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New Economy
Introduzione
Questa tesina introduce un argomento del tutto nuovo, desumibile certamente dal titolo, ossia la New Economy. Con essa cercherò di definire il concetto di Nuova Economia, rapportandolo con la cosiddetta "Vecchia Economia"; introdurrò diverse parole legate alla New Economy, quali: e-commerce, trading on-line, home banking, e ne spiegherò il significato, inoltre, questa ricerca, si prefigge come obiettivo principale quello di analizzare i mutamenti avvenuti nelle banche e nella società, evidenziando, nelle singole materie scolastiche e quindi negli argomenti svolti nel corso dell'anno, la loro evoluzione futura non solo nella scuola, ma soprattutto nel mercato del lavoro.
La New Economy si può definire come l'insieme dei molteplici cambiamenti qualitativi e quantitativi che, durante gli ultimi 15 anni, hanno trasformato la struttura, le funzioni e le regole dell'economia. La New Economy, quindi, può essere semplicemente ma efficacemente intesa come una nuova tecnica commerciale alla cui base vengono interposte le tecnologie informatiche e più in particolare Internet, la rete informatica internazionale per eccellenza, che appunto rappresentano esplicitamente gli strumenti essenziali per svilupparla.
Capitolo Primo:
L'Economia Aziendale è strutturata in tre parti:
L'obiettivo di questo primo capitolo consiste nel tracciare il percorso dell'evoluzione delle funzioni della banca nel tempo, fino ad arrivare ai giorni nostri, espletando infine una piccola previsione verso la trasformazione di questo settore.
L'attività bancaria ha origini molto remote, che risalgono al IV millennio avanti Cristo, si fa infatti risalire l'origine dell'attività bancaria alle popolazioni che in tempi antichi praticavano il commercio, ossia alle genti della Mesopotamia e della Babilonia. Le prime espressioni d'attività bancaria, infatti, si localizzarono presso i templi, i quali con la loro robustezza delle costruzioni e la sacralità dei luoghi, infondevano sicurezza nei depositanti, in quanto allora era impensabile che venissero profanati dai briganti; i templi erano inoltre dati in custodia ai sacerdoti che ne garantivano il buon andamento. Successivamente la nascita delle banche, derivò dalla continua esigenza di alcuni cittadini ricchi di depositare in custodia i loro beni, per evitare lo spiacevole fenomeno del brigantaggio. Già allora si delineava la prima forma di attività bancaria.
In seguito, con l'intensificarsi degli scambi monetari e l'incremento del commercio, crebbe sempre più il numero di banche, e di cambiavalute, che incrementarono le loro attività imponendo percentuali sul deposito. Tuttavia l'evolversi del settore bancario si arrestò nel periodo successivo al dominio romano e solo con il declino dell'economia curtense e la ripresa dei traffici e degli scambi riapparvero i cosiddetti operatori bancari, detti campsores. L'attività bancaria, che in quegli anni era in pieno sviluppo, dopo aver coinvolto tutta l'Italia e più in particolare la Toscana, subì intorno al XV secolo un periodo di declino, destinato comunque a terminare con la nascita di banche a carattere nazionale.
Si delineava così un'attività bancaria di tipo moderno con l'introduzione di nuovi metodi di pagamento, quali la cambiale, che facilitava i pagamenti a distanza e il regolamento di affari internazionali senza il trasporto del denaro; i certificati di deposito (fedi di deposito, polizze, ecc.), e il giroconto, attraverso il quale era possibile il giro dei depositi da un conto all'altro, senza ricorrere a monete metalliche. Successivamente ci fu l'introduzione dei biglietti di banca che assunsero ben presto valore legale.
Anche in Italia si assistette ad un lento sviluppo del sistema bancario, però il periodo più importante legato allo sviluppo dei diversi enti creditizi parte dal 1880, in questi anni, infatti, si assiste alla nascita del Banco di Roma, oggi Banca di Roma, della Banca Commerciale Italiana e del Credito Italiano.
Ai giorni nostri, possiamo considerare le banche i principali istituti di credito, e proprio in questo XXI secolo, esse sono i primi organismi a risentire dell'influenza della New Economy, legata ad Internet e allo sviluppo delle nuove tecnologie informatiche, tanto che, sembra cambiato il modo di concepire la banca e le sue funzioni, oramai sempre più virtuali.
Parte seconda
L'organizzazione e le funzioni bancarie
La banca è un'impresa che opera nel settore del credito e dei regolamenti monetari, esercitando delle attività di intermediazione e delle attività finanziarie che affiancano e s'intrecciano alla prestazione di numerosi servizi.
In questi ultimi anni le banche, sempre per soddisfare le esigenze che nascono dalle profonde e continue trasformazioni dei mercati e delle condizioni operative delle imprese, nonché dei mutamenti nei comportamenti e nelle abitudini dei privati, hanno sviluppato una vasta gamma di operazioni da offrire alla clientela per quanto concerne la raccolta dei mezzi monetari, l'impiego degli stessi, ma soprattutto nell'erogazione dei servizi.
Il motivo della continua evoluzione delle banche nel corso degli anni, è da ricercarsi nel ruolo di primaria importanza che esse rilevano nel sistema finanziario, sia per le aziende, sia per i singoli e le famiglie.
Le funzioni fondamentali che le banche assolvono possono essere sinteticamente individuate in sei punti:
La funzione monetaria, indicando con essa l'azione d'intervento delle banche all'interno del sistema economico; ciascuna banca, infatti, emettendo assegni bancari e circolari, che sono sostitutivi della moneta legale, ne limitano la quantità in circolazione, gestendo così con una pluralità di intervento il complesso sistema dei pagamenti.
La funzione creditizia, realizzando la corretta correlazione tra i flussi di risparmio e i flussi di investimento.
La funzione di trasmissione degli impulsi di politica monetaria, fungendo essenzialmente da meccanismo di trasmissione al sistema economico della politica monetaria imposta dal governo e dagli altri organi a ciò preposti, prima fra tutti la Banca d'Italia.
La funzione di investimento, destinando una parte delle disponibilità finanziarie, che provengono dalla raccolta del risparmio e quelle rappresentate dal capitale proprio, a forme durevoli di impiego, che in genere sono costituite dall'acquisizione di beni necessari per l'impianto e lo sviluppo della propria struttura operativa, o dall'acquisizione di titoli emessi da enti pubblici, a scadenza protratta nel medio-lungo termine.
La funzione di sviluppo economico-sociale, che garantisce grazie all'azione delle banche un'equilibrata evoluzione del sistema economico e sociale dell'intero paese, in quanto, fornisce un forte stimolo all'espansione delle attività industriali e commerciali.
La funzione di servizi, per offrire una gamma sempre più vasta e differenziata di servizi, in parte complementari all'attività di intermediazione, e all'attività creditizia (i servizi tradizionali di incasso, di pagamento, di custodia di valori e simili), ed in parte nuovi (nel settore delle assicurazioni, della previdenza, ecc.), che vadano sempre incontro alle diversificate esigenze della clientela.
La struttura organizzativa della banca, deve rispondere a precise esigenze operative, essa, infatti, differisce da una banca all'altra in base alle scelte strategiche operate dai dirigenti bancari, ed agli obiettivi finali prefissati. Talee struttura in linea comune si è evoluta nel tempo per consentire alla banca di seguire le mutazioni socio-economiche ed ambientali adattandosi ad esse.
Ultimamente sotto la spinta dell'integrazione europea, si è già avviato un processo di ammodernamento e di razionalizzazione del sistema bancario, volto sempre più ad attribuire alle banche gli elementi per una maggiore concorrenza, ulteriore efficienza, e per la crescita delle loro dimensioni.
Il sistema informativo bancario è l'insieme delle persone, delle procedure, e degli strumenti con cui si attuano la raccolta, l'elaborazione, lo scambio e l'archiviazione dei dati per ottenere un flusso organizzato di informazioni che la direzione può utilizzare per programmare, eseguire, e controllare l'attività bancaria.
Il sistema informativo bancario risulta sempre strettamente collegato alla struttura organizzativa della banca oggi le banche hanno ritenuto necessario rendere sempre più efficiente ed efficace il proprio sistema informativo, attivando un sistema automatizzato. Le spinte in tal senso sono da ricercare nelle necessità di elaborare dati per ottenere informazioni in tempo reale, di strutturare un sistema efficiente di circolazione dei dati e delle informazioni per l'intera rete degli sportelli mediante i quali la banca svolge la propria attività; infine, di fornire alla clientela prodotti-servizi sempre più efficaci offerti per via telematica. Attualmente, in Italia, sono operanti tre o quattro grandi sistemi informatici, utilizzati dalla maggior parte delle banche.
La gestione bancaria si manifesta attraverso una serie di operazioni che si possono sinteticamente ricondurre alla raccolta del risparmio fra il pubblico e al suo impiego sotto forma di fondi, però c'è da ricordare che contrariamente a quanto si potrebbe intendere, la gestione bancaria non si svolge in modo uniforme presso tutti gli istituti di credito, in quanto, le molteplici operazioni di raccolta e quelle di impiego, fanno sì che la gestione bancaria assuma una miriade di sfaccettature in relazione alla tipologia delle operazioni compiute; poi bisogna inoltre considerare che le banche, possono anche esercitare ogni altra attività finanziaria, nonché le attività ad esse connesse e quelle strumentali.
Le operazioni bancarie, in base alle loro caratteristiche, possono essere suddivise nelle seguenti categorie:
Operazioni di intermediazione creditizia, attraverso le quali, la banca raccoglie ed impiega fondi, agendo da intermediaria tra i soggetti che offrono capitali e i soggetti che necessitano finanziamenti.
Operazioni di investimento diretto, attraverso le quali la banca destina una parte delle proprie disponibilità finanziarie a forme durevoli di impiego, costituite principalmente da investimenti di carattere finanziario e da investimenti strutturali-organizzativi.
