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Eugénie Grandet Honorè de Balzac (1799-1850)




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Eugénie Grandet Honorè de Balzac (1799-1850) Casa editrice: Superbur classici Data

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Eugénie Grandet

Honorè de Balzac (1799-1850)


Casa editrice: Superbur classici

Data di pubblicazione: settembre 2003

Numero di pagine:

Traduzione: Gabriella Alzati


L'autore:

Honorè de Balzac nacque a Tours il 20 maggio 1799. Iniziò una carriera di avvocato, poi divenne aiuto di notaio e socio di un editore, ma nessuna di queste attività lo portò al successo, anzi, gli procurarono debiti che, insieme al suo gusto per lo spreco, lo costrinsero a cominciare a scrivere a partire dal 1829, spinto anche dalla sua irrefrenabile creatività. Fu uno scrittore instancabile, che lavorò senza pause per quindici ore al giorno,pubblicando duemila pagine all'anno e complessivamente novantasei romanzi che poi riunì nella Commedia Umana. Morì il 18 agosto 1850 a Parigi per un attacco apoplettico,poco opo aver sposato una sua vecchia amica, la contessa Hanska.


L'opera e il realismo:

Balzac pubblicò Eugenie Grandet a Parigi nel 1883. Il romanzo fa parte della raccolta "Studi di costumi del XIX secolo", più in particolare della sezione "Scene della vita di provincia". Egli scrive questi romanzi con l'intento non tanto di rappresentare delle vicende inquadrate in un preciso periodo grazie al loro intreccio con i grandi eventi storici, quanto più di analizzare accuratamente la società del mondo a lui contemporaneo. Era quello (inizio Ottocento) il periodo dell'ascesa della borghesia e, nonostante la posizione politicamente monarchica dell'autore e chiaramente a favore degli aristocratici, egli capisce che lo sviluppo della società capitalistica e l'affermazione dei borghesi non possono essere fermati, nonostante abbiano portato un grande sconvolgimento degli antichi valori. Dunque, è proprio questo che fa Balzac: descrivere con grande realismo vicende, ambienti e personaggi, quindi la "cruda" realtà, adottando una meticolosa attenzione ad ogni più piccolo dettaglio, non lasciando così alcuno spazio all'immaginazione del lettore.

In "Eugenie Grandet", l'autore riesce bene a rappresentare l'ambiente della vita di provincia, essendo il luogo in cui ha passato buona parte della sua infanzia, e la triste realtà di una monotona esistenza trascorsa tra le mura di una spoglia e grigia casa, insieme ad un padre avarissimo e ad una madre a lui devota che nulla sa delle grandi ricchezze della famiglia. La luce sembra portata dall'amore della giovane Eugenie per suo cugino Carlo, ma anche questa speranza di felicità si spegne, riportando la vita della donna ormai sola alla malinconia.

Credo che, a parte le numerose e minuziose descrizioni dei luoghi e dei personaggi, uno dei passi che meglio rivelano il realismo con cui Balzac rappresenta la società dell'epoca, sia quello in cui si dice che " Gli avari non credono in una vita futura; per loro il presente è tutto, e questa riflessione getta un'orribile  luce sull'epoca attuale ,in cui, più che in ogni altro tempo, il denaro domina le leggi, la politica e i costumi. Istituzioni, libri, uomini e dottrine, tutto cospira a minare quella fede in una vita futura sulla quale l'edificio sociale poggia da milleottocento anni. Al giorno d'oggi, infatti, il feretro costituisce una transizione che incute scarso timore, e l'avvenire che ci attendeva al di là del Requiem è stato trasportato nel presente. Giungere attraverso la buona o la cattiva strade al paradiso terrestre del lusso e dei godimenti vanitosi, indurire il proprio cuore e macerare il corpo nella speranza di possessi passeggeri, così come un tempo si soffriva il martirio della vita nell'aspirazione dei beni eterni: questo è il pensiero generale! Pensiero scritto dovunque, d'altronde; fin nelle leggi che chiedono al legislatore :"Quanto paghi?", anziché dirgli "Che pensi?". E quando questa dottrina sarà passata dalle borghesia al popolo, che diverrà il nostro paese?"


