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Storia 1861-1914




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Destra storica.Cade dopo il ministero Minghetti. Causa: liberismo. Opposizione: gruppo eterogeneo (imprenditori del nord, borghesia liberale, baroni del sud -nasce una nuova borghesia agraria, proprietari terrieri-, notabili del sud -borghesia umanistica: non ha prospettive di lavoro imprenditoriale, vede l'affermazione nel pubblico impiego-, grande aristocrazia. Cartello delle sinistre; destra in minoranza: elezioni del 76 il governo passa alla sinistra.

Governo Depretis. Annunciò il suo programma nel discorso di Stradella: 1) riforma della scuola pubblica: 1877 fu varata la legge Coppino che prevedeva l'istruzione elememtare obbligatoria, laica e gratuita. 2) riforma elettorale: 1882 si concesse il diritto di voto ai maschi di 21 anni che sapevano leggere e scrivere; quindi poterono accedere anche operai e artigiani, andò alla camera il primo deputato socialista Andrea Costa. 3) riforma fiscale: 1884, in seguito alla richiesta agraria, fu abolita la tassa sul macinato. 4) 1883 fu istituita la Cassa nazionale sugli infortuni del lavoro. 1882: nascita del partito socialista: Costa fonda il partito dei lavoratori che, nel 1892, prenderà il nome di partito socialista dei lavoratori italiani e poi partito socialista italiano (fondato da Turati, Labriola). Gli operai nascono con il processo di industrializzazione ma, fino al 1882 con la riforma elettorale, non erano considerati. Programma minimo: migliorare le condizioni di vita dei lavoratori con riforme economiche e politiche. Politica del trasformismo: pratica parlamentare che vede accordi tra destra e sinistra per costituire una maggioranza senza tenere conto della posizione ideologica dei partiti. Episodi di corruzione. L'opposizione a questa maggioranza  era costituita solo dalla sinistra estrema che espresse il partito radicale. Protezionismo: dal 1873 crisi agraria in tutta Europa per la concorrenza del grano americano; conseguenze sociali: scioperi e emigrazione. Necessità di proteggere le industrie nascenti e pressioni dei proprietari terrieri determinarono la scelta di una politica protezionistica. Il protezionismo avvantaggiò l'industria, sostenuta da sovvenzioni statali e legata all'apporto del capitale finanziario; avvantaggiò le grandi aziende cerealicole; danneggiò le colture specializzate e le aziende vinicole del centro sud a causa della guerra doganale con la Francia; danneggiò gli strati poveri della popolazione. Lo sviluppo industriale portò maggiore ricchezza al Paese, ma interessava solo alcuni ceti, così aumentò il divario tra le classi sociali e tra nord e sud: emigrazione meridionale verso le due Americhe. Politica estera: 1882 triplice alleanza: Germania, Austria e Italia contro la Francia. Cause della triplice alleanza: occupazione francese della Tunisia; isolamento diplomatico che non aveva consentito all'Italia di ottenere compensi sulle terre irredente; timore di un attacco francese. Il trattato era rinnovabile ogni 5 anni e destinato a rimanere in vigore fino al 1915; impegnava le tre nazioni ad aiutarsi in caso di aggressione da parte di un'altra potenza. Compensi territoriali all'Italia, la Germania sosteneva l'espansione dell'Italia nell'Africa del nord. Conseguenze: reazione repubblicana e irredentista; spinta conservatrice col rafforzamento di un nazionalismo sul modello prussiano. Politica coloniale: 1882 il governo italiano acquistò la baia di Assab dalla Compagnia marittima Rubattino; 1885 occupò Massaua in Etiopia ma venne duramente sconfitto nel 1887. Nello stesso anno muore Depretis.

