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Eugenio Montale - Un importante autore del novecento, rivelatosi pessimista




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  Un importante autore del novecento, rivelatosi pessimista, fu Eugenio Montale. Infatti il tema principale descritto nelle sue poesie è il male di vivere.








Montale nasce il 12 ottobre 1896 a Genova (nella zona di Principe) da una famiglia discretamente agiata, infatti il padre (Domenico, detto Domingo) originario di Monterosso, dove ha una villa (in cui Montale vi trascorse le lunghe estati dell'infanzia e della giovinezza), è contitolare di una ditta di importazione di acqua ragia e prodotti chimici, era anche il fornitore dell'azienda di Italo Svevo.

La sua famiglia però è estranea all'ambiente intellettuale, infatti il padre ignorerà la sua prima edizione di poesie e non acquisterà la seconda perché troppo cara (quindici lire). La stessa sorella Marianna, che pure condivide con Eugenio l'interesse per la letteratura, non conoscerà la produzione poetica del fratello prima della stampa.

Montale compie degli studi irregolari a causa della cattiva salute, perché era ammalato di tubercolosi e soggiorna nei sanatori, infatti non fu uno studente modello - «sono sempre stato uno 'scuola a parte'». La sua formazione è dunque quella tipica dell'autodidatta, che scopre interessi e vocazione attraverso un percorso libero da condizionamenti che non siano quelli della sua stessa volontà e dei limiti personali.

Montale viene introdotto alla filosofia dagli studi della sorella Marianna, che dava lezioni private. E già da questi elementi si possono estrapolare gli elementi essenziali della sua poetica: la filosofia e la riflessione sulla vita e sull'uomo, le piccole cose quotidiane.

Riuscirà a raggiungere il diploma di ragioniere e si dedicherà con passione al canto, che abbandonerà dopo la morte del maestro (Ernesto Sivori) e alla lettura.

Nel 1917 parte volontario per il fronte prima nella zona di Vallarsa e poi a Rovereto in fanteria.



Nel 1925 pubblica il 1° libro di poesie: "Ossi di seppia" e firma il manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce, importante perché è una testimonianza della sua lontananza dal fascismo.

Montale non è un antifascista attivo, ma un intellettuale che si dichiara estraneo alla politica.

La sua attività di letterato è molto importante perché ha scritto a favore di Svevo (nel 1925 "Omaggio a Svevo", che contribuì a divulgare la conoscenza di questo autore).

Nel 1926 conosce un grande poeta americano Edzrapaund (che scrive "Cantos") acquisendo le caratteristiche che riporta nella sua poesia.

Un anno dopo si trasferisce a Firenze. I primi giorni nella nuova città li descrive all'amico Solmi come  «giorni funesti»: non ha un soldo, né amici, non un minuto per leggere e si sente a secco di vena poetica, ottiene poi il lavoro di redattore presso l'editore Bemporad.

Qualche anno dopo dirige il gabinetto scientifico letterario Viesseux, anche se viene allontanato nel 1938 perché non era iscritto al partito fascista.

In questi anni conosce le due donne più importanti della sua vita e della sua poesia:

  nel 1927, Drusilla Tanzi, soprannominata "mosca", spostata al critico d'arte Matteo Marangoni e che diventerà moglie di Montale nel 1963;

successivamente minaccia di suicidarsi, inducendo il poeta avvilito, a lasciare l'amante (Brandeis);

  nel 1933, si innamora di Irma Brandeis, scrittrice ebrea americana che sotto il nome di Clizia diventerà la musa ispiratrice delle sue poesie più intense;

Viene a conoscenza di un autore inglese Thomas Sterams Eliot.

Nel 1939 esce il 2° volume delle sue poesie intitolato "Le occasioni".


A Firenze, vive l'occupazione nazista della città, quando la città si libera si iscrive al partito d'azione per uscirne <<disguastato>>, ma la sua esperienza politica fu di breve durata.

