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Lo stato: caratteri generali e aspetti dottrinali




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PROFILO STORICO DELLO STATO ITALIANO



LO STATO ITALIANO NELL'Età LIBERALE


L'Europa dopo la Restaurazione

La Rivoluzione Francese aveva fatto maturare in gran parte dell'Europa ideali di libertà e di partecipazione del popolo al governo dello Stato. Questi nuovi ideali vennero "raffreddati" dall'avvento dell'impero, con Napoleone. Con il Congresso di Vienna (1815) Austria, Russia e Prussia imposero una restaurazione dei passati valori e principi assolutistici (vittoriosi sulla Francia).

Ma la restaurazione non poté cancellare le istanze di libertà che ormai si erano diffuse e consolidate. Da un lato, all'epoca, vi era l'esigenza dell'aristocrazia di riaffermare la propria posizione di predominio in campo politico e sociale; dall'altra l'esigenza della borghesia commerciale e industriale, le cui libertà erano indispensabili per ottenere il massimo dalla produzione.


Il 1848

Il 1848 rappresentò un anno di grandi rivolgimenti. In Italia scoppiarono numerose rivolte antiborboniche e antiaustriache. Tutti richiedevano una Costituzione, che sancisse le libertà fondamentali e consentisse al popolo di essere rappresentato. Nel gennaio del 1848 il re di Napoli, Ferdinando di Borbone, decise autonomamente di concedere la Carta Costituzionale. Questo evento portò in febbraio che sia il granduca di Toscana che il Pontefice concedettero a loro volta la Costituzione, e nel marzo dello stesso anno anche Carlo Alberto di Savoia, re di Sardegna, concesse lo Statuto Albertino.

Nello stesso anno si tennero le prime elezioni del Parlamento sabaudo, che prevedeva che una parte dell'organo legislativo, la Camera dei Deputati, fosse eletta direttamente dal popolo; allora poté votare meno del 2% della popolazione residente nel Regno sardo.


Lo Statuto Albertino: caratteri e contenuti

Lo statuto Albertino fu:

conservatore, lo stesso termine richiama agli ordinamenti dell'età comunale, anche se era politicamente più avanzato rispetto alla Costituzione, che in Francia aveva portato alla caduta della monarchia. Era moderato in quanto si rifaceva alle ideologie del periodo della Restaurazione, ricercava perciò più che altro un compromesso fra borghesia e monarchia.

flessibile: non era previsto un particolare procedimento legislativo per modificare il suo contenuto, era sufficiente la maggioranza semplice (50%+1 dei presenti)

atto breve (84 articoli)

non programmatico in esso non c'è alcun riferimento a principi ed indirizzi fondati dallo Stato.

Lo Statuto Albertino venne concesso per i timori di moti popolari: durerà fino al 1948, anno della nostra Costituzione.


Articolazione fondamentale dello statuto

Religione dello Stato è quella cattolica e apostolica romana, anche se le altre religioni erano tollerate.

Lo statuto è retto da un Governo Monarchico Rappresentativo, con trono ereditario anche se esistono organi che esprimono la volontà popolare (In realtà, alla fine, più che una monarchia costituzionale si instaurò una monarchia parlamentare, in quanto il governo doveva sempre cercare la fiducia del parlamento)

Il potere legislativo è esercitato dal Re assieme alle due camere: Senato e Camera dei Deputati.

Il Re è sacro e inviolabile e totalmente irresponsabile su tutti i piani: civile, penale, amministrativo e politico (carattere divino del Re) (C'è sempre qualcuno che firmando col monarca si assume le responsabilità dell'atto)

Il potere esecutivo spetta al Re, che è capo supremo dello Stato.

Il Re promulga e sanziona le leggi, può impedire cioè che entrino in vigore (limite dell'organo legislativo).

Il Re convoca ogni anno le due Camere, che non possono autoconvocarsi.

Sono sanciti i diritti fondamentali (uguaglianza, libertà, politici, inviolabilità del domicilio, stampa).

Il Senato è composto di membri nominati a vita dal Re, con numero illimitato (cosiddette infornate). Il Re ha possibilità di scelta fra 21 categorie. (Residuo attuale: il Presidente della Repubblica nomina 5 Senatori a vita).

La Camera elettiva è composta da deputati scelti dai collegi elettorali conformemente alla legge.

