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"il sessantotto e la rivoluzione tecnologica"




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"IL SESSANTOTTO

E

LA

RIVOLUZIONE

TECNOLOGICA


A CURA DI MASSIMO CAPUANO




































PREMESSA


Negli anni '60 il mondo occidentale evidenziava benessere economico e stabilità sociale. Scongiurato il pericolo di una terza e definitiva guerra mondiale con l'attenuarsi degli attriti tra Usa e Urss, il sogno di un'esistenza serena, agognata soprattutto in Europa durante i durissimi giorni della ricostruzione successiva al 1945, si era per molti realizzato, e negli anni '60 molti Stati,fra i quali l'Italia grazie ad un cospicuo aiuto dall'America con il piano Marshall si formarono sul modello americano favorendo imprese private o controllando quelle più produttive.Si poterono toccare così con mano i primi risultati del cosiddetto 'miracolo economico'.L'emancipazione nei comportamenti individuali,la parificazione dei diritti uomo donna,la scolarizzazione di massa e la rivoluzione tecnologica sono state tra le più vistose conquiste di quei fatidici anni.

Un numero sempre maggiore di famiglie poteva permettersi cose che, fino a pochi anni prima, erano viste come lussi irraggiungibili: l'automobile, la televisione, le ferie al mare,i giovani volevano essere diversi dai loro genitori e volevano seguire la pista dell'essenziale si vestivano in modo trasandato, i ragazzi e le ragazze avevano lo stesso abbigliamento, entrambi i sessi avevano i capelli lunghi e i ragazzi la barba .
















Il '68 va inserito in un discorso planetario poiché tale fenomeno interessò tutti i principali paesi del mondo, avendo alla propria base le medesime istanze di emancipazione e di miglioramento delle condizioni generali di vita.

Intanto si diffondevano nei giovani occidentali nuove ideologie di tipo rivoluzionario come il maoismo o il marxismo di Marcuse, che causarono disordini ovunque. La contestazione giovanile fu un fenomeno condiviso da molti, ma animato, in realtà, solo da una parte di giovani, gli studenti (prevalentemente universitari), che disponevano del tempo e delle risorse necessarie per organizzare un vasto movimento di protesta. Le rivolte studentesche scoppiarono nel1964 nelle università degli U.S.A., non solo come risposta ad un desiderio di ribellione, ma, soprattutto come una forte presa di posizione contro la discriminazione razziale e la guerra in Vietnam. La protesta si propagò in Europa e in Italia dal 1967 ed esplose nel 1968, quando i movimenti studenteschi diedero vita ad accese manifestazioni che degenerarono in brutale violenza e assurde lotte armate.








LE CAUSE DELLA PROTESTA


Il sessantotto è una delle rivoluzioni che ha scosso il mondo intero e grazie alla simultaneità e la vastità geografica delle rivolte si assistette a forme di ribellione simili e contemporanee, senza che vi fosse stata alcuna forma di preparazione o di coordinamento. Tra la metà degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, le giovani generazioni dei paesi più diversi si sono ribellate ai rispettivi sistemi politici, culturali e sociali.

Uno dei motivi più forti di aggregazione dei movimenti di protesta in tutto il mondo è sicuramente la guerra nel Vietnam, evento chiave della politica internazionale degli anni Sessanta.

I giovani e gli studenti che scendevano in piazza per il Vietnam vedevano in quegli orrori l'infrangersi della pace e degli equilibri internazionali, e col crescente invio di truppe regolari a partire dal 1965 dalla lotta sociale si passò a una contestazione politica. I movimenti attaccavano il governo per il suo imperialismo dimostrato nell'intervenire in una guerra così distante che non era sentita dalla gente come 'giusta'. Il Vietnam è stata la prima guerra televisiva:tutti gli orrori di una guerra moderna erano diventati il film quotidiano che le famiglie americane guardavano. Ben presto le immagini della guerra furono affiancate da quelle delle proteste contro l'intervento americano.
Nel marzo 1965, quando l'America decise di intervenire in Vietnam, 25.000 dimostranti protestarono a Whasington mentre a Berkeley 12.000 dimostranti in marcia verso gli accantonamenti dell'esercito furono respinti dalla polizia con gas lacrimogeni.
Le proteste contro il ruolo che gli USA avevano assunto nel vietnam fino ad allora erano rimaste confinate nelle università.




L'incendio delle cartoline precetto, era il metodo preferito dai dimostranti per fa capire la drammaticità e l'inutilità di questo intervento. In Vietnam a seguito degli accordi di Ginevra del '54, era stato diviso in due repubbliche: Vietnam del Nord a regime comunista, con capitale Hanoi e Vietnam del Sud a regime dittatoriale, con capitale Saigon e sostenuto dagli Americani, interessati al contenimento dell'espansione comunista nell'Asia del Sud.Tra il '57 e il '59 la situazione politica del Vietnam del Sud degenerò nella guerriglia e con i Vietcong, sostenuti dalle masse contadine, guidati dal Vietnam del Nord e con l'appoggio delle grandi potenze comuniste: Cina e Unione Sovietica. Gli USA, preoccupati, decisero di intervenire, dapprima con l'invio di consiglieri militari, poi direttamente con truppe e mezzi aerei e navali. L'impegno militare americano aumentò progressivamente e nonostante la consistenza delle truppe, non riuscirono comunque a predominare nella lotta.






La difficoltà dell'esercito americano, tuttavia, non coinvolgeva solo il punto di vista militare e bellico, ma anche quello morale.Gli Stati Uniti vissero con la guerra del Vietnam, uno dei periodi più difficili della loro storia.

Fu infatti una guerra impopolare: numerosi giovani protestarono, chiedendosi per quale ragione dovessero abbandonare la famiglia, lo studio e il lavoro per andare a combattere in una terra tanto lontana e perché una grande potenza come gli Stati Uniti non fosse in grado di sconfiggere rapidamente una nazione tanto più piccola e povera come il Vietnam.

A queste proteste, i governo rispondeva che la guerra era necessaria, in quanto non bisognava permettere al comunismo di espandersi nel Vietnam e da li conquistare tutta l'Asia sud-orientale, e che la difficoltà nascevano dal fatto che il Vietnam del nord non combatteva in modo tradizionale, schierando in campo aperto il proprio esercito, ma usava la tattica della guerriglia.

Questo modo di combattere, caratterizzato da azioni improvvise e rapide, era particolarmente difficile da affrontare.

In ogni caso, l'opinione pubblica non fu mai del tutto favorevole alla guerra, anche a causa del crescente numero dei morti e dei feriti.

Militarmente la campagna si risolse in un insuccesso, ma ebbe devastanti effetti psicologici sul morale delle truppe statunitensi e soprattutto sull'opinione pubblica: gran parte dei cittadini americani era ormai giunta a convincersi che non fosse possibile vincere la guerra. Gli USA persero per la prima volta una guerra, con 60.000 morti e 100.000 mutilati. Tale perdita rappresentò una ferita morale e psicologica per un'intera generazione e un terribile evento militare ed economico che ridimensionò il ruolo planetario degli USA. I soldati americani reduci dal Vietnam, rappresentarono a lungo una mina vagante per la società americana, diventando spesso il simbolo di una colpa da cancellare.





