienti della Scapigliatura. A Milano,pubblica un nuovo romanzo,Eva e l'anno seguente esce il lungo racconto Nedda prima opera verghiana dedicata al mondo dei contadini meridionali. Poi il Verga inizia la sua carriera veristica progettando di scrivere un ciclo dei Vinti. Esce la raccolta di novelle Vita dei campi,già orientata in senso verista,Verga dà alle stampe , I Malavoglia,accolto freddamente dal pubblico e dalla critica. Malgrado l'insuccesso egli continua la strada della narrativa verista. Escono le raccolte di novelle Per le vie,dedicate all'ambiente urbano milanese,e le Novelle rusticane. Il Verga ebbe pure delle esperienze teatrali. Nel 1884 ebbe grande successo l'opera teatrale di cavalleria rusticana,una delle novelle di Vita dei campi da cui Verga,ha tratto un dramma. Nel 1889 viene pubblicato Mastro-don Gesualdo,che riceve una favorevole accoglienza. Nel 1893 Verga si ristabilisce a Catania,dove amareggiato per il diffondersi del Decadentismo trascorre una vita appartata e non scrive niente di realmente definitivo. Nel 1920 viene nominato senatore a vita. Muore nel 1922. quasi tutta la produzione di verga è quella di un intellettuale emigrato al Nord,attratto dalla vita culturale settentrionale. La formazione di Verga avviene in un'isola arretrata e priva di opportunità per cui Verga decide di stabilirsi al Nord in cerca di successo e di spazi per esercitare il mestiere delle lettere,che è l'unico che gli interessi. Si reca prima a Firenze,poi a Milano. Inseritosi nella vita culturale di queste due città,stringe rapporti importanti con editori e giornalisti. Le opere di questo periodo,riflettono gli ambienti mondani,e gli ideali letterari della città in cui Verga vive ma nello stesso tempo,si iniziano però a riconoscere le tracce,di un interesse sincero per gli aspetti semplici dell'esistenza. Tali elementi si troveranno maggiormente in Nedda,novella che inaugura il grande periodo della narrativa verista. L'interesse di verga per la letteratura naturalistica francese contribuiscono ad aumentare in lui un'idea verista del romanzo,infatti due sono le tecniche utilizzate quella dell'impersonalità ossia l'estraniarsi totalmente dall'opera e quella dell'oggettività in quanto cerca di rappresentare la realtà. La sua narrazione per cui sarà impersonale e distaccata. L'autore sarà annullato e trasformato in testimone cronista del vero. Con la formazione di una poetica verista,Verga attua due importanti scelte:da un lato cessa di scrivere romanzi graditi al pubblico mettendosi contro corrente;dall'altro,individua nella Sicilia,sua terra d'origine,una realtà alla quale guardare con occhio lucido e distaccato. Pescatori,minatori,pastori e contadini siciliani gli appaiono come i rappresentanti di un mondo arcaico,in cui esistono ancora violentissime passioni e i ceti ricchi vengono descritti nel loro attaccamento alle proprietà e ai beni materiali. Verga riesce quindi ad attirare l'attenzione del pubblico sulla realtà desolante della sua terra ma egli descrive anche la realtà urbana di una città come Milano. In essi gli operai,vivono in una condizione di sfruttamento,mentre le classi abbienti,ritratte in modo analogo a quelle meridionali,appaiono tutte dedite a una vita spensierata. Il passaggio di Verga a una letteratura oggettiva,fa pensare che Verga si sia convertito a un movimento letterario già esistente,mentre,in realtà,è lo scrittore stesso,attraverso le sue opere, a creare il verismo italiano. L'essenza del verismo non va però ricercata negli argomenti trattati,negli ambienti descritti,ma piuttosto nel punto di vista del narratore ,lucido e distaccato nel presentare la vicenda,e nella tecnica adoperata per realizzarlo. La narrativa verista di Verga non ha infatti come oggetto solo le classi subalterne(contadini e pastori siciliani,operai). Il ciclo dei Vinti,se fosse stato completato,avrebbe offerto uno spaccato dell'intera società italiana. Per verga il verismo è quindi un modo di guardare e di rappresentare il mondo esterno basato su due principi:quello dell'oggettività che non deve essere condizionata dalle convinzioni soggettive dell'osservatore e l'annullamento dell'autore che deve scomparire dall'opera.

La raccolta Vita dei campi riunisce otto novelle:Fantasticheria, Jeli il pastore; Rosso Malpelo, La Lupa,L'amante di Gramigna, Guerra di Santi e Pentolaccia, rappresentano il definitivo passaggio di Verga al verismo in quanto tende a trasformarsi in un narratore anonimo. In esse domina l'ambiente siciliano. L'uomo governato da sentimenti elementari e da istinti insopprimibili,si muove all'interno di una società arcaica le cui regole sono semplici e spietate. Verga si serve del principio dell'impersonalità. In tal senso egli non solo evita di intervenire nella vicenda col suo punto di vista,ma tende a trasformarsi in un narratore anonimo e popolare che usa il linguaggio dei protagonisti.

Per le vie dedicato all'ambiente urbano milanese. Escono la raccolta Novelle rusticane,il clima è in parte mutato rispetto alle novelle di Vita dei campi. Il paesaggio sociale ed economico si arricchisce. Inoltre, l'attenzione si sposta dall'individuo ai nuclei familiari:Gli orfani,I Galantuomini. Il tema della "roba"è presente in quasi tutte le altre. Negli Orfani,in Malaria,nell'Asino di San Giuseppe,la "roba"appare come un sogno distante.





La Lupa (tratto da Vita dei campi)


La novella racconta la tragica storia di un amore incestuoso fra un giovane e sua suocera. La Lupa è la figura di una donna determinata e diabolica che fa sposare la figlia con un giovane del paese "Nanni". Quest'ultimo finirà con l'essere suo schiavo infatti alla fine esasperato della situazione la uccide. All'interno della novella sono presenti molti proverbi che richiamano la saggezza popolare. Al villaggio era definita con il nome di Lupa in quanto non era mai sazia di ciò che aveva.Aveva una capacità di far suscitare passione agli uomini. Viene definita anche come una donna che non frequenta la chiesa e i sacramenti. Nella novella il racconto riguarda soprattutto due fatti importanti:L'incesto iniziale e l'uccisione della Lupa. I riferimenti religiosi riguardano gli aspetti demoniaci della donna. Caratterizzazione grottesca.



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