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Cechov e le sue opere




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CECHOV E LE SUE OPERE


Cechov nacque nel 1860 in Ucraina. Veniva da una famiglia di commercianti ed ebbe una infanzia travagliata e difficile. Il padre era troppo dedito alla religione e non si curava molto della famiglia. Forse anche per questo Cechov non tenne molto in considerazione la religione, anzi, quasi la disprezzò, e nei suoi scritti non ne troviamo traccia. La famiglia si trasferì a Mosca, per i debiti del padre, ma il giovane Anton rimase nella sua città natale per finire il liceo. All'età di 19 anni raggiunse, poi, Mosca e si iscrisse alla facoltà di medicina. Da questo momento sarà lui a sostenere sia economicamente che psicologicamente la sua famiglia. Anche una volta laureatosi, non esercitò, se non saltuariamente la sua professione perché era attratto dalla letteratura e dal teatro. Il periodo in cui visse fu caldo dal punto di vista politico, in Russia: repressioni, deportazioni ed esecuzioni seguirono, infatti, l'attentato ad Alessandro II. Tutto ciò si rifletté anche sulle prime "opere" del nostro autore. Sì, perché Cechov, per mantenersi, scriveva novelle su un giornale locale, usando uno pseudonimo, quello di Anton Cechonta. Questi suoi primi raccontini, detti dall'autore stesso "scenette", ritraevano in modo perfetto la società del suo tempo e tutta la tristezza e l'inquietudine che la caratterizzavano. Questi raccontini erano semplici, chiari, e con un po' di humor. Dopo alcuni anni lo scrittore si decise a scrivere novelle vere e proprie, in cui inserì note di tristezza rese sotto un profilo comico. Le caratteristiche di questo secondo tipo di opere sono il pessimismo e i problemi dell'animo umano. Ciò di cui Cechov si è sempre dispiaciuto era il fatto che gli mancasse una visione filosofica della vita. Non dobbiamo dimenticare, poi, che, essendo medico, Cechov trattò molte volte di argomenti scientifici nei suoi testi. Un altro momento della sua produzione letteraria, proprio quello in cui egli decise di diventare uno scrittore vero e proprio di opere teatrali, fu caratterizzato dai drammi, tra cui ricordiamo "Il gabbiano" ,"Le tre sorelle", "Il giardino dei ciliegi", e proprio quello che andremo noi a vedere "Zio Vanja". Un'altra opera di questo periodo è "La steppa", dove l'autore parla della sua vita trascorsa per la maggior parte viaggiando alla ricerca di uno scopo da dare alla sua vita. Negli ultimi anni della sua esistenza, l'autore dedicò poi la sua cultura di medico e le sue ricchezze economiche, raggiunte con fatica dopo anni di duro lavoro, all'assistenza dei contadini poveri nel suo Paese, dimostrandosi sensibile ai problemi della società, come non dimostrava la sua apparente freddezza per l'umano.

Più che una vita intensa di avvenimenti esteriori, l'autore ebbe un esistenza travagliata nell'intimo, accentuata anche dalla tubercolosi, che lo costringeva a lunghi periodi di riposo e a numerosi soggiorni all'estero nel tentativo di curarsi. Nel 1901 si sposa con Olga Knipper, famosa attrice, che aveva recitato alla prima rappresentazione di "Zio Vanja". Non potendo seguire la moglie nei suoi numerosi viaggi di lavoro, Cechov si trasferì in Germania, dove morì all'età di 44 anni di tubercolosi.





LE OPERE LETTERARIE.

Come abbiamo già detto, Cechov inizia la sua carriera di scrittore, pubblicando novelle su un giornale locale. Più tardi, poi, comincerà a scrivere vere e proprie novelle, senza più usare lo pseudonimo di Anton Cechonta. Questi suoi scritti sono caratterizzati da una trama  basata sull'avvilente vita quotidiana. Questi risvolti tragici sono resi sotto un aspetto comico. La varietà dei personaggi è data dalla capacità dell'autore di estrarre tipi qualsiasi dalla folla. Uno dei maggiori segni ricorrenti negli scritti di Cechov è l'EQUIVOCO, usato per rendere meglio l'effetto tragicomico e di distacco da parte dell'autore, accompagnati da un atteggiamento di fredda derisione. Cechov spia i sintomi, i minimi, impercettibili segnali di un vuoto interiore dei suoi personaggi, rendendoli al lettore con una capacità inimitabile. Tipiche delle creazioni di Cechov sono il parlare e non essere compresi e il parlare da soli. Le sue novelle, inizialmente non considerate molto nell'occidente, vengono invece apprezzate nei paesi orientali.



IL TEATRO.