La guerra fu oggetto di un dibattito politicamente libero, che permise all'opinione pubblica mondiale di opporsi in modo crescente man mano che le truppe americane venivano coinvolte. Attorno al Vietnam si creò una vasta mobilitazione di movimenti giovanili e di studenti universitari americani collegati al movimento pacifista e a quello per i diritti civili. Tutti i principali momenti di lotta nei campus universitari, dai grandi scioperi alle occupazioni, prendevano di mira la guerra nel Sudest asiatico, ma la loro era soprattutto una ribellione nei confronti dell'istituzione scolastica che in quegli anni era attraversata da una profonda crisi.

Il movimento degli studenti rivendicava un mondo libero e pacifico e rifiutava i modelli tradizionali di vita imposti da politica, religione e scuola. Perseguiva valori egalitari, anti-borghesi, anti-autoritari e anti-militaristi.



CONTRO IL VIETNAM


Tutto il mondo condanna il comportamento degli americani, rei di aver distrutto intere popolazioni, sfiorando il genocidio, quasi inutilmente, paragonandoli addirittura all'azione nazista della seconda guerra mondiale. L'opposizione alla guerra del Vietnam è il punto comune che unisce i movimenti studenteschi di tutto il mondo : gli Stati Uniti, prima potenza mondiale munita di potentissime armi, contro uno dei più piccoli popoli di contadini asiatici. I temi della protestai furono l'imperialismo americano e il razzismo.Già nel 1961 i movimenti per l'uguaglianza razziale che si erano attivati per ottenere la scomparsa della segregazione nei servizi pubblici, in una società dove vigeva la segregazione di carattere razziale istituzionale nella vita di tutti i giorni (bagni pubblici, posti sull'autobus, scuole, ospedali, istituzioni religiose e chiese erano distinti per razza). I movimenti organizzarono Freedom Marches, azioni di protesta non violenta che andavano dal sit-in alla disobbedienza, sotto l'influenza di Martin Luther King, che aveva elogiato la tattica non-violenta per il raggiungimento dei fini di parità sociale, ma a causa delle aree più violente dei movimenti che si erano venuti a creare ci fù una profonda revisione degli obbiettivi del movimento degli afro-americani .

Questi movimenti trasformarono le ideologie in concrete azioni di lotta. Martin Luther King fu l'unico in grado di rappresentare la minoranza nera a livello nazionale. Pacifista convinto e grande uomo del Novecento, Martin Luther King Jr. nasce il 15 gennaio 1929 ad Atlanta (Georgia), nel Profondo sud degli States.




Suo padre era un predicatore della chiesa battista e sua madre una maestra.Il giovane Martin studia teologia e vince una borsa di studio che gli consente di conseguire il dottorato di filosofia diventando l' ispiratore e l' organizzatore delle iniziative per il diritto di voto ai neri e per la parità nei diritti civili e sociali, oltre che per l'abolizione, su un piano più generale, delle forme legali di discriminazione ancora attive negli Stati Uniti.

Il movimento che si batte per i diritti di tutte le minoranze e che si fonda su ferrei precetti legati alla non-violenza ispirate a Ghandi che nel 1964 gli fecero ricevere ad Oslo il premio Nobel per la pace. Durante gli anni della lotta, King viene più volte arrestato e molte manifestazioni da lui organizzate finiscono con violenze e arresti di massa; egli continua a predicare la non violenza pur subendo minacce e attentati,ma quando modifica la sua impostazione politica e si dichiara contrario alla guerra del Vietnam e si astiene dal condannare le violenze delle organizzazioni estremiste, denunciando le condizioni di miseria e degrado dei ghetti delle metropoli, entra in conflitto con la Casa Bianca. L'attentato che lo uccise il 4 aprile 1968 coincise con il definitivo declino delle rivendicazioni dei movimenti in quanto nessuno fu capace di raccogliere la sua eredità, né fornire alla gente una nuova via da seguire.

Dopo l'attentato a Luther King crollarono tutti quegli ideali di uguaglianza e di protesta non violenta, era l'unico in grado di portare avanti una battaglia pacifica con lo spirito di fratellanza ma più delle volte a causa delle frangie più violente degenerata in risse e arresti.Ormai diventato personaggio scomodo per la polizia e lo Stato si pensa possa essere stato vittima di un complotto. Il killer fu arrestato a Londra circa due mesi più tardi, si chiamava James Earl Ray, ma rivelò che non

era stato lui l'uccisore, anzi sosteneva di sapere chi fosse il vero colpevole. Nome che non poté mai fare perché venne accoltellato la notte seguente nella cella in cui era rinchiuso. La morte di Martin L. King è accompagnata da molti interrogativi a cui ancora oggi non si è riusciti a dare risposta,come nel caso Kennedy i diversi storici vedono molte analogie, la figura di Luther King resterà scolpita nell'immaginario di tutto per la tenacia ed il coraggio dimostrato nel perseguire la causa della gente di colore, per di più senza l'uso delle armi. Due mesi dopo, il 5 giugno, l'arabo di Gerusalemme Sirhan Bishara Sirhan, con tre colpi di revolver, rende lo stesso servizio a Robert Kennedy, nel pieno di una campagna elettorale che, secondo i sondaggi era destinato a vincere. Le elezioni di novembre, invece, porteranno alla Casa Bianca il repubblicano Richard Nixon.









INTANTO NEL MONDO..


Nel 1968 è il Vietnam il punto sul quale si concentrano gli sforzi bellici americani , che sono contemporaneamente alle prese con vari movimenti di liberazione armati in America Latina e in altri continenti. Con tutte queste tensioni è ovviamente messo in discussione l'ordine mondiale e le divisioni definite durante il congresso di Yalta. Il mondo appare, così, in evoluzione, agli occhi dei movimenti studenteschi; i quali si interrogano se non sia giunta l'ora di cambiare le vecchie egemonie delle principali potenze mondiali.

Sul fronte sudamericano, nel 1967 viene ucciso il medico Ernesto Guevara , dirigente e teorico della rivoluzione cubana, deceduto in Bolivia durante una rivolta di minatori in una miniera di stagno. Fiero guerriero dall'animo indomito, il Che si rivela abile stratega e combattente impeccabile. A fianco di una personalità forte come quella di Castro ne assume le direttive teoriche più importanti, assumendo l'incarico della ricostruzione economica che portò Cuba al rovesciamento della dittatura di Fulgencio Batista e all' ascesa al potere di Fidel Castro.




Gli antefatti del movimento si ricollegano al clima di violenza e sopraffazione imposto a Cuba da Batista dopo il colpo di stato che lo aveva riportato al potere nel 1952. Ritenuta impraticabile ogni forma di opposizione legale, il 26 luglio 1953 un gruppo d' insorti capeggiato dal giovane avvocato progressista Fidel Castro prese d' assalto la caserma Moncada di Santiago di Cuba con l' intento di dare il via alla ribellione contro il regime di Batista.

Fallita l' impresa, Fidel Castro fu costretto a riparare in Messico dove, insieme al fratello Raul e all' argentino Ernesto 'Che' Guevara , creò un nucleo rivoluzionario (Movimiento 26 de Julio) con l' obiettivo di riprendere la lotta armata nell' isola.