Governo Crispi: ex democratico oppositore delle lotte operaie e contadine, ex patriota diventato nazionalista, convinto colonialista. Politica interna: 1) riorganizzazione dell'apparato statale: 1888 legge comunale e provinciale, legge sulla sanità pubblica e riforma carceraria; 1889 nuovo codice penale che abolì la pena di morte e non escuse il diritto di sciopero. 2) azione repressiva nei confronti di irredentisti, di associazioni cattoliche e del movimento operaio. 3) tentativo di riconciliazione tra Stato e Chiesa, ma fallì. Politica anticlericale: nel 1888 si abolì l'insegnamento religioso. Politica estera: 1) 1887-1898 guerra doganale con la Francia con pesanti conseguenze sulla viticoltura del sud. 2) ripresa della politica coloniale: 1889 trattato di Uccialli con l'Etiopia; 1890 ampliamento della base di Massaua e costituzione della colinia eritrea sul Mar Rosso; 1890 protettorato sui sultanati di Obbia e dei Migiurtini, basi della futura Somalia.          I cattolici italiani: ostilità Chiesa alla laicizzazione dell'istruzione pubblica e del diritto matrimoniale, alla libertà di stampa e alla tolleranza di altri culti. Cattolici intransigenti: non partecipavano alle elezioni politiche secondo il divieto pontificio e, nel 1875, costituirono l'Opera dei Congressi che doveva contrastare liberalismo, democrazia e socialismo. Cattolici conciliatoristici: volevano una riconciliazione Stato-Chiesa, favorita dall'enciclica Rerum Novarum di Leone XIII nel 1891.

Congresso di Genova: parteciparono organizzazioni contadine, società operaie, Camere del lavoro. Si decise la formazione del nuovo partito dei lavoratori che prese il nome di Partito Socialista italiano. (Quello costituito da Costa nel 1882 venne sciolto da Depretis nel 1886 ma, grazie alla conversione al socialismo di Turati e altri democratici radicali e alla diffusione delle idee di Marx, venne rifondato da Turati e Labriola).

Primo ministero Giolitti (dopo il breve governo di Rudinì 1891-92): atteggiamento liberale nei confronti delle opposizioni socialiste e cattoliche. Si diffuse il movimento della democrazia cristiana. Rivolta dei Fasci siciliani promossa da contadini rovinati dalla crisi economica e dalla politica protezionistica. Giolitti non reagì con la forza; a causa della sua debolezza, della sua proposta di un'imposta progressiva sul reddito e a causa dello scandalo della Banca Romana (che aveva commesso irregolarità nell'emissione di banconote e aveva accordato favori ai giornali e a uomini politici tra cui Giolitti), fu costretto a dimettersi.

Ritorno di Crispi. Stroncò i Fasci siciliani e altri moti analoghi nella Lunigiana nel 1894. Sciolse con forza il partito socialista (che poi si riformò nel 1895 con il quotidiano "Avanti!") e Camere del Lavoro. Cancellò dalle liste elettorali molti cittadini. Tentò di risanare il bilancio aumentando il carico fiscale. Fece una campagna contro l'Etiopia e venne sconfitto ad Adua nel 1896. Si rafforzarono le opposizioni: si formò la Lega della Libertà a Milano composta da socialisti e democratici. 1896 Crispi fu costretto a dimettersi.

Ministero Rudinì. Pace di Addis Abeba con l'Etiopia. 1898 cessazione della guerra doganale con la Francia. 1897 cattivo raccolto e blocco delle importazioni di cereali dagli USA provocarono sommosse per il caro-pane. Seguirono dure repressioni guidate dal generale Beccaris.

Ministero Pelluox. Tecnica dell'ostruzionismo: tentò di far approvare leggi che limitavano la libertà di stampa e di associazione, ma venne bloccato dalla sinistra. Sciolse la Camera; alle nuove elezioni vinse l'opposizione.

Ministero Saracco. Tentò di conciliare le opposizioni, ma era troppo tardi. Venne assassinato il re Umberto I. Si instaurò quindi un nuovo clima politico che vide la crescita di forze progressiste raggruppate in nuove alleanze.

Ministero Zanardelli.