Racconto:

Ambientazione.

Luoghi: la vicenda si svolge soprattutto nel paese di Saumur, in Francia. Tuttavia vengono narrati anche episodi d'India, Parigi, Froidfond e Bordeaux.

Tempo: l'autore ci fornisce due date all'inizio e alla fine del romanzo: 1806 e 1833. Da ciò possiamo dedurre che la vicenda dura all'incirca 27 anni.

Personaggi.

Il personaggio di Balzac è un "eroe tipico", lo specchio di un vizio o di una virtù inquadrati in un contesto storico, i quali emergono dal più futile particolare; prima della sua entrata in scena vengono descritti i luoghi più vicini a lui (la casa, il quartiere dove vivono), in modo da creare un rapporto tra la persona e l'ambiente circostante. I personaggi principali sono Papà Grandet e la figlia Eugenie, entrambi descritti direttamente e a tutto tondo. Il primo è un vecchio bottaio arricchitosi grazie ad abili speculazioni e riuscendo a sfruttare gli episodi storici sempre a suo favore. Balzac ce lo presenta così:"Fisicamente, Grandet era alto uno e sessantacinque, tozzo, quadrato, con dei polpacci di trentasei centimetri di circonferenza, rotule nodose e spalle larghe; la faccia era tonda, abbronzata, butterata; il mento era diritto, le labbra tutt'altro che marcate, i denti bianchi:; gli occhi avevano un'espressione immobile e di fuoco che il popolino attribuisce al basilisco; la fronte, solcata da rughe trasversali, non mancava di protuberanze significative;i capelli, giallastri e brizzolati, erano, [.] bianchi e oro. Sul naso, grosso in punta, c'era una verruca gonfia di venuzze [.]. Le scarpe robuste erano allacciate con stringhe di cuoio; in qualsiasi stagione portava calze di lana tessuta, pantaloni corti di pesante stoffa marrone con fibbie d'argento, un gilè di velluto a righe color giallo e pulce, abbottonato fino al collo, un'ampia giubba marrone a falde larghe, una cravatta nera e un cappello da quacchero."

Felix Grandet, avido e astuto, ha una grande ossessione,una vera mania, per il denaro, e agisce solo in base al guadagno che quell'azione potrebbe recargli. Non ha ideali politici ed è rappresentato come un uomo freddo privo di sentimenti.

Suo esatto contrario è la giovane Eugenie:sensibile, sognatrice, desiderosa d'amore, fedele e umile, descritta fisicamente quasi come un angelo di purezza, castana con una carnagione molto chiara. Infatti l'autore ci dice che "Eugenie apparteneva, è vero, a quel tipo di ragazze ben piantate, come se ne trovano nella piccola borghesia, e le cui attrattive sembrano volgari; ma, se ella non rassomigliava alla Venere di Milo, le sue forme erano nobilitate da quel soave sentimento cristiano che purifica la donna e le dà una distinzione sconosciuta agli scultori antichi. Aveva la testa grande, la fronte mascolina, ma delicata, del Giove di Fidia, e gli occhi grigi ai quali la castità della vita, riversandovisi tutta intera, conferiva una particolare luminosità. I tratti del viso rotondo, un tempo fresco e rosa, erano stati appesantiti da un vaiolo abbastanza benigno da non lasciare tracce, ma che aveva distrutto il vellutato della pelle, rimasta tuttavia ancora così delicata e fine, che il tenero bacio della madre vi lasciava per un attimo il segno rosso. Il naso era un po' troppo marcato, ma si accordava con la bocca color rosso di minio, le cui mille increspature erano piene d'amore e di bontà. Il collo era di una rotondità perfetta. Il seno pieno, accuratamente velato attirava lo sguardo e faceva sognare;[.] Eugenie, grande e forte, non aveva dunque quella bellezza che piace alle masse; ma era bella di quella bellezza così facile da riconoscere della quale si invaghiscono soltanto gli artisti."

Il padre può dirsi protagonista e antagonista insieme, e la figlia è spesso sua vittima. Il primo è un personaggio statico, infatti durante tutto il racconto, nonostante gli anni passino e la situazione cambi, egli resta sempre l'avido borghese, manifestando in ogni momento il suo attaccamento al denaro,anche in punto di morte. Al contrario, Eugenie è un personaggio dinamico:inizialmente devota al padre, decide poi di ribellarsi alle regole paterne.