Non completamente soddisfatto dei risultati della rivoluzione cubana, abbandona Cuba e si avvicina al mondo afro-asiatico, recandosi nel 1964 ad Algeri, in altri paesi africani, in Asia e a Pechino. Nel 1967, coerente con i suoi ideali, riparte per un'altra rivoluzione, quella boliviana, dove, in quell'impossibile terreno, viene tratto in agguato e ucciso dalle forze governative. Non si conosce la data esatta della sua morte, ma sembra ormai accertato con buona approssimazione che il Che sia stato assassinato il 9 ottobre di quell'anno.

Diventato in seguito un vero e proprio mito laico, un martire dei 'giusti ideali', Guevara ha indubbiamente rappresentato per i giovani della sinistra europea (e non solo) un simbolo dell'impegno politico rivoluzionario.

L'idea rivoluzionaria venne in particolare appoggiata dalla chiesa latino - americana , la quale diffuse ideali di giustizia e dignità umana, ricavandoli da una letterale interpretazione evangelica. Nel 1968, alla Conferenza di Medellin, durante la riunione dei Vescovi dell'America latina, vengono, infatti, prese posizioni in favore degli oppressi. Sempre in questo periodo, in Messico, durante l'apertura delle olimpiadi, l'esercito e la polizia reprimono nel sangue le manifestazioni studentesche per l'abolizione delle condizioni di miseria proprie dei ceti poveri.




Nella seconda metà degli anni Sessanta iniziarono le lotte anche nelle università del Giappone. Nel '66 vi furono cinque mesi di sciopero degli studenti dell'università di Waseda, contro l'aumento delle tasse e contro le autorità accademiche. Da qui partirono una serie di mobilitazioni che avrebbero investito tutte le università del paese: contestazioni che procedevano di pari passo con la lotta contro l'aggressione del Vietnam.

La mobilitazione culminò nel '68 quando venne organizzato e preannunciato l'assalto contemporaneo  all'Ambasciata americana, alla Dieta, al Ministero della Difesa, alla residenza del Primo Ministro e alla stazione ferroviaria di Shinjuku. Quest'ultimo è il vero obbiettivo, in quanto il nodo centrale di tutto il traffico di uomini e mezzi diretti in Vietnam che passano per il Giappone. Studenti e operai resistono agli attacchi per ore: all'una di notte il governo è costretto a decretare la legge marziale.



IL MAOISMO E IL MARXISMO DI MARCUSE


la rivoluzione comunista in Cina si instaurò la Repubblica popolare di cui fu il primo presidente Mao Tze tung. Dapprima Mao si ispirò al modello sovietico e cercò di costruire uno stato socialista per poi farlo diventare più radicale basato sull'assoluta eguaglianza coi cittadini,sull'esaltazione della classe operaia,sul rifiuto del predominio della civiltà tecnico-industriale.

                 



Queste idee, diffuse dal "libretto rosso"entusiasmarono la mente di molti giovani europei mentre negli Stati Uniti si svilupparono le teorie di Marcuse trasferito, a causa del nazismo, negli U.S.A., dove, alla Columbia University, diviene membro dell'Istituto di ricerche sociali. I gruppi della rivolta giovanile e studentesca hanno avuto, negli anni Sessanta, sicuramente i suoi scritti come punto di riferimento. Le sue opere, "Eros e Civiltà" e "L'uomo a una dimensione" sono state considerate "i testi sacri" della contestazione contro il sistema capitalistico e sicuramente hanno, illuminato sull'inumana condizione dell'uomo nella società dell'opulenza, in cui ogni valore viene mercificato e ogni tendenza al mutamento represso con la manipolazione e con sofisticate e mistificanti armi.  Marcuse ha, perciò, teorizzato il "Grande Rifiuto" della condizione oppressiva del capitalismo avanzato.

Questo malcontento era però nato molto tempo prima, dopo la II rivoluzione industriale, quando stava cominciando a prendere piede il sistema capitalista che poi divenne il protagonista dell'economia mondiale.






                                                        



Tale rivoluzione industriale, infatti,  considerava il sistema capitalistico come il modo naturale, immutabile e razionale di produrre e distribuire la ricchezza, senza scorgere l'opposizione reale fra capitale e lavoro salariato, fra borghesia e proletariato. Tale contraddizione venne espressa da Marx mediante il concetto di alienazione che egli considera un fatto reale, di natura socio-economica .  La causa del meccanismo globale dell'alienazione risiedeva nella proprietà privata dei mezzi di produzione, in virtù della quale il possessore della fabbrica (=il capitalista), poteva utilizzare il lavoro di una certa categoria di individui (=i salariati), per accrescere la propria ricchezza. La dis-alienazione dell'uomo si identificò con l'abbattimento del regime della proprietà privata e con l'avvento del comunismo.


IL MOVIMENTO IN EUROPA


Anche in Europa domina in questi anni un clima di insofferenza e di disagio. Tanto i giovani dei paesi occidentali, quanto quelli dei paesi orientali, erano mossi da un istinto di ribellione contro i rispettivi modelli di cultura e società. Il maggio '68 francese e l'autunno caldo in Italia e la primavera di Praga, furono le punte più avanzate di un movimento che sconvolse l'intero continente. In Francia le immense manifestazioni fanno incontrare due mondi molto diversi, da un lato gli studenti, che scendono in strada e si scontrano con la polizia a colpi di slogan e di sassi. Dall'altro gli operai che, a milioni, incrociano le braccia.




                             




Lo sciopero diventa rapidamente generale e il paese è paralizzato: nel ´66 i salari dei lavoratori francesi erano i più bassi della Comunità Economica Europea, mentre la settimana lavorativa era la più lunga e le tasse le più alte e le lotte portano a un'ampliamento della libertà di espressione, e nelle strade, nei bar e nelle industrie. Gli scioperi e le occupazioni bloccano il paese.

Di fronte al paese in rivolta il generale De Gaulle, su pressione del suo primo ministro, Georges Pompiudou, scioglie l'Assemblea Nazionale e dichiara le elezioni anticipate. A dispetto di quello che ci si attendeva la vittoria è per i gollisti. L'anno successivo il Generale, ben conscio del bisogno di cambiamento, indice un referendum sulla decentralizzazione. Avendo messo in gioco tutta la sua credibilità, di fronte alla vittoria dei «No» rassegna le dimissioni, ma le conquiste ottenute dagli studenti furono poca cosa e gli operai ottennero solo aumenti salariali che poi verranno, in seguito, annullati dall'inflazione. Comunque, sul piano politico, le proteste riuscirono a scalzare il prestigio e l'autorità del generale De Gaulle, che lasciò il potere dopo la sconfitta del referendum del 1969. Mentre gli studenti degli altri paesi si ribellano contro materialismo e consumismo, i cittadini cecoslovacchi invece si battono per i loro diritti fondamentali.