I deputati rappresentano la Nazione in generale e non le Province di provenienza, questo è il cosiddetto divieto del mandato imperativo

Il Re nomina e revoca i suoi Ministri, il Governo non necessita del Parlamento (non si verificò realmente)

Anche il potere giudiziario spetta al Sovrano, egli emana la Giustizia che è amministrata dai giudici che egli istituisce. Questa norma che può sembrare assolutista, e temperata dal principio della inamovibilità dei giudici, dopo 3 anni dalla loro nomina.

Perciò lo Statuto Albertino pur conoscendo la tripartizione dei poteri, lascia il controllo di essi al Re (assoluto su governo e magistratura; relativo sul parlamento).


Dal costituzionalismo puro a quello parlamentare

Dopo il 1848 quasi tutti i sovrani cancellarono le concessioni costituzionali, tranne lo Statuto che rimase l'unica Carta fondamentale in Italia. Esso venne interpretato in maniera estensiva, grazie alla presenza in Camera di molti liberali, e del Primo Ministro: il Conte di Cavour. Il Regno di Sardegna passò gradualmente senza modifiche dello Statuto da una monarchia costituzionale ad una parlamentare. Il governo pur dipendendo formalmente dal Re cercava la fiducia del Parlamento.


Il costituzionalismo nell'età liberale

Dopo l'unità d'Italia (1861) lo Stato necessitava di una Carta Fondamentale, per sancire la liberal - democrazia raggiunta. Si contrapposero due tendenze:

Quella mazziniana: che voleva una Costituzione diversa dallo Statuto, votata direttamente dal popolo e più avanzata.

Quella cavuriana: che voleva estendere a tutta l'Italia lo Statuto.

Prevalse la seconda (cosiddetta piemontizzazione dell'Italia).

Questo portò a numerosi disagi, soprattutto nel sud d'Italia, dove non si era in grado di sostenere una tale amministrazione.


Le riforme liberali: fino al 1876 le elezioni politiche si basavano su collegi uninominali: il territorio nazionale veniva diviso in un numero di collegi elettorali pari al numero di candidati da eleggere, in ogni collegio si poteva eleggere un solo rappresentante. Se in un collegio nessun candidato avesse raggiunto la maggioranza assoluta si andava al ballottaggio fra candidati maggiormente votati. Si favorivano perciò i candidati conosciuti. La base elettorale era il 2% della popolazione.

Nel 1882 una nuova legge elettorale estese il diritto di voto (suffragio allargato) eliminando i limiti di censo, ma non quelli di analfabetismo. Al posto del sistema uninominale s'introdusse un complicato meccanismo fondato su uno scrutinio fra liste concorrenti. Tutto questo venne dalla sinistra e dai ceti meno abbienti.

I decenni successivi videro un'instabilità a livello governativo (crisi della politica liberale). Tipico di questa fase è il trasformismo, tendenza dei governi a ricercare l'appoggio di forze politiche eterogenee. Le elezioni erano sempre più "pilotate", corrotte.

Per evitare questo si pensò di ritornare ad una forma di governo monarchica e costituzionale (proposta di Sonino), ma questo tentativo del Governo Pellaux non passò al Parlamento. Si arrivò così alle elezioni anticipate.


L'età giolittiana: fu un cambiamento radicale a confronto del periodo precedente. Le lotte proletarie che prima erano considerate come un affronto allo Stato ora iniziavano ad essere comprese.

Giovanni Giolitti realizzò diverse riforme. Numerosi enti pubblici vennero creati tra, tra cui l'INA (Istituto Nazionale Assicurazioni) i cui proventi finanzieranno la cassa per l'invalidità e la vecchiaia dei lavoratori. Dando grande attenzione all'efficienza della burocrazia e della Pubblica Amministrazione, Giolitti favorì l'inserimento di esperti nei diversi settori sia al Parlamento che al Governo.

Intanto il Partito Socialistico e le forze ispirate al marxismo crebbero d'importanza. Giolitti seguì una politica di tolleranza, anche verso le lotte operaie, non adottando nei loro riguardi provvedimenti repressivi. Giolitti riteneva, infatti, impossibile fare a meno del loro consenso per mantenere la liberal -  democrazia.