Operazioni complementari, con le quali la banca fornisce una vasta gamma di servizi alla clientela.
Operazioni collaterali, con le quali la banca fornisce direttamente, oppure servendosi di società controllate o collegate, una particolare categoria di servizi e di attività di vario genere che costituiscono un'evoluzione e un completamento dei tradizionali rapporti tra banca e cliente.
Parte terza
L'attività bancaria proiettata nella New Economy (Home Banking)
I cambiamenti del mercato sono caratterizzati dalla diffusione delle reti informatiche e dallo sviluppo dei nuovi sistemi di comunicazione; queste mutazioni coinvolgono direttamente anche il settore bancario, e proprio in questi ultimi anni si nota in tutto il mondo ed anche nel nostro paese una progressiva trasformazione delle banche indirizzate verso l'erogazione di servizi telematici.
Uno dei più rigogliosi canali tuttora in forte espansione, tanto per la gioia dell'utente, che per quella della banca, è sicuramente rappresentato da Home Banking (o Virtual Banking).
Con il termine Home Banking o Virtual Banking, che dir si voglia, s'individua un istituto di credito che presenta on-line (in rete) i propri prodotti/servizi alla clientela senza la necessità di un rapporto personale diretto, e quindi senza bisogno di aprire filiali, di disporre di casse e di cassieri e di provvedere a contare banconote o trattare grossi volumi di materiale cartaceo.
Insomma, siamo di fronte ad una destrutturazione della banca tradizionale e ad una sua ridefinizione in base alle nuove logiche di organizzazione e di finanziamento, con le quali prevalgono le relazioni a distanza tra banca e clientela.
A favorire la realizzazione delle cosiddette banche virtuali, hanno influentemente contribuito determinati fattori, quali:
a) la crescente disponibilità all'uso degli strumenti informatici;
b) la liberazione delle reti telematiche;
c) l'abbassamento dei costi di trasmissione dei dati;
d) la diffusione delle tecnologie informatiche in modo efficiente e sicuro, così da consentirne nelle transazioni on-line l'utilizzo direttamente e comodamente da casa e dall'ufficio.
La banca propone quindi al cliente, servizi dei quali si può usufruire interagendo da casa attraverso il telefono o il PC (Personal Computer) collegato su di una rete informatica con gli appositi canali di comunicazione, che permettano l'accesso diretto alla banca.
Per una Home Banking gestire i rapporti con il cliente attraverso le reti telematiche, comporta un innumerevole serie di vantaggi, ma allo stesso tempo anche molteplici oneri. Per la banca elettronica, innanzi tutto, vi è l'indubbio vantaggio di avere un'operatività che risulta più estesa, e che può addirittura giungere a coprire per l'intero arco della giornata tutti i giorni dell'anno.
Si ritiene inoltre, che il servizio erogato da una banca virtuale, tramite l'utilizzo delle reti telematiche sul PC del cliente, sia da considerarsi un servizio qualitativamente buono. Infine, per la banca virtuale che opera su una rete pubblica, qual è la rete internet, vie è un'ulteriore vantaggio; infatti, la banca assume visibilità sull'intero pianeta, in quanto, il sito che farà accedere ai servizi offerti dalla banca sarà facilmente reperibile ed accessibile da ogni parte del globo e da qualsiasi utente della rete.
Se molti sono i vantaggi dell'operare in rete, uno degli svantaggi derivanti dall'utilizzo dei servizi bancari per via telematica, consiste nella sicurezza del trasferimento delle informazioni, in quanto, nell'effettuare le normali operazioni bancarie sussiste il rischio di poter essere intercettati dai così detti Hacker, ossia i pirati informatici, incappando così in spiacevoli inconvenienti.
In Italia, la rivoluzione dei sistemi bancari ha causato uno scompenso piuttosto intenso sul personale, in quanto, la parziale eliminazione di una serie di attività bancarie retrogradi ha causato la necessità di dover far evolvere la figura del bancario in una figura di collaboratore dipendente più specializzata. In un futuro che sembra ormai prossimo, si prevede che la domanda di consulenza specializzata aumenterà, costituendo un business importante e già si può immaginare che l'offerta potrà provenire soltanto da persone preparate e motivate, alle quali saranno richieste competenza e conoscenze condivise, ma anche autonomie decisionali e capacità di adeguamento alle innovazioni costanti
La rivoluzione scaturita dall'utilizzo dei mezzi telematici, ha comportato l'abbattimento di tutte le barriere spazio-temporali, ed ha aumentato il grado di concorrenza riducendo di conseguenza i prezzi e dunque comportando una serie di problemi per i conti economici delle aziende bancarie. Vi sono inoltre degli effetti macroeconomici indiretti che agiscono in questa direzione, infatti, con la New Economy il ruolo della Borsa è destinato a crescere il che significa che vi sarà all'interno delle banche una disintermediazione crescente sia dal lato della raccolta del risparmio, che da quello degli impieghi.E' di vitale importanza quindi, per le singole aziende bancarie individuare una strategia economica che consenta di competere nella società odierna, ormai sempre più globale.
Capitolo Secondo:
Il concetto di E-commerce può essere sviluppato ed analizzato da un duplice punto di vista, ovvero, quello fiscale e quello giuridico; esporrò quindi i principi dell'e-commerce e i principali problemi fiscali ultimamente sorti, per poi infine analizzare ed illustrare in diritto le organizzazioni internazionali ed in particolare l'OCSE.
SCIENZA DELLE FINANZE
L'E-commerce è parte integrante della New Economy e può essere definito come lo svolgimento di attività economiche e di transazioni attraverso una rete telematica. Le parti interagiscono elettronicamente, e la conclusione dei contratti avviene direttamente da un computer all'altro, senza alcun contatto fisico, ed in totale assenza del tradizionale supporto cartaceo.
Man mano che l'e-commerce evolve, con rapidità ed estensione, si capisce che tale forma di sviluppo commerciale non è così semplice come si era voluto far intendere ritenendo che la barriera di ingresso al mercato elettronico fosse a portata di un click in internet. L'elemento che, infatti, fondamentalmente distingue questa nuova forma di commercio, che è da considerarsi come il surrogato della New Economy, non consiste nell'aggiungere una semplice "e" al commercio tradizionale, proprio in quanto il commercio elettronico è un fenomeno assai complesso, che si può sviluppare solo quando si opera su dimensioni di estensioni commerciali tali da raggiungere elevate economie di scala. Comunque nel nuovo sistema economico, l'e-commerce senza dubbio rappresenta proprio la procedura operativa attraverso cui si compiono tutti i più svariati generi di transazioni commerciali.
Con questo, tuttavia, non si vuole affermare che d'ora in poi tutte le transizioni economiche si effettueranno sfruttando questo nuovo canale di vendita; allo stato attuale, infatti, ancora la stragrande maggioranza delle transazioni economiche che intercorrono tra soggetti, siano essi singoli o collettivi, pubblici o privati, avviene ancora in base ai principi già ampiamente collaudati della "Old Economy". E' anche vero, pero, che tali principi stanno velocemente cedendo il passo alle nuove regole definite dalla New Economy, e che tale tendenza acquista sempre di più i connotati di una rivoluzione dei sistemi economici e sociali.
Nell'e-commerce, innovativo canale di vendita, le parti che partecipano ad un'operazione di commercio elettronico ne definiscono la tipologia; più dettagliatamente possiamo affermare che il commercio elettronico si divide in due grandi aree a seconda del cliente-destinatario dell'offerta; abbiamo cosi:
Il business to business
Il business to consumer
Prima di trattarli nel dettaglio ritengo sia opportuno sottolineare un ulteriore aspetto. Il commercio elettronico per sua natura e per le sue caratteristiche, tra cui la mancanza di contatto tra le parti, è uno strumento per la vendita di prodotti con un buon livello di standardizzazione. Risulta infatti difficile poter personalizzare un prodotto secondo particolari richieste dell'acquirente, a meno che, non si tratti di un prodotto 'modulare', ovvero un prodotto le cui caratteristiche sono appunto quelle di poter essere assemblato secondo le richieste del cliente con diverse parti -moduli- ben precise.
Riduzione dei costi delle transazioni, soprattutto nella funzione commerciale e logistica;
Riduzione dei tempi delle transazioni ed esecuzione degli ordini;
Apertura ad un mercato più ampio;
Abbattimento di barriere spazio-temporali;
Inoltre la realizzazione di un'attività di commercio elettronico in questo caso come nel business to consumer, permette una più facile gestione di una serie di attività pre e post-vendita quali ad esempio: il rilascio di informazioni dettagliate sul prodotto o servizio, assistenza, aggiornamenti e informazioni su nuovi prodotti.
Questa tipologia di commercio elettronico vede come controparte acquirente un consumatore finale del bene, mentre come venditore solitamente si ha un'organizzazione che difficilmente cura la produzione o la trasformazione finale del bene stesso, sempre più spesso si tratta di intermediari o di organizzazioni che affiancano alla vendita con i canali distributivi tradizionali quella via Internet.
L'e-commerce pur essendo un servizio telematico attualmente utile e competitivo si espone ad alcuni problemi di carattere fiscale.
Prima però di andare ad analizzare più dettagliatamente i problemi fiscali inerenti al commercio elettronico è necessario definire per aver così ben chiaro il concetto di imposte tasse e tributi.
Le Entrate Derivate ( o tributi)
Le entrate derivate ovvero i tributi, sono sottrazioni di ricchezza alle economie private operate dallo Stato in virtù della sua sovranità, o dagli enti pubblici a cui lo Stato ne ha attribuito la facoltà (regioni, province, comuni, ecc..), allo scopo di far fronte alle esigenze dell'attività finanziaria pubblica.