Il perido conosciuto come "Primavera di Praga" è un tentativo di liberalizzazione messo in atto da Alexander Dubek, allora dirigente del Partito Comunista Cecoslovacco. Il "socialismo dal volto umano" non mirava ad abbattere il comunismo sovietico, quanto piuttosto ad offrire maggiori libertà, politiche e civili, pur mantenendo un sistema economico collettivista. Il progetto fallisce con l'invasione della Cecoslovacchia da parte dei carri armati sovietici.Rimangono i ricordi dei giovani che nelle strade di Praga discutevano animatamente coi carristi sovietici; per fortuna non si ripetè quanto era avvenuto a Budapest poco più di un decennio prima: i dirigenti cecoslovacchi rinunciarono a qualunque ipotesi di resistenza militare che, avrebbe sicuramente portato ad un massacro e tentarono la disperata carta della trattativa ma la Russia capiva che non poteva risolvere la partita con la semplice brutalità usata in precedenza a Berlino, a Budapest, a Varsavia: dietro a

Dubček vi era davvero la quasi totalità del paese, e il clamore suscitato in tutto il mondo dal 'nuovo corso' suggeriva senz'altro di cercare una via d'uscita diplomatica.





Le discussioni furono drammatiche ed estenuanti, ed il 26 agosto Mosca si dichiarò disponibile a varie concessioni: si trattò, in effetti, di accorgimenti tattici volti unicamente ad evitare uno scontro frontale che avrebbe messo eccessivamente in cattiva luce il Kremlino di fronte all'opinione pubblica mondiale. Nel giro di pochi mesi tutto il gruppo dirigente rifomatore fu messo da parte e rimpiazzato da elementi stalinisti, e l'anno seguente Dubček fu espulso dal PCC.



Ancora oggi, la stampa, le piazze e la televisione della Repubblica Ceca commemorano ampiamente la Primavera di Praga, perché il ricordo della speranza alimentata durante quel breve periodo di disgelo resta forte.

In Belgio alla fine degli anni '60 ci fu una crisi profonda dell'industria carbonifera che venne utilizzata dal padronato per ricattare i minatori con la minaccia dei licenziamenti. Lo sfruttamento e i bassi salari provocarono un'esplosione delle mobilitazioni, che sfociarono in uno sciopero spontaneo in cui i lavoratori elessero un comitato di delegati fuori dalle strutture sindacali, chiedendo tra le altre cose aumenti salariali .La forza del movimento era tale da unificare i lavoratori, superando i pregiudizi razziali che erano stati fino ad allora fonte di divisione all'interno della classe operaia belga.In Svezia, nel dicembre del '69, ci fu uno sciopero nelle miniere di Kiruna .La cosa sorprese tutti: padroni, burocrazie sindacali, governo. Di quei lavoratori non si interessava nessuno, e nonostante vivessero nel più completo isolamento (le miniere erano situate al nord della Svezia, oltre il Circolo polare artico) furono influenzati dall'estensione delle mobilitazioni operaie in tutta Europa. Il comitato di sciopero eletto dai minatori di Kiruna riuscì alla fine ad imporre il proprio diritto a gestire la trattativa con il padronato conquistando la gran parte degli obiettivi che si proponeva. In Danimarca nel febbraio del '70 viene convocato uno sciopero improvviso di 24 ore negli 80 impianti dei cantieri navali di Copenaghen. La lotta viene scatenata dalla proposta di governo e padroni di abolire la scala mobile. La reazione del padronato è durissima, vengono licenziati tutti i leader operai, ma alla fine la forza del movimento è tale da costringere il padronato a riassumerli tutti e a ritirare temporaneamente i piani di abolire la scala mobile.

In Olanda nel settembre del '70 ci fu uno sciopero ad oltranza con la partecipazioni di oltre 20mila portuali ad Amsterdam e Rotterdam, con la richiesta di aumenti salariali e contro il lavoro nero. In Germania le lotte spontanee ebbero inizio nel settembre del '69 nel settore siderurgico.

La goccia che fece traboccare il vaso furono gli accordi vergognosi firmati dal sindacato metalmeccanici con il padronato. Per protestare contro l'accordo i siderurgici di Dortmund fecero un corteo che sfilò nelle vie della città ,cosa che aveva pochissimi precedenti nella storia del movimento operaio tedesco. In Gran Bretagna tra il '69 e il '71 c'è una forte intensificazione degli scioperi 'illegali'. Oltre il 93% degli scioperi saranno dichiarati tali perchè vengono convocati dagli shop-steward (consigli di fabbrica, che però a differenza di quelli italiani formalmente possono essere eletti solo dagli iscritti al sindacato) e non dalle centrali sindacali.




Nel biennio '67-'68 assistiamo anche al risveglio delle lotte operaie in Spagna. Il 27 gennaio '67, a Madrid, più di centomila lavoratori rispondono all'appello delle Comisiones Obreras contro i licenziamenti e per le libertà sindacali, abbandonando i posti di lavoro, boicottando i mezzi di trasporto e concentrandosi in cortei in diversi punti della capitale. Anche gli studenti sono in



agitazione: le facoltà di Lettere e Filosofia vengono occupate dagli studenti e successivamente assediate dalla polizia. Per tutto il '68 il livello delle mobilitazioni resterà molto alto e il 24 gennaio del '69 viene proclamato lo stato d'emergenza in tutto il paese. È la prima volta dalla fine della guerra civile che il franchismo adotta un provvedimento del genere.Il '69 spagnolo fu un movimento rivendicativo di massa senza precedenti nella storia di un paese fascista e che risulterà decisivo per l'abbattimento della dittatura .

Ideali anti-imperialisti, anti-militaristi, anti-autoritaristi e anti-borghesi, recepiti dall'esperienza americana, alimentarono ovunque la contestazione. I giovani dei paesi occidentali puntavano alla realizzazione di forme di democrazia diretta in tutti i settori della vita.




In Polonia la miccia che fece esplodere la protesta fu la decisione delle autorità polacche, di proibire la rappresentazione al Teatro Nazionale di Varsavia del dramma del più grande poeta romantico polacco, Adam Mickiewicz, Gli avi. Il testo del dramma scritto nell'ottocento conteneva forti accenti anti-russi. Molti intellettuali esponenti del marxismo critico e alcune migliaia di studenti dell'Università di Varsavia firmarono una lettera di protesta indirizzata al parlamento e dopo l'ultima rappresentazione del dramma, ci fu una manifestazione di piazza che terminò con l'arresto di 35 studenti.

La tensione stava montando. Il 4 marzo due studenti furono espulsi dall'università, mentre in una riunione straordinaria dell'associazione degli scrittori si sentirono per la prima volta voci di profonda indignazione contro il regime. Contro queste misure repressive gli studenti organizzarono un comizio nel cortile dell'Università di Varsavia, ma durante la protesta pacifica, sono aggrediti da squadre di provocatori agenti di polizia e milizie operaie .






E' l'inizio del movimento di marzo che si estende a tutta la Polonia con occupazioni di istituti e università. Tra marzo e aprile furono normalizzate le varie università in cui si scioperava e manifestava. Ora il paese appariva tranquillo.

Era necessario solo sconfiggere la 'minaccia' che veniva dalla vicina Cecoslovacchia.Gli ultimi echi della protesta studentesca polacca saranno proprio volantinaggi contro l'invasione militare della Cecoslovacchia.