Nel 1948 si trasferisce a Milano e collabora con alcuni giornali (al "Corriere della Sera" come redattore, mentre come critico musicale ad altri giornali).


Nel 1956 esce la 3° raccolta poetica "La bufera e altro" con testi degli anni della guerra e del dopoguerra.

Nel 1967 diventa senatore a vita e negli anni '70 pubblica le ultime opere poetiche e in prosa.

Nel 1975 gli viene attribuito il premio nobel  per la letteratura, questo è importante perché in questa occasione pronunciò un discorso provocatorio con titolo "E' ancora possibile la poesia?". Muore a Milano nel 1981.


Scuola, collegio religioso, ufficio sono esperienze e luoghi che ipotecano fin da subito alcuni tratti del suo destino umano e professionale. Nasce in quegli anni la percezione amara della disarmonia col mondo.

'Scabri ed essenziali', come egli definì la sua stessa terra, gli anni della giovinezza delimitano in Montale una visione del mondo in cui prevalgono i sentimenti privati e l'osservazione profonda e minuziosa delle poche cose che lo circondano - la natura mediterranea e le donne della famiglia. Ma quel 'piccolo mondo' è sorretto intellettualmente da una vena linguistica nutrita di instancabili letture, le più proficue che si possano desiderare: quelle finalizzate al solo piacere della conoscenza e della scoperta.

Secondo Montale "la poesia è la forma di vita di chi non vive": frase negativa che significa l'impossibilità di tradurre le sensazioni che si provano in parole (nelle poesie).

Ritroviamo già nella sua 1° raccolta ("Ossi di seppia") uno stile anti-letterario che vuole rappresentare la non partecipazione del poeta alle vicende storiche.

Nella raccolta successiva ("Le occasioni", 1939) il poeta sembra trovare qualche spiraglio per poter raccontare la storia.

Da un pessimismo esistenziale (della 1° raccolta), si passa ad un pessimismo storico e sociale in "La bufera e altro" (1956, dove per "bufera" intende la 2°guerra mondiale e per "altro" il 2° dopoguerra), perché in questo periodo l'intellettuale è chiamato ad una responsabilità sociale, ma senza nessuna possibilità.

Con il passare degli anni, il suo pessimismo diventa più forte perché nel discorso che fa in occasione del ricevimento del premio nobel, 1975, sottolineava i limiti culturali della sua società interessata al consumismo più che alla cultura, e quindi secondo lui la poesia è considerata come qualcosa di difficile da far sopravvivere.

TEMATICHE

1. paesaggio aspro, ligure;

2. gli oggetti che simboleggiano il male di vivere;

3. il dramma dell'incolumità;

4. il trascorrere inesorabile del tempo che ci fa dimenticare il passato e il desiderio di vivere gli autori passati;

SINTASSI

strutture molto ampie per esprimere il suo colloquio con le cose, prevale la paratassi.

METRICA

tradizionale e soprattutto endecasillabi, recupero delle rime e allitterazioni, onomatopee e gnomone, cioè ripetizioni di suono.

LINGUAGGIO & LESSICO

linguaggio nuovo, in stretta relazione al male di vivere.

Utilizza parole significative, per esprimere la sua angoscia; ai vocaboli precisi vengono mescolate parole d'uso comune.

In Montale, confluiscono idee di autori precedenti (Leopardi, Pascoli, i crepuscolari, dai quali dipende la scelta del linguaggio semplice e interessato alle piccole cose).

E' fondamentale lo studio di due autori stranieri:

     Eliot: la cui riprende il concetto del correlativo oggetto attivo, ossia l'evocazione di emozioni attraverso gli oggetti, ricordando quello provato vedendo un oggetto;

     Ezrapaunt;

I testi fondamentali che esprimono la poetica di Montale sono:

     "I limoni";

     "Non chiederci la parola";

Montale esprime il suo rifiuto della poesia aulica e retorica. Egli preferisce un lessico colloquiale, essenziale anche se privo di termini precisi e ricercati.

