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Gli ebrei in Italia: l'antisemitismo nella stampa italiana




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Gli ebrei in Italia: l'antisemitismo nella stampa italiana

Il notevole livello di integrazione che la comunità ebraica aveva raggiunto in Italia, a partire soprattutto dal Risorgimento, aveva contribuito a far nascere, in Italia e all'estero, la convinzione che, nonostante alcune prese di posizione antisionistiche e antigiudaiche comparse sulla stampa fascista e su quella cattolica1) negli anni Venti e Trenta, mancassero le premesse per il sorgere di un problema ebraico. Questa opinione trovò inizialmente conferma nel fatto che l'avvio delle persecuzioni contro gli ebrei in Germania suscitò da parte di Mussolini la condanna dell'antisemitismo del Fuhrer 2) e il duce si propose come mediatore tra le organizzazioni ebraiche internazionali e i nazisti; l'Italia, inoltre, manifestò la propria disponibilità ad accogliere gli ebrei in fuga dal Reich tedesco.3) Non mancarono, tuttavia, sin dal 1934, espressioni di simpatia per l'azione antisemita del nazismo, in particolare sulle pagine dei giornali fascisti, Il Tevere, Il Giornale d'Italia e in seguito anche Il Regime Fascista,4) dove ad essere attaccati furono in primo luogo i sionisti, la cui lealtà verso la nazione veniva messa in dubbio. L'antisemitismo andò via via diffondendosi all'interno del partito fascista e la stessa posizione di Mussolini fu, come vedremo, alquanto ambigua. Tuttavia, nel 1934 non c'era ancora motivo di dubitare seriamente della benevolenza italiana e fascista verso gli ebrei.5) Nel 1935, il successo della guerra d'Africa conferì a Mussolini e al regime la massima popolarità e anche gli ebrei, molti dei quali avevano aderito fin dai primi tempi al fascismo, parteciparono al clima di generale entusiasmo per la conquista dell'impero; in quell'anno gli attacchi di stampa antisemiti furono moderati, tant'è che sarebbe più opportuno - come suggerisce De Felice - parlare di 'sporadiche punzecchiature'.6)

Dal 1936, però, con il miglioramento dei rapporti italo-tedeschi e con la guerra di Spagna,7) tornarono a comparire, sui giornali fascisti, articoli a carattere antisemita: gli attacchi erano diretti contro il sionismo, contro il bolscevismo, cui il giudaismo era ritenuto strettamente legato, e, non ultimo, contro la 'finanza internazionale ebraica'.8) Il Regime Fascista di Roberto Farinacci, ras del fascismo cremonese ed elemento di punta del frantumato ed eterogeneo fronte dell'antisemitismo italiano, rivolse la propria critica, in un articolo anonimo, non più solo ai sionisti, ma a tutti gli ebrei, accusandoli di tenere 'un atteggiamento passivo, che può suscitare sospetto' e invitandoli a dimostrare di essere 'prima fascisti, poi ebrei.'9) Da quel momento in poi si può dire che, al di là di qualche momentanea battuta d'arresto, la campagna di stampa antisemita non ebbe più sosta e, in particolare dall'aprile del 1937, quando fu pubblicato il pamphlet di Paolo Orano, Gli ebrei in Italia, riprese con vigore.10) Questo libro metteva in chiaro che la campagna antisemita non era più diretta 'contro le astrazioni chiamate 'internazionale ebraica, alta finanza ebraica e cricca giudaico-massonica',11) ma esplicitamente contro gli ebrei italiani.

Non tutti gli ebrei che vivevano in Italia reagirono allo stesso modo agli attacchi che la stampa riservò loro tra il 1935 e il 1937: solo un piccolo gruppo espresse preoccupazione per la propria sorte e per quella dell'Italia, che si avvicinava sempre più alla Germania, e cercò di replicare alle accuse rivolte alla comunità ebraica.

La maggioranza degli ebrei, tuttavia, condusse, in quegli anni, una vita tranquilla, senza avvertire in modo traumatico il pericolo di perdere le posizioni acquisite e continuando a sostenere il regime.

Per quanto riguarda gli ebrei all'estero, in genere, essi nutrivano simpatia per l'Italia e per Mussolini, soprattutto per le aperture del duce e dell'Italia verso i loro correligionari tedeschi. E questo fu il motivo che fece sì che molti tardassero a rendersi conto dell'effettiva condizione della comunità ebraica in Italia, anche dopo l'introduzione dei provvedimenti antisemiti.12)

1.1 L'intensificarsi della campagna antisemita e le reazioni della stampa britannica

Già alla fine del 1937 era stata decisa la politica razziale, che, tra l'estate e l'autunno del 1938, avrebbe portato all'introduzione di provvedimenti per la 'difesa della razza'. La campagna antisemita fu condotta con le più raffinate tecniche di propaganda: dalla stampa al cinema, dalla radio ai fumetti, ai libri; ad occuparsene furono tra gli altri i Gruppi Universitari Fascisti (GUF) e lo scopo era quello di rendere la discriminazione 'necessaria agli occhi degli italiani'.13) Per questo, soprattutto dal gennaio del 1938, gli attacchi antisemiti si fecero sempre più insistenti e furono diretti in particolare contro gli ebrei stranieri, ritenuti la causa della mancanza di alloggi, degli affitti elevati, della disoccupazione, dei bassi salari, delle scuole affollate, ecc.14) Ma molti furono anche gli articoli che mettevano in dubbio la lealtà degli ebrei italiani verso la nazione e li accusavano di tramare contro il fascismo.

