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L'avvento del Fascismo




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L'avvento del Fascismo


Nel dopoguerra l'Italia che era uscita vincitrice dal conflitto, dovette affrontare numerose difficoltà economiche:la riconversione produttiva, la disoccupazione, la crisi finanziaria. Il peggioramento della situazione economica provocò una pesante inflazione e un inasprimento dei conflitti sociali. A questi fattori di malcontento si unirono la delusione per la "vittoria mutilata", un espressione coniata da Gabriele D'Annunzio, che rinfocolò le vecchie polemiche fra intervenisti e pacifisti, e il rancore dei reduci di guerra (cioè coloro che erano tornati a casa), spesso disoccupati e disillusi per le mancate riforme promesse durante il conflitto, prima tra tutte la riforma agraria; le promesse non poterono essere mantenute: gli agricoltori trovarono i campi incolti, e molti operai rimasero senza lavoro perché la maggior parte delle fabbriche erano chiuse per mancanza di materie prime. In varie città italiane scoppiarono scioperi e manifestazioni di protesta. I grossi industriali e i proprietari terrieri temevano una rivoluzione socialista e chiedevano un deciso intervento del governo per reprimere i moti di protesta.

In un clima di incertezza e di malcontento generale, si fece avanti Benito Mussolini, un giornalista poi entrato in politica, che formò a Milano un'associazione chiamata "Fasci di combattimento". In poco tempo vi aderirono numerose persone, convinte che solo l'ordine, l'autorità e la forza avrebbero potuto porre rimedio alle difficoltà del momento. I Fasci di combattimento erano chiamati anche Camicie Nere, dal colore della divisa, alcuni simboli dei Fasci furono il saluto romano a braccio teso e il grido di battaglia "Eia eia alalà". Grazie all'appoggio economico degli industriali e dei proprietari terrieri, al silenzio del governo e delle forze dell'ordine, il movimento fascista diventò sempre più violento. Operai, socialisti e sindacalisti venivano quotidianamente picchiati e costretti a bere l'olio di ricino come punizione; alcuni vennero torturati e morirono per le violenze subite.

I Fasci si moltiplicarono ed adottarono una struttura paramilitare, e formarono le Squadre d'Azione, cioè nuclei armati per azioni contro gli oppositori. Gli obiettivi degli squadristi erano spezzare il movimento operaio, rovesciare le amministrazioni comunali di sinistra ed agire contro qualsiasi sindacato.

Nonostante la campagna di violenza, i sostenitori del fascismo aumentavano ogni giorni e, nel 1921, Mussolini decise di trasformare il movimento in un partito politico: nasceva così il Partito nazionale Fascista (Pnf).

Le elezioni del 1921, segnarono la caduta del governo Giolitti con il successo dei fascisti. La debolezza degli organi dello Stato nei confronti delle violenze squadriste persuasero Mussolini che fosse il momento di prendere il potere. Egli ordinò ai suoi seguaci di intraprendere la marcia su Roma (26 ottobre 1922). Il presidente del consiglio Facta proclamò lo stato di assedio, per impedire l'ingresso dei fascisti nella città, ma il re Vittorio Emanuele III, compiendo un vero e proprio colpo di Stato, rifiutò di firmarlo e invitò Mussolini a recarsi a Roma per formare un nuovo governo.

Egli diede vita ad un governo di coalizione ed istituì il Gran consiglio del fascismo.

La lista nazionale capeggiata da Mussolini, ottenne maggioranza nelle elezione del 1924; Giacomo Matteotti, che aveva denunciato in Parlamento i brogli elettorali compiuti dei fascisti, venne assassinato. Sull'onda dell'indignazione il governo si sciolse.

Il fascismo assunse caratteri di un regime forte, sia dal punto di vista economico, sia politico, sia espansionistico tra cui la conquista del Paese africano dell'Etiopia.

La politica agraria del regime si realizzò dopo che il fascismo aveva organizzato una politica brutale nei confronti delle campagne, eliminando ogni conquista dei contadini e dei braccianti ottenuta subito dopo la guerra. Inoltre fu introdotta una legge per limitare i movimenti dei contadini dalle campagne alle città. Nel giugno del 1925 fu lanciata la 'battaglia del grano', con l'obiettivo di raggiungere l'autosufficienza in campo granario, grazie anche al reinserimento di un dazio sulle importazioni di grano. Erano previste la meccanizzazione della produzione, la concimazione chimica, la sperimentazione culturale. L'obiettivo non fu raggiunto, ma la campagna ebbe un forte effetto propagandistico, e le foto del Duce che trebbiava il grano a torso nudo erano molto popolari negli anni Trenta, facendo aumentare il consenso.

In campo economico, la rivalutazione della lira, che il duce difese con ogni mezzo ("quota novanta") per rinvigorire il mercato, comportò il ristagno economico e l'impoverimento dei ceti più deboli.

Mussolini capì che per consolidare il regime aveva bisogno di un accordo con la Chiesa. Si giunse così dopo lunghe trattative ai Patti lateranensi, con i patti il pontefice riconosceva Roma come capitale del regno d'Italia, mentre il governo italiano ammetteva la religione cattolica come unica religione dello Stato e riconosceva al papa la sovranità sul nuovo Stato della Città del Vaticano.

Comunque, nel frattempo, aumentarono anche gli oppositori al regime che annoveravano tra le loro filanche molti intellettuali tra cui Benedetto Croce, Gramsci ecc.

Inoltre codesto fu un periodo di grande propaganda, nacquero l'Opera nazionale Balilla per i ragazzi dai 6 ai 18 anni e i gruppi universitari fascisti per i giovani universitari; nelle scuole fu introdotta l'ora di educazione fascista il cui slogan era "credere, obbedire, combattere". Quindi anche la scuola venne riformata in senso fascista  e divenne mezzo di propaganda cioè tecnica politica utilizzata da un regime o forza politica e finalizzata a diffondere idee per ottenere il consenso dell'opinione pubblica, e venne applicata anche alle fonti di informazioni come giornali, stampati, radio ecc.

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