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Dopoguerra, organizzazione del mondo (bipolarismo)




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dopoguerra, organizzazione del mondo (bipolarismo)


La conferenza di Parigi del 1946 fu l'ultimo atto della cooperazione postbellica fra l'Urss e le potenze occidentali (per le condizioni da imporre agli sconfitti). Già quando la conferenza era ancora in corso, una grave crisi fu innescata fra Unione Sovietica e Turchia, appoggiata dagli U.S. a proposito dello stretto dei Dardanelli. Truman ,presidente americano, inviò nel Mar Egeo la flotta maericana onde evitare l'affacciarsi dei Sovietici sul Mediterraneo; era questa infatti la dottrina Truman, ossia l'impegno degli Americani di intervenire in sostegno dei popoli minacciati della loro libertà (dai Sovietici). Nel 1947 gli Americani lanciarono un vasto programma per la ricostruzione economica Europea, il Piano Marshall, offerto a tutti i Paesi Europei, occidentali ed orientali. I Sovietici respinsero il piano ed imposero, condannandolo, ai propri satelliti di fare altrettanto; ma anzi, i Sovietici risposero con la creazione del COMECON, un'organizzazione con gli stessi scopi del Piano Marshall, volto però ai soli Paesi satelliti. A ciò si aggiunse, sempre nello stesso anno, la creazione del Cominform, un organo che raggruppava tutti i Partiti comunisti anche delle potenze europee occidentali (fra cui l'italiano era il primo). Il più importante terreno di scontro del dopoguerra fu la questione della Germani, divisa in quattro zone d'occupazione (americana, inglese, francese e russa). Berlino, che si trovava nella zona di occupazione russa fu anch'essa divisa in quattro blocchi. Saltata ogni possibilità d'intesa coi sovietici, stati Uniti ed Inghilterra integrarono le loro zone d'azione liberalizzando l'economia e rivitalizzandola poi con gli aiuti del Piano Marshall. Di fronte alla nascita di un forte Stato Tedesco occidentale, Stalin reagì con la prova di forza del blocco di Berlino. Nel 1948 l'URSS chiuse gli accessi alla città impedendone il rifornimento, nella speranza di indurre gli occidentali ad abbandonare la zona ovest da loro occupata. La crisi, invece di risolversi con le armi, lo fece senza alcuno scontro militare: gli Americani, infatti, organizzarono un gigantesco ponte aereo per rifornire la città finche nel '49 i sovietici si risolsero a togliere il blocco inefficace.



Furono poi unificate tutte e tre le zone occidentali e fu proclamata la Repubblica Federale Tedesca con capitale Bonn. La risposta sovietica fu la creazione di una Repubblica democratica tedesca con capitale Pankow.

A questo punto la divisione dell'Europa, e del mondo intero, in due blocchi contrapposti fra loro era perfezionata. Nel '49 gli occidentali costituirono il Patto Atlantico, un'allenaza strettamente politica, inzialmente firmato da 12 Paesi, che costituirà la base per l'alleanza militare, la NATO, attualmente l'unica forza militare internazionale estesa a 19 Paesi, tre dei quali, Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia dell'ormai oggi ex blocco sovietico. I 12 fautori dell'alleanza furono USA, Canada, Inghilterra, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Danimarca, Norvegia, Islanda, Portogallo e Italia. A loro si aggiunsero nel '55 Grecia e Turchia e Germania Ovest. L'Urss da parte sua reagì nel '55, in seguito proprio all'entrate nell'allenanza della Germania Federale, con la creazione di un'alleanza militare, il Patto di Varsavia, a cui aderirono 'liberamente' URSS, Polonia, Cecoslovacchia, Germania orientale, Romania, Bulgaria, Ungheria e Albania. Lo stalinismo rispose alle sfide poste dal confronto con l'Occidente accentuando i suoi connotati autocratici e repressivi; gli apporti di capitali vennero imposti ai Paesi controllati dall'Armata, ed il prelievo, non solo di finanze, ma anche di derrate agricole, di macchinari, di impianti e di mezzi di locomozione fu ingente. La priorità nella ricostruzione postbellica sovietica andò all'industria pesante, a discapito del tenore di vita del popolo. Sul terreno della politica estera, l?unione Sovietica trasformò tutti i Paesi orientali occupati in democrazie popolari, una formula che mascherava l'imposizione a quei Paesi, di un sistema politico e sociale nella sostanza simile a quello vigente in Ursss e la loro riduzione a satelliti della potenza egemone.

Drammatico fu il destino della Cecoslovacchia, Paese economicamente e socialmente sviluppato, di tradizione democratica, che seguiva una linea non ostile all'Urss. Il governo formatosi a seguito delle elezioni era guidato dal leader comunista Gottwald e si fondava sull'alleanza fra i partiti di sinistra. La coalizione si ruppe nel '48 quando si trattò di decidere circa l'accettazione degli aiuti del Piano Marshall, sostenuta dai socialisti ed osteggiati dai comunisti. Per imporre il loro volere, i comunisti costrinsero sotto la minaccia della guerra civile il presidente della Repubblica ad affidare il potere ad un nuovo governo da loro completamente controllato.