I tributi hanno la natura di prestazioni obbligatorie, in quanto, imposte per legge. Sono entrate coattive che hanno come presupposto la podestà di imperio dello Stato e il dovere dei membri della collettività di contribuire al funzionamento delle pubbliche istituzioni. Sono quindi regolati da norme di diritto pubblico.
Vi sono tre categorie di tributi che presentano un diverso grado di coattività: minimo nella tassa, maggiore nel contributo, massimo nell'imposta.
La tassa è un tributo applicato nei confronti di chi richiede un servizio speciale, ossia un servizio che, soddisfa esigenze individuali. Nella tassa il carattere della coattività non è molto rilevante perché il tributo viene prelevato solo se viene richiesto il servizio.
La funzione della tassa, quindi, è di far sì che alla spesa di un servizio pubblico contribuiscano in modo particolare gli utenti, i quali ne traggono individualmente vantaggio.
Il contributo è un prelievo di ricchezza imposto a coloro che traggono individualmente un vantaggio specifico da opere o servizi pubblici di utilità generale.
Come la tassa, il contributo ha la funzione di far gravare una parte del costo del servizio o dell'opera su coloro che se ne avvantaggiano in modo particolare; a differenza della tassa, il contributo non presuppone una domanda individuale, in quanto l'opera o il servizio vengono effettuati dall'ente pubblico di propria iniziativa e a beneficio della collettività. Proprio per questo carattere di generalità del servizio, il contributo presenta, rispetto alla tassa, un grado di maggiore coattività.
L'imposta è un prelievo di ricchezza da parte della pubblica amministrazione a carico dei cittadini allo scopo di ottenere i mezzi necessari alla produzione di servizi pubblici indivisibili, ovvero servizi pubblici che avvantaggino la collettività nel suo insieme.
Il contribuente è così obbligato a una prestazione in denaro, senza alcuna contropartita di cui possa fruire individualmente.
Le imposte costituiscono la fonte preminente di entrata, infatti, il gettito che esse forniscono permette di coprire l'intero costo dei servizi generali e quella parte del costo dei servizi speciali che non è coperta dalle tasse.
Una persona può essere sottoposta all'imposta soltanto se viene verificata la sua capacità contributiva, ovvero la sua possibilità economica di contribuire alla spesa pubblica, in concomitanza appunto, con il presupposto previsto dalla legge.
La persona nei cui confronti si realizza il presupposto di imposta viene indicata con il termine di contribuente. Il verificarsi del presupposto previsto dalla legge segna il momento in cui si instaura il rapporto giuridico di imposta, nel quale si possono ravvisare alcuni elementi quali: il soggetto attivo, il soggetto passivo, l'oggetto, la base imponibile e l'aliquota.
Il soggetto attivo dell'imposta è lo Stato o altro ente pubblico a cui spetta il diritto di accertare, riscuotere ed incassare l'imposta.
Il soggetto passivo dell'imposta è colui su cui grava l'obbligo di pagare il tributo e la conseguente responsabilità per l'eventuale violazione di tale obbligo.
L'oggetto dell'imposta rappresenta l'elemento materiale a cui essa si applica.
L'oggetto dell'imposta espresso in termini quantitativi, costituisce la base imponibile su cui l'imposta viene determinata
L'aliquota dell'imposta è il rapporto, espresso in percentuale, fra la base imponibile e l'importo dell'imposta.
Le imposte si distinguono in:
Imposte dirette
Imposte indirette
Le imposte dirette colpiscono le manifestazioni dirette ed immediate di ricchezza, che consistono nel conseguimento di redditi o nel possesso di un patrimonio.
Oggetto delle imposte sul reddito è il flusso corrente di ricchezza che viene acquistato dal contribuente in un determinato periodo.
Le imposte sul patrimonio hanno per oggetto il valore dei beni posseduti dal contribuente in un determinato momento.
Esempi lampanti di imposte dirette sono l'Irpef e l'Irpeg.
L'Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (Irpef), è un'imposta progressiva e personale a carattere generale.
E' un'imposta generale in quanto si applica a tutte le persone fisiche e colpisce tutti i tipi di reddito.
Ha carattere personale perché non colpisce i singoli redditi ma la capacità contributiva globale del contribuente.
Ha carattere progressivo perché attua una discriminazione quantitativa del reddito posseduto, in quanto i redditi più elevati vengono colpiti da aliquote più alte, mentre vengono esentati dall'imposizione i possessori di redditi molto bassi, appena al limite della sussistenza.
Presupposto dell'Irpef è il possesso di redditi in denaro o in natura; c'è da dire che il concetto di possesso è inteso come la titolarità giuridica del reddito e non come semplice disponibilità materiale.
I soggetti passivi dell'Irpef sono tutte le persone fisiche che possiedono redditi.
La base imponibile dell'Irpef è formata dal reddito complessivo ovvero dalla somma di tutti i redditi imponibili imputati al contribuente al netto degli oneri deducibili.
La deduzione degli oneri è ammessa nei casi e con i limiti espressamente previsti dalla legge, si deve però trattare di spese effettivamente sostenute nel periodo di imposta e di cui sia documentato il pagamento.
L'Imposta sul Reddito delle Persone Giuridiche (Irpeg), svolge nel sistema tributario un ruolo parallelo a quello dell'Irpef e corrisponde all'esigenza di realizzare in modo completo il principio dell'imposizione generale sul reddito.
Vi sono redditi che, essendo prodotti da società non sono in alcun modo imputabili a persone fisiche e perciò non potrebbero essere colpiti dall'Irpef; si pensi agli utili non distribuiti dalle società di capitali.
L'Irpeg colma queste lacune perché si applica direttamente al reddito posseduto dalle società, in quanto soggetti forniti di una propria capacità contributiva.
Il presupposto di imposta è identico a quello dell'Irpef e consiste nel possesso di redditi in denaro o in natura.
L'Irpeg è un'imposta personale perché si applica in modo unitario all'insieme di redditi posseduti dal soggetto, però data la diversa qualità dei soggetti, il carattere personale assume in quest'imposta connotati particolari, infatti si tiene conto della natura, dello scopo e della forma organizzativa dell'ente.
Pur se è un'imposta personale l'Irpeg ha carattere proporzionale, e non progressivo come l'Irpef in quanto, riguarda enti e società, e non persone fisiche.
I soggetti passivi dell'Irpeg sono:
Società con personalità giuridica;
Enti commerciali;
Enti non commerciali;
Società ed Enti non residenti.
La base imponibile dell'Irpeg è costituita dal reddito complessivo netto.
Il periodo di imposta corrisponde alla durata dell'esercizio o al periodo di gestione del soggetto passivo.
Dato il carattere proporzionale dell'Irpeg, l'aliquota è costante ed è determinata nella misura del 37%.
A questo punto mi sembra doveroso fare un altro esempio di imposta diretta, parlerò quindi dell'imposta regionale sulle attività produttive (Irap).
L'Imposta Regionale sulle Attività Produttive (Irap), istituita con il decreto legislativo del 15 Dicembre del 1997 n.446, è il più importante tributo regionale esistente.
L'Irap è un'imposta reale, in quanto fa riferimento all'imponibile prescindendo dalla situazione personale del contribuente; a carattere territoriale poiché ciascuna regione può applicarla esclusivamente alle attività localizzate nell'ambito del proprio territorio; è un'imposta generale in quanto colpisce tutte le attività produttive svolte in sede regionale.
Il presupposto dell'imposta è costituito da:
Esercizio di attività dirette alla produzione o allo scambio di beni o di servizi;
Attività istituzionalmente svolte dalle società e dagli enti pubblici o privati.
La base imponibile è costituita dal valore netto della produzione, che deriva dall'attività esercitata nel territorio della regione.
L'aliquota ordinari dell'Irap è fissata nella misura del 4,25%.
Le imposte indirette invece, colpiscono i consumi e i trasferimenti di ricchezza.
Le imposte sui consumi colpiscono il reddito in quanto viene utilizzato per l'acquisto di beni e servizi destinati al consumo. Tali imposte non vengono applicate direttamente nei confronti dei singoli consumatori perché non è possibile accertare i consumi effettuati nell'ambito delle famiglie e altrettanto difficoltosa ne sarebbe la riscossione. Pertanto l'imposta viene accertata nei confronti dei singoli produttori i quali la "scaricano" sul prezzo che dovrà pagare il consumatore.
Le imposte indirette sui trasferimenti colpiscono, invece, il patrimonio quando viene trasferito.
Le principali imposte indirette in Italia sono: le imposte di fabbricazione, le imposte sulle lotterie, l'imposta sui tabacchi, le imposte di registro e di bollo, le imposte di circolazione per gli autoveicoli, e l'Iva.
L'Iva, ovvero per esteso Imposta sul Valore Aggiunto, riveste nel nostro sistema tributario un ruolo di fondamentale importanza. E' stata istituita con il d.p.r. del 26 ottobre 1972 n.633, ma nel corso degli anni ha subito numerosissime modifiche, tanto che oggi ben poche disposizioni del decreto istitutivo hanno conservato un contenuto identico a quello iniziale.
L'Iva può essere definita come un'imposta plurifase, tendenzialmente trasparente e neutra, applicata sul valore aggiunto.
L'Iva è un'imposta plurifase in quanto, è destinata a colpire il valore finale del bene al momento in cui viene acquistato dal consumatore, ma si riscuote frazionatamene nelle varie fasi del processo di produzione e di distribuzione, applicandosi ogni volta soltanto all'incremento di valore che il prodotto consegue nel passaggio da un operatore all'altro.
L'Iva è un'imposta trasparente in quanto, gli operatori economici che intervengono nei vari passaggi, obbligati a pagare il tributo, si rendono conto della sua incidenza, in quanto l'imposta non si incorpora nel prezzo del prodotto ma rimane distinta da esso e "in evidenza".
L'Iva è considerata un'imposta neutrale in quanto, ad ogni passaggio, non colpisce tutto il valore del bene ma soltanto il valore aggiunto dovuto all'attività svolta in quella fase, evitando così gli effetti cumulativi qualunque sia il numero di scambi che la merce subisce prima di arrivare al consumatore.
