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Aristotele




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L'Euro


L'Euro Qui di seguito sono presenti dei documenti tratti dal Sole 24 Ore

La nuova menzogna in politica e la distruzione delle verità di fatto


La nuova menzogna in politica e la distruzione delle verità di fatto In

Corte dei conti dell'unione europea


CORTE DEI CONTI DELL'UNIONE EUROPEA Istituita nel 1975, la Corte dei conti
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Aristotele


Platone dipinge uno Stato perfetto che guarda al mondo ideale, Aristotele è più realistico, si avvicina per certi versi al Platone delle Leggi, dove, infatti dipinge lo stato come "potrebbe" essere.




Aristotele guarda maggiormente alla natura umana e a quello che lo Stato potrebbe realizzare effettivamente. Egli vuole conoscere le caratteristiche dell'uomo prima di parlare di politica.


Ineguaglianza naturale.


Aristotele afferma che tutti gli uomini sono diversi: ineguaglianza naturale.


Per natura, tutto è diverso dal resto. Dire che gli uomini sono tutti diversi per natura ha delle riflessioni politiche importanti. La più importante è che è giusto che: per natura c'è qualcuno che è adatto a comandare, qualcuno adatto ad obbedire.


Alcuni sono liberi ed altri schiavi, e per questi essere schiavi è utile e giusto. Qualcuno ha la qualità di prevedere, qualcun altro ha la qualità del corpo, e allora questo, naturalmente porta ad essere servo o padrone. Questo secondo Aristotele porta benessere sia al padrone che a servo.


Gli uomini sono per natura socievoli, esseri sociali, l'uomo secondo Aristotele è un animale politico.


Significa che, per sua natura è portato a vivere nella Polis. Un aspetto importante della cultura greca è il dialogo, la parola unisce gli individui. Lo Stato, di conseguenza,  nasce in modo naturale e non per una scelta predeterminata.


Lo stato nasce in modo naturale attraverso delle tappe intermedie.

Una di queste è la famiglia. Qui Aristotele considera importante un elemento che Platone aveva rifiutato.


Nella famiglia troviamo infatti i primi rapporti di comando e di obbedienza.

La famiglia nella cultura greca è una famiglia allargata, ne sono parte il padre, la moglie, i figli, e anche gli schiavi.


Ognuno di questi determina un rapporto di comando e di obbedienza: del padre sul figlio, del marito sulla moglie, del padrone sullo schiavo.

Aristotele, a differenza del suo maestro, insisteva molto sulla gerarchia naturale, cioè sul fatto che per natura uno è portato a comandare, un altro ad obbedire. Platone, invece era di idea diversa, riteneva che fra donna e uomo ci dovesse essere una parità. Chiaramente, egli affermava, che la donna è inferiore all'uomo sulla forza fisica, però non c'è motivo per cui la donna non possa fare le stesse cose dell'uomo all'interno della Polis. La donna può essere anche un guerriero, sarà sicuramente un guerriero meno forte, però dal punto di vista della ragione e dell'intelligenza, non c'è alcuna differenza.


Aristotele, invece, proprio per la teoria delle differenze naturali, occupa un ruolo inferiore.


Aristotele, anche se allievo di Platone non è ateniese, è nato nella Grecia ionica, quindi non ha assimilato tutta la cultura della Polis ateniese, la polis greca più importante.


Un fatto molto rilevante della vita di Aristotele fu che egli ebbe l'incarico di fare da tutore al figlio di Alessandro magno, che diverrà Alessandro il Grande. Egli, poi, ritornò ad Atene e dopo la morte del suo maestro, fondò una sua scuola, in parte differente da quella di Platone che prese il nome di Liceo Aristotelico che spesso si trova contrapposta all'Accademia Platonica.


Nonostante lui insistette molto sulla differenza naturale tra padroni e schiavi, nel suo testamento lasciò scritto di liberare tutti i suoi schiavi.

Dalla politica


Con quali argomenti Aristotele critica il suo maestro Platone?


Nella sua opera politica più importante che prede il nome di "Politica", Aristotele polemizza con il suo maestro citandolo proprio a proposito del suo scritto "repubblica", sullo Stato ideale.


Egli afferma che è impossibile che i cittadini abbiamo in comune figli, donne e beni, così come affermato da Platone nel dialogo di Socrate.


Cerca quindi di smontare proprio il punto di vista di Platone sui due istituti che quest' ultimo  ha più di tutti criticato: la famiglia e la proprietà privata.