Montale dichiara anche l'impossibilità del poeta di dare certezze perché nella società consumistica e dove non ci sono valori, è impossibile esprimere verità assolute. Il poeta non è più vate, ma può solo dichiarare verità incerte, può solo dirci "ciò che non siamo, ciò che non vogliamo", quindi è testimone della crisi dell'uomo contemporaneo.

Montale si serve del linguaggio e del paesaggio per manifestare il proprio mondo interiore, abitato da una cupa angoscia esistenziale, dalla consapevolezza del 'male di vivere e che l'uomo è sconfitto.
La poesia non può indicare la strada per uscire da questa situazione di crisi; la poesia può e sa essere soltanto consapevolezza della negatività, del mancato realizzarsi dell'uomo, dell'accettazione di una sconfitta.






 - "Ossi di seppia"


Raccolta pubblicata nel 1925 in cui sono presenti poesie scritte tra 1916/1925.

Il titolo racchiude il progresso poetico di Montale perché come il mare leviga gli ossi di seppia con le sue onde, anche il poeta leviga le sue poesie fino all'osso (fino all'essenziale) perché le poesie sono scarne cioè costituite da un linguaggio antiretorico, antiaulico.

TEMATICHE

il tema costante è la concezione dolorosa che non ci offre alcuna possibilità di fuga, salvezza (che lo diversifica da Ungaretti, che aveva una possibilità di salvezza) infatti secondo Montale, l'uomo nasce per soffrire e la sua presenza all'interno dell'universo è accidentale, casuale, non necessaria (concezione vista in Leopardi "Canto notturno del pastore errante dell'Asia") la poesia serve solo a comunicarci questo disagio, il poeta non è un mago/vate ma, è un uomo saggio ( cioè disincantato, disilluso).

Attinge all'impossibilità di dare una risposta all'esistenza: afferma che è possibile dire solo « ciò che non siamo, ciò che non vogliamo »; designa anche l'esistenza umana, logorata dalla natura, che ormai si è ridotta ad un oggetot inanimato, privo di vita.

Per esprimere queste idee si rifà a degli autori (Leopardi, Pascoli per le piccole cose, D'Annunzio per la raffinatezza formale, Gozzano, Crepuscolari perché la poesia vuole essere un colloquio e Dante Alighieri per le sue rime petrose*;

* (RIME PETROSE: chiamate così perché:

_dedicate alla donna Petra che non amò mai Dante, amore carnale;

_rime dure come pietra, con un significato difficile da comprendere;)


METRICA

Montale è tradizionale (rispetto a Ungaretti);


LINGUAGGIO & LESSICO

utilizzo del correlativo oggettivo ripreso da Eliot, all'interno del quale un oggetto rimanda a un particolare stato d'animo, come il paesaggio aspro della Liguria;





























"Spesso il  male   di vivere ho incontrato

Spesso il male di vivere ho incontrato

era il rivo strozzato che gorgoglia

era l'incartocciarsi della foglia

riarsa, era il cavallo stramazzato.


Bene non seppi, fuori del prodigio

che schiude la divina Indifferenza:

era la statua nella sonnolenza

del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.


E' una delle poesie più famose.

E' presentato concretamente il male di vivere è una dei capisaldi degli elementi più importanti.

L'esistenza è percepita come disagio, dolore che è connaturato alla vita stessa, conseguenza quasi biologica dell'esistenza.

Il testo esemplifica in modo evidente la poetica del correlativo oggettivo perché il male di vivere si identifica con le cose che lo rappresentano, ossia il rivo strozzato con l'accartocciarsi della foglia e con il cavallo stramazzato.

NB: per superare il male di vivere Montale, ci consiglia di rimanere un po' indifferenti però l'indifferenza non può essere confusa con l'opportunismo e il menefreghismo, ma la testimonianza della difficoltà di vivere è quando vado contro corrente rispetto a quello che pensano la maggior parte delle persone..