IL '68 IN ITALIA

La presenza di giovani operai a fianco degli studenti fu la caratteristica anche del Sessantotto italiano, il più intenso e ampio tra tutti quelli dell'Europa occidentale assieme a quello francese. In Italia la contestazione fu il risultato di un malessere sociale profondo, accumulato negli anni '60, dovuto al fatto che lo sviluppo economico (il cosiddetto boom economico) e della borghesia, non era stato accompagnato da un adeguato aumento del livello sociale ed economico delle classi più basse. L'esplosione degli scioperi degli operai in fabbrica si saldò con il movimento degli studenti che contestavano i contenuti arretrati e parziali dell'istruzione e rivendicavano l'estensione del diritto allo studio anche ai giovani di condizione economica disagiata. L'istruzione veniva considerata un valore in sé e uno strumento di eguaglianza sociale e il fatto che i bambini fin dall'infanzia venissero distribuiti in "fasce" d'istruzione differenziate era una negazione di quest'uguaglianza. Gli studenti chiedevano riforme con lo scopo di eliminare i meccanismi tradizionali di selezione che discriminavano i ceti più poveri, e di organizzare una scuola in grado di accogliere un crescente numero di iscritti provenienti da tutte le classi sociali. Nel mirino della contestazione ci sono soprattutto l'autoritarismo accademico, interpretato come addestramento a un consenso e a una passività globali, per nulla limitati allo specifico universitario, e la connotazione classista del sistema dell'istruzione, denunciata anche da una parte del mondo cattolico a partire da don Lorenzo Milani, autore del severo atto d'accusa Lettera a una professoressa (maggio 1967). Il libro è firmato dai ragazzi della scuola di Barbiana, ma il vero autore è in realtà Lorenzo Milani,

              

contro la scuola italiana che boccia i poveri e contro gli intellettuali al servizio di una sola classe. Don Milani accusa la scuola di chiudere la strada agli studenti più poveri con meccanismi di selezione, non sempre visibili, ma particolarmente efficaci: il linguaggio astruso degli insegnanti, l'organizzazione scolastica, i pregiudizi radicati nella società, la mancanza di strutture adeguate che favoriscano l'apprendimento dei ragazzi svantaggiati.


LA CONTESTAZIONE

Il Sessantotto italiano, secondo la storiografia ufficiale, comincia il primo marzo. Quel giorno, a Roma, si assiste al primo violento scontro tra polizia e studenti universitari. Teatro della battaglia è Valle Giulia, sede della facoltà di Architettura.Già il  24 gennaio 1966 avvenne a Trento la prima occupazione di una università italiana ad opera degli studenti che occuparono la facoltà di Sociologia. L'occupazione sarà ripetuta lo stesso anno in ottobre, protestando contro il piano di studi e lo statuto, che entrambi erano in fase di elaborazione e proponendone stesure alternative.La contestazione fu attuata con forme di protesta fino ad allora sconosciute: vennero occupate scuole e università e vennero organizzate manifestazioni che in molti casi portarono scontri con le forze dell'ordine.

                     

Questa occupazione si concluse a causa dell'alluvione del 1966 che interessò gran parte dell'Italia settentrionale e centrale. Molti studenti si mossero come volontari per portare aiuto nelle aree più colpite, e questo primo movimento ed incontro spontaneo di giovani, provenienti da tutta Italia, contribuì a far sorgere in molti di essi lo spirito di appartenenza ad una classe studentesca prima sconosciuto. Ed ecco un racconto di uno studente:

"Una finestra socchiusa era il nostro unico ponte con l'esterno, con ciò che senza il controllo degli eventi stava accadendo nel mondo. La finestra era grande, robusta, colore verde speranza, arrivata fin lì dal miracolo industriale italiano degli anni Cinquanta. Ma quella mattina non riusciva a chiudersi e rimase socchiusa. Attraverso quel piccolo canale tra gomme e legni verniciati arrivava un odore acre. Lacrimogeni. Insieme scorreva il rumore dei tumulti, delle sirene delle prime ambulanze, alcune esplosioni. Potevano essere bombe molotov o colpi a salve sparati dalla polizia. La mattina del 2 febbraio 1968 noi eravamo dentro quell'aula magna. Nell'università La Sapienza di Roma, per la prima volta nella storia occupata da un nuovo popolo. E mentre noi eravamo dentro, armati esclusivamente delle nostre idee, dei nostri sogni, fuori, oltre quella finestra, il Mondo, il nostro Mondo, stava inevitabilmente cambiando senza che nessuno tra di noi l'avesse voluto. Quel giorno scoppiò il Sessantotto come tutti, d'ora in avanti, lo conosceranno. Si accese la miccia. Lo scontro tra due idee di società, una guerra civile tra movimenti contrapposti. Noi contro di loro, la destra contro la sinistra. Un Mondo nato per unirci e finito per essere la coda di vecchi risentimenti in un'esplosione di rabbia nazionale. Questa fu la conseguenza di quella mattina, di quegli scontri, di quello che i politici dell'Italia di allora avevano voluto. Democrazia Cristiana in testa. Loro, i potenti, avevano programmato tutto e si erano impossessati del Sessantotto, del nostro Sessantotto: per loro doveva diventare lo scontro tra classi. L'ordine era chiaro: Doveva trasformarsi in una guerra da combattere su ogni marciapiede, in ogni scuola, quartiere per quartiere. Anche quella rivolta era stata analizzata, studiata, deviata ed accompagnata dal Palazzo. Fino a quella mattina tra di noi non esistevano le differenze politiche. Eravamo tutti giovani. Il popolo dei giovani. Quei giovani che l'Italia aveva conosciuto un anno prima, nel 1967, a Firenze, quando accorremmo in massa da tutta Italia per portare soccorso alla popolazione di Firenze travolta dall'inondazione dell'Arno.Eravamo giovani che studiavamo nei licei e nelle università per cambiare la società, per cambiare le nostre città, che personalizzavamo il nostro abbigliamento, sognando di cambiare il Paese.

Non si studiava certo per trovare, una volta grandi, il posto di lavoro. Eravamo la generazione concepita sotto le bombe, molto spesso messa nell'angolo da una società che tendeva ad escluderci, ancora troppo patriarcale, clericale, vecchia. Avevamo la Costituzione, avevamo la Repubblica, ma i costumi e le sovrastrutture anche culturali dell'Italia fascista non erano ancora del tutto crollate. Volevano, e davanti c'è sempre la vecchia Dc, che noi giovani non dovessimo parlare, partecipare, urlare il nostro dissenso e contribuire alla costruzione di una nuova Nazione. Noi non eravamo d'accordo. E ci mobilitammo. Tutti insieme. Almeno all'inizio. Oggi passo alle Poste a riscuotere

la mia pensione. La mia rivoluzione 40 anni fa l'ho fatta e purtroppo non morirà mai dentro di me l'amarezza per come sia finita. Per come una parte di quella generazione si sia arresa, comprata e venduta dal potere. Travolta dalla politica. Un'altra parte di quella generazione smarrita nel terrorismo di destra e di sinistra. Qualcosa cambiammo. Troppo poco. Peccato. Almeno nessuno potrà accusarci di non averci provato"