L'unico fra i regimi dell'est europeo che cercò, con successo, di sottrarsi all'egemonia sovietica fu quello jugoslavo. La rottura si consumò nel 1948 in seguito alle resistenze di Tito ai piani staliniani; l'Urss sospese dapprima ogni collaborazione economica, quindi condannò apertamente i comunisti jugoslavi di 'deviazionismo'. Isolata dal mondo comunista, la dirigenza jugoslava cominciò a sperimentare una linea autonoma basata sull'equidistanza fra i due blocchi, ed un nuovo corso in politica interna volto alla ricerca di un equilibrio fra stalinizzazione ed economia di mercato: l'autogestione delle imprese.

Per evitare che l'eresia di Tito trovasse adesioni, furono attuate dai sovietici massicce purghe nei confronti dei dirigenti comunisti dell'est europeo sospettati di velleità autonomistiche.

La prova del confronto fra i due blocchi si ebbe nel 1950 in Corea. In base agli accordi, quel Paese era stato diviso in due zone delimitate dal 38° parallelo. Una delle due zone, quella del nord, era governata da un regime comunista, mentre l'altra, quella del sud, presentava l'insediamento di un governo nazionalista appoggiato dagli americani. Nel 1950 le forze nordcoreane, armate dai sovietici, invasero il Sud. Gli Stati Uniti reagirono inviando in Corea un forte contingente di truppe che respinsero i nordcoreani ed oltrepassarono a loro volta il 38° parallelo. A questo punto però fu la Cina di Mao ad intervenire in difesa dai 'fratelli comunisti' ed in poche settimane capovolsero le sorti della guerra penetrando nella Corea del Sud. Nel '51 Truman accettò di aprire le trattative con i Nordcoreani e nel '53 si giunse all'accordo che riportò la situazione alla partenza, ossia la divisione in due del Paese al 38° parallelo.



Con la fine della presidenza Truman nel '52 e con la morte di Stalin nel '53, la guerra fredda perse i suoi protagonisti ed il confronto cominciò ad assumere nuove forme, forme di accettazione reciproca. Intanto negli U.S., dove stava scomparendo ormai il maccartismo, salì alla presidenza Eisenhower, mentre in Urss si arrivò ad una direzione 'collegiale' dal Paese affidata al gruppo erede di Stalin. Ma questo 'governo di molti' durò poco tempo perchè il nuovo leader del Pcus, Nikita Kruscev si impose facilmente come leader indiscusso del Paese; uomo molto diverso caratterialmente da Stalin, Kruscev si fece promotore di alcune significative aperture sia in politica estera che in politica interna: il Trattato di Vienna e l'incontro di Ginevra coi leaders occidentali, ma anche la clamorosa riconciliazione con la Jugoslavia di Tito e lo scioglimento del Cominform nel '55. In politica interna, il comando di Kruscev coincise con la fine della 'grandi purghe' e comportò un rilancio dell'agricoltura ed una maggiore attenzione alle condizioni di vita dei cittadini. Per rendere irreversibile la svolta, Kruscev non esitò a compiere l'operazione più traumatica di tutta la storia sovietica: demolì la figura di Stalin attraverso una sistematica denuncia dei crimini commessi in Unione Sovietica da Stalin in un rapporto al XX congresso del Pcus del '56.

Il Rapporto Kruscev ebbe effetti traumatizzanti in tutto il mondo comunista ma le conseguenze più esplosive della destalinizzazione si ebbero nell'Europa dell'Est, in particolare in Polonia ed in Ungheria: il rapporto Kruscev fece nascere i primi sogni che l'egemonia sovietica sui satelliti potesse essere cancellata.

In Polonia furono gli operai, con l'appoggio della Chiasa cattolica, a dar vita ad una serie di agitazioni culminate nel grande sciopero di Poznan. Lo sciopero fu stroncato con l'intervento delle truppe sovietiche, ma le agitazioni continuarono e così, piuttosto che continuare a reprimere nel sangue la popolazione, i dirigenti sovietici preferirono operare un ricambio ai vertici del partito e del governo polacco favorendo una politica di cauta liberalizzazione e di parziale riconciliazione con la Chiesa, impegnandosi per contro a non mettere in discussione l'alleanza con l'Urss e l'appartenenza al campo socialista. In Ungheria gli avvenimenti seguirono un corso analogo, inizialmente, a qielli polacchi. Le proteste sfociarono in una vera e propria insurrezione e si formarono dei consigli operai. A capo del governo fu chiamato Nagy, comunista liberale, già espulso dal partito. Le truppe sovietiche decisero di far rientrare l'esercito e questo aprì spazi alle forze antisovietiche che portarono i comunisti a perdere il potere nel Paese. Ma quando Nagy annunciò l'uscita dell'Ungheria dal Patto di Varsavia, i reparti armati dell'Armata rossa occuparono con la forza Budapest; Nagy fu fucilato. Questo avvenimento portò sdegno e proteste in occidente e non poche crisi di coscienza fra i comunisti di tutto il mondo.

I Paesi di nuova indipendenza, guidati dalla Jugoslavia di Tito, si affacciarono sulla scena internazionale al di là delle competizioni fra Est ed Ovest: la parola d'ordine diventò così quella del 'non allineamento'. Per impulso dell'India di Nehru, dell'Egitto di Nasser e della Jugoslavia di Tito, questa parola d'ordine divenne la principale piattaforma politica comune di quello che veniva emergendo come un Terzo Mondo.

La consecrazione ufficiale di questo indirizzo si ebbe nell'aprile 1955 con la conferenza di Bandung, in Indonesia, che proclamò l'eguagliana fra tutte le nazioni e segnò non solo l'atto di nascita dei non allineati, ma anche l'affermazione del Terzo Mondo sulla scena mondiale.



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