Aristotele era interessato alla polis concreta, quella accessibile, quella visionabile, tanto è che ordinerà ai suoi allievi di girare per tutte le polis della Grecia e raccogliere più notizie possibili sugli assetti politico-istituzionali.

Questo lavoro porterà alla compilazione di un grande catalogo di tutte le costituzioni, di cui, purtroppo, c'è pervenuta solo la costituzione di Atene, considerando che erano più di cento quelle studiate.


Aristotele non è convinto dello stato totalitario, descritto da Platone, dell'organicismo Platonico.

In quanto, lo stato, secondo Aristotele è qualcosa di più dei singoli individui che lo compongono. La famiglia è la somma di individui, lo stato è la somma di famiglie. Quindi lo Stato non è come un individuo, lo Stato deve superare l'individuo.

L'individuo da solo non è sufficiente, lo Stato quindi è quindi una unità articolata. Certo che lo Stato è uno solo, però è formato da varie parti. Ci sono i ricchi, i poveri, le donne, i bambini, le istituzioni. Non è possibile unificare ciò che è diverso.


La famiglia deve essere salvaguardata.


Perché, ciò che si realizza nella famiglia, servirà poi allo stato stesso. L'uomo che nella famiglia opera, sarà un uomo più invogliato a fare bene anche nello Stato, perché, secondo Aristotele di ciò che appartiene a tutti, di ciò che è comune, non se ne cura nessuno. E' la stessa cosa, secondo lui, che accade in una casa che ha moltissimi servi, i quali, essendo portati a non lavorare, accade che ognuno pensa che della specifica cosa se ne occuperà l'altro, e quindi non la fa nessuno. Di conseguenza, un terreno senza proprietari non verrà lavorato da nessuno, in quanto nessuno riterrà utile lavorarlo.


Esiste secondo Aristotele quello che sia chiama un sano egoismo, che non  è l'eccesso di egoismo.

Il desiderio di possedere è tipico della natura uomo, quindi quando Platone rifiuta la proprietà privata, va contro uno degli aspetti naturali che caratterizzano l'essere umano.


Cosa diversa è dire che l'uso o i frutti della proprietà non possa essere messo in comune. Quindi i campi di appezzamento possono essere di proprietà privata, ma l'uso che se ne fa, può essere messo in comune


Nella famiglia esistono rapporti di comando e di obbedienza, i quali si trasferiscono allo Stato, ma con una differenza


C'è un aspetto, secondo Aristotele, che distingue il comando del Padre sulla moglie o del padre sul figlio, dal comando del padrone sullo schiavo. La differenza sta nel fatto che l'ordine del marito sulla moglie o nei confronti del figlio è dato nell'interesse di chi lo riceve, la moglie o il figlio; l'ordine dato allo schiavo, invece, questo è dato solamente nell'interesse del padrone.


Questa differenza verrà ripresa da Aristotele  per spiegare cosa è che distingue le forme di governo pure e corrette dalle forme di governo degenerate



Teorida delle Forme di governo.


Aristotele è noto nella Storia delle dottrine politiche per aver dato una classificazione puntuale delle forme di Governo, la quale è ancora oggi utilizzata, pur essendo cambiato molto il significato delle parole.


Le forme di governo descrivono l'assetto politico e giuridico delle istituzioni di uno stato.


Secondo Aristotele le forme di Governo sono sei:


  • tre rette, chiamate anche pure, che sono:



    • monarchia
    • aristocrazia
    • democrazia

  • a queste tre forme rette, ne corrispondono tre degenerate, chiamate anche corrette, che sono:

    • la tirannide
    • oligarchia
    • democrazia

Da qui il seguente schema (disegno del professore):


Forma Pura

Monarchia

Aristocrazia

Democrazia Retta

Forma degenerata

Tirannia

Oligarchia

Democrazia degenerata







Ma cosa distingue la forma retta da quella degenerata?

Cosa sono le forme rette e cosa quelle degenerate ?


Innanzitutto, la forma di governo si distingue in base a chi ha il potere politico (concetto quantitativo) :


  • la monarchia è il governo di uno solo;
  • l' aristocrazia è il governo di un gruppo di uomini
  • la democrazia è il governo della maggiorparte di uomini

Al distinguo delle forme rette da quelle degenerate si torna con il concetto dei rapporti d comando all'interno della famiglia.


