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Decadentismo




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Decadentismo


Il Decadentismo è una corrente letteraria che ebbe origine in Francia e si sviluppò in Europa tra gli anni Ottanta dell'Ottocento e il primo decennio del Novecento.

Nato in un'epoca di spinte materiali e intellettuali contraddittorie, che vide rinnovamento del sistema produttivo e stagnazione economica, repressione delle masse popolari e attenzione per la questione sociale, il decadentismo aveva radici filosofiche nelle correnti irrazionalistiche che, alla fine dell'Ottocento, convivevano con il razionalismo positivistico .

In netto contrasto con i processi di democratizzazione il Decadentismo aveva aspirazioni aristocratiche, che si esprimevano nel gusto estetizzante. Sul piano artistico l'estetismo si traduceva nella ricerca di raffinatezza esasperata ed estenuante, non di rado con incursioni nel mondo antico o in paesi lontani per attingervi la bellezza che mancava nel mondo circostante. D'altra parte l'idea della superiorità assoluta dell'esperienza estetica induceva l'artista a tentare di trasformare la vita stessa in opera d'arte, dedicandosi al culto della bellezza in assoluta libertà materiale e spirituale, in polemica contrapposizione con la volgarità del mondo borghese.

Il termine 'decadentismo' (dal francese dècadent) nacque con l'accezione negativa di 'decadenza', sentita come il declino non soltanto letterario di un'intera civiltà, e ancora prima di diventare il titolo di una rivista letteraria francese ('Le Décadent', fondata nel 1886) era stato utilizzato dalla critica per definire l'opera di particolari scrittori che manifestavano un'insubordinazione al gusto e alla morale della borghesia, divenuta classe egemone e garante dello statu quo dopo l'esaurirsi della spinta rivoluzionaria del 1848.

Il romanzo di Joris-Karl Huysmans intitolato Controcorrente (1884) fu considerato il manifesto del decadentismo. Il romanzo racconta lo squisito stile di vita del protagonista, Des Esseintes, un sofisticato e perfezionista intenditore d'arte che vive in campagna isolato dal mondo. In Inghilterra Oscar Wilde costruì un personaggio altrettanto individualista nel Ritratto di Dorian Gray (1891), dove un cultore delle apparenze, innamorato della propria eccezionale bellezza, tenta di conservare per sempre la gioventù. L'elemento estetizzante è fondamentale anche nei Ritratti immaginari (1887) di Walter Pater. In ambito poetico, il movimento trovò dei precursori nei parnassiani, fautori in Francia di un classicismo estetizzante e di un'arte fine a se stessa, ed ebbe alcuni maestri riconosciuti: Baudelaire, Stéphane Mallarmé, teorico di una poesia simbolista pura e astratta, 'perfetta'; Paul Verlaine, che nel 1873 rivendicò in un sonetto il fatto di essere egli stesso 'l'Impero alla fine della decadenza'; e Arthur Rimbaud, incarnazione del 'poeta maledetto', che tradusse nelle sue forme più estreme l'opposizione alla società circostante. L'angoscia esistenziale fu il tema di fondo del Decadentismo, insieme al senso del mistero, al senso della solitudine e all'estremo individualismo. Nel Decadentismo il senso del mistero fu di natura unicamente contemplativa e il poeta aveva la funzione di "veggente", ovvero di esploratore del mistero e dell' inconscio.   In Italia, dove la trasformazione economica in senso capitalistico avvenne in ritardo e in modo repentino, il decadentismo non assunse il carattere radicale e dirompente che ebbe nella vicina Francia. Diversa fu la concezione della figura del poeta, il quale mantenne una funzione di guida culturale della società, al contrario di quanto avvenne in Francia, dove Mallarmé riconobbe nell'isolamento la condizione dell'artista, costretto ai margini di una 'società che non gli permette di vivere'. Esemplare fu la figura di Gabriele d'Annunzio, poeta e letterato, ma anche uomo pubblico e straordinario precursore della moderna società dello spettacolo (si pensi al gesto clamoroso del suo volo su Vienna, con il lancio di volantini tricolori), il quale, rimarcando la superiorità dell'intellettuale, si atteggiava a vate e condottiero degli spiriti più nobili e arditi della nazione.  Anche all'interno dell'industria culturale l'estetismo seppe trovare in Italia un suo spazio, affermandosi grazie a spettacolari manifestazioni e soprattutto oculate operazioni editoriali. Il suo centro fu Roma, dove l'editore Angelo Sommaruga fondò l'elegante rivista 'Cronaca bizantina' (1881-1885); altrettanto importanti per la diffusione del decadentismo furono successivamente 'Il Convito' (1895-96), anch'essa romana, e la più longeva rivista fiorentina 'Il Marzocco' (1896-1932). I maggiori scrittori decadenti furono, oltre a D'Annunzio (principale animatore della 'Cronaca bizantina' e del 'Convito'), Pascoli e Fogazzaro. D'Annunzio rovesciò l'elemento aristocratico tipico del decadentismo in spettacolo da offrire al pubblico, in parte da recitare a beneficio delle masse, e lo fece creando anzitutto il mito di se stesso, l'intellettuale più celebre e chiacchierato dell'epoca in Italia. La poesia di D'Annunzio, che teneva conto soprattutto delle esperienze francesi, divenne in breve il modello di riferimento (sia in positivo sia in negativo) della generazione di poeti contemporanea e di quella successiva. La sua sensibilità straordinaria investiva il mondo dei sentimenti, quello della natura e quello dell'arte, e la sua affascinante scrittura, ricca e suggestiva, ne costituiva la più appropriata traduzione in termini letterari. La poesia di Giovanni Pascoli rappresentava un felice tentativo di sprovincializzazione in senso simbolista, fondato su una realtà locale molto individuata, anche linguisticamente. Il poeta possedeva una sensibilità che gli permetteva di entrare in contatto con il mondo che egli cantava senza mediazioni razionali o intellettuali. Nella sua poesia creava una magica sintonia usando termini molto precisi, anche di uso comune, versi spezzati e interrotti, e operando una ricerca sul suono che voleva ridare la suggestione degli oggetti di tutti i giorni e degli ambienti modesti che erano la base della sua ispirazione. Il tentativo di conciliare la scienza con la fede cattolica fu un motivo importante delle opere e del pensiero di Antonio Fogazzaro, che si interessò anche di occultismo e magia, tendenza, questa, contrastata dalla Chiesa, fino alla presa di posizione ufficiale rappresentata dall'enciclica Pascendi Dominici Gregis del 1907 contro il movimento modernista. Quello di Fogazzaro fu comunque un cattolicesimo irrequieto, che conviveva con una sensibilità a tratti morbosa. Le donne dei suoi romanzi sono spesso nervose ai limiti della malattia, instabili e volubili, impossibili da comprendere fino in fondo e perciò affascinanti. Fu proprio la componente religiosa a dare profondità alla rappresentazione del fascino femminile, l'emozione della tentazione inconfessabile ad alimentare la costruzione di personaggi come Marina di Malombra (1881) o Violet del Mistero del poeta (1888).


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