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Scoperta e i primi insediamenti




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SCOPERTA E I PRIMI INSEDIAMENTI





L'ESPLORAZIONE E LA SCOPERTA:



Dopo diversi secoli di abbandono, solo verso la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo navi europee riprendono a percorrere le misteriose rotte al di là delle colonne d'Ercole verso ovest e sud. Gli scopi sono molteplici, soprattutto esigenze commerciali, ad esempio la necessità di aggirare da ponente il forte regno d'Egitto (a quell'epoca ostacolo ai commerci) e il desiderio di impadronirsi direttamente alle favolosi fonti d'oro dell'Africa tropicale.

Sono principalmente Genovesi e Catalani i protagonisti di questa prima esperienza, per altro destinata ad esaurirsi nel giro di pochi decenni per la crisi economica e demografica dell'Europa della metà del XIV secolo.


Nel XV secolo, però, ricominciano le spedizioni; promotore dell'iniziativa è il Portogallo all'epoca un piccolo, povero e spopolato paese.

I Portoghesi, che si sono liberati da poco più di 150 anni dalla dominazione mussulmana, traggono profitto dalla loro privilegiata posizione geografica e da una migliore esperienza atlantica. Viene, infatti, risolto solo in quegli anni un problema tecnico che fino ad allora aveva contrastato la navigazione lungo il litorale africano: è infatti messa a punto una rotta che permette alle caravelle di ritornare in Europa sfruttando l'aliseo di sud-ovest. La scoperta del sistema per vincere l'ostacolo dei venti costanti che soffiano verso sud e, soprattutto, il superamento di una certa riluttanza psicologica a navigare verso mari sconosciuti sono le condizioni che consentono ai Portoghesi di essere pronti per giocare un ruolo da protagonisti nella nuova avventura.












I PROTAGONISTI INIZIALI:



Discendendo le coste dell'Africa occidentale, tra l'attuale Senegal e la Nigeria, i Portoghesi scoprono una serie di piccole città costituite, se non da un solo villaggio, da pochi villaggi legati ad uno più importante. I primi europei si trovano quindi di fronte ad una estrema frammentazione politica alla quale corrisponde uno stato di continua belligeranza tra una comunità e l'altra.

Tale situazione, unita al fatto che i nuovi venuti non aspirano a conquiste territoriali, rende agevole lo stabilirsi di rapporti pacifici con gli indigeni. Anzi, in non pochi casi sono gli africani stessi a chiedere agli europei di installarsi sulla costa sia per favorire i commerci, sia per proteggere il villaggio dagli attacchi dei confinanti.

La situazione non si modifica neanche quando i Portoghesi entrano in contatto con le grandi realtà politiche dell'Africa occidentale: il Regno del Benin e il grande Regno di Congo.

Rispetto ai piccoli stati tribali della costa di Guinea si tratta di entità sociali ed amministrative molto complesse, che praticano un vero e proprio controllo del territorio e dei commerci tramite una rigida scala gerarchica con al vertice un monarca.

Anche in questi casi i rapporti tra europei e africani sono sostanzialmente buoni: il re del Portogallo si riferisce al re del Congo chiamandolo "suo fratello".


Diversa è la situazione che i portoghesi incontrano in Africa orientale. Doppiato il Capo di Buona Speranza, Vasco de Gama ed i suoi raggiungono una dopo l'altra una serie di straordinarie città delle quali fino ad allora gli europei non sospettavano neppure l'esistenza.

In effetti quelle città erano fiorite da 200 anni prima che i portoghesi vi arrivassero e da secoli erano scalo ed approdo di mercanti arabi, persiani, indiani e cinesi. E' un mondo profondamente impregnato di cultura islamica, la cui prosperità si basa non sulla produzione bensì sugli scambi.

Dopo un primo momento i portoghesi si gettano a capofitto in selvagge aggressioni e saccheggi che hanno l'obiettivo di distruggere il potere di queste città-stato.

In termini complessivi si può quindi affermare che, per un lungo periodo durato oltre 300 anni, le relazioni fra gli europei e gli africani furono prevalentemente pacifiche. In oltre per secoli gli insediamenti costieri europei ebbero la capacità di calamitare le popolazioni locali in un rapporto di reciproca protezione e rispetto.









I COMMERCI E L'ORO:


Già molto tempo prima che si mettesse in moto la complessa macchina dell'esplorazione, in Europa erano giunte voci dei mitici tesori dell'interno dell'Africa. Queste leggende avevano trovato una clamorosa conferma nelle cronache del pellegrinaggio alla Mecca, dell'imperatore del Mali, il cui oro aveva strabiliato e messo in difficoltà l'economia dello stesso Egitto.

Così quando le prime navi portoghesi incominciarono a percorrere le rotte dell'Africa, uno degli obiettivi principali fu la scoperta e la conquista di queste misteriosi fonti, fino ad allora saldamente controllate da mercanti mussulmani.

E' soprattutto l'oro Africano, inizialmente trovato in copiosissima quantità, che fornisce le più consistenti entrate e consente ai portoghesi di finanziare le spedizioni ed i primi insediamenti. Ben presto però cominciano ad arrivare dall'Africa anche avorio, spezie ed i primi schiavi; in cambio i portoghesi portano oggetti di metallo, tessuti, collane di vetro e di corallo.

Salvo per il commercio dell'oro, che normalmente la Corona si riserva di gestire direttamente, i traffici vengono affidati a privati, ai quali sono concesse licenze in cambio di tasse e oneri doganali.

Tra il 1600 ed il 1640 lo scenario cambia radicalmente. I portoghesi non riescono a respingere la pressione dei nuovi arrivati, soprattutto olandesi seguiti ben presto da francesi, danesi, svedesi ed inglesi.

In realtà il Portogallo, a parte la difficoltà militare, ha ormai concentrato il suo interesse prevalente verso i traffici con l'Asia che viene raggiunta con una rotta che, per utilizzare i venti costanti, tocca le Canarie, sfiora il Brasile e raggiunge l'Africa solo all'altezza del Capo di Buona Speranza. Per garantirsi questo traffico i portoghesi sono perciò interessati solo a difendere poche piazze sulla costa occidentale dell'Africa ed alcune basi su quella orientale.

A differenza dei portoghesi, gli stati europei non agiscono direttamente ma tramite compagnie commerciali. Per gli olandesi la "West Indische Compagnie", per i francesi "La Compagnie du Sènègal", per gli inglesi la "Royal African Company".

Le caratteristiche delle compagnie commerciali sono simili: si tratta di organizzazioni ad economia mista con la partecipazione degli stati e di privati normalmente vicini alla Corona.

Dopo l'iniziale periodo di competizione, per tutto il XVIII secolo la situazione si normalizza e gli affari delle compagnie prosperano. Oltre all'oro gli europei hanno imparato a diversificare i loro commerci: dall'Africa si esportano avorio, gomma, pelle, legname, spezie e soprattutto merce umana. E' qui che ha inizio la tratta degli schiavi.




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