In questa poesia la tematica di Montale è vicina alla tematica di Leopardi ( poesia del pastore errante dell'Asia).

METRICA

poesia formata da 2 quartine di endecasillabi, unica eccezione è l'ultimo verso che è un doppio settenario. Rima incrociata (ABBA).

NB: il 5° verso fa rima con l'8° con una rima interna imperfetta.

Figura retorica: CLIMAX ASCENDENTE, scala che va ad ampliarsi.

scala a 3 livelli, che va dalla natura inanimata ( rivo), alla natura inanimata     vegetale ( foglia), alla natura inanimata animale ( cavallo).

STRUTTURA

lirica costituita da una struttura metrica delle strofe, riguardanti diversi aspetti:

aspetto riguardante il climax (nella 1° strofa: rispetto al male di vivere;

2° strofa: rispetto all'indifferenza;)

aspetto riguardante lo stile: ci sono delle anafore (nella 1° strofa: era, era, era;

2° strofa: e, e, e;)

aspetto riguardante l'enjambement (nella 1° strofa: 7°/8° verso;

2° strofa: 3°/4° verso;)

aspetto riguardante la fonosimbologia: presenza di analogie

(nella 1° strofa: presenza di parole dure nel male di vivere;

2° strofa: presenza di suoni più morbidi nell'nidifferenza;)

I due poli della poesia sono 'male' e 'bene', attorno ad essi sono costruite le due strofe.
Nella prima ruota tutto intorno al 'male' difatti ci sono tre frasi che fanno capire questo: il ruscello ostacolato dal suo corso; la foglia che si incartoccia e il cavallo stramazzato.
Nell'altra quartina, invece, ruota tutto intorno al 'bene', parla dell'Indifferenza che un prodigio è l'unico 'bene' di cui si ha esperienza.

 - "le occasioni"



Poesie composte tra il 1938/1939. 

Simbolica è la data di pubblicazione (14 ottobre 1939), poco dopo lo scoppio della seconda guera mondiale, i soldati videro in Montale e nel suo atteggiamento passivo, una via di seguire.

Il fascicolo di poesie è dedicato a Irma Brandeis.

Il mondo poetico di Montale appare desolato, osco, dolente, privo di speranza, infatti, tutto ciò che circonda il poeta è guardato con pietà e compassione.

Il poeta indaga le ragioni della vita, l'idea della morte, l'impossibilità di dare una spiegazione valida all'esistenza.

TEMATICHE

Queste tematiche si diversificano perché il poeta:

cerca di uscire dal suo pessimismo totale;

compare la figura femminile: in modo particolare la donna più descritta in questa raccolta è Clizia, pseudonimo di Irma Brandeis, che era una studiosa americana che conobbe Montale a Firenze, quando era presidente; il nome Clizia fu utilizzato dal poeta latino Ovidio nella metamorfosi, era il nome di una ninfa amata e abbandonata da Apollo, ma continua ad amarlo continuandolo a guardare, infatti venne trasformato in un girasole. Rappresenta l'amore e la salvezza.

la memoria: alcuni aspetti piacevoli della vita non sono più presenti fisicamente, ma sono presenti nella memoria.


Questi cambiamenti, rispetto alla raccolta precedente, sono dovuti all'evoluzione del poeta e per le sue conoscenze relative allo studio di autori stranieri (soprattutto inglesi, come Eliot e la poesia del correlativo oggettivo).
























 - "la bufera e altro"



Raccolta del 1956. Ospita le poesie scritte dal 1940 in avanti.

A differenza delle raccolte precedenti, non è un libro unico: in quanto varia per le tematiche e per i tempi diversi.



TEMATICHE

rimane viva la presenza femminile: accanto a Clizia, abbiamo Volpe ( Maria Luisa Spaziano) e Mosca ( moglie Drusilla Tanzi).

























Montale continuò ad essere il poeta più letto in Italia.

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