Alla vicenda partecipa anche Madame Grandet, con la sua sottomissione al marito, una donna molto magra dal colorito giallastro, occhi e naso grandi, un po' goffa e lenta. Poi c'è Nanon, la domestica, molto alta e robusta che, salvata dalla miseria da papà Grandet,era rimasta fedele ai Grandet.

Charles è indubbiamente l'oggetto del desiderio di Eugenie: era un bel giovanotto di Parigi, abituato ad ogni comfort, e anche lui,come la cugina, muterà nel corso della vicenda, tornando dal viaggio nelle Indie come una copia dell'ormai defunto avaro zio.

Vicende.

Nella monotona vita della famiglia Grandet, irrompe improvvisamente Charles, figlio del ricco fratello parigino di Felix, che conquista il cuore di Eugenie con il suo fascino e i suoi modi di fare. Ma il Grandet di Parigi, inondato dai debiti, decide di suicidarsi, lasciando a ll'avaro protagonista il figlio e la responsabilità del futuro del nome Grandet. Charles, informato solo dopo il suo arrivo a Saumur delle intenzioni del padre e delle sue attuali e disastrose condizioni economiche, decide di cercare fortuna nelle Indie. Intanto anche lui si innamora della cugina giurandole amore eterno e lei gli dona tutti i suoi averi. Charles parte e quando Felix scopre della donazione della figlia, la punisce. Dopo la morte della madre e poi del padre Eugenie è l'unica erede di tutto il patrimonio della famiglia. Dopo sette anni, Charles torna ricco dalle Indie, ma decide di sposare un'altra donna per motivi economici, e la ricca ereditiera, dopo aver sposato un suo ricco pretendente, rimane vedova e trascorre i suoi ultimi giorni impegnandosi in opere di beneficenza.


Sequenze:

Le sequenze più utilizzate sono sicuramente quelle descrittive seguite da quelle narrative e dialogiche, ed infine da quelle riflessive.

Narratore:

Il narratore è onniscente, poichè interviene spesso durante la narrazione con digressioni e giudizi, conosce tutte le emozioni dei personaggi e anche gli avvenimenti futuri.

Rappresentazione del tempo:

Fabula e intreccio coincidono. La narrazione assume ritmi diversi nel corso della vicenda: all'inizio il tempo della storia è nullo, si hanno infatti pagine intere di descrizioni di luoghi e personaggi. Con l'inizio delle vicende, le digressioni si fanno sempre più rade, fino a sparire nelle sommarie narrazioni dei sette anni trascorsi da Eugenie aspettando Charles, e nelle poche parole spese per il finale.


Riflessioni personali:

Con quest'opera indubbiamente ammirevole dal punto di vista letterario, con questo specchio perfetto di una società ottocentesca in continuo mutamento in cui si denota un eccessivo e ingiusto potere del padre sul resto della famiglia, ritengo che l'autore abbia voluto fare una pesante critica a quella società ricca di difetti che cercava invece di nascondere. Perciò un uomo di quel tempo risultava "abituato" a certi aspetti negativi, finendo per non notarli, e Balzac mette a nudo questi aspetti, descrivendoli con realismo: utilizza quindi la tecnica dello straniamento.

In "Eugenie Grandet", inoltre, c'è un messaggio in particolare che credo egli abbia voluto trasmetterci: non sono i soldi a fare la felicità (come accade alla povera Eugenie), anzi, spesso rendono avari e insensibili (ne sono esempio il signor Grandet e Charles).

Tuttavia, non ritengo che il racconto coinvolga molto il lettore, o meglio, dopo una parte introduttiva eccessivamente descrittiva ed episodi iniziali troppo frammentati e rallentati dalle numerose digressioni, ci si appassiona alle vicende via via più continuative, ma che finiscono per diventare, al contrario, troppo riassuntive nella parte finale. Inoltre ci si illude di un amore che poi svanisce senza che nessuno intervenga, facendoci credere nell'impossibilità di un vero amore che non porti altro che sofferenze.



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