In pieno Sessantotto, quando la contestazione studentesca tentò di saldarsi, stava degenerando in modelli sempre più piccolo-borghesi - con le lotte operaie, Pasolini , uno tra i maggiori esponenti culturali del Paese, scatenò discussioni e polemiche durissime. In effetti, vi erano, all'interno del movimento degli studenti, ispirazioni ideologiche disparate che andavano dal marxismo allo stalinismo. Nel '68 durante le lotte studentesche scrisse un' articolo in cui si dichiarò d'accordo con i poliziotti che caricarono gli studenti detti ' figli di Papà ', fu anche contro la riforma che prevedeva la scuola media unificata. Fu uno dei primi ad accorgersi che nel boom degli anni '70 vi fosse un pericolo d'imborghesimento, ossia il rischio di una perdita del senso più profondo della tradizione popolare. Scrisse anche numerosi saggi e drammi; questi ultimi confluiranno poi negli Scritti corsari pubblicati dopo la sua morte. Pasolini si rivelò sempre come voce diversa e anticonformista, alla continua ricerca di una verità sia nell'arte che nella politica .Ecco la sua famosa lettera "il PCI ai giovani"

"È triste. La polemica contro il PCI andava fatta nella prima metà del decennio passato. Siete in ritardo, figli. E non ha nessuna importanza se allora non eravate ancora nati Adesso i giornalisti di tutto il mondo vi leccano. Io no, amici. Avete facce di figli di papà. Buona razza non mente. Avete lo stesso occhio cattivo. Siete paurosi, incerti, disperati (benissimo) ma sapete anche come essere prepotenti, ricattatori e sicuri: prerogative piccoloborghesi, amiciQuando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti!
Perché i poliziotti sono figli di poveri. Vengono da periferie, contadine o urbane che siano.
Quanto a me, conosco assai bene il loro modo di esser stati bambini e ragazzi, le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui, a causa della miseria, che non dà autorità. La madre incallita come un facchino, o tenera, per qualche malattia, come un uccellino; i tanti fratelli, la casupola tra gli orti con la salvia rossa (in terreni altrui, lottizzati); i bassi sulle cloache; o gli appartamenti nei grandi caseggiati popolari, ecc. ecc.

E poi, guardateli come li vestono: come pagliacci, con quella stoffa ruvida che puzza di rancio fureria e popolo. Peggio di tutto, naturalmente, e lo stato psicologico cui sono ridotti (per una quarantina di mille lire al mese): senza più sorriso, senza più amicizia col mondo, separati, esclusi (in una esclusione che non ha uguali); umiliati dalla perdita della qualità di uomini per quella di poliziotti (l'essere odiati fa odiare). Hanno vent'anni, la vostra età, cari e care. Siamo ovviamente d'accordo contro l'istituzione della polizia. Ma prendetevela contro la Magistratura, e vedrete! I ragazzi poliziotti che voi per sacro teppismo (di eletta tradizione risorgimentale) di figli di papà, avete bastonato, appartengono all'altra classe sociale. A Valle Giulia, ieri, si è cosi avuto un frammento di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte della ragione) eravate i ricchi, mentre i poliziotti (che erano dalla parte del torto) erano i poveri. Bella vittoria, dunque, la vostra! In questi casi,
ai poliziotti si danno i fiori, amici"

Dalla contestazione studentesca che fu inizialmente sottovalutata dai politici e dalla stampa, si passò alle lotte dei lavoratori. Prendono origine le agitazioni per il rinnovo di molti contratti di lavoro; per l'aumento dei salari uguale per tutti, per la diminuzione dell'orario, per le pensioni, la casa, la salute, i servizi, ecc. Per la prima volta il mondo dei lavoratori e il mondo studentesco unito fin dalla prime agitazioni su molte questioni del mondo del lavoro, provocano delle tensioni nel Paese sempre più radicali e a carattere rivoluzionario, sfiorando in alcuni casi l'insurrezione, visti i proclami, i giornali e i fatti che accadono in Italia.La Fiat di Torino, dopo alcuni incidenti in settembre, causati da atti di sabotaggio alle catene di montaggio, dove vengono persino distrutte migliaia di auto, reagisce e sospende 25.000 operai, dopo cinque giorni di inutili mediazioni, si sfiora il dramma. Al grido di 'potere operaio' c'è mobilitazione generale e il tentativo di occupazione dell'azienda. Ai primi di novembre si processa il padronato dell'azienda. Tre mesi di agitazione mettono in crisi la città, con tre mesi senza salario vengono paralizzate tutte le attività produttive e commerciali. Nei primi giorni di dicembre la città è vicino al Natale più nero. Nemmeno la guerra aveva angosciato tanto: spente le luci, chiusi i negozi. Il 21 dicembre con una mediazione vengono accolte quasi tutte le richieste dei sindacati e ritorna una calma apparente. Ma inizia un'altra epoca, generando nuovi movimenti che sfociano nelle violenze e nelle assurde azioni armate. Ma gli operai otterranno alla fine dell'anno molti risultati: aumenti salariali, interventi nel sociale, pensioni, minori ore lavorative, diritti di assemblea, consigli di fabbrica. E getteranno anche le basi dello Statuto dei lavoratori (siglato poi nel '70).





I CAMBIAMENTI NELL'ARTE E NELLA MUSICA


I movimenti del '68 ben presto porteranno ad una nuova espressione dell'arte, del tutto originale, che si adatterà alle nuove esigenze del mondo culturale: l'arte di tutti, o Pop Art. I pittori, infatti, erano diventati un tutt'uno col mondo fisico esterno, tanto che era mpossibile capire quanto fosse dovuto all'autore e quanto lo influenzasse il mondo esterno; il perché di questo derivava dal fatto che l'immaginazione di tutti, e in particolare dei pittori, era stata impressionata dalle esplosioni nucleari, le quali non hanno confini, fondono tutto alla loro elevata temperatura. Da ciò derivò l'Espressionismo in cui nulla era distinguibile, tutto si consumava in un unico fuoco. Ma, come abbiamo visto, all'alba degli anni '60 tutto cambiò, allontanato il terrore di una guerra atomica e cresciuta l'approvazione per la tecnologia, s'innescò il fenomeno del boom industriale e del consumismo. A questo punto, diveniva inutile 'l'aggressione' alle cose da parte degli artisti; era meglio ritirarsi e lasciarsi penetrare dalla forza del progresso, rappresentata dagli oggetti prodotti in gran numero dall'industrialismo rinnovato. Colui che riuscì a rappresentare, nel migliore dei modi, questo mutamento repentino fu Roy Liechtenstein,infatti, con lui gli oggetti penetrano, si stampano da protagonisti, nelle tele dell'artista.

Ma, ad essere rappresentati, non sono gli oggetti appartenenti ad uno stato di natura, ma quelli usciti dal ciclo produttivo dell'uomo, definiti oggetti-cultura, volutamente fabbricati per soddisfare fabbisogni di massa. Proprio da qui giunge il connotato 'popolare' di quest'arte, inteso non in senso

di degradazione, ma poiché si serviva di oggetti-merce, 'popular' appunto, dalla cui abbreviazione degli inglesi divenne POP. Obiettivo di quest'arte era dunque quello di esaltare l'oggetto industriale,estraniandolo dal proprio ambiente al fine di farci notare la sua esistenza, concentrando su di esso la nostra attenzione.