Questa mentalità del governo aumentò il trasformismo. Giolitti costituì 3 ministeri dal 1903 al 1914.

Nel 1913 le elezioni avvennero con suffragio universale maschile, purché avessero prestato servizio militare (introduzione di simboli elettorali per gli analfabeti). In quest'occasione Giolitti stipulò un accordo fra liberali e cattolici, il famoso Patto Gentiloni, dove i cattolici si impegnavano a votare i laici dove mancassero candidati cattolici o dove fosse presente il rischio di una vincita della sinistra. I liberali a loro volta s' impegnavano a tutelare la scuola privata e ad opporsi ad eventuali provvedimenti particolarmente sfavorevoli per la Chiesa (con tale patto venne a meno la storica separazione fra Stato e Chiesa). Comunque sia nelle elezioni del 1913 vi fu un forte progresso dei rappresentanti della sinistra. Giolitti nel marzo del 1914 si dimise dal Governo, qualche mese più tardi sarebbe iniziata la prima Guerra Mondiale.



LO STATO NEL PERIODO FASCISTA


L'avvento del fascismo

Con la fine della prima guerra mondiale (1919) si tennero le elezioni politiche che vennero realizzate con il nuovo sistema proporzionale, che consentiva a tutti i raggruppamenti, anche a quelli minori, di accedere al Parlamento (seggi in proporzione ai suffragi conseguiti). In queste elezioni avvenne l'ingresso ufficiale dei partiti politici. Ognuno di essi aveva un preciso programma politico ed una rigida struttura interna ed una salda organizzazione diffusa nel Paese (cosiddetto tesseramento).

Nacquero il Partito Socialista ed il Partito Popolare (sono le origini di tutti i partiti di destra e di sinistra). Quest'ultimo fondato da Don Luigi Sturzo introdusse in politica i cattolici.

Nel 1919 nacque anche il movimento fascista, il cui leader indiscusso fu Benito Mussolini. In queste elezioni essi non riuscirono a far eleggere neppure un rappresentante, nel 1921 ottennero 35 seggi solo grazie all'appoggio di Giolitti che inserì i candidati fascisti nella lista sostenuta dal Governo (blocco nazionale).

I risultati delle elezioni del 1919 videro come vincitori i socialisti e i popolari, insieme sinistra e cattolici rappresentavano la metà del Parlamento.

Gli anni che seguirono furono caratterizzati da una notevole instabilità governativa, con continue tensioni interne. Iniziarono le lotte aspre sui posti di lavoro per il miglioramento delle condizioni economiche e sociali. Il ceto imprenditoriale rispose spesso con la serrata, cioè con la chiusura forzata delle fabbriche. Numerosi furono gli attentati e le oppressioni alle organizzazioni operaie. Va notato poi che in quel periodo vi era in corso la rivoluzione comunista in Russia, e si aveva il timore che potesse accadere anche in Italia, tanto più che il Partito Socialista si ispirava chiaramente alle idee marxiste. Nel 1921 nacque poi il Partito Comunista, chiaramente ispirato a Marx e Lenin.

In questo clima ebbe la meglio la "linea dura" di Mussolini. Egli nell'ottobre del 1922 organizzò la marcia su Roma, un colpo di stato con l'intento di strappare al re l'incarico di formare un nuovo governo. Essa non trovò quasi alcuna opposizione. Il 30 ottobre Vittorio Emanuele III conferì a Mussolini l'incarico di formare il nuovo governo.

Questo conferimento non era di certo legale, si era annullata di colpo l'importanza del Parlamento. Il re poi chiamando Mussolini al governo si era posto fuori dallo stato, aveva conferito l'incarico sottostando ad un ricatto del capo del partito fascista. Il Parlamento comunque avrebbe potuto rifiutare al governo la fiducia, ma una parte considerevole di esso era favorevole a Mussolini (cattolici, liberali, destra estrema contro socialisti e comunisti).


Lo Stato sotto il regime fascista

Nel primo governo di Mussolini i ministri fascisti non erano la maggioranza, in quanto a Mussolini servivano voti sia di liberali che di cattolici. Gli storici in effetti lo definiscono dotato anche di una certa legittimità costituzionale.

Successivamente l'aspetto statale mutò profondamente, aumentava sempre più l'importanza del Governo, e in particolare quello del suo presidente.

