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Dottrine e moti ereticali




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Dottrine e moti ereticali

a) Origine e significato delle eresie medioevali. - Lo splendore e la ricchezza della Chiesa nei secoli XII e XIII, contribuivano certamente ad aumentare il prestigio politico e materiale del Papato e a consolidare la potenza dei grandi signori ecclesiastici; poco però giovavano alla missione religiosa della Chiesa, la quale più che ai brillanti successi nella politica avrebbe dovuto attendere all'assistenza spirituale dei fedeli; più che i sogni di dominio temporale avrebbe dovuto vagheggiare le conquiste della fede.

Questa contraddizione fra l'altissima missione della Chiesa di Cristo e la mondanità del clero, colpisce specialmente il popolo più umile, che nella parola dei suoi vescovi e dei suoi preti cerca invano l'eco della parola di Gesù, amico dei poveri, consolatore degl'infelici. Davanti al fasto dei papi, all'alterigia dei prelati, all'incuranza del clero, nel cuore del popolo ribolle l'indignazione, quella stessa indignazione che il popolino sente da un pezzo contro gli ultimi rappresentanti del feudalesimo dissanguatore e contro i nuovi ricchi della borghesia cittadina, spietati anch'essi verso il a povero popolo di Dio ». Alla tendenza verso l'insurrezione ha dato inconsciamente il primo impulso il Papato stesso, quando al tempo della lotta per le investiture, ha eccitato il popolo contro i vescovi simoniaci e immorali, favorendo il movimento plebeo della Pataria.

Ma tra la folla degli zelanti Patarini si é insinuata ormai gente di scarsa fede e di dubbia intenzione, che non distingue fra vescovi buoni e cattivi, e mettendo tutto in un fascio, nega obbedienza alla Chiesa. Così nascono, a cominciare dal secolo XI, quegli incomposti movimenti religiosi, che si dicono eresie. Essi sembrano esteriormente un empio assalto al dogma e alla disciplina della Chiesa cattolica : come tali infatti vengono affrontati e combattuti dal Papato. Ma esaminati più profondamente, questi moti ereticali si rivelano come un vasto tentativo rivoluzionario delle più umili classi contro le caste ricche e privilegiate, e quindi anche contro il clero, che nel medio evo é tra le caste la più favorita. Sotto l'apparenza della lotta religiosa, l'eresia medioevale nasconde la rivolta sociale: principi e papi con mezzi diversi, ma con finalità uguale, si affaticheranno a schiacciarla. Eppure per tre secoli continui (XII-XIV secolo) l'eresia resisterà di

fronte alla violenza e alla persecuzione; essa cederà solo davanti al-l'esempio di santità, di povertà, di mitezza, dato da S. Francesco e dai suoi frati mendicanti.

b) Le principali eresie. - Idee ereticali circolavano da parecchi secoli in mezzo al popolo cristiano, alimentate da alcune sette di origine manichea, le quali sostenevano essere il mondo opera di due principi, buono l'uno, da cui tutte le cose buone provengono, cattivo l'altro, autore d'ogni male; il primo era lo spirito, l'altro la materia. Perciò ogni fedele, per combattere il principio del male, doveva astenersi da ogni materialità, respingere ogni ingerenza della Chiesa, rifiutarsi ad ogni atto di culto esterno, negare la missione visibile di Cristo. Questi eretici dall'Oriente si erano diffusi nell'Occidente, dove, intorno al Mille, appaiono con nomi diversi, come Bulgari, Catari, Tesseranti, ecc., finché prendono più spesso l'epiteto pretenzioso di Catari, cioé puri.

