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Morbo di parkinson




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MORBO DI PARKINSON


Sinonimi: Malattia di Parkinson


Nome Inglese: Parkinson's Disease



Frequenza: 100.000 persone colpite in Italia; 1-4% intorno a 55 anni - 3,4% oltre i 75 anni.



Che cos'è il Morbo di Parkinson: E' la più frequente malattia neurodegenerativa dopo la malattia di Alzheimer. E' una malattia degenerativa del cervello, lentamente progressiva, che colpisce le cellule cerebrali che producono la dopamina, una sostanza chimica importante per un controllo preciso dei movimenti. La dopamina è un neurotrasmettitore, cioè una sostanza che i neuroni utilizzano per comunicare fra loro.


La malattia colpisce generalmente dopo i 50 anni, con un picco fra i 59 e i 62 anni, ma esistono casi in cui la malattia si manifesta in età più giovane (principalmente nella terza-quarta decade), soprattutto per quanto riguarda le forme di tipo familiare.

La malattia di Parkinson (o Morbo di Parkinson) colpisce in eguale misura uomini e donne



Come si manifesta: Nella malattia di Parkinson, per ragioni ancora in gran parte sconosciute, i neuroni che producono dopamina degenerano, causando una carenza di questo neurotrasmettitore. Come risultato, le persone affette presentano progressivamente i sintomi tipici della malattia: tremore a riposo, lentezza ed impaccio nei movimenti, rigidità muscolare, instabilità posturale. Esistono numerosi farmaci, tra cui la levodopa e gli agonisti della dopamina, per il trattamento sintomatico della malattia di Parkinson. Tuttavia questi farmaci non "curano" la malattia, né influenzano in alcun modo la progressione del quadro clinico. Da alcuni anni è disponibile anche un trattamento chirurgico di alcune forme di malattia di Parkinson, basato sull'impianto di elettrodi cerebrali che permettono di stimolare ad alta frequenza alcune zone del cervello. Questo approccio terapeutico ha portato risultati estremamente soddisfacenti, e al momento rappresenta una valida alternativa alla terapia farmacologica, soprattutto in quei pazienti in cui i farmaci non riescono a controllare le manifestazioni della malattia e comportano gravi effetti collaterali. Nella maggior parte dei casi la malattia di Parkinson, soprattutto quando esordisce nella sesta-settima decade, è sporadica, cioè non è ereditaria. Esistono però alcune forme ereditarie più rare (forme di tipo familiare). Le forme ereditarie possono essere trasmesse sia con modalità autosomica dominante, che autosomica recessiva. Le forme ad esordio giovanile tendono ad essere trasmesse in forma recessiva (da due genitori sani), e sono forme a progressione più lenta, andamento solitamente benigno e buona risposta alla terapia. I geni responsabili di alcune forme familiari, sia dominanti che recessive, sono stati individuati di recente. Lo studio della funzione di questi geni sta permettendo di comprendere i meccanismi patogenetici che verosimilmente intervengono anche nelle forme di malattia di Parkinson idiopatica.



Le cause: Sino ad ora sono stati identificati due geni responsabili di malattia di Parkinson a trasmissione dominante (alfa-sinucleina e ubiquitin-cicloidrolasi-L1), e due geni responsabili di malattia di Parkinson a trasmissione recessiva (parkina e DJ-1). L'identificazione di questi geni ha permesso di poter studiare la loro funzione fisiologica e il meccanismo per il quale mutazioni in questi geni determinano la degenerazione dei neuroni dopaminergici cerebrali e quindi la malattia di Parkinson. Al momento, due principali meccanismi cellulari sono stati coinvolti nella malattia di Parkinson: 1) lo stress ossidativo e l'alterazione della funzione mitocondriale; 2) l'accumulo intracellulare di aggregati proteici e l'alterazione della via ubiquitina-proteosoma. I mitocondri sono degli organelli presenti in tutte le nostre cellule e svolgono un ruolo fondamentale per la sopravvivenza cellulare, in quanto rappresentano la sorgente di energia della cellula. Se i mitocondri non funzionano in modo efficiente, la cellula non ha energia sufficiente per espletare tutte le sue funzioni vitali e va quindi incontro a morte. Alcune condizioni, come lo stress ossidativo ed i radicali liberi, danneggiano la funzionalità mitocondriale. Questo avviene soprattutto nelle cellule dopaminergiche del sistema nervoso, in quanto il metabolismo della dopamina di per sé è una fonte di radicali liberi. Le cellule normalmente mettono in atto efficienti sistemi di difesa, attivando alcuni geni che svolgono un ruolo protettivo contro lo stress ossidativo. Ad esempio, DJ-1 sembra essere coinvolto nei meccanismi di difesa contro lo stress ossidativo; mutazioni in questo gene ne alterano la funzione e determinano l'insorgenza della malattia di Parkinson. Un secondo meccanismo coinvolto nella patogenesi della malattia di Parkinson è l'accumulo di aggregati proteici nelle cellule dopaminergiche. Ad esempio, alfa-sinucleina è una proteina che tende a formare aggregati proteici. Mutazioni dell'alfa-sinucleina aumentano la tendenza di questa proteina ad acquisire una conformazione anomala e formare aggregati proteici dannosi per le cellule dopaminergiche, e portano alla malattia di Parkinson. Le cellule normalmente possiedono efficienti meccanismi di difesa per contrastare la formazione di aggregati proteici. Il più importante è il sistema ubiquitina-proteosoma, un complesso sistema specializzato nel riconoscere e degradare le proteine anomale. La proteina parkina gioca un ruolo importante nella via ubiquitina-proteosoma. Mutazioni nel gene che codifica per questa proteina comportano un alterato funzionamento di questo sistema di difesa nelle cellule dopaminergiche cerebrali, e quindi malattia di Parkinson. La comprensione dei meccanismi patogenetici cellulari alla base della malattia di Parkinson è fondamentale per poter individuare nuovi approcci terapeutici e neuroprotettivi mirati, ad esempio per ridurre lo stress ossidativo o la formazione di aggregati proteici.



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