Cechov amava molto il teatro, e ne era attratto, proprio per questo, dopo anni di lavoro alle novelle, decise di dedicarsi alle opere teatrali. "Ivanov" fu la prima di queste, seguita immediatamente da "Il gabbiano", che fu il suo primo vero e grande esordio in questo campo. Demoralizzato dagli amici che trovavano le sue opere troppo noiose, Cechov si dedicò per un certo periodo ad opere costituite da un solo breve atto, come "Il matrimonio" e "I danni del tabacco". Tornò poi al dramma serio, con "Le tre sorelle", "Il giardino dei ciliegi" e "Lo zio Vanja" (inizialmente detta "Lescij"), tutti caratterizzati dal conflitto tra realtà e sogno, e che rappresentano il vero e proprio capolavoro di Cechov. Queste opere erano definite dall'autore stesso "drammi quotidiani", nei quali si intendeva descrivere la vita, così come ci si presenta davanti, non abbellita dalla scena. Non erano più gli eroi scenici, i protagonisti, ma persone di tutti i giorni, in cui lo spettatore si poteva immedesimare. Per Cechov era FONDAMENTALE rappresentare la realtà, quindi era praticamente "vietata" l'apparizione di eroi in scena. I "quadri" che l'autore rappresentava erano quindi privi di peripezie e colpi di scena, caratterizzati da angoscianti silenzi o profondi monologhi.

Come d'altronde dice la definizione di "novella", l'autore colloca i fatti in un tempo e un luogo perfettamente determinati.


ZIO VANJA.


Personaggi:

ZIO VANJA: anziano signore che si occupa dell'amministrazione della tenuta di Serebrjakov.

SONJA: nipote di zio Vanja.

DOTTOR ASTROV: frequentatore della tenuta, amico di zio Vanja.

SEREBRIAKOV: professore in pensione, proprietario della tenuta, cognato di Zio Vanja.

ELENA: sua moglie, donna di grande bellezza.


La prima rappresentazione di quest'opera avvenne nel 1899 a Mosca. Ad impersonare Elena fu Olga Knipper, che diverrà, poi, la moglie di Cechov.


La trama.

Zio Vanja vive con la nipote Sonja nella tenuta di Serebriakov e si occupa con grande cura dell'amministrazione. Ospite assiduo è il dottor Astrov, che, oltre alla medicina ha la passione dei boschi. Sonja, timida, non bella, è innamorata di Astrov, che però non si accorge di lei. Nella tenuta arriva Serebriakov, con la bellissima, giovane sposa Elena, sua seconda moglie. Il loro arrivo turba la tranquilla esistenza di tutti. Zio Vanja, attratto dalla bellezza di Elena, odia per contrasto il professore, è depresso, intrattabile, inquieto. Anche Astrov è innamorato di Elena e cerca di comunicarle la propria passione per i boschi. Tutti esprimono un profondo malessere, chi per un motivo, chi per l'altro. Elena e Sonja si confidano le pene delle loro vite: Elena sa di essere considerata solo per la sua bellezza; Sonja le confida il suo impossibile amore per Astrov. Elena ne parla con Astrov, il quale la abbraccia e le chiede un appuntamento per il giorno segxuente, proprio quando Zio Vanja entra nella stanza. Intanto Serebriakov annuncia l'intenzione di vendere la tenuta e Zio Vanja, indignato per il suo vano lavoro, tenta di uccidere il cognato, invano. Elena e il professore decidono, così, di lasciare la casa al più presto. Astrov accusa Elena di portare distruzione ovunque vada.

La vita alla tenuta torna agli antichi ritmi: Zio Vanja e Sonja tornano al lavoro disperati.

Sonja però invita Zio Vanja alla rassegnazione e alla serenità, confidando nella pietà di Dio.


I personaggi del dramma sono tutti dei falliti, presi dalla propria disperazione, quindi non dialogano fra loro, ma ripetono ciascuno, in altrettanti monologhi, la propria idea fissa, la propria aspirazione più o meno vana, la propria angoscia e la propria sconfitta. E' un fallito Serebriakov, scrittore mancato, lo è sua moglie, che l'ha sposato per puro interesse. Fallita è Sonja, innamorata invano del dottor Astrov, a sua volta un fallito, solitario medico di campagna. Anche Zio Vanja è un fallito che, ingenuamente, ha creduto nella grandezza del cognato, e a lui si è dedicato per l'intera vita; quando se ne rende conto, basta un piccolo incidente per scatenare il suo risentimento verso di lui. Ma nonostante tutto è fallito fino in fondo perché non riesce nemmeno a mandare a segno i colpi di pistola, non potendo, così, vendicarsi.

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