Il valore aggiunto, è il maggior valore che un bene o un servizio consegue per effetto dell'attività produttiva svolta da un operatore economico, e tale valore deve riferirsi all'entità complessiva delle operazioni effettuate in un determinato periodo dal soggetto passivo.
Il valore aggiunto si può calcolare per deduzione sulla base di due metodi:
Deduzione base da base: da ricavo complessivo dei beni e dei servizi ceduti si deduce la spesa complessiva per i beni e i servizi acquistati; la differenza rappresenta il valore aggiunto dell'azienda del periodo considerato e forma la base imponibile su cui calcolare l'imposta.
Deduzione imposta da imposta: si assume come punto di partenza l'imposta applicata, nel periodo considerato, a ogni cessione di beni o servizi e dall'importo complessivo di essa si detrae l'importo complessivo dell'imposta pagata sui beni e sui servizi acquistati; la differenza rappresenta l'imposta che grava sul valore aggiunto dell'azienda.
Il soggetto passivo dell'Iva è colui che effettua operazioni imponibili nell'esercizio di un'impresa, arte o professione, infatti, nel momento in cui acquista i beni o servizi necessari per l'esercizio della sua attività, egli è soggetto alla rivalsa esercitata dai suoi fornitori. Non dovendo l'imposta restare a suo carico, l'Iva pagata sugli acquisti viene considerata come un credito da recuperare (Iva a credito).
Quando lo stesso operatore effettua cessione di beni o prestazioni di servizi, deve a sua volta determinare l'Iva dovuta su tali operazioni e addebitarla per rivalsa ai propri clienti, i quali sono tenuti a pagargliene l'importo in aggiunta al corrispettivo del bene o servizio.
L'Iva riscossa ovviamente, non viene acquistata dall'operatore perché non si tratta di un ricavo ma dell'imposta di cui egli è debitore verso lo Stato (Iva a debito).
Periodicamente egli deve versare all'erario l'Iva a debito relativa a tutte le vendite dello stesso periodo detraendone l'importo corrispondente all'Iva a credito, in tal modo l'Iva a credito viene recuperata e il versamento viene effettuato soltanto per la differenza.
In qualsiasi paese comunque, l'applicazione di un sistema tributario efficiente, è molto complesso; basti pensare che in Italia per giungere ad un sistema tributario semplificato, efficiente e coordinato è passato circa un secolo dall'unificazione del 1861.
La stessa cosa potrebbe avvenire per il commercio elettronico, pertanto adesso voglio illustrare le principali problematiche a cui si va incontro per attuare un corretto sistema tributario analizzando le direttive iniziali dell'OCSE per l'e-commerce, in vista di una maggiore regolamentazione.
E-commerce: principi e problemi fiscali
Nel nuovo millennio, lo sviluppo delle tecnologie e soprattutto l'utilizzo esasperato di Internet hanno rivoluzionato anche il modo di concepire il commercio, tanto che le varie organizzazioni internazionali (come OCSE, WTO, UE) sono alle prese con i problemi fiscali derivanti dallo sviluppo delle attività commerciali sulla Rete.
Il commercio elettronico, non si esaurisce nella semplice conduzione della transazione ma, può anche abbracciare le altre fasi del rapporto commerciale. Questo non costituisce un fenomeno del tutto nuovo, infatti, già da diversi anni le grandi imprese effettuano interscambi di dati di carattere economico con il loro indotto di clienti e fornitori utilizzando reti chiuse di tipo proprietario.
Il processo di tassazione, nell'e-commerce è estremamente complesso, e diversi sono i tentativi per poterlo attuare. I problemi che possono sorgere riguardano la localizzazione del luogo di produzione del reddito, la qualificazione di tale reddito e, di non secondaria importanza, la determinazione della residenza fiscale dell'entità che svolge l'attività di commercio elettronico. Infatti, il carattere di immaterialità della Rete pone difficili problemi per l'applicazione della norma fiscale, soprattutto per la facilità di spostare da una parte all'altra del globo il server su cui canalizzare le transazioni commerciali. Di conseguenza determinare il luogo di produzione del reddito è la prima fondamentale questione che bisogna affrontare per l'applicazione di qualsiasi tipo di norma. Pertanto, l'OCSE, ha esaminato a più riprese la questione e con la conferenza di Ottawa (ottobre 1998) ha fissato alcuni importanti principi:
Principio della neutralità: con il quale viene sancita l'effettiva parità fiscale tra forme di commercio tradizionale ed elettronico;
Principio di certezza e semplicità: grazie al quale si ottiene una chiara comprensione e una facile applicazione delle norme fiscali attraverso adeguati strumenti correttivi;
Principio dell'efficacia ed equità: con il quale si auspica la prevenzione dell'elusione e dell'evasione fiscale;
Principio di flessibilità: con il quale si indica che le regole devono essere sufficientemente dinamiche da adeguarsi facilmente ai rapidi mutamenti dell'evoluzione tecnologica;
Principio dell'efficienza: il quale prevede che il costo fiscale delle operazioni deve essere ridotto al minimo, e stabilisce che i proventi conseguiti da persone fisiche, o da persone giuridiche, per la cessione di beni e prestazioni di servizi effettuate via Internet, costituiscono reddito imponibile ai fini Irpef ed Irpeg, nel paese in cui l'attività ha la sede principale.
L'applicazione della normativa fiscale vigente però, risulta difficile sul piano pratico, poiché la Pubblica Amministrazione non è ancora in grado di accertare fisicamente l'operato dell'impresa, non essendo ancora attrezzata per fornire un servizio consuntivo adatto.
Inoltre in base al art. 3 del D.L. 446/97 che stabilisce che anche i redditi prodotti da commercio elettronico per mezzo di stabili organizzazioni sono soggetti all'applicazione dell'Irap, maggiori saranno i problemi che potranno derivare dalla ripartizione territoriale della base imponibile Irap, essendo quasi impossibile determinarle.
Per quanto riguarda le imposte indirette occorre sottolineare che alla conferenza di Ottawa sul commercio elettronico sono stati fissati due principi fondamentali che dovranno essere applicati nelle transazioni on-line, questi due principi fondamentali sanciscono che le operazioni effettuate per mezzo del Web dovranno essere sempre considerate come prestazioni di servizi, e che il luogo di tassazione sarà quello in cui avviene la consumazione del bene o del servizio.
Tuttavia esclusa questa breve parentesi, la normativa in tema di imposizione indiretta riferita al commercio elettronico, sia a livello internazionale che nazionale, è tuttora da costruire.
Gli orientamenti suggeriti dall'OCSE è dall'UE, che in materia costituiscono un'importante punto di riferimento, devono comunque trovare una opportuna collocazione all'interno delle legislazioni comunitarie e nazionali.
L'esigenza fondamentale di un coordinamento per conseguire una definitiva normativa omogenea esportabile anche a paesi terzi comporterà quindi tempi di produzione legislativa abbastanza lunghi.
E' ulteriormente da sottolineare, che nell'ambito del commercio elettronico, non è possibile osservare l'obbligo fiscale della registrazione su libri e scritture contabili ai fini della verifica delle dichiarazioni dei redditi, poiché tutte le transazioni avvengono elettronicamente; in proposito furono elaborate diverse proposte, che però non ebbero mai grande successo, tra le quali, l'idea di un gruppo di esperti dell'Unione Europea che volevano applicare la "bit tax", ovvero una tassazione che non solo riguardasse le transazioni commerciali in rete, ma anche il semplice accesso ad un sito. Naturalmente, soprattutto per i forti riscontri economici è stata respinta.
Il commercio elettronico, che nel frattempo affinerà le sue tecnologie operative e conquisterà nuovi settori di mercato, rimane in attesa di un corpo normativo completo, che riesca a regolarne l'attività nell'interesse generale dei consumatori e delle imprese, senza per questo essere ostacolato in modo negativo sul suo sviluppo, e sulla ricchezza che questo può generare.
In Diritto riprenderò l'argomento dell' ordinamento internazionale, svolto durante l'anno scolastico, e più specificatamente parlerò delle varie organizzazioni internazionali, tra cui l'OCSE, il WTO e l'UE, per poi analizzare il diritto internazionale.
L'OCSE (Organizzazione Europea per lo sviluppo economico) è un organismo internazionale a cui partecipano 29 paesi membri, tra cui : Italia, Austria, Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Portogallo, Spagna, Stati Uniti, ecc., intenzionati a coordinare le proprie politiche economiche e sociali stringendo rapporti di cooperazione permanente, rendendo disponibili così, le informazioni indispensabili affinché ogni paese formuli le più efficaci direttive politiche nei vari settori economici.
Gli obiettivi dell'OCSE sono di promuovere l'occupazione, la crescita economica e il miglioramento della qualità della vita negli stati membri, di contribuire ad una solida e compatta espansione economica di tutti i paesi, infine, di stimolare l'entità del commercio mondiale in conformità con gli obblighi internazionali stabiliti.
Questo tipo di cooperazione, motivata anche dalla crescente interdipendenza delle economie nazionali, ha preso avvio nell'Aprile del 1948, quando 16 paesi europei costituirono l'organizzazione europea per la cooperazione economica (OECE) per coordinare l'attuazione dell'European Recovery Programme (ERP), meglio conosciuto come Piano Marshall.
Il piano Marshall consisteva in un piano di aiuti economici realizzato dagli Stati Uniti d'America a favore dei paesi europei, negli anni immediatamente successivi alla fine della II Guerra Mondiale, piano proposto appunto dall'omonimo segretario di stato G.C. Marshall nel 1947.
L'ERP nasce, per rispondere all'esigenza di trovare uno sbocco all'enorme quantità di merci, capitali e mezzi di pagamento accumulati negli USA; a questo aspetto si aggiungeva anche l'esigenza di attrarre l'Europa nell'orbita dell'influenza statunitense negli anni della guerra fredda.
