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L'ermetismo - giuseppe ungaretti




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L'ERMETISMO


L'Ermetismo è una corrente poetica che si sviluppa in Italia nella prima metà del Novecento, e culmina nel periodo che va dalla prima alla seconda guerra mondiale. La poesia ermetica si distacca dalle precedenti correnti letterarie per l'oscurità dello stile e del linguaggio. Il termine "Ermetismo" indica una poesia di difficile comprensione, sia per i contenuti privi di apparente logicità sia per la forma che non sempre segue le regole sintattiche. In origine il nome di Ermetismo è introdotto con un'intenzione polemica e dispregiativa, come sinonimo di incomprensibilità, ma successivamente perde questa connotazione. Il nome deriva dalla figura divina di Ermete Trismegisto, considerato dai Greci inventore della scrittura e autore di trattati scritti in un linguaggio particolarmente oscuro. La difficoltà di comprensione tipica dell'Ermetismo dipende dal desiderio dei poeti di rivelare i sentimenti più profondi dell'animo con immediatezza. Essi utilizzano un linguaggio sintetico, fatto di versi brevissimi, ma ricco di immagini rivelatrici.

L'Ermetismo ha il suo massimo splendore tra il 1935 e il 1942 a Firenze, dove trova uno spazio crescente sulle principali riviste. I maggiori esponenti di questa corrente letteraria sono: Ungaretti, Quasimodo e Montale (parzialmente).



GIUSEPPE UNGARETTI

VITA


Nasce nel 1888 ad Alessandria d'Egitto, dove la famiglia, di origine toscana, si era trasferita per ragioni di lavoro. Il padre muore nel 1890. Ungaretti, dopo aver terminato gli studi nelle scuole egiziane, si reca a Parigi per perfezionarli (1912). Qui viene a contatto con gli ambienti dell'avanguardia francese e italiana. Nel 1914 viene in Italia per partecipare con entusiasmo alla guerra come volontario. Successivamente insegna letteratura italiana prima in Brasile, poi a Roma. Le vicende della seconda guerra mondiale segnano in lui il maturare di una nuova e dolorosa consapevolezza, preceduta da due gravi lutti familiari: la morte del fratello Costantino, nel 1937, e la perdita del figlio Antonietto, due anni dopo. Muore a Milano nel 1970.


OPERE


Negli anni della prima guerra mondiale, Ungaretti pubblica due raccolte di liriche: Il porto sepolto (1916) e Allegria di naufragi (1919), che confluiranno poi nel volume L'Allegria (1931). Il porto sepolto si riferisce ad un porto reale che doveva esistere anticamente nei pressi di Alessandria, ma ha soprattutto un significato simbolico: allude a "ciò che segreto rimane in noi, indecifrabile"; il porto sepolto equivale al segreto della poesia, nascosto nel fondo di un "abisso" nel quale deve immergersi il poeta. L'espressione ossimorica "allegria di naufragi" allude invece alla guerra, che è vista come un naufragio, mentre i sopravvissuti sono come i superstiti del naufragio che, presi da una sorta di ebbrezza per lo scampato pericolo, superano lo sgomento e il dolore con la speranza di un domani migliore. Le due raccolte parlano in gran parte della prima guerra mondiale. In esse Ungaretti utilizza versi brevissimi, fino ad arrivare all'unicità della singola parola; inoltre riduce al minimo i nessi sintattici, abolendo in alcuni casi persino la punteggiatura: la poesia procede per accostamento di frammenti e immagini, per analogie.

Nel 1933 Ungaretti pubblica la raccolta Sentimento del tempo; in queste poesie egli medita sulla condizione dell'uomo e sullo scorrere veloce del tempo, delle cose, delle persone amate, che produce la nostalgia del passato e un più tenace attaccamento alla vita. Da un punto di vista formale, quest'opera segna il ritorno alla tradizione: l'uso di versi tradizionali (l'endecasillabo e il settenario) e il recupero delle strutture sintattiche.

La successiva raccolta Il dolore (1947) unisce il tormento personale (la morte del fratello e del figlio di nove anni) alla sofferenza collettiva (la seconda guerra mondiale).

Le ultime raccolte sono: La terra promessa, Un grido e paesaggi, Il taccuino del vecchio. Infine Ungaretti cura l'edizione completa dei suoi versi, pubblicata nel 1969 col titolo Vita d'un uomo. Tutte le poesie.



Da "Allegria di naufragi"


Soldati

Si sta come

d'autunno

sugli alberi

le foglie


L'antico paragone uomini/foglie acquista una drammaticità attuale, riferito ai soldati al fronte. Come avviene spesso in Ungaretti, il titolo è parte integrante del testo, risultando essenziale per la sua comprensione.


Da "Il porto sepolto"


Il porto sepolto

Vi arriva il poeta

e poi torna alla luce con i suoi canti

e li disperde


Di questa poesia

mi resta

quel nulla

d'inesauribile segreto


Il "porto sepolto" rappresenta qui l'essenza della poesia, il suo mistero nascosto:


Veglia

Un'intera nottata

buttato vicino

a un compagno

massacrato

con la sua bocca

digrignata

volta al plenilunio

con la congestione

delle sue mani

penetrata

nel mio silenzio

ho scritto

lettere piene d'amore


Non sono mai stato

tanto

attaccato alla vita


E' una poesia scritta al fronte l'antivigilia di Natale. La guerra appare ridotta a questo macabro confronto, rivelandosi in tutto l'orrore della sua crudeltà:



San Martino del Carso

Di queste case

non è rimasto

che qualche

brandello di muro

Di tanti

che mi corrispondevano

non è rimasto

neppure tanto

Ma nel cuore

nessuna croce manca

E' il mio cuore

il paese più straziato


Un paese devastato dall'artiglieria diviene l'emblema dell'annientamento che la guerra provoca nella natura e, soprattutto, nello spirito.


Da "Il dolore"


Non gridate più

Cessate d'uccidere i morti,

non gridate più, non gridate

se li volete ancora udire,

se sperate di non perire.


Hanno l'impercettibile sussurro,

non fanno più rumore

del crescere dell'erba,

lieta dove non passa l'uomo.


La lirica esprime l'orrore del poeta per una guerra il cui seguito d'odio continua ancora.

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