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Il Decadentismo




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Il Decadentismo


Il concetto di decadenza, o meglio, la coscienza di vivere un'età di decadenza, si era diffusa già nella Francia del secondo Ottocento, sotto Napoleone III. Già nel 1857, Charles Baudelaire aveva protestato contro l'impiego, in senso spregiativo, della frase " littérature  décadente " ; più tardi, poco dopo l'Ottanta, si pubblicò in Francia un giornale: "Le decadent". Il termine nacque, dunque, e si diffuse in un'accezione negativa, come spesso accade, a esprimere una condanna morale prima ancora che estetica.

Il termine "Decadentismo" è oggi assunto, in senso storico, per indicare la cultura di un periodo di profonda crisi della società, che va dall'ultimo ventennio dell'Ottocento fino ,all'incirca ,alla vigilia della seconda guerra mondiale. Dopo il 1890 si registrano, sul piano culturale, la crisi del positivismo e l'affermarsi di nuovi indirizzi di pensiero, che hanno un comune denominatore nell'irrazionalismo. Il Decadentismo è caratterizzato da una visione estetizzante della vita, dall'esplorazione di zone ignote della sensibilità, dalla scoperta del subcosciente, che l'arte fu chiamata a esprimere in forme nuove e irrazionali.

Baudelaire, precursore del movimento artistico,nella sua opera I fiori del male rifiuta i temi cari ai romantici, fissa lo sguardo sull'uomo moderno, scopre i sentimenti più complicati e inconsueti, respinge la poesia descrittiva, didattica e passionale: tende a trasfigurare la realtà, anche la meno nobile, in immagini di pura bellezza, ad elevarla grazie alla purezza del canto. Lo scrittore francese nelle composizioni della maturità si rivolge a quel che è al di là della sensibilità e dell'intelligenza, all'io profondo: mira cioè a fare della poesia un mezzo di conoscenza metafisica. Per attuare questo suo disegno ricorre alla suggestione musicale e a immagini-simbolo che evochino le segrete analogie delle cose, i misteriosi rapporti che creano l'unità dell'universo: la natura diventa un tempio che si manifesta all'uomo tramite una foresta di simboli, l'autore è un artista-vate, l'unico capace di percepire e interpretarne i misteri attraverso l'intuizione. Essendo questo mistero intuito, non può essere rivelato razionalmente, ma solo attraverso analogie e metafore.

L'artista distrugge ogni legame razionale con il mondo esterno e si abbandona al proprio inconscio, alla scoperta di una realtà nuova. Gli strumenti che i decadenti privilegiano per arrivare alla vera conoscenza consistono negli stati irrazionali dell'esistere come la malattia, la nevrosi, la follia, il desiderio, il sogno, l'incubo e l'allucinazione. Questi stati di alterazione, sottraendosi alla ragione, permettono di vedere il mistero che è al di là delle cose (simbolismo), provocano forme di estasi che permettono di entrare in contatto con l'assoluto in cui l'io individuale si annulla nella vita del gran tutto (Panismo, dal greco Pan = tutto).

Il rifiuto di qualsiasi razionalità e la negazione della scienza come conoscenza del mondo sono legati alla crisi dei valori del Positivismo (movimento che sul versante artistico portava al Naturalismo).In questo periodo cade la convinzione che la realtà sia un complesso di fenomeni materiali, regolati da leggi ferree, meccaniche e deterministiche, che la scienza, una volta individuate tali leggi, possa garantire una conoscenza oggettiva e totale della realtà e, attraverso di essa, il dominio dell'uomo sul mondo, il progresso indefinito, il trionfo della civiltà sull'oscurantismo, la sconfitta di tutti i mali che affliggono l'umanità. Proprio l'approfondimento della ricerca scientifica mette, infatti, in discussione molte delle fiducie positivistiche, e le prospettive nell'ambito della fisica che preludono la teoria della relatività di Einstein, fanno crollare un pilastro del Positivismo: l'oggettività del reale.  Il decadente ritiene che la ragione e la scienza, in generale le scienze empiriche, non possano dare la vera conoscenza del reale (semmai dell'apparenza), perché la sua essenza è di là dalle cose, misteriosa ed enigmatica, per cui solo rinunciando all'abito razionale si può tentare di attingere all'ignoto (da qui l'affermarsi di correnti idealistiche e spiritualistiche).