Appunto al tempo della lotta per le investiture il moto religioso dei Catari si fonde con le correnti di idee della Pataria e dilaga per le Fiandre, per la Germania, per la Francia meridionale, per l'Italia. Alla ' fine del secolo XII le sette, cresciute di numero e di audacia, hanno raggiunto la loro maggiore prosperità e si distinguono un po' meglio : a sud della Francia ecco gli Albigesi, così detti dalla città di Albi che ne é il centro; in Italia e in Francia si chiamano Arnaldisti i seguaci del programma antipapale di Arnaldo da Brescia; a Lione per opera di un ricco mercante convertito, Pietro Valdo, sorgono dopo il 1170 i Poveri di Lione, che col nome di Valdesi si diffondono anche in Germania e nell'Italia settentrionale, dove si rifugiano più tardi nelle valli piemontesi, in cui si trovano tuttora. Né molto differiscono da essi i Poveri Lombardi, che pullulano nei principali centri della valle padana e specialmente a Milano, il grande centro delle eresie italiane di questo tempo.

c) Dottrine comuni a tutti i moti ereticali del medio evo. - Sotto l'apparente diversità di nomi vi é generalmente uniformità di aspirazioni e di idee. Quasi tutti costoro si oppongono alla Chiesa costituita, al papa, al clero, contro l'autorità dei quali invocano l'insegnamento del Vangelo; di questo respingono l'interpretazione ufficiale della Chiesa, appellandosi alla lettura del testo, di cui diffondono tra

il popolo le traduzioni in volgare. Abolita così la missione del sacerdozio, essi rivendicano a sé il diritto della predicazione, e perciò si mettono a percorrere intere regioni, risvegliando le plebi, strappandole dalle chiese, eccitandole contro il clero e contro i ricchi, rinfacciando ai preti, ai vescovi, ai monaci, ai papi la loro opulenza, la loro avidità, la loro scostumatezza, e dando spettacolo di povertà, di continenza, di dispregio d'ogni cosa terrena. I più ardenti fra questi apostoli, che hanno avuto una speciale iniziazione (consolamentum) e si dicono perfetti, vivono tra il popolo di limosine e di nulla, laceri negli abiti, coi capelli lunghi e le barbe arruffate, girovagando continua-mente, instancabili nel predicare, seguìti spesso dall'ammirazione delle folle, che decantano i loro miracoli, stupiscono alle loro virtù, tremano davanti alle loro predizioni. Alcuni annunciano imminente la fine del mondo che distruggerà la nuova Babilonia, cioè Roma papale; altri, come l'abate calabrese Gioacchino da Fiore (secolo XII), così a mezzo tra il convento e la piazza, fantastica su strane interpretazioni bibliche, e diffonde vaticini apocalittici; qualcuno, come Fra Dolcino (tra il XIII e il XIV secolo) scivola a poco a poco dalla povertà evangelica verso il comunismo, si pone alla testa di contadini, di servi, mette sossopra le campagne, incendia chiese e castelli. E una parte importante nelle agitazioni hanno le donne, fanatiche spesso e visionarie, animate da uno zelo più acuto, che è odio di classe e nasconde la maledizione sotto la profezia.

4. lnnocenzo IlI e la lotta contro l'eresia : il Tribunale

dell'lnquisizione ; il controllo del pensiero e le Università.

a) La repressione. - Di fronte all'eresia la Chiesa venne spiegando un'energia tanto più grande, quanto più chiara nel corso degli anni si fece la fisionomia anticattolica e antisociale del movimento ereticale. I mezzi con cui papi e vescovi tentarono di schiacciare l'eresia furono sempre gli stessi : prediche e ammonimenti dapprima; poi condanne e scomuniche; quindi energica azione materiale, che andava dall'arresto alla tortura, ai tormenti, al rogo; nel secolo XIII, cresciuto enormemente il numero degli eretici, si ricorse alle Crociate contro di essi, agli arresti collettivi, ai massacri. Di tutta la parte materiale

s'incaricava generalmente il braccio secolare, cioè l'autorità civile, a cui la Chiesa affidava i rei dopo la condanna. La procedura giudiziaria del medio evo si svolgeva allora in tutta la sua crudeltà, e trovava zelanti esecutori nei grandi signori feudali, nei re, nello stesso imperatore. Dopo quanto si è detto sopra, ciò non deve fare meraviglia : erano gli eretici i più audaci sovvertitori di ogni autorità e di ogni ordine sociale, e perciò la loro colpa cadeva sotto sanzioni religiose e civili ugualmente inesorabili.

