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La forma autoritaria e la dittatura: dal primo al secondo dopoguerra




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LA FORMA AUTORITARIA E LA DITTATURA: DAL PRIMO AL SECONDO DOPOGUERRA


Lo Stato autoritario storicamente appare come la tanto sognata "terza via" tra democrazia e dittatura. In una visione politica dinamica è ritenuto la forma intermedia necessaria sulla via della modernizzazione dello Stato e della società. Comunque il suo stile mentale fa parte del mondo delle dittature. In realtà esso tende, col sostegno della dittatura, al mantenimento o realizzazione di posizioni di potere di determinati ceti militari, economici o anche di casta, attraverso la neutralizzazione di tutte le altre forze dello Stato. Il totalitarismo tende alla mobilitazione pseudo-democratica di tutte le forze politiche al servizio di un movimento che detiene il monopolio della rivoluzione e di una Weltanschauung pseudoreligiosa che pretende il possesso esclusivo della verità.

Problema dell'origine della dittatura: si è sviluppata dalla crisi di una democrazia o da condizioni predemocratiche?
Schmitt distingue tra regimi eccezionali costituzionali e dittature rivoluzionarie.

Il concetto moderno di dittatura oscilla: da una parte significa governo di una crisi o che rende possibili decisioni attraverso concentrazione del potere, ma entro una cornice legale; dall'altra significa forma rivoluzionaria che è "legge a se stessa". Già la dittatura romana conteneva quell'ambivalenza. Va dalle forme apparentemente legali e pseudodemocratiche fino ai regimi cesaristici e totalitari.

Duplice pretesa dei moderni regimi autoritari: la pretesa di richiamarsi a una superiore legittimità in nome dello Stato e del popolo, e la pretesa dell'organizzazione centrale e della concentrazione della politica statale.

La dittatura moderna è diversa dalla forma tradizionale di tirannide o di dispotismo dall'alto. Una forma di ribaltamento di un colpo di Stato in una facciata di apparente legalità si è attuata durante la Rivoluzione francese, nella fondazione delle dittature cesaristiche di Napolone I e III, nella presa di Mussolini e nella dittatura di Hitler.

Il trasferimento dei sistemi democratici agli ex paesi coloniali del Terzo mondo sfocia quasi dapertutto in regimi dittatoriali (militari).

La Repubblica di Weimar offre un esempio di transazione dalla democrazia alla dittatura.

La presa del potere pseudolegale di Hitler si è attuata in fin dei conti con l'aiuto dei decreti straordinari presidenziali che introducevano lo stato di emergenza, sfruttando la possibilità di abusare di un potere dittatoriale introdotto per difendere questa stessa costituzione. Questo è un travalicare di una dittatura costituzionale nella dittatura autoritaria.

La dittatura può fondarsi: su un solo partito (d. del partito unico), sull'apparato militare (d. militare) e persino su forze socioculturali (Chiesa, intellighenzia, burocrazia). Spesso può presentarsi in forma mascherata e tollerare accanto a sé altri organi politici, naturalmente controllandoli: per esempio un monarca (fascismo). Essa pul portare a ripercorrere una via non violenta col ritorno a condizioni di costituzioanlità (Spagna dal 1936 al 1976).

I "regimi autoritari modernizzatori" si pongono come momenti di transizione alla democrazia. A differenza dei totalitarismi le ideologie autoritarie non vogliono e non possono far valere il postulato pseudoreligioso: l'assioma dell'identità politica e spirituale tra i capi, il partito e il popolo.

Definizione di Linz: i regimi autoritari sono sistemi politici a pluralismo ristretto privo di una responsabilità politica e di una ideologia dominante, ma con spiccati atteggiamenti mentali. In questi regimi piccoli gruppi rivendicano l'esercizio del potere, ma ciò avviene entro certi limiti.

Mentalità significa disposizione psichica, ideologia significa riflessione e autointerpretazione;la mentalità viene prima, l'ideologia dopo: la mentalità è fluttuante, l'ideologia rigida e con un forte elemento utopico.

Le ideologie autoritarie hanno carattere soltanto secondario, giustificativo e decorativo. L'autoritarismo quindi si mantiene in posizione intermedia tra regimi di mobilitazione totalitaria e una certa apertura democratica della politica. Al centro di tutto sta comunque lo Stato. Un esempio di autoritarismo è lo Stato corporativo austriaco dal 1934 al 1938. L'idea di questi regimi era comunque di rafforzare lo Stato.

Dopo il 1945 essi avanzavano una pretesa democratica, nel senso della "democrazia dirigista" (es. Indonesia di Sukarno). L'accento sul carattere progressivo e popolare della dittatura è forte. L'autoritarismo si distingue per il ruolo secondario attribuito allo stesso partito di Stato.

Dopo le guerre le ideologie doverono per forza fare qualche richamo alla democrazia. Due casi latino-americani: peronismo in Argentina e "rivoluzione istituzionalizzata" in Messico. Questi si richiamano a un partito di Stato. Tipico rimane il peso attribuito alla direzione, al governo e all'esecutivo.


Le strutture decentrate e basate sulla divisione dei poteri suggerite dalle potenze coloniali, sembrò che non avessero alcuno spazio nelle ex colonie. La forma autoritaria del "socialismo nazionale" nei paesi in via di sviluppo si distingue dalle dottrine del nazionalsocialismo o del fascismo.

Si vanno profilando anche regimi autoritari liberaleggianti: ad esempio l'Egitto sotto Sadat e Mubarak. Dalla fine dei fascismi nessuna ideologia totalitaria si è potuta sviluppare al di fuori del potere comunista senza rifarsi all'idea dei diritti umani.

Eppure in Europa orientale nel secondo dopoguerra il dominio dei sovietici contraddice il postulato comunista dei diritti umani con il dispotismo dittatoriale.




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