Si fanno strada il soggettivismo e il relativismo. L'arte non intende più essere la rappresentazione della realtà, vera o verisimile, ma costituisce il tentativo di cogliere la labilità mobile e sfuggente dell'esistenza, sentita quale fluire incessante. Alla base dell'opera narrativa, teatrale o lirica, sta un uomo diverso da quello di ieri, mosso da forze inconsce eppure operanti nella sua interiorità.

In questo periodo ha luogo, un progressivo orientamento verso un'arte sottratta al condizionamento della realtà. Il mutamento in oggetto occorre prima in pittura e in poesia, poi si manifesta anche nella narrativa. Il dato reale, limitato, angusto, puramente esteriore non appaga più. Si teorizza non più la conoscenza della realtà, bensì dell'anima della realtà, e lo strumento principe di conoscenza è individuato nella poesia. Per questo essa è considerata come pura illuminazione, messaggio che giunge da una zona remota, opposta all'esperienza usuale, come espressione simbolica.

Si viene così a creare un canone fondamentale del decadentismo: l'equivalenza arte=conoscenza.

In poesia perdono valore la rima, l'eloquenza, e vengono accolte suggestioni dalle altre arti, dalla musica specialmente.

Due furono i principali atteggiamenti degli intellettuali nei confronti dell'autorità e delle masse: da una parte l'appoggio al potere e insieme la volontà di conquistare una posizione di egemonia nella nascente "società di massa"( si pensi a D'annunzio),dall'altra, al contrario, la ribellione o l'evasione da una realtà disprezzata e nella quale al tempo stesso l'intellettuale - non più vate della Storia come nel periodo romantico, né sacerdote della Scienza come durante il Positivismo - si sente sradicato.( è il caso di Baudelaire ,Rimbaud e dai simbolisti in generali)

L"estetismo" è l'atteggiamento che "ritiene fondamentali e primari i valori estetici e riduce in subordine a essi tutti gli altri, anche e soprattutto quelli morali". Nei valori estetici l'intellettuale di questo periodo ravvisa un mezzo per distaccarsi sprezzantemente dalla massa: è perciò costretto a rifiutare tutto ciò che è banale, insignificante, meschino. Tutto ciò spinge a condurre una vita caratterizzata dall'eccezionalità contrapposta alla mediocrità comune. L'esteta per questo si circonda di oggetti preziosi, quadri, stoffe e le sue creazioni artistiche, depurate da tutti gli intenti pratici e utilitaristici, rifiutano la rappresentazione della realtà storica e sociale.


Esteti come Dorian Gray,Des Essentes o Andrea Sperelli ricercano l'ebbrezza e i rapimenti dell'anima per fondersi e annullarsi nel grembo della natura, attraverso l'esercizio dei sensi che si credeva permettessero di poter comunicare con l'ignoto.

Il Decadentismo europeo è un fenomeno culturale e artistico che è rappresentato simbolicamente da tre romanzi di stile decadente: Controcorrente di Joris Karl Huysmans pubblicato nel 1884, Il Piacere di Gabriele D'Annunzio pubblicato nel 1889 e Il ritratto di Dorian Gray d'Oscar Wilde pubblicato nel 1891.

Gli intellettuali italiani, accogliendo le tendenze irrazionalistiche del pensiero europeo, mostrano motivazioni opposte. Alcuni gruppi rifiutano il positivismo per un senso di delusione; altri, attraverso le dottrine del superomismo, del nazionalismo, appoggiano la politica coloniale e avversano il processo di democratizzazione del paese.

Un deciso inserimento della cultura italiana nella cultura europea si realizza con D'Annunzio, con Pascoli, con i Futuristi,- espressione, in forme diverse, dei nuovi atteggiamenti (superomismo, panismo, estetismo, nazionalismo) in D'Annunzio; miti dell'inconscio e dell'infanzia in Pascoli; attivismo e nazionalismo nei Futuristi.







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