Con lo scopo di sostituire l'OECE, che ormai risultava obsoleto, con una più nuova organizzazione che rispondesse all'ormai mutata situazione economica Europa ed internazionale, il 30 settembre del 1961 l'OCSE venne formalmente costituito, con l'intenzione primaria di ampliare la portata degli interventi cooperazione.
Gli organi che costituiscono l'organizzazione di cooperazione e di sviluppo economico sono:
Il Consiglio, organo supremo composto dai delegati di tutti i paesi membri, che si occupa di eleggere i 12 rappresentanti del Comitato Esecutivo, e costituisce commissioni di studio incaricate di elaborare proposte in materia di politica economica, scambi commerciali, e assistenze allo sviluppo, da sottoporre ai governi.
Il Comitato Esecutivo, che si riunisce settimanalmente per esaminare le questioni sottoposte al Consiglio.
Il Segretariato, con a capo un Capo Segretario Generale designato per cinque anni dal Consiglio.
Vari comitati tecnici ed organi speciali.
Le relazioni, che inequivocabilmente si istaurano fra i vari stati, li collocano in un particolare tipo di società che viene chiamata società internazionale o comunità internazionale.
I soggetti che attivamente vi partecipano non sono costituiti da persone fisiche, ma dagli stati in quanto tali, e poiché ogni stato è a se un'entità sovrana e indipendente, le relazioni che si stabiliscono fra gli stati, sono regolate da norme giuridiche basate su un comune piano di parità.
L'insieme di tutte queste norme costituisce il diritto internazionale, ovvero il sistema giuridico che ha come finalità prima, quella di contemperare gli interessi dei vari stati membri della comunità internazionale ogni qualvolta vengano ha contrasto, e nel contempo di regolare la cooperazione fra di essi in modo che soddisfi le comuni necessità.
Come possiamo benissimo notare a differenza dell'ordinamento nazionale nel quale esiste un'autorità superiore centralizzata (l'apparato Statale) che è in grado di imporre, anche con la forza, il rispetto delle norme e quindi di assicurare il mantenimento della pace e dell'ordine del paese, nella società internazionale non esiste nessuna autorità superiore agli stati, che abbia il potere di emanare leggi e di farle rispettare con la forza.
Le norme di diritto internazionale possono quindi derivare da due fonti diverse:
La Consuetudine
Si tratta di norme non scritte, ma nate spontaneamente per il condizionamento istintivo dei soggetti; esse sono generalmente riconosciute da tutti gli stati, in quanto nel compiere quel determinato comportamento ci si riscontra doverosità giuridica, ovvero lo si ritiene giuridicamente obbligatorio.
La norma consuetudinaria fondamentale, ossia la pacta sunt serranda, è quella che stabilisce l'obbligo di rispettare i patti. Negli ultimi 40 anni si è cercato di attuare la completa codificazione delle suddette norme, ma essendo necessario il consenso di un gran numero di stati, procede a rilento.
L'Accordo
L'accordo è una fonte di tipo contrattualistico, che si instaura tra due o più stati che regolano questioni di interesse comune. Si tratta perciò di accordi bilaterali o multilaterali. A differenza delle norme consuetudinarie che hanno una portata generale, le norme contenute nei trattati vincolano soltanto gli stati che li hanno sottoscritti. La sottoscrizione del trattato è preceduta dalle negoziazioni (trattative), dirette dai ministri degli esteri di ciascun stato e dall'accordo. Successivamente alla firma del trattato si procede alla sua ratifica (approvazione) che nei paesi democratici viene posta dal parlamento.
Il WTO
Il WTO (World Trade Organization), è un organismo istituzionale del commercio internazionale. Al suo interno operano una Conferenza Ministeriale che si riunisce ogni due anni, un Consiglio Generale in carica permanente e un Segretariato con a capo un direttore generale.
Le finalità del WTO riguardano in particolare:
la gestione dei vari accordi del sistema commerciale multilaterale, così da favorirne l'attuazione;
l'organizzazione dei futuri negoziati in materia;
la risoluzione delle controversie e l'esame delle politiche commerciali nazionali.
Possono essere membri del WTO tutti gli stati purché ne accettino integralmente gli impegni.
L'UE
L'EU (Unione Europea), come si può facilmente dedurre dal nome, è un unione tra gli stati europei aventi soggettività internazionale.
Lo scopo principale dell'Unione Europea è l'integrazione economica tra i paesi che ne fanno parte.
L'integrazione economica è stata perseguita attraverso le seguenti tappe:
la creazione di un'unione doganale, cioè di un sistema all'interno del quale i prodotti degli Stati membri possano circolare senza l'impostazione di dazi ed altri diritti doganali;
la creazione di un mercato comune, cioè di un mercato al cui interno è ammessa la libera circolazione, non solo delle merci, ma anche dei fattori produttivi come la forza lavoro, i capitali, le varie professionalità e capacità imprenditoriali, ecc.;
la costituzione di un mercato unico, cioè di un mercato nel quale la libera circolazione delle merci sia realizzata non solo mediante l'abolizione dei dazi, ma anche mediante la rimozione di tutti gli altri fattori che di fatto impediscono l'effettiva unificazione commerciale consentendo delle disparità tra le merci provenienti dai vari stati.
L'effettiva integrazione economica europea viene in pratica perseguita con una politica economica comune destinata ad armonizzare le scelte economiche e commerciali dei vari Stati componenti.
Col trattato sull'Unione Europea ci si è posti obiettivi assai significativi come:
l'adozione di una moneta unica europea (l'euro) sotto il controllo di una sola Banca Centrale per tutta l'Unione;
L'organizzazione di una difesa comune;
La tutela dei diritti dei cittadini degli Stati membri, attraverso l'istituzione di una cittadinanza dell'Unione;
La cooperazione del settore della giustizia e degli affari interni.
Capitolo Terzo:
Come si può chiaramente dedurre, la telematica e più in particolare l'utilizzo delle reti, costituiscono la base sulla quale la New Economy ha impiantato le radici per potersi sviluppare.
In questo capitolo, quindi, andremo a sviluppare più approfonditamente il concetto di telematica, ed a individuare le sue più comuni applicazioni, qualora non le avessimo ancora citate.
Capitolo Quarto:
In questa sezione analizzeremo l'argomento "Borsa" trattandolo interamente in lingua inglese.
Enunceremo, quindi, il significato di "share" e di "bond", introdurremo la figura del "broker-dealer", ed infine individueremo le due più grandi Borse del mondo, ovvero quella Statunitense e quella Londinese.
The Stock Exchange
The Stock Exchange is the centre where shares and bonds are bought and sold, and a place where companies can raise capital for investment and people can invest their savings either to get an income or to make capital gains (by selling shares).
A share or shock (in U.S.A.) represents a part of the company's capital, while a bond is a document issued by a government or company when borrowing money from the public.
An investor cannot buy and sell share by himself, he needs the assistance and advise of an intermediary, a broker-dealer who buys and sells shares on behalf of members of the public.
Brokers earn a commission for arranging the purchase and sale of shares.
There are two main types of dealers:
Bulls, who believe that the value of the shares will rise so they buy them in order to sell them lately at a higher price;
Bears, who believe that the value of the shares will fall so they sell them.
There are Stock Exchange in many major cities including New York, Tokyo, Hong Kong, Frankfurt, Paris, London, Milan as well as in other important centres.
The London Stock Exchange was formed in 1801 and became the accepted place to buy and sell shares.
The structure of the stock exchange changed on a day know as the "Big Bang", in 1986, the main changes were:
Fixed commissions were abolished;
Free competition;
The introduction of the Stock Exchanged Automated Quotation -SEAQ-.
The New York Stock Exchange is the oldest and largest of the stock exchanges in the United States and in the world. The New York Stock Exchange was organized in 1792 in Wall Street.
Capitolo Quinto:
STORIA
Ho chiaramente affermato, nei contenuti appena espressi in Inglese, che la Borsa di New York è la più grande, la più importante, e la più antica del mondo.
Nel corso della storia, la Borsa di New York è sempre stata un punto di riferimento per tutte le altre Borse, siano esse di qualsiasi città, tanto che ancora oggi, quando bisogna esprimere un giudizio sull'andamento di un determinato titolo, o studiare un particolare effetto economico, ci si rapporta ad essa.
C'è da dire però, che intorno agli anni '30 è stata travolta da un periodo di enorme crisi economica, che proprio in quegli anni divampava negli Stati Uniti, denominato "Grande Depressione".
Voglio adesso far riaffiorare gli avvenimenti principali di questa crisi, tracciando un breve excursus storico in proposito.
La Crisi del '29 e il New Deal
Negli anni che intercorrono tra il 1920 e il 1929 gli Stati Uniti attraversano un periodo di grande prosperità. Nel novembre 1920, anno nel quale le donne ottengono il diritto di voto, le elezioni per la presidenza degli Stati Uniti inaugurano un'era di isolazionismo che durerà circa un ventennio. Il programma del nuovo presidente, Warren G. Harding, un repubblicano promosse lo sviluppo produttivo interno, lasciando ampio spazio di azione alle imprese senza interferenze statali, difendendo il mercato interno con le alte tariffe doganali e limitando l'emigrazione.
Il successore di Harding è Calvin Coolidge, che si attiene fondamentalmente alle stesse linee di condotta. Il periodo di prosperità iniziata sembra non dover subire arresti; nel 1928 viene eletto alla presidenza un altro repubblicano Herbert C. Hoover.