b) La Crociata contro gli Albigesi. - Gravissima fu la lotta contro gli Albigesi nella Francia meridionale. Là infatti erano avvenuti nel secolo XII gravi disordini, che dal centro di Albi, si erano pro-pagati per le campagne, le città e i borghi della Linguadoca, minacciando di estendersi da una parte verso lo Spagna, dall'altra verso la Provenza e l'Italia: bande armate di fanatici, eccitate dalla violenta predicazione di sedicenti profeti, avevano sollevato interi paesi, saccheggiato le chiese, ucciso preti e monaci, profanato le cose sacre. Scomunicati e perseguitati da papa Alessandro III e Lucio III, gli Albigesi seguitarono a prosperare, protetti da Raimondo VI, conte di Tolosa, e da Ruggero II, visconte di Béziers e Carcassona; giunsero perfino ad uccidere Pietro di Castelnau, legato pontificio (1208). Allora papa Innocenzo III scomunicò il conte di Tolosa e indisse la Crociata contro gli Albigesi « peggiori degli stessi Musulmani ». Si scatenò una guerra feroce, in cui i feudatari del nord, guidati da Simone di Montfort, invasero coi loro Crociati le ridenti terre della Provenza e della Linguadoca, commettendo devastazioni ed eccidi spaventosi, che sollevarono le proteste dello stesso Innocenzo III. L'eresia fu soffocata nel sangue (1209); i principi favorevoli agli Albigesi furono in buona parte spodestati, e i loro feudi passarono a Simone di Montfort e più tardi al re di Francia.

c) L'Inquisizione. - Il XII Concilio ecumenico, tenuto da. Innocenzo III nel 1215, rinnovò le scomuniche contro gli eretici, e regolò tutta la procedura. Di qui ebbe origine il Tribunale dell'Inquisizione, dapprima sottoposto ai vescovi delle singole diocesi, poi più tardi divenuto un vero organismo disciplinare per tutta, la Chiesa, e affidato da papa Gregorio IX ai frati domenicani (1233); esso aveva l'incarico di ricercare (inquirere) gli eretici, esaminarli, e, convintili

di eresia, passarli al « braccio secolare » perché fossero giustiziati, quasi sempre sul rogo. Il ricordo di questo tribunale si é fissato nella immaginazione popolare a colori di sangue. Certo cose atroci furono allora commesse; tuttavia non é serio prestar fede a tutti gli orrori escogitati dalla fantasia di torbidi romanzieri in cerca di soggetti ma-cabri; né d'altra parte si deve dimenticare che la procedura dell'Inquisizione si ispira purtroppo fedelmente alla normale procedura penale del medio evo.

5. Gli Ordini mendicanti : S. Domenico e S. Francesco.

a) Gli Ordini mendicanti. - L'eresia fu schiacciata dalla Chiesa come una formidabile minaccia all'ordine sociale e religioso; essa però conteneva alcuni elementi che, lungi dal nuocere, potevano se ben diretti, aiutare la riforma del clero e promuovere un migliora-mento nelle folle. Questo culto per la povertà, questo disprezzo degli onori, questa aspirazione verso una maggior purezza di vita non erano in fondo che un ritorno ai più sinceri ideali evangelici; bisognava dunque profittarne, impedendo che degenerassero in uno spirito di ribellione ad ogni autorità, e provvedendo a incanalarli entro gli argini di una