Secondo ministero Giolitti. Egli riuscì a isolare l'ala massimalista del Partito socialista. 1913 patto Gentiloni stabilì un'alleanza tra partito liberale e cattolici. In occasione di scioperi scoppiati a Mantova e nella Val Padana, proclamò la libertà di sciopero. 1904 primo grande sciopero della storia proclamato dall'ala rivoluzionaria del Partito socialista. Giolitti non usò la forza, fece nuove elezioni che furono più favorevoli ai gruppi moderati. 1907 1912 e 1913 altri scioperi; Giolitti non intervenne, gli imprenditori si organizzarono nella Confindustria e si armarono contro gli scioperanti. In campo finanziario, Giolitti, mantenne il bilancio dello Stato in pareggio; nel 1906 attuò la conversione della rendita nazionale cioè la diminuzione degli interessi dei Buoni del Tesoro. In campo economico stimolò la produzione industriale (già favorita dalla fine della grande depressione nel 1896) con la politica protezionistica e con commesse statali. Riforme (rispondevano al programma minimo dei socialisti): 1902 1904 legislazione per il sud; 1905 nazionalizzazione delle ferrovie; 1906 legislazione del lavoro; 1911 monopolio statale delle assicurazioni sulla vita; 1912 legge elettorale: suffragio universale maschile. L'industria decollò, ma le condizioni del Mezzogiorno rimangono invariate. Lotte contadine e emigrazione massiccia. Guerra di Libia: 1911-12 accordi con la Francia, l'Inghilterra, la Russia per le ripartizioni delle zone in Africa. I settori industriali e bancari iniziarono una politica di penetrazione economica in Libia; l'opinione pubblica vedeva nella Libia nuove possibilità per l'emigrazione. Parte dei socialisti, dei repubblicani, dei radicali e intellettuali come Salvemini e Einaudi erano contrari alla guerra. La Libia apparteneva alla Turchia: guerra difficile che si concluse con la pace di Losanna che stabiliva la sovranità italiana sulla Libia. Socialisti: frattura tra riformisti e massimalisti; questi ultimi erano rappresentati da anarco-sindacalisti, seguaci di Sorel. 1904 nel congresso di Bologna i massimalisti assunsero la guida del partito e fecero uno il primo grande sciopero della storia. Dopo i riformisti ripresero il potere. La guerra di Libia inasprì i contrasti tra le due ali del socialismo: i socialisti rivoluzionari espulsero dal partito i riformisti che avevano appoggiato la guerra in Libia; questi poi fondarono il Partito socialista riformista italiano. Cattolici: maggiori esponenti della democrazia italiana erano Murri e Sturzo; essi diedero vita a un sindacalismo cattolico nel nord e organizzarono leghe contadine nel sud. 1904 Alleanze clerico-moderate permisero ai cattolici l'ingresso alla camera. 1913 patto Gentiloni: i cattolici si impegnavano a votare candidati liberali che non facessero una politica anticlericale. Nazionalisti: nasce il movimento nazionalista: esso era bellicista, imperialista e razzista. Si costituisce come partito nel 1910 a Firenze. Era formato da una piccola borghesia ansiosa di affermarsi socialmente. Furono sempre interventisti. Crisi del sistema giolittiano: Cause: i liberisti e i meridionalisti criticavano il protezionismo economico e la corruzione politica. I nazionalisti e i socialisti rivoluzionari (influenzati da Mussolini) presero campo. Alcuni settori della destra liberale erano contrari al suffragio universale e volevano una politica più autoritaria e aggressiva. Alle elezioni del 1913 parteciparono anche le masse che sfuggivano al controllo di Giolitti. Rallentamento dello sviluppo economico dal 1913 portò ad agitazioni sociali. 1914 Giolitti si dimette nonostante l'appoggio dei cattolici: egli contribuì al progresso economico e sociale del proletariato e allo sviluppo industriale. A lui succedette il governo Salandra 1914-1916.

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