Al culmine di un periodo di prosperità, in un giorno del 1929, giovedì 24 ottobre (che sarà ricordato come il "giovedì nero"), alla Borsa di Wall Street, a NeW York, si registra un calo vistoso del valore dei titoli delle più importanti imprese americane; sono svendute quasi 13 milioni di azioni. La frana sembra arrestarsi il giorno successivo, ma poi riprende, devastante più che mai, martedì 29 (il "martedì nero"), il più disastroso di tutta la storia finanziaria degli Stati Uniti: sono scambiati, a prezzi sempre più cedenti, 33 milioni di titoli.
Gli sforzi dei banchieri e degli agenti di cambio sono del tutto inefficaci, di fronte alla dimensione della catastrofe. Gli Stati Uniti, in meno di una settimana, sono diventati, da nazione prospera, un paese alle soglie della povertà ed in preda al panico.
La crisi, che continua con effetti devastanti, sino al 1932, provoca un crollo della produzione mondiale di circa il 50%.
Le cause di un crollo così rapido ed inaspettato sono sicuramente da ricercarsi in un insieme di elementi divenuti ingovernabili, poiché sommati nelle errate proporzioni a determinati fattori dell'economia americana. Per comprenderle si deve esaminare la situazione dell'economia degli Stati Uniti negli anni tra 1925 e il1929.
In quegli anni le industrie prosperano, producono un gran numero di oggetti e di beni da vendere, ma hanno sempre più bisogno di denaro per aumentare le quantità prodotte, e chiedono ed ottengono prestiti, soprattutto dall'Europa. I compratori, dal canto loro acquistano molti oggetti, ma soprattutto a rate, visto che la maggior parte degli operai e degli impiegati hanno ancora bassi salari, e non dispongono quindi di molto denaro liquido.
In questa situazione, improvvisamente, si susseguono due avvenimenti inaspettati:
la Banca di Inghilterra limita il flusso di sterline verso gli Stati Uniti facendo mancare così di colpo forti finanziamenti alle industrie americane.
I consumatori americani, nella grande maggioranza non ricchi, si trovano impossibilitati a comprare altri beni, perché già indebitati con le rate; le fabbriche continuano a produrre, ma gran parte delle merci restano invendute.
Il crollo di Borsa dell'ottobre 1929, che pare all'origine della catastrofe soltanto un evento destinato a concludersi, e il movimento rivelatore di uno stato di latente dissenso, di uno sbilancio acutissimo tra domanda e offerta; esso nasce da accentuati movimenti speculativi, trainati da un'euforia che porta ad un irreale gonfiamento di mercato.
Gli anni tra 1930 e il 1940 sono dedicati ad una sorta di << ricostruzione >>; l'uomo assunto a simbolo di questo decennio e che si preoccuperà di risollevare il paese dalla crisi, è F. D. Roosevelt, eletto presidente degli Stati Uniti nel 1932, che vara proprio in quegli anni, il grandioso programma politico ed economico noto come New Deal.
La politica e sociale di Roosevelt, se per un verso si propone di rilanciare i consumi e gli investimenti, dall'altro cerca di mettere fine a quelle situazioni di privilegio e di disordine che, per lo meno in parte, sono state l'origine della crisi.
L'obiettivo primo che il programma del New Deal si pone è quello di stimolare il rialzo dei prezzi, ridare fiducia agli investimenti, mettere in grado i consumatori di avere un certo potere di acquisto e a disposizione una crescente massa monetaria.
Questi i provvedimenti più significativi:
Si proibiscono il tesoreggiamento e l'esportazione dell'oro;
Svalutazione del dollaro, per incoraggiare le esportazioni e, quindi, far crescere la produzione interna;
Si opera un rialzo generalizzato dei salari e si finanziano importanti lavori pubblici.
Il programma e l'azione di Roosevelt raggiungono successi non trascurabili, nel senso che, nel 1939 gli Stati Uniti sono quasi ritornati a buoni livelli produttivi; ma le conseguenze della grande crisi non sono definitivamente superate; la disoccupazione nel 1937 rimane ancora una vera piaga.
Capitolo Sesto:
ITALIANO
In questo sesto capitolo, andremo ad analizzare il periodo letterario che si colloca a cavallo tra il XIX e il XX secolo, dapprima concentrando la nostra attenzione sui tempi e sui luoghi d'azione; successivamente analizzando uno tra i più importanti artisti letterari del periodo, Luigi Pirandello.
I luoghi, i tempi e le parole-chiave
Naturalismo, Simbolismo e Decadentismo
Il periodo storico che ci accingiamo a prendere in considerazione, intercorre dalla seconda metà dell'Ottocento ai primi anni del Novecento.
Dal punto di vista prettamente sociale, si assiste ad un passaggio da una borghesia liberista, che sino ad allora aveva promosso un forte sviluppo economico, basato sul libero scambio e sulla libera concorrenza, ad una borghesia di tipo imperialista che era invece favorevole alla formazione di grandi concentrazioni industriali monopolistiche tutelata in più dallo stato; ed è proprio grazie a questo cambiamento che si riuscirà ad uscire dalla "Grande depressione", fase storica di crisi economica che va dal 1873 al 1895.
Questa è comunque la nuova realtà, che costituirà il trampolino di lancio per l'avvio della II rivoluzione industriale.
In campo letterario le due tendenze dominanti sono senza dubbio il Naturalismo e il Simbolismo, e con l'affermarsi di esse termina la letteratura Romantica.
I caratteri fondamentali su cui si basa il movimento letterario del Naturalismo, possono ricercarsi nel rifiuto della letteratura romantica perché basata sulla fantasia; sul rifiuto dei canoni tradizionali del bello, in quanto per la prima volta sino ad allora, rientra nella concezione del bello, la realtà anche se volgare; nell'affermazione del metodo dell'impersonalità, ovvero l'eclissi dell'autore, il quale deve scomparire dietro l'opera senza lasciarvi le tracce della propria personalità; nell'impostazione scientifica della narrazione; nel primato del romanzo, considerato l'unico tra i generi letterari in grado di adeguarsi rigorosamente al metodo scientifico.
Nel Naturalismo, quindi, lo scrittore è come se diventasse uno specialista che si limita ad osservare per poi descrivere il più fedelmente possibile i meccanismi sociali, in conformità al presupposto secondo al quale la letteratura può analizzare e rappresentare la natura umana, con la stessa oggettività con cui le scienze trattano i fenomeni naturali.
Per quanto riguarda i contenuti naturalisti, devono rappresentare tutti i gradini della scala sociale, dai più bassi per risalire ai più elevati, seguendo così il metodo scientifico, che procede sempre dal semplice al complesso.
Nel Simbolismo invece, è presente una specializzazione linguistica che fa della poesia, genere letterario di gran lunga più adottato, un linguaggio assoluto, caratterizzato appunto da simboli che lo rendono spesso di difficile decifrazione.
Il Simbolismo rifiuta le pretese scientifiche di spiegazione razionale dell'universo.
Sia il Naturalismo che il Simbolismo hanno il suo epicentro in Francia, ma si sviluppano poi in tutta l'Europa, e sebbene sembra che per un certo periodo convivano, il Simbolismo prende poi il sopravvento e domina infine incontrastato dal 1890 al 1905.
In questi anni il simbolismo confluisce nel Decadentismo, ovvero in quella civiltà letteraria e artistica affermatasi in Europa a cavallo tra i due secoli.
Il Decadentismo fa dell'estetismo, cioè del culto della bellezza e dell'arte, la sua principale parola d'ordine e dell'irrazionalismo la sua ideologia privilegiata, in quanto, il poeta rivelerebbe una verità superiore concepita intuitivamente o misticamente e dunque in modi del tutto sottratti alla razionalità.
Viene quindi radicalmente rifiutata la visione positivistica, poiché, il progresso, la ragione, la scienza, la concretezza, sono tutti valori che non possono dare la vera conoscenza della realtà, che è concepita come misteriosa ed enigmatica.
Si ha così la scoperta dell'inconscio, poiché l'arte tende sempre ad esprimere le associazioni profonde dell'io, la complessità dei sentimenti, e a collegare il mistero dell'anima a quello della vita stessa dell'universo.
Poiché nel decadentismo, la poesia è concepita come rivelazione dell'assoluto, il poeta è immaginato come il mediatore di tale rivelazione, mentre l'artista considerato come inventore e creatore, non deve più imitare la vita, come facevano gli scrittori naturalisti, ma crearla.
Sul piano politico gli scrittori decadenti appoggiano le nascenti ideologie nazionalistiche ed imperialistiche.
Per quel che riguarda la filosofia europea, possiamo dividere il periodo considerato, in due momenti: nel primo che dura fino all'ultimo decenni dell'ottocento, domina la cultura del Positivismo, mentre nel secondo che va dalla fine dell'ottocento e l'inizio del novecento, si assiste ad una reazione al Positivismo che arriva a mettere in discussione i caratteri e i metodi scientifici, che avevano prevalso sino ad allora.
Nelle società capitalisticamente più avanzate la cultura è rappresentata dall'insieme delle scuole pubbliche e private, che vanno dalle elementari alle università, e dal sistema editoriale, ovvero le pubblicazioni di libri, giornali e riviste.
Pian piano che il sistema editoriale cresceva si può benissimo capire come le riviste e i giornali svolgevano un ruolo fondamentale nella formazione culturale dei letterati, e come inevitabilmente si tendano a sostituire i caffè rispetto ai salotti, come luoghi d'incontro.
L'Antiromanzo
Nei primi anni del novecento in tutta Europa si assiste al rifiuto in blocco della narrativa da parte della nuova generazione che giunge a mettere in discussione il romanzo e la novella secondo le strutture ottocentesche, perché ormai sentiti come generi letterari vecchi. Nello stesso tempo però, sia alcuni autori della vecchia generazione, sia alcuni della nuova lavorarono per ricostruire una nuova narrativa e per rifondare il romanzo su nuove basi.
Nasce così l'Antiromanzo del novecento, nuova forma narrativa capace di comunicare la situazione interiore dei personaggi, la loro visione deformata del mondo, i loro incubi e le loro allucinazioni.
