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Cultura medico sanitaria




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CULTURA MEDICO SANITARIA


La demenza di Alzheimer è una patologia cerebrale degenerativa primaria.

È un'affezione che determina una grave perdita di neuroni corticali e dei rispettivi dendriti, ha progressione peggiorativa, la causa non è nota e la demenza è il principale sintomo di questa malattia. Essa è accompagnata da una forte diminuzione, dei livelli di acetilcolina  a livello cerebrale, neurotrasmettitore essenziale per qualsiasi tipo di comunicazione intraneuronale o meglio per la trasmissione degli impulsi elettrici a livello della sinapsi.


Fattori di rischio

È necessario innanzitutto chiarire che l'eziologia di questa patologia è senza dubbio multifattoriale, infatti non si è ancora stati in grado di definire la causa del morbo.

I fattori che ne influenzano l'insorgenza più o meno precoce sono:

g    fattori genetici: la presenza di un familiare di primo grado con disturbo demenziale dà maggiore possibilità di soffrire della stessa patologia.

g    mancinismo: connessione rilevata da alcuni studiosi, per cui l'emisfero sinistro sarebbe in questi soggetti più vulnerabile.

g    età della madre: vi è un'ipotesi di una connessione fra l'età della madre oltre i 40 anni al momento della nascita.

g    lesioni craniche: la presenza di queste associate a perdita di coscienza sembra favorire l'insorgenza dell'AD (userò questa comune abbreviazione per Demenza di Alzheimer) di tipo sporadico, non di quello familiare.

g    depressione: si è ipotizzata una correlazione fra precedenti disturbi psichiatrici e il loro trattamento ed il morbo di Alzheimer.

g    farmaci: alcuni antipsicotici, in particolare contro la depressione, possono causare alterazioni cerebrali simili a quelle provocate dall'AD.

g    alcol e fumo: si è notata un'elevata correlazione fra un largo utilizzo di queste sostanze e l'AD.

g    fattori ambientali: si sta ancora cercando una precisa correlazione fra la presenza di allumino nelle placche amiloidi e l'esposizione a questo metallo.

g    scolarità: frequentemente riscontrato è l'incidenza maggiore fra soggetti con minori livelli di istruzione

g    inattività fisica: soprattutto se abituale ( come stile di vita) è un fattore predisponente.



È necessario anche dire che l'incidenza di questa patologia aumenta con l'età e colpisce in maggioranza la popolazione femminile (probabilmente a causa della maggiore aspettativa di vita). Per quanto riguarda nazionalità, razza, gruppo etnico e livello sociale, la patologia colpisce indistintamente.


Fattori protettivi

Alcuni fattori considerati protettivi cioè che ritardano o rallentano l'insorgenza dell'AD sono:

g    FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei): questi farmaci si dicono implicati nei processi di inibizione dei meccanismi infiammatori coinvolti nella patogenesi dell'AD.

g    estrogeni: riducono i depositi di beta-amiloide e favoriscono la genesi delle sinapsi in alcune zone del sistema nervoso.


Età di insorgenza

La demenza viene detta ad insorgenza precoce o presenile se l'esordio della stessa avviene prima dei 65-70 (in genere si tratta di soggetti nelle cui famiglie vi sono già stati casi della stessa patologia) ed ha caratteristiche di particolare rapidità evolutiva ed attacco di funzioni concernenti motricità e linguaggio.

Il periodo in cui la AD ha maggior incidenza è quello dopo i 70 anni circa, l'insorgenza del morbo è subdola e si sviluppa lentamente ma senza tregua per tutto il suo corso.

Vi sono anche sporadici casi di insorgenza tardiva: in questi il decorso è più lento e caratterizzato da compromissione, in particolare, di funzioni cerebrali superiori.


Diagnosi

La diagnosi certa è possibile, nonostante i numerosi sintomi, solo post-mortem.

Si rende necessaria infatti l'identificazione delle placche amiloidi nel tessuto cerebrale e ciò è possibile solo con un'autopsia eseguita dopo la morte.

Esistono inoltre vari test che identificano la presenza della malattia di Alzheimer in maggior o minor percentuale.