riforma ufficiale. Furono allora istituiti gli Ordini mendicanti, i quali, fondandosi sull'ideale della povertà e vivendo di elemosine, diedero ai fedeli l'esempio di una vita semplice e nello stesso tempo ossequente verso la Chiesa, alla cui approvazione sottoposero la propria regola. Così nella Lombardia, dal ceppo stesso dei Poveri Lombardi, si svilupparono gli Umiliati, per la maggior parte tessitori di lana ed umili operai, che, dopo un periodo di incertezze e di malintesi con Roma, finirono per accettare una regola dal papa Innocenzo III, costituendo uno stato intermedio fra il laico e il religioso. Press'a poco con lo stesso spirito sorsero nei Paesi Bassi quelle monache, conosciute popolarmente col nome di Beghine, le quali resero famosi i loro Béguinages, vere organizzazioni industriali per la lavorazione dei lini e dei merletti, che sussistono tuttora nel Belgio.

Ebbero carattere più strettamente monastico gli Ospedalieri e i Lazzaristi, dediti alla cura degl'infermi, i Trinitari, destinati al riscatto dei cristiani, fatti schiavi dai Turchi, i Carmelitani e gli Eremitani, amanti della contemplazione, ecc.. Ma tra gli Ordini mendicanti di quei tempi, i maggiori furono quello dei Domenicani e quello dei Francescani.

b) I Domenicani. - Li istituì lo spagnolo S. Domenico. Egli, dopo aver lungamente predicato nella Francia meridionale contro gli Albigesi, raccolse intorno a sé alcuni compagni e con essi fondò l'Ordine dei Frati Predicatori (detti più tardi Domenicani) con lo scopo di addestrarli alla predicazione fra gli eretici e fra il popolo. Il nuovo Ordine religioso, approvato da papa Innocenzo III, brillò presto per uomini d'ingegno, non solo sul pulpito, ma anche sulla cattedra e nella vita pubblica. Esso diede alla Chiesa S. Tommaso di Aquino (1225-1274).

c) I Francescani. L'Ordine religioso, che più ricorda lo spirito medioevale, é quello dei Frati Minori, detti anche Francescani. Ne fu il fondatore S. Francesco, nato ad Assisi verso il 1182. Figlio di un ricco mercante, dopo una gaia giovinezza, lasciata la vita del mondo, si spogliò d'ogni bene _terreno, e divenuto entusiasta della povertà, col suo semplice abito di penitente e la sua bisaccia di men-dicante, cominciò a percorrere l'Umbria, apostolo di bontà e di pace, raccogliendo intorno a sé discepoli e poverelli, innamorati della pu-

rezza della sua vita, della semplicità della sua parola. Dal tempo. di Cristo in poi, nessuno aveva esercitato mai sulle folle un fascino religioso tanto vivo- e profondo. Sorse così un Ordine religioso, che, approvato da papa Onorio III (1223) col nome di Frati Minori, si diffuse per tutta l'Italia e ben presto anche per l'Europa : quando S. Francesco moriva ad Assisi nel 1226, i suoi frati erano già parecchie migliaia. Essi si diedero al ministero più umile fra il popolo, percorrendo le campagne, predicando nelle piazze, pacificando i partiti, dimostrando con la povertà della vita la bellezza dell'evangelo. Più tardi però, divisi in varie tendenze, dopo lunghe discordie, accolsero una riforma della regola ideata da frate Elia da Cortona, che temperando i primitivi rigori, fece dei Frati Minori un Ordine ricco di beni e dotto di sapere, cosicché perdette molto della sua fisionomia originale, tendendo ad uniformarsi agli altri Ordini mendicanti.

Il movimento francescano ebbe in Italia un fortissimo influsso sulla vita culturale ed artistica : ad esso infatti dobbiamo la diffusione dello stile gotico e la rinascita della pittura con Giotto. La semplice poesia del Cantico del sole commosse i poeti, Dante. sopra tutti, il quale dedicò al poverello d'Assisi uno dei canti più belli. Lo spirito di S. Francesco aleggia ancora in molte tradizioni popolari e nel libro dei Fioretti, uno dei capolavori del misticismo cristiano.

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