La diffusione di teorie che negano le leggi fisse e dichiarano la relatività di ogni concezione del mondo, introducono inoltre nuovi temi nell'immaginario degli scrittori: quelli della nevrosi, della memoria, della malattia, dell'uomo senza qualità.
La trama dell'Antiromanzo non è più quindi, caratterizzata da un fluire regolare dall'inizio alla conclusione della vicenda, ma si presenta senza un centro ben definito, infatti, è quasi impossibile individuare la fabula principale.
Lo spazio tende ad essere non più quello concreto di una città o di un paese, ma si configura come spazio simbolico, le descrizioni, infatti, mirano a creare uno sfondo dove evocare lo scenario delle crisi dei personaggi.
Il tempo non è più il tempo lineare, organizzato nella successione tra passato, presente e futuro, ma è ora caratterizzato da frequenti passaggi dal presente al passato e viceversa.
I personaggi hanno smarrito la loro identità, l'antieroe, il personaggio incerto, confuso ed incapace a definire la sua identità è il protagonista.
Le tecniche narrative sono spesso il racconto in prima persona, da parte di un io narratore, che si scruta, si autoanalizza, scava nei propri ricordi; il narratore ha perduto ogni onniscienza, non sa nulla di più di quello che sappia il personaggio.
Luigi Pirandello
la cultura letteraria, filosofica e psicologica
Pirandello si inserisce indiscutibilmente nella tradizione naturalistica italiana ed europea del novecento.
Tuttavia lo scrittore, attraverso l'accettazione dello schema tradizionale del romanzo giunge a rovesciarlo dimostrando che la realtà può assumere molteplici sfaccettature.
Intorno ai primi anni del novecento, dunque nel periodo della formazione e delle prime opere, la cultura di Pirandello presenta una forte influenza del pensiero positivista, assimilato però nella variante negativa tipica del Verismo siciliano, la scienza è concepita come una potenza capace di corrodere miti e credenze.
Con il trascorrere degli anni Pirandello comincerà comunque a porre in discussione il pensiero positivista, approdando così al soggettivismo novecentesco, che sostiene che il mondo oggettivo è solo una proiezione del nostro sentimento.
In campo psicologico, particolare importanza ha la lettura del libro dello psicologo francese Alfred Binet, che appunto in "Le alterazioni della personalità" aveva indagato la compresenza dei diversi livelli della vita psichica, consci ed inconsci, e dunque la pluralità dell'io in cui possono convivere diverse personalità.
Dall'influenza del Verismo siciliano, Pirandello deriva una critica al Simbolismo e all'Estetismo decadente, e così punta sulla scomposizione critica e sulla dissonanza, cominciando a considerare le possibilità offerte dall'umorismo, verso il quale si va indirizzando la sua ricerca artistica.
Il Relativismo Filosofico e la Poetica dell'Umorismo
L'elaborazione della poetica dell'Umorismo avviene tra il1904 e il 1908, anno in cui esce il volume "L'Umorismo", mentre del 1904 sono le due premesse iniziali, ovvero i primi due capitoli del "Il fu Mattia Pascal", che gettano le basi della nuova poetica.
Pirandello ogni volta che parla di Umorismo oscilla sempre tra due visioni: da un lato egli vede un limite ontologico dell'uomo, che da sempre si crea una serie di autoinganni e di illusioni attraverso le quali cerca di dare significato all'esistenza; dall'altro egli individua l'uomo e la terra come entità minime e trascurabili di un universo infinito, dal quale nasce il malessere tipico della modernità, che induce alla convinzione che fedi, valori ed ideologie sono solo autoinganni utili per sopravvivere, ma del tutto mistificatori.
L'Umorismo pirandelliano è anche l'espressione del pensiero e della cultura del Relativismo Filosofico. Esso presuppone la messa in discussione del Positivismo sia con il suo criterio della realtà oggettiva garantita dalla scienza, sia con l'altro criterio dell'idea della verità soggettiva, della centralità del soggetto, e della sua capacità di dare forma e senso al mondo.
La poetica dell'Umorismo nasce da una riflessione sulla modernità, e proprio perché l'Umorismo è l'arte del tempo moderno, nel quale le categorie di bene e di male, di vero e di falso, su cui si basavano la tragedia e l'epica, sono venute a mancare, propone un atteggiamento esclusivamente critico e negativo, fatto di personaggi problematici, ed inoltre non vengono risolte positivamente le questioni che affliggono l'uomo, ma messe in rilievo le contraddizioni e le miserie della vita.
L'arte umoristica è volta continuamente ad evidenziare il contrasto tra forma e vita e tra personaggio e persona.
L'uomo ha bisogno di autoinganni che costituiscono la forma dell'esistenza, data dagli ideali che ci poniamo, dalle leggi civili, dal meccanismo della vita associata.
La forma blocca la tendenza a vivere momento per momento al di fuori di ogni scopo ideale e ogni legge civile, essa cristallizza e paralizza la vita, forza profonda ed oscura che riesce ad erompere solo saltuariamente nei momenti di sosta o di malattia, di notte o negli intervalli in cui non si è coinvolti nel meccanismo dell'esistenza.
Il soggetto costretto a vivere nella forma, non è più una persona integra, ma si riduce ad una maschera, che recita la parte che la società esige da lui e che egli stesso si impone attraverso i propri ideali morali.
Sotto questa maschera non c'è un volto definito ed immutabile, non c'è "nessuno", così l'io si disgrega, si smarrisce e poi si perde.
La presa di coscienza di questa consistenza dell'io, suscita nei personaggi pirandelliani smarrimento e dolore: l'individuo, oltre ad avvertire di non essere più "nessuno", soffre ad essere fissato dagli altri in forme in cui non si riconosce. Alla base dell'opera pirandelliana si può scorgere il rifiuto delle forme della vita sociale, dei ruoli che essa impone e di un bisogno disperato di spontaneità.
L'istituto in cui si manifesta per eccellenza la trappola della forma che imprigiona l'uomo separandolo dall'immediatezza della vita è la famiglia.
Altre trappole sono: quella economica, la condizione sociale ed il lavoro.
L'unica via di relativa salvezza che si dà agli eroi pirandelliani è l'immaginazione, che trasporta altrove verso il fantastico, ed attraverso questa evasione essi possono sopportare l'oppressione del lavoro e della famiglia come nel "Il treno ha fischiato", oppure nella follia come in "Uno, nessuno e centomila".
Per Pirandello il personaggio non è coerente, perché non è più persona, ed ha davanti a sé soltanto due strade: o sceglie l'incoscienza, l'ipocrisia, l'adeguamento passivo alle forme; oppure vive amaramente, consapevolmente ed autoironicamente la scissione tra forma e vita.
Nel primo caso l'individuo è solo una maschera, nel secondo diventa una maschera nuda, consapevole degli autoinganni propri ed altrui, ma impotente a risolverli.
In questo secondo caso, la riflessione interviene continuamente a porre una distanza tra il soggetto e i propri gesti, distacco che nasce dalla riflessione sulle ragioni per cui una persona o una situazione sono il contrario di come dovrebbero essere.
Le Opere
Molte sono le opere, che scritte da Pirandello, riscontrarono e continuano a riscontrare grande fortuna; noi adesso andremo ad analizzare quelle che ormai si considerano dei classici.
"Il fu Mattia Pascal" è sicuramente una delle opere più importanti di Pirandello, in esso si applica esplicitamente la poetica dell'umorismo, e compaiono i temi fondamentali dell'arte pirandelliana, ovvero il problema della doppia identità, la critica al moderno e alla civiltà delle macchine.
Al di là di ogni ambito naturalistico, "il fu Mattia Pascal", è la storia di un piccolo borghese imprigionato nella trappola di una famiglia insopportabile, e di una condizione sociale deprimente, e che in virtù di un caso fortuito, si trova improvvisamente padrone di se.
Il protagonista diviene economicamente autosufficiente grazie ad una cospicua vincita al casino di MonteCarlo, e successivamente apprende di essere ufficialmente morto in quanto, la moglie e la suocera lo hanno riconosciuto nel cadavere di un annegato.
Mattia Pascal si sforza così di costruirsi un'identità nuova, ma tutti i suoi tentativi si rivelano purtroppo vani, poiché per la legge è deceduto.
Il romanzo è raccontato dal protagonista stesso in forma retrospettiva, in quanto Mattia Pascal al termine della sua vicenda, affida ad un memoriale l'esperienza; inoltre il racconto è focalizzato non sull'io narratore, che ha già vissuto i fatti e quindi sa tutto, ma sull'io narrato, quindi sul personaggio mentre vive i fatti.
Al punto di vista della narrazione naturalistica, si sostituisce un punto di vista soggettivo, parziale, mutevole, inattendibile ed inaffidabile che non fornisce una prospettiva certa sugli eventi, e contribuisce a dar valore alla relatività del reale.
L'esempio più appropriato della frantumazione dell'io e del relativismo pirandelliano che evidenzia il contrasto tra apparenza e realtà, è il romanzo "Uno, nessuno e centomila", narrazione retrospettiva (cioè quando la storia viene raccontata, i fatti sono già accaduti) condotta da una prima persona che è insieme voce narrante e protagonista della vicenda.
Il protagonista, Vitangelo Moscarda, inetto per eccellenza, scopre di non essere per gli altri quell'Uno che è per sé, in quanto la moglie Dida, svelandogli che il suo naso pende verso destra, ha squarciato tutte le sue certezze, avviando una riflessione sull'intera esistenza. Ecco visualizzato lo sbriciolamento del reale che da univoco (Uno) diventerà poliedrico (Centomila) e sfocerà infine nel nulla (Nessuno).
