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Signorie e principati in Italia - La fine dell'universalismo politico




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Signorie e principati in Italia - La fine dell'universalismo politico


Il secolo XIV è considerato un secolo di transizione verso l'Europa moderna.

Nei quadro generale del periodo va subito messo in risalto che nel corso di questo secolo le istituzioni universalistiche medievali, il Papato e l'Impero, subirono una crisi profonda da cui uscirono fortemente ridi­mensionate e in cui perdettero definitivamente quelle connotazioni universali che il Medioevo aveva loro attribuito.

L'estremo tentativo. di riaffermazione del potere universale della Chiesa fu fatto all'inizio del secolo dal papa Bonifacio VIII, l'ultimo grande papa del Medioevo. Eletto pontefice nel 1294, facendosi nuovo interprete della concezione teocratica di Gregorio VII ed Innocenzo III, egli affermò il proprio prestigio prima a Roma, ove le famiglie aristocratiche. si contendevano il potere sulla città, e successivamente sul piano in­ternazionale. Così intervenne nella contesa in Italia meridionale tra Angioini ed Aragonesi, ed appoggiò a Firenze la fazione dei guelfi neri contro quella dei guelfi bianchi. La sua presenza nella lotta politica a Firenze è ricordata da Dante Alighieri nella Divina Commedia, che è la massima espressione della cultura e delta poesia medievale.

Bonifacio VIII tentò di imporre la propria autorità al re di Francia Filippo IV il Bello,  il quale stava conducendo un'opera di concentrazione del potete monarchico a scapito della nobiltà e del clero. Ma contro il re di Francia, la cui politica era conforme ai tempi (il processo di forma­zione degli Stati. nazionali moderni), il tentativo del papa si rivelò anacronistico e destinato al fallimento. Ad Anagni, dove si era rifugiato per sfuggire alle minacce di Filippo IV Bonifacio VIII fu raggiunto e oltrag­giato da nobili francesi.

Morì  poco dopo sconfitto ed offeso nella sua dignità di pontefice.

Il medesimo sogno di restaurazione del potere universalistico  medievale animò l'imperatore Enrico VII di Lussemburgo, eletto nel 1308.

Egli infatti scese in Italia due anni dopo la sua elezione approfittando del vuoto di potete creatosi nella Penisola da quando, dopo Federico Il, gli imperatori tedeschi si erano disinteressati della politica italiana.

Ma nelle città dell'Italia settentrionale le lotte intestine tra il partito dei ghibellini (imperiali) e quello dei guelfi (papali) costrinsero l'impe­ratore a logoranti lotte di fazione: dovette cioè schierarsi con le città ghibelline contro quelle guelfe.

Il tentativo di restaurazione imperiale si concluse in modo fallimentare con la morte di Enrico VII avvenuta nel 1313 presso Siena, dopo un tentativo estenuante di assedio alla città guelfa di Firenze.

Intanto l'assoggettamento del Papato alla dinastia franco-angioina con lo spostamento della sede pontificia ad Avignone (periodo cosiddetto della cattività avignonese , 1309-1377)> ed i fermenti autonomistici dei cleri nazionali (con la nascita delle Chiese nazionali inglese francese) dettero un duro colpo al prestigio del Papato e vanificarono e l'attività di rinnovamento e il tentativo di riaffermazione del potere universale della Chiesa che aveva impegnato i papi del secolo precedente.

Sulle rovine de! mondo feudale emergevano ormai nitidamente le nuove strutture politiche dell'età moderna le monarchie nazionali in Francia e Inghilterra, le Signorie e i Principati in Italia.

Sul piano economico, si affermava un'economia definita pre capitalistica che era un passo avanti non solo rispetto all'economia feudale, ma parzialmente anche rispetto all'economia artigianale dei Comuni.



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