Nonostante la frequenza con cui comparivano articoli antisemiti sui giornali italiani, essi non ebbero - almeno fino alla pubblicazione del Manifesto degli scienziati razzisti - grande eco sulla stampa britannica, probabilmente perché il governo non aveva ancora ufficialmente adottato una politica razziale e Mussolini non aveva ancora espresso il proprio parere definitivo sulla campagna antisemita, anzi, aveva più volte ribadito, almeno fino al 1937, l'inesistenza di una 'questione ebraica'.

Dei quotidiani nazionali britannici qui presi in esame per i mesi precedenti all'introduzione della legislazione razziale in Italia, vale a dire il Times, il Daily Herald e l'Evening Standard,15) solo il Times, oltre al settimanale ebraico, Jewish Chronicle,16) dava notizia dell'intensificarsi della campagna antisemita sulla stampa italiana nei primi mesi del 1938, con questo commento:

Two of the more extreme Fascist newspapers, Sig. Farinacci's Regime Fascista and the Tevere, have for years past been noted for their anti-Jewish propaganda. Their anti-Jewish tone has been accentuated in the past month or two and there have been numerous examples of it in other newspapers.

Il Times, pur mostrando preoccupazione per la tendenza del governo italiano di copiare le iniziative naziste,18) sottolineava, però, la differenza tra la posizione degli ebrei in Germania e in Italia ed esprimeva la convinzione che l'antisemitismo avrebbe raccolto scarsi consensi tra la popolazione italiana, a meno che non fosse stato spinto da una forte azione propagandistica. In Germania - era questa l'opinione del Times - numerosi ebrei occupavano posizioni di rilievo e per questo era stato relativamente facile diffondere l'idea che essi rappresentassero una minaccia per la nazione, in Italia, invece:

// they are only a small minority of about 40,000, who can hardly be represented as suckling the life-blood of the country. For this reason it seems hardly likely that anti-Semitism can gather much strength in Italy, unless indeed it is raised by the forced draught of official propaganda.

Considerando il ruolo che l'apparato propagandistico aveva svolto in Germania, non poteva certo essere esclusa la possibilità che i fascisti, i quali per altro avevano già mostrato una certa inclinazione a fare propri gli insegnamenti nazisti, ottenessero risultati simili.

Un esempio del fatto che da parte del governo non vi fosse alcuna intenzione di far cessare, o quantomeno di attenuare, la campagna antisemita in corso sulla stampa fu individuato dal Times nella ripresa delle pubblicazioni di un 'obscure weekly // the first function of which seems to be anti-Jewish agitation'20) - così il Times definiva Il Giornalissimo.21) Nel primo numero di questo settimanale, uscito agli inizi di febbraio, oltre ad una vignetta, che ironizzava sull'aspetto fisico degli ebrei e sul loro legame con il comunismo e con la finanza internazionale, era apparsa anche un'intervista a Giovanni Preziosi22)- uno degli antisemiti della prima ora - sul tema 'Esiste un problema ebraico in Italia?'.

La stampa fascista non perdeva occasione per attaccare gli ebrei o per suggerire misure antiebraiche, come nel caso de Il Regime Fascista, che propose l'introduzione di un 'numero chiuso' per la partecipazione degli ebrei alla vita sociale e politica della nazione e, inoltre, sostenne che con l'Informazione Diplomatica n. 14 del 16 febbraio24) - la prima presa di posizione semi-ufficiale di Mussolini in merito alla questione razziale - il governo aveva chiaramente espresso la volontà di adottare dei provvedimenti antiebraici. Il Times commentò questa interpretazione in tono sarcastico, sostenendo che le affermazioni contenute nell'Informazione non giustificavano affatto una simile lettura, ma piuttosto negavano qualsiasi intenzione del regime in tal senso25) e, a supporto di questa tesi, il quotidiano riportò un brano del documento - in seguito ripreso anche da altri giornali britannici - nel quale era scritto:

Il Governo fascista non ha mai pensato, né pensa di adottare misure politiche, economiche, morali contrarie agli ebrei in quanto tali, eccettuato beninteso nel caso in cui si tratti di elementi ostili al Regime.26)

Fin dall'inizio del 1938 il Times mise in risalto l'influenza nazista sulla campagna antisemita intrapresa dalla stampa italiana, sostenendo che l'antisemitismo, sebbene non fosse ancora una politica ufficiale del governo italiano, era, però, indubbiamente, un'espressione della volontà del duce di consolidare - anche dal punto di vista ideologico - l'asse Roma-Berlino, siglato nell'ottobre del 1936:

Anti-Semitism must now be added to the various other German cults which are being copied in Italy in order to emphasize the reality and the strength of the Rome-Berline axis.27)

In occasione della visita di Hitler in Italia, tra il 3 e il 9 maggio 1938, il Times non accennò, tuttavia, alla possibilità che i due dittatori trattassero la questione dell'antisemitismo, se non indirettamente, nel menzionare la comune volontà di Italia e Germania di costituire un fronte antibolscevico: la stampa fascista, infatti, nell'accusare gli ebrei di slealtà verso la nazione non aveva mancato di sottolineare il loro presunto legame con il bolscevismo, nemico giurato del fascismo e del nazismo.

Sulle pagine del Times non comparve più alcun commento alla campagna di stampa antisemita del fascismo fino al luglio del 1938, quando la pubblicazione del Manifesto degli scienziati richiamò l'attenzione di tutta la stampa internazionale.


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