Vitangelo allo specchio, simbolo dell'io davanti a sé stesso, scopre di vivere senza "vedersi vivere". Si getta quindi all'inseguimento dell'estraneo inscindibile da sé, che gli altri conoscono in centomila identità differenti; facendosi protagonista attivo e cosciente della propria liberazione, invece, di estraniarsi dal mondo arroccandosi in un atteggiamento critico-negativo, scopre la vita nel rifiuto della forma e nella adesione all'indistinto naturale.
Il protagonista, infatti, si stacca dal proprio "fantoccio vivente", per se stesso, così è ormai nessuno; la distruzione dell'io è definitivamente consumata.
Vitangelo Moscarda comincia anzitutto a ribellarsi all'opinione che gli altri hanno di lui all'identità che gli hanno attribuita. Per raggiungere questo obiettivo, deve dissolvere la propria immagine pubblica di figlio di un banchiere usuraio; e per far ciò lui che non si era mai occupato degli affari della banca, vi penetra dentro fra lo sgomento degli impiegati e dei soci.
Dopo la morte del padre, Moscarda esige di occuparsi direttamente della banca e dei beni paterni che gli spettano; una volta padrone, propone di liquidare la banca, in modo di togliersi di dosso l'immagine del figlio dell'usuraio, arricchito grazie alle malefatte del padre.
I soci della banca e la moglie, lo giudicano pazzo e lo vogliono interdire, ma con l'aiuto di Anna Rosa, amica della moglie Vitangelo si accorda con il vescovo per devolvere i propri beni in opere di carità.
Quando un giorno Vitangelo cerca di baciare Anna Rosa questa, sconvolta dal suo modo di ragionare, gli spara con una pistola ferendolo gravemente.
Al processo, Moscarda la scagiona attribuendo al caso l'accaduto.
Vitangelo, che si era recato in tribunale con la stessa divisa dei mendicanti che vivono nell'ospizio che egli stesso aveva fatto costruire con i soldi dell'eredità devoluti, saprà trovare soltanto in quel luogo per poveri, il proprio vero io che gli era stato negato.
Vitangelo concluderà così la sua esistenza, nella serenità della natura, senza passato né futuro, estraniandosi dalla vita troverà così l'unica via per sfuggire alle centomila costruzioni che falsificano la realtà e la imprigionano in una forma distorta.
La novella "Il treno ha fischiato" è inserita nell'opera "Novelle per un anno". Quest'opera, da considerarsi come un insieme di novelle, presenta una struttura enigmatica, e rimane ancora misterioso il criterio con cui esse vengono organizzate, infatti, non sono disposte in senso cronologico e neppure sono raggruppate in modo tematico.
L'opera insomma è un'allegoria della dissipazione e della varietà della vita, del suo carattere frantumato ed insensato, in cui domina incontrastato il flusso distruttivo del tempo, che viene vissuto come vortice e caos.
I personaggi, le vicende e i paesaggi sono immersi nella tempestività caotica e casuale della vita, vengono posti davanti al lettore sia ambienti contadini, borghesi, nobiliari, sia ambienti internazionali.
Nelle novelle il paesaggio risulta distaccato rispetto all'uomo, e si può individuare l'ironico scenario delle sventure umane.
La struttura dominate delle novelle è quella di una "narrazione discorsiva" spesso fortemente parlata e comunque fondata sul principio dialogico della conversazione.
Un'altra costante strutturale è la varietà e la mobilità dei punti di vista adottati, delle focalizzazioni, delle tecniche narrative: si va dalla forma epistolare al racconto dialogato e alla narrazione oggettiva; si passa dalla prima alla terza persona, dall'appello al "tu" a quello a "voi".
Ponendo nuovamente la nostra attenzione alla novella "Il treno ha fischiato", possiamo dire che è stata pubblicata per la prima volta sul Corriere della Sera nel 1914.
Vi si narra di un impiegato modello, Belluca, che si ribella al capoufficio e viene portato in un manicomio. La ribellione è dovuta al fatto che egli ha intuito per la prima volta, dopo tanti anni di lavoro, l'esistenza di un'altra vita di un "oltre", al di là di quella usuale e monotona di ogni giorno.
Di quest'altra vita egli ha avuto improvvisa intuizione udendo il fischio di un treno, che provoca in lui la tendenza all'evasione nel mondo dell'immaginazione e della fantasia.
La percezione del fischio del treno rivela di colpo all'impiegato Belluca, la possibilità di un'esistenza mai vissuta, poiché Belluca è uno dei tanti impiegati alienati dal lavoro.
La routine del lavoro in ufficio e una situazione familiare penosissima, hanno trasformato la vita di Belluca in un meccanismo implacabilmente ripetitivo. Attraverso di esso la forma ha preso un sopravvento decisivo sulla vita, cioè sulla spinta delle pulsioni vitali.
Il fischio del treno, che ha la funzione di rivelazione improvvisa, stordisce e inebria Belluca, proponendogli la prospettiva allettante di un'altra vita.
Capitolo Settimo:
MATEMATICA
Il Trend e la Borsa
Ogni titolo quotato in Borsa è sottoposto ad un'analisi tecnica basata sul prezzo, la quale racchiude in se tutte le valutazioni e le aspettative su un indice o un titolo, e consta di una metodologia che utilizza la rappresentazione grafica delle quotazioni, con lo scopo di prevedere la direzione e l'intensità degli andamenti futuri.
Studiare la dinamica del prezzo, equivale quindi a monitorarne l'andamento; questo studio può essere effettuato nel breve, nel medio e nel lungo periodo.
Osservando il grafico storico di un titolo si potrà notare come i prezzi si muovono per un certo periodo in una direzione ben precisa: al rialzo, al ribasso o lateralmente.
Si dice allora che descrivono una tendenza o un trend.
I metodi più utilizzati per la determinazione del trend sono:
Perequazione per medie mobili;
Interpolazione con il metodo dei minimi quadrati.
La perequazione per medie mobili consiste nel sostituire ai dati rilevati, le medie semplici o ponderate, di cinque . nove . ecc . termini (nel nostro caso, intendiamo termini, la quotazione giornaliera di Borsa), di cui quello considerato occupa il posto centrale.
Con questo tipo di perequazione i valori risultano livellati, però il metodo presenta alcuni inconvenienti:
Si perdono i primi e gli ultimi termini, perché è impossibile perequarli;
La somma dei valori perequati non è uguale alla somma dei dati rilevati;
La scelta del numero dei termini con cui calcolare le medie è arbitraria.
Nel caso di medie mobili con un numero pari di termini, non esiste un termine centrale al quale assegnare il valore medio trovato, che dovrebbe essere posto fra due valori, e allora si calcola la media fra due medie successive. Questo tipo di media è detta media mobile centrale.
A differenza della perequazione per medie mobili, l'interpolazione con il metodo dei minimi quadrati, ossia la somma dei quadrati della differenza degli scarti, è più vantaggiosa perché permette di determinare una funzione analitica che esprima l'andamento di fondo di un fenomeno.
Si opera in primo luogo una perequazione grafica e si sceglie la funzione interpolante che si ritiene più adatta.
La perequazione grafica consiste nel tracciare una curva regolare che indichi l'andamento del fenomeno eliminando le irregolarità.
La scelta della curva è molto soggettiva e serve per facilitare la scelta della funzione che esprime l'andamento del fenomeno.
Le funzioni interpolanti più utilizzate sono:
La funzione lineare y = a + bx ;
La funzione esponenziale y = a * b^x .
Dato che la funzione lineare equivale ad una retta y = a + bx , dove "b" rappresenta il coefficiente angolare della retta e "a" il termine noto, mediante il metodo dei minimi quadrati si possono ricavare questi parametri dalla sommatoria dello scarto al quadrato:
y(a, b) = E ( yi - a - bxi )^2
Successivamente si calcolano le derivate parziali prima rispetto ad "a" e poi rispetto a "b":
y'(a) = 2 [ E ( yi - a - bxi ) ] -1 ;
y'(a) = 2 [ - E yi + n * a + b E xi ] .
y'(b) = 2 [ E ( yi - a - bxi ) ] ( - xi ) ;
y'(b) = 2 [ - E yi xi + a E xi + b E xi^2 ] .
Si mettono a sistema le due derivate parziali e si calcola il determinante della matrice dei coefficienti:
n E xi
D = = n E xi - ( E xi )^2
E xi E yi^2
Successivamente si calcola il determinante delle derivate parziali:
E yi E xi
D(a) = = E yi * E xi^2 - E xi * E xi yi
E xi yi E xi^2
n E yi
D(b) = = n E xi yi - E xi * E yi
E xi E xi yi
Per ricavare i parametri "a" e "b" si pongono i determinanti delle derivate parziali dul determinante della matrice dei coefficienti:
D(a) E yi * E xi^2 - E xi * E xi yi
a =
D n E xi^2 - ( E xi )^2
D(b) n E xi yi - E xi * E yi
b =
D n E xi^2 - ( E xi )^2
Successivamente si sostituiscono i parametri "a" e "b" ricavati, alla funzione principale stabilendo così la retta interpolante.
Per stabilire quanto i punti sono distanti dalla retta interpolante calcolata, si determina lo scarto quadratico medio o errore standard di stima:
E ( yi - y^i )^2
S yx =
n
Interpolazione esponenziale
Nell'interpolazione esponenziale non si applica direttamente il metodo dei minimi quadrati, in quanto il sistema che si otterrebbe non sarebbe lineare nei parametri "a" e "b", quindi sarebbe di difficile risoluzione; si opera quindi una trasformazione di variabili e dalla funzione y = a * b^ x utilizzando i logaritmi dei membri si ottiene la funzione:
Log y = Log a + x Log b
e posti : Log y = Y ; Log a = A ; Log b = B .
Si ricava la funzione :
Y = A + x B
I parametri "A" e "B" si calcolano mediante le formule relative al metodo dei minimi quadrati precedentemente analizzate.
Ottenuti i valori di "A" e "B" si sostituiscono alla funzione logaritmica e successivamente calcolando l'anti-logaritmo si ottiene la funzione interpolante.
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