La tecnica usata era quella dello straniamento ottenuta attraverso il ricorso a diverse tecniche di composizione artistica, in modo da giungere, mediante la loro libera associazione, ad un significato inedito. All'interno della pop-art ebbe successo il combine-paintings cioè ricombinazioni di cose vere con la pittura. Gli autentici rappresentanti della pop-art sono stati Oldenburg, Warhol e il suddetto Liechtenstein, il primo prendeva le forme della vita, le isolava, le ingrandiva e ne studiava i dettagli, il secondo rappresentava divi e politici del tempo, l'ultimo affrontò l'intero mondo della mercificazione.Una prima affermazione di questi si compie attraverso i prodotti alimentari, come le carni, nei supermercati, impacchettate nella plastica e tutti gli altri prodotti esposti nei supermercati, alla fine, quando poi la scena era già preparata ed addobbata, si dedicò al protagonista: l'essere umano.



Anche per l'uomo era di scena la pubblicità, tuttavia lo riguardava anche un'altra forma di consumo, la narrazione di storie sentimentali, infatti, in quegli anni si consumava tanta stampa rosa, pagine e pagine di immagini tracciate con linee larghe, flessuose e sintetiche rotte dal levarsi dei fumetti, nuvolette che scandivano frasi stereotipate, che scorrevano in sequenza. Intervenendo su un materiale, Liechtenstein, ingigantiva su tele di ampio formato una singola casella di una storia, arrestando il flusso mediante l'effetto del blocco. Anche in Europa si diffuse rapidamente questo fenomeno, tuttavia andò trasformandosi in varie tendenze che sconfinarono nel Nuovo realismo.

Ma la contestazione non si esauriva a quei modelli culturali che investivano le forme d'arte, quelle letterarie e morali, giacché riuscì a trovare nella musica un'ulteriore canale di diffusione, sicuramente più incisivo. Il modello musicale che si sviluppava in contemporanea alla beat generation fu il rock'n'roll, un tipo di musica bianca, che interpretava il senso di inquietudine, di protesta e di ribellismo dell'epoca. Esso si proponeva come un veicolo anti-tradizionalista e anticonformista, che voleva mettere al bando la musica melodica e sentimentalista e produrre un nuovo sound provocatorio. Con questo genere quindi si arrivava ad un punto in cui libertà in musica, nei costumi e libertà sessuale si fondevano prepotentemente, fra i maggiori interpreti ricordiamo Bill Haley e Elvis Presley.

Ma il gruppo che fece più scalpore sicuramente è quello dei Beatles, gia nel '64 occupavano i primi posti delle classifiche americane,ma tra il '68 e il '69 i B eatles avevano cambiato look, si erano fatti crescere i capelli lunghissimi co barba e baffi e portavano abbigliamenti colorati, manifestando così in modo disordinato il loro infrangere le regole nella società e negli artisti.Avevano meno di trent'anni e la loro carriera era all'apice,ma dopo tanti successi e tanti dischi, la stanchezza e la necessità di vivere ognuno la loro vita privata causò il processo di disgregamento del gruppo che si sarebbe sciolto l'anno seguente.






Al movimento della beat faceva seguito quello degli Hippie, 'figli dei fiori', particolarmente presente durante gli anni della guerra del Vietnam. I maggiori interpreti del pacifismo e della solidarietà tra i popoli sono stati Joan Baez e Bob Dylan, di cui bisogna necessariamente citare la sua 'Blowing in the wind'.Molte canzoni furono scritte sugli avvenimenti di quegli anni, le più significative della musica italiana furono quelle composte da Fabrizio De Andrè raccolte nell'album 'Storia di un impiegato'; anche Francesco Guccini, cantautore dichiaratamente anarchico, dedica agli avvenimenti in cecoslovacchia un pezzo naturalmente intitolato 'Primavera di Praga'. Di grande importanza è anche la canzone 'Come potete giudicar' dei Nomadi, vero e proprio inno alla libertà che con le sue parole tocca i problemi di quegli anni.

    


Gli hippie

I termini 'hipster' e 'hippy' derivano dalla parola 'hip', le cui origini sono sconosciute. Il termine 'hipster è stato spesso utilizzato nel 1940 e 1950 per descrivere gli esecutori di musica jazz. Anche 'hippy' è un gergo usato nel 1940, e uno dei primi usi registrati della parola 'hippy' è rintracciabile in un programma radiofonico il 13 novembre . Tornando indietro alla Harlem della fine degli anni '40,il termine 'hippie' veniva a quell'epoca utilizzato dagli afroamericani come un termine per descrivere un determinato tipo di uomo bianco, che 'agiva più da nero degli stessi neri.' .Tante sono le facce del movimento hippie, le espressioni di una nuova tendenza che, dal sole della California, dove nacque ufficialmente nel giugno del 1967 a San Francisco, con l'arrivo della summer of love, l'estate dell'amore, avrebbe dovuto rivoluzionare tutto quello che era stato prima.Giovani e non giovani  che presero ad esprimersi contro il consumismo, il conformismo, le discriminazioni razziali, le tendenze imperialistiche della politica statunitense, ecco chi sono gli "hippie",  termine dal mondo del jazz "Hip" infatti, vuol dire qualcosa come "saggio" o "iniziato": uno che ha capito o pensa di aver capito le brutture della società e cerca ora un modo alternativo per non far più parte di questo meccanismo perverso, contrapposti al potere delle armi, e alla ricerca di una soluzione esistenziale alternativa all'integrazione sociale, in una comunità basata sulla non violenza, il rapporto con la natura.


Alla ricerca della felicità terrena, in continuo viaggio, col classico furgoncino volkswagen o in viaggio con la mente in un mondo virtuale, ma finalmente nuovo e puro. La "rivolta" hippie segnò la storia dei nostri tempi, concorrendo ad una rivoluzione culturale che si affermò ben oltre il contesto territoriale e sociale in cui ebbe origine, modificando idee, ordinamenti sociali, costumi di vita ed influendo anche sugli orientamenti politici internazionali. L'affermazione degli ideali pacifisti, dei metodi non violenti, di una concezione meno formalistica della famiglia, di una maggiore tolleranza nei confronti della diversità e delle scelte sessuali individuali.I giovani americani si ribellavano alla guerra in Vietnam sostenuti dal mondo della musica rock, per tutto il paese si moltiplicavano i raduni dove all'insegna di 'fate l'amore e non la guerra' si dava libero sfogo ai propri bisogni e si difendevano i propri diritti L'esistenza hippie è un modo alternativo di vita dove dominano l'amore, la felicità e la libertà. Nel bene e nel male, gli Hippies hanno segnato la storia dei nostri tempi con una vita esasperata, senza ideali proponevano la fondazione immediata di un mondo nuovo. Il fondamento doveva essere il piacere. I fiori, le pietre, le persone, per loro qualunque oggetto era fonte di godimento.il loro simbolo è infatti il fiore e la oro attività primaria l' amore: amore inteso come modo di porsi davanti alle cose, alle persone gli hippies non chiedevano la pace, la praticavano.



