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Alberto moravia




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ALBERTO MORAVIA


Albero Pincherle, Moravia come pseudonimo, nacque a Roma nel 1907 in una famiglia borghese medio-alta. Dall'infanzia una forma di tubercolosi ossea lo obbligò ad abbandonare gli studi e a subire lunghi periodi di ricovero. Forse proprio questo creò in lui una precoce maturità intellettuale e lo mise in una condizione di osservatore distanziato dalla realtà storico-sociale.

Moravia fu immerso in una condizione di malattia "lucida" che gli permise di cogliere la malattia "inconsapevole" della borghesia.

Nel 1929 scrisse il romanzo Gli Indifferenti, una spietata analisi del vuoto e della degradazione morale della borghesia.

Il romanzo ebbe successo, ma venne bloccato dalla censura fascista che vi lesse una critica al regime. Gli ambienti cattolici e fascisti non poterono riconoscersi in un romanzo che, dietro la rispettabilità della famiglia e della borghesia, rivelò una corruzione morale e sessuale.

Durante gli anni Trenta Moravia entrò in contatto col pensiero di Marx e Freud.

Freud cancellò il velo di "innocenza" dalla famiglia, svelandone la trama di pulsioni sessuali inconsce. Marx svelò la trama di interessi economici che sorregge la società.

Il tema individuato con Gli Indifferenti divenne il nucleo della sua narrativa.
Il tema della crisi e della critica dell'anima borghese è narrato in Agostino attraverso la "formazione" di un adolescente tredicenne di buona famiglia che si affaccia alla vita attraverso due scoperte: la divisione in classi della società e la sessualità. La prima rivela la difficoltà di stare al mondo in una realtà sociale di classe; la seconda cancella l'innocenza dei rapporti familiari attraverso il manifestarsi di impulsi sessuali nel rapporto madre-figlio. Agostino scopre entrambe le cose e si sente a disagio: è affascinato dalla vitalità dei popolani, ma non riesce ad identificarsi né in loro né nella classe borghese di provenienza; avverte il sorgere di un impulso sessuale verso la madre, ma percepisce l'errore di questo desiderio. Agostino è un personaggio in sospeso, che forse rispecchia la condizione in cui si sentiva l'autore, critico, eppure interno all'anima borghese.

Finita la guerra e crollato il fascismo, nel mondo della cultura si avvertì il "vento del Nord", cioè una spinta al rinnovamento. Moravia avvertì questo mutamento e si avvicinò al Neorealismo.

Moravia pose nei soggetti popolani il vuoto che avvertì nella sua borghesia, notando in questi personaggi una carica vitale maggiore, ma inutile. Infatti anche loro erano spinti da pulsioni sessuali e desiderio di ricchezza, ma senza ipocrisia e in maniera naturale.

Negli anni Sessanta Moravia venne a contatto con le tematiche esistenzialistiche che rilesse all'interno della sua monotonia tematica; ne scaturì un'ulteriore variante degli Indifferenti: la noia.

Nel 1971 pubblicò Io e lui, mettendo a fuoco, in forma quasi di fissazione nevrotica, il tema del sesso.

Morì a Roma nel 1990.

GLI INDIFFERENTI

Il romanzo (simile ad un opera teatrale) racconta l'indifferenza di una famiglia borghese. L'ambiente della narrazione (sempre interni), la limitatezza del tempo dell'azione (solo due giorni), il numero ristretto di personaggi (solo cinque) creano un'atmosfera grigia in cui si muovono personaggi dello stesso colore.

L'indifferenza è uno stato d'animo, la condizione di chi non avverte stimoli vitali. Non è il vivere, ma il lasciarsi vivere.

La vicenda si svolge nella casa di Maria Grazia, vedova con due figli adulti: Carla e Michele. La donna è amante di Leo Merumeci.

Maria Grazia è una donna frivola, che si attacca alle cose di poca importanza e si preoccupa del giudizio degli altri perché lei stessa è la prima a giudicare gli altri in base alla loro posizione sociale. Infatti, per strada lei non vuole stare a contatto con la gente di basso livello. Tiene alla sua reputazione, che però è solo di facciata, perché tutti sanno la verità, ma tacciono;

Leo rappresenta l'anima borghese, attratta dal denaro e dal sesso. Infatti, egli tenta di truffare la famiglia mostrandosi come benefattore e ha una storia con Carla, che egli stesso definisce "figlia";

I due figli conoscono la relazione della madre, ma stanno al gioco delle apparenze; capiscono che Leo si sta appropriando dei loro beni, ma rimangono indifferenti. Essi sono l'anima spenta della borghesia.

Carla, per indolenza, si concede a Leo e finisce per sposarlo senza amore; ella tenta di cambiare vita accentuando i difetti della borghesia, ma non ci riesce;

Michele soffre di indifferenza, alla quale non riesce a reagire; dopo la seduzione della sorella, decide di fare il grande gesto di uccidere Leo, non perché ne sia convinto, ma perché pensa che da lui ci si aspetti questo. Però dimentica di caricare la pistola;

Lisa, personaggio secondario ed ex di Leo, è attratta da Michele, anche se lei è una donna matura e Michele un ragazzino.



Il giovane, durante una festa da ballo, ha avuto un litigio con la madre a proposito di Leo; per reazione ha abbandonato il locale e passeggia nervosamente per la città affollata. L'ira lo abbandona subito e ritorna la solita indifferenza, il solito vuoto.


Leo, l'amante di Maria Grazia, ha appena strappato un bacio a Carla, facendole provare una scossa di novità. Quell'evento si carica per lei di un significato di rottura rispetto alla solita indifferenza. Ma questo desiderio di rottura presto si spegne nell'indolenza e torna la solita indifferenza.

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