Oltre al concetto quantitativo (uno, pochi, molti), bisogna tener presente il criterio qualitativo


se il potere politico è esercitato nell'interesse di tutti o nell'interesse di chi governa.


Se il potere politico è esercitato nell'interesse di tutti, si parlerà di forme rette, se, invece, è esercitato solo nell'interesse di chi governa, allora si parla di forme degenerate:



Forma Pura

Monarchia

Aristocrazia

Democrazia Retta


Potere esercitato nell'interesse di tutti

Forma degenerata

Tirannia



Oligarchia

Democrazia degenerata


Potere esercitato nell'interesse di pochi


La forma che Aristotele predilige è una forma di Governo mista che egli chiama la Politia.


La Politia, si avvicina molto alla Democrazia Retta, ma non completamente assimilabile a questa in quanto è una forma mista di Democrazia e Aristocrazia


Anche questo concetto è un pochino ripreso da Platone nelle leggi.


Dietro a questa affermazione c'era un motivo sociale preciso: la polis del IV sec. a.c. (Aristotele è leggermente più giovane di Platone), è una polis in crisi. C'erano dei conflitti sociali molto forti tra ricchi e poveri, in particolare tra nobiltà e popolo. Ovviamente i ricchi rappresentano l' aristocrazia, i poveri la democrazia.

Quindi, la scelta mista deriva proprio dal fatto che, secondo Aristotele, questa è l'unica che garantisce la partecipazione sia dei ricchi che dei poveri all'interno dello Stato.


Questo secondo Aristotele contribuirà alla fine a diminuire il livello della ricchezza dei ricchi e ad aumentare il livello della ricchezza dei poveri, arrivando ad una assenza di ricchissimi e di poverissimi.


La teoria delle forme di Governo di Aristotele verrà ripresa da molti pensatori politici.



Analisi dei Popoli.


Aristotele è uno dei primi che cerca di analizzare le differenze sociali tra le classi e tra i vari popoli.


Alla fine dirà che il popolo greco è in un certo senso migliore degli altri. egli effettua un paragone tra i popoli del nord (le regioni fredde), i popoli dell'Asia, e i Greci.


I popoli del nord (è il primo ad utilizzare la parola Europa) sono sicuramente forti e coraggiosi, però vivono ancora in uno stadio simile alle bestie.


I popoli dell'Asia, viceversa, sono molto evoluti, conoscono le arti e le scienze, però sono poco coraggiosi, poco forti.


I Greci, sono i migliori in quanto sono nel mezzo, dotati di intelligenza e coraggio.


Con questo si può dire che Aristotele anticipa alcune teorie successive, in particolare la teoria dei climi, secondo la quale la natura del popolo dipende da fattori geografici, che determina il fatto che il popolo sia più forte, più debole, più evoluto. Questa teoria è accreditata da parecchi autori.


Questa è una delle prime fonti dove compare la parola Europa.



Cause che portano la polis a sgretolarsi


Il problema delle forme di governo secondo Aristotele è che, realisticamente, non durano molto. Quindi egli esamina le cause che portano la Polis a sgretolarsi:


La monarchia si sgretola in quanto il monarca perde di vista  il benessere comune e diventa tiranno. Oppure si lascia sopraffare dai suoi consiglieri, secondo Aristotele ci sono stati dei grandi monarchi, ma non hanno saputo scegliersi gli aiutanti migliori;


Un vizio dell'aristocrazia è l'eccessiva ricchezza, l'eccessivo lusso da parte dei pochi che detengono il potere. Questo crea sicuramente un malessere del popolo, che sono i poveri, i quali prima o poi insorgono contro il potere, ed il popolo, costituito da molti, è sicuramente più forte;


Il vizio della democrazia è ovviamente l'eccesso di libertà, ognuno può fare un po' quello che gli pare, quindi, infine, la democrazia si trasforma in anarchia.



Sulla Tirannide.


Aristotele ci parla della figura del tiranno in termini molto spassionati, addirittura a volte dando dei consigli al tiranno stesso su come mantenere il potere


Molti critici, infatti hanno visto che, l'opera sulla Politica di Aristotele è stato fonte di ispirazione per Machiavelli nello scrivere  il Principe.


Aristotele parla al tiranno, ovviamente sottolineando che è la peggiore delle forme di governo, tuttavia fornisce al tiranno dei consigli.

Afferma che il tiranno deve far credere al popolo che opera nel suo bene, deve scegliere i collaboratori persone come bravi esecutori ma non troppo geniali.


Qui finisce la Politica di Aristotele.





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