Uno dei "leaders" del movimento hippie è stato sicuramente Timothy Leary, passato alla storia come, è nel bene e nel male un personaggio popolarissimo: già all' inizio del decennio, quando regge una cattedra di psicologia nella prestigiosa università di Harvard, si pone alla ribalta delle cronache per le sue convinzioni inerenti il mondo degli stupefacenti; L' 'illuminato' Timothy è infatti convinto che gli allucinogeni (soprattutto quelli reperibili in natura) sono una porta d' ingresso verso la coscienza e gli anfratti più reconditi dell' incoscio, quelli impossibili da passare al vaglio di voluminosi tomi accademici.Col passare degli anni tali convinzioni saranno causa del suo allontanamento dagli atenei; ma Leary non si perde d' animo, sempre più radicato in pensieri anticonformisti porta avanti il suo credo spirituale organizzando meetings e conferenze dove vengono tessute le lodi degli stupefacenti: in pochi anni il suo nome, come uno spettro allucinato e spaventoso, fa il giro di mezzo mondo, l' attenzione dei media cresce a dismisura, i vips fanno a gara per contendersi la sua amicizia.




Ma le istituzioni non stanno a guardare divertite: l' FBI e la CIA lo tengono costantemente sotto tiro, iniziando una vera e propria "battuta di caccia" che rappresenterà per Timothy Leary una fonte inesauribile di scandali e noie legali.

Nel frattempo l' illustre e prezioso amico John Lennon (attivista radicale "di spicco" nonché membro fondamentale dei mitici Beatles) sta portando avanti una lotta senza confini alla guerra ed alla disuguaglianza sociale sulla base di tali convinzioni:

<<Oggi giorno per qualsiasi cosa c' è bisogno della pubblicità; ogni cosa, persino un movimento di lotta pacifista, deve avere un enorme impatto mediatico perchè funzioni>>.

Sono ormai passate alla storia le sue più o meno bizzarre manifestazioni pacifiste (ricordate i "Bed In"?) "inondate" da macchine da presa e provocatori dibattiti politici.

Sulla scia di questi eventi (come già detto siamo sul morire dei '60) nasce uno dei più devastanti connubi artistico - mediatico - spiritual - politico che mente umana abbia mai congegnato: 

tale connubio è rappresentato dal binomio <<Lennon - Leary>> e sfocia nella provocatoria decisione da parte del professore ripudiato da Harvard di candidarsi alle elezioni presidenziali: 

la simbolica ascesa alla casa bianca da parte del movimento hippy è appena cominciata.











Leary è ben consapevole del fatto che questa impresa è a dir poco senza speranza in termini pratici, ma assolutamente incisiva dal punto di vista ideologico, gli occorre dunque un motto altrettanto incisivo, qualcosa che riesca a scuotere le coscienze e che (soprattutto) sappia accattivarsi l' attenzione delle masse:

il compito viene affidato a John Lennon, il quale riesce subito ad andare al di là delle aspettative;

nascono così un motto ed un inno generazionale insieme:

stiamo ovviamente parlando di COME TOGETHER (<<Venite Insieme>>).

Il testo di questo brano è fortemente allusivo e decisamente bizzarro, "spezzettato" dalla cadenza ritmica del cantato, che è espresso da Lennon come fosse una vera e propria percussione.




conclusioni

Nonostante che i movimenti di contestazione abbiano generato, ovunque, grandi trasformazioni sociali, l'attesa rivoluzione da molti predetta e sperata, nel 1968 non c'è stata. Negli Stati Uniti le proteste contro la guerra del Vietnam e l'isolamento del paese sulla scena internazionale costrinsero Washington a trattare la pace, e in quattro anni le truppe si ritirarono. In Francia, invece, il potere sembrò uscire vittorioso: le conquiste ottenute dagli studenti furono poca cosa e gli operai ottennero solo aumenti salariali che poi verranno, in seguito, annullati dall'inflazione. Comunque, sul piano politico, le proteste riuscirono a scalzare il prestigio e l'autorità del generale De Gaulle, che lasciò il potere dopo la sconfitta del referendum del 1969. In Italia e in Germania, purtroppo, in seguito a questo periodo inizieranno a comparire gruppi terroristici: le Brigate Rosse e i RAF. Nel 1972 l'attentato Palestinese durante le Olimpiadi di Monaco screditò notevolmente i movimenti rivoluzionari in generale. Nel 1973 avvenne un colpo di stato in Cile, che evidenziò le difficoltà del movimento popolare di far fronte all'intervento dell'esercito, e riabilitò la sinistra democratica e comunista, repressa dal regime dittatoriale del Generale Pinochet.









Nel 1975 in Portogallo, con la Rivoluzione dei Garofani, si allontanò la prospettiva globale di un alternativa rivoluzionaria. In Francia, F. Mitterand, presentatosi come candidato unico per la sinistra, sfiorò per poco la vittoria. In Italia, come già detto, iniziò un periodo buio, con gruppi sovversivi di estrema destra e di estrema sinistra che misero a repentaglio la democrazia, con attentati e scontri. Attentati di matrice fascista vennero compiuti a Milano, a Brescia, a Bologna mentre le Brigate Rosse misero in atto una strategia basata su rapimenti ed omicidi politici. Il più eclatante fu quello dell'ex Presidente del Consiglio Aldo Moro, rapito e poi ucciso nel 1978. Comunque il periodo che ebbe inizio con il 1968 sarà sicuramente ricordato come caratterizzato da un grande fermento sociale: con l'affermazione del femminismo viene resa dignità alla figura della donna, troppo spesso rilegata ad un semplice ruolo domestico, inoltre si svolse il referendum sull'aborto, venne rivoluzionata la vita quotidiana tradizionale, il matrimonio, la divisione dei lavori domestici, la sessualità, la liberalizzazione dei costumi, il diritto allo studio, l'ecologia. Anche la controcultura importata dagli stati uniti, conobbe il proprio sviluppo negli anni 70: fiorirono riviste e movimenti undergoround, si svilupparono nuovi ideali e modi di vivere, con il ritorno alla terra oppure mediante la ricerca mistica e anche con l'uso e la diffusione di droghe.


                                                                   



Trent'anni più tardi il riflusso degli ideali rivoluzionari risulta evidente, le società industriali hanno dato prova delle loro capacità di assorbire i traumi e anche di integrare gli artefici della contestazione e alcuni valori da essi sostenuti, nel sistema. L'evoluzione dei costumi, sia nella sessualità che nella vita privata è incontestabile, come la trasformazione dei rapporti educativi e dei metodi pedagogici, dalla scuola all'università. La 'gioventù' è diventata un soggetto sociale, di specifica attenzione; i tempi di lavoro sono stati ridotti; la qualità della vita, anche culturalmente è migliorata.




Possiamo, in conclusione, dire che le utopie del '68, sono rimaste tali nella loro complessità , ma che è cambiato il modo di porsi nella società , in tutti i suoi aspetti. Questi anni hanno sicuramente favorito aperture ideologico - culturali - sociali e cono stati anticipatori delle trasformazioni future.


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