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Frédéric Soulié (1800-1846)




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Frédéric Soulié (1800-1846)


Nato a Foix, visse una vita agiata ma spesso ostacolata dalle sue idee repubblicane, in epoca di Restaurazione. Anche in campo letterario ebbe notevoli difficoltà, soprattutto agli inizi, finché nel 1830 non raggiunse la fama con i dramma Clotilde ed il romanzo I due cadaveri; il folgorante successo non gli permise comunque di far fronte alle difficoltà finanziarie che lo perseguitarono fino alla morte. Suo grande capolavoro, nonché uno dei primi romanzi d'appendice francesi e primo di grande successo, è Le memorie del diavolo (1837), storia del barone Armand de Luizzi, ultimo erede ed ultima vittima del terribile sortilegio che ha colpito la sua famiglia sin dal Medioevo: egli sarà fatale a tutti coloro che avvicinerà. Autore di questo sortilegio è il diavolo in persona, che con grande acutezza studia tutte le debolezze del barone, il quale a sua volta cerca di sfuggire invano al suo destino, muovendosi tra morti violente, inganni, assassinii ed incesti: neanche la purezza di tre donne riuscirà a salvarlo. Oltre la trama, che contiene ancora i cliché del gothic romance, il grande merito di quest'opera è il quadro coerente che l'autore fa della società francese del tempo, con preciso realismo e grande attenzione ai particolari:

Aveva calze di seta di un nero scuro, che disegnavano una gamba rotonda e fine di caviglia, e vigorosamente arrotondata al polso del polpaccio, una di quelle belle gambe da pantaloni corti, gambe così stimate dalle nostre nonne, e che sono di terribile deformità in una bella natura; aveva un pantalone di cachemire nero molto stretto al ginocchio un gilet di seta nera un viso rosa, fresco e sorridente una piccola bocca con bei denti mani bianche e profumate sarebbe stato, a vederlo, un adorabile abatino, se non fosse stato il diavolo; cosa molto difficile a indovinare, perché aveva nascosto il piede forcuto nel più piccolo scarpino del mondo[1]


In particolare Soulié mostra i vizi della società, ai quali le osservazioni del diavolo fanno sempre da contrappunto ironico, ed in molte pagine tratta il "piacere dell'amore":

Più guardo il mondo, più vedo che la cosa che vi occupa maggior posto è l'amore, o meglio quello che passa per amore, il piacere. Le donne non si occupano quasi di altro, legittimamente o illegittimamente. Ora, è difficile che esse se ne occupino tanto se gli uomini non ci si mettono anch'essi; ma il fatto è che essi non vogliono aver l'aria di pensarci troppo, non per discrezione, ma per vanità, e per farsi giudicare spiriti gravi e ponderati[2]