Aree colpite

Possiamo dire che in generale lo sfoltimento neuronale colpisce zone cerebrali deputate a funzioni mnesiche, linguistiche, gnostiche e legate al movimento, influenzando l'orientamento spazio temporale del paziente. (Tratterò con maggiori particolari i sintomi causati dalle lesioni cerebrali nella sezione di Psicologia)


Lesioni tipiche

Le lesioni tipiche che si possono trovare a livello cerebrale sono il decremento progressivo della lunghezza della corteccia cerebrale, senza assottigliamento della stessa, il decremento del numero di neuroni, la riduzione di neurotrasmettitori (come l'acetilcolina) e la comparsa delle caratteristiche placche beta-amiloidi.


Evoluzione della patologia

Individuare e distinguere delle fasi in ambito prettamente clinico-biologico è molto difficile perciò è possibile solo una suddivisione schematica come quella sotto riportata, basata comunque anche sui mutamenti che è possibile osservare nel comportamento della persona:

  1. Fase reattiva: è di durata breve e si caratterizza per uno stato ansioso-depressivo e disturbi mnesici.
  2. Fase neuropsicologica: può durare anche diversi anni e si caratterizza per disturbi della prassia, fasia, gnosia e personalità.
  3. Fase neurologica: di durata variabile caratterizzata da diversi disturbi quali epilessia, paraplegia, spasticità, .
  4. Fase internistica: può durare anche qualche mese; questa fase precede la morte ed è caratterizzata da cachessia (forma di deperimento organico, caratterizzata da progressivo deterioramento di tutte le funzioni metaboliche, associato a debolezza, anoressia e dimagramento).

Prognosi

La prognosi è in tutti i casi infausta; nonostante ciò l'aspettativa di vita per una malato di Alzheimer, oggi va dagli 8 ai 14 anni.

Ciò di cui bisogna occuparsi però, credo sia la qualità che la vita del soggetto assume in questo periodo o perlomeno la percezione che esso ne ha.

Tomografia ed emissione di positroni: a sinistra il cervello di un malato di Alzheimer con molte zone rese inattive dalle placche di amiloide; a destra un cervello che manifesta i primi sintomi della malattia

 
Di questo si occupano varie terapie che si basano sulle relazioni, sulla musica, sulla percezione della realtà esterna in generale, e l'utilizzo di tutte le abilità residue del sofferente.


Epidemiologia

L'incremento massiccio degli ultimi anni della popolazione anziana non solo a livello nazionale, ma addirittura a livello mondiale, ha portato ad un aumento dei casi di demenza facendone un vero e proprio problema per il sistema sanitario di ciascun Stato.

L'AD è la forma di demenza più comune nei paesi industrializzati e oggi si ritiene che, in Italia, i malati di Alzheimer siano circa 600.000.


Cura

Ciò che è importante ricordare è che tutt'oggi la medicina e la scienza non hanno i mezzi per garantire la guarigione ai pazienti malati di Alzheimer, nonostante la ricerca prosegua.

L'obiettivo del trattamento è quindi quello di controllare i sintomi e tentare di mantenere la qualità di vita dei malati il più possibile dignitosa. Dunque si tratta di offrire al malato la possibilità di seguire, nonostante le difficoltà, una dieta sana e di fare, sempre per quanto possibile, dell'attività fisica.

Secondo alcuni medici vi sono dei medicinali che possono avere effetti positivi nel corso di alcune fasi della patologia: Donepezil, Galantamina e Rivastigmina (inibitori di acetilcolina-esterasi ovvero molecole che inibiscono la distruzione dell'acetilcolina, aumentando la concentrazione cerebrale del neurotrasmettitore)  possono essere utilizzati nelle fasi lieve o moderata della malattia di Alzheimer per ritardare la perdita di memoria. Altre medicine, quale il Memantina, possono invece rallentare la perdita di memoria negli stadi più avanzati della malattia. Questi farmaci, oltre che essere molto costosi (anche se dal 2000 il Ministero della Salute li ha resi fornibili gratuitamente dal SSN dietro prescrizione medica) hanno numerosi effetti collaterali.

Ritengo importante anche citare la proteina NGF (o Nerve Growth Factor, scoperta da Rita Levi Montalcini; Premio Nobel per la medicina e la fisiologia, 1986).

Si ritiene l'NGF (che ha la funzione di far crescere e sopravvivere i neuroni) in grado di contrastare e arrestare l'atrofizzazione dei neuroni che producono l'acetilcolina, sostanza la cui diminuzione è coinvolta nei sintomi del morbo di Alzheimer.







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