L'obbiettivo fondamentale di Mussolini era la fascistizzazione del Parlamento per assicurarsi per il futuro una camera di sua completa fiducia. La legge Acerbo prevvedeva un premio di maggioranza alla lista che avrebbe riportato la maggioranza relativa ai suffragi nelle elezioni. Il premio consisteva nell'attribuzione dei 2/3 dei seggi della camere elettiva. Essa passò alla camera con l'appoggio di autorevoli esponenti (tra cui Giolitti).

Le elezioni del 1924 con la nuova legge acerbo videro alla lista dei fascisti contrapporsi ben sei liste delle forze di sinistra. Contrassegnate da episodi di intimidazione, violenze e aggressioni, le elezioni videro il risultato favorevole al governo fascista vigente (65% dei voti).

In occasione della prima seduta, il neodeputato socialista Giacomo Matteotti denunciò sulla base di una rigorosa documentazione, i brogli elettorali, le intimidazioni, le violenze..commesse dai fascisti chiedendo l'invalidazione delle elezioni. Due giorni dopo Matteotti venne assassinato.

La maggior parte delle forze di opposizione al governo decise di non partecipare più al parlamento fino alla elezione di un nuovo governo (tranne i comunisti) [cosiddetto Aventino].

A distanza di due anni ciò che rimaneva del parlamento approvò una delibera secondo la quale gli aventinisti venivano considerati decaduti. Tale provvedimento era illegittimo sostanzialmente, in quanto il parlamento non poteva dichiarare la decadenza di un rappresentante eletto dal popolo, formalmente, in quanto colpì anche i comunisti che non avevano affatto abbandonato i lavori parlamentari.


Le leggi fascistissime furono una serie di provvedimenti legislativi approvati da Mussolini finalizzati a modificare la disposizione istituzionale italiana (periodo di edificazione del totalitarismo). Con esse si ha:

un formale ritorno al costituzionalismo puro: il presidente del consiglio è il capo del governo, primo ministro, segretario di stato, e ha una posizione di preminenza rispetto agli altri ministri che sono suoi collaboratori. è lui che dirige il governo, è eletto, e può essere revocato solo dal re. Poteva decidere l'ordine del giorno delle camere e richiedere un riesame, entro tre mesi, di una legge che il parlamento aveva respinto, in quanto gradita al governo(viene a mancare il controllo del parlamento).

al governo viene affidato un ampio potere legislativo, poteva emanare norme aventi lo stesso vigore di quelle parlamentari. Emanati sulla base di "uno stato di necessità" entro due anni le camere le dovevano convertire in legge; il periodo cosi lungo vanificava ogni possibilità di controllo parlamentare sull'atto esecutivo (funzione notarile delle camere / il potere esecutivo diventa legislativo).

fu istituito il Gran Consiglio del Fascismo inizialmente organo consultivo, poi anche decisionale, quando gli venne attribuito il compito di formare la lista unica dei candidati alle elezioni.

fu istituito il Tribunale speciale per la difesa dello Stato, con la competenza di giudicare una vasta serie di delitti politici.

Furono create le Corporazioni, che dovevano collegare fra loro associazioni sindacali dei datori di lavoro a quelle dei lavoratori (stato corporativo).

Furono abolite e limitate le libertà di riunione, associazione, e di opinione. Venne imposta ai dipendenti pubblici l'iscrizione al fascio.

L'Italia alla fine del 1927 era così trasformata in uno stato totalitario.

Patti Lateranensi ): accordo fra Mussolini e la santa sede (piena efficacia al matrimonio religioso al pari di quello civile) con essi Mussolini cercava il consenso indispensabile della gerarchia ecclesiastica al regime.


L'Italia fascista dal 1930 al 1943

Nel 1929 si tennero le seconde elezioni dell'era fascista. Gli elettori dovevano votare per una sola lista costituita da tanti candidata quanti i seggi (400). Si trattava di dare il proprio assenso o dissenso al fascismo (sistema plebiscitario / unanime). Il 90% dell'elettorato votò il gran consiglio del Fascismo.

Gli anni del 1930 al 1943 furono perciò caratterizzati dal consolidamento del regime.

Nel 1930 venne emanato il codice Penale, "Codice Rocco", che prevede, tra gli altri,una lunga serie di reati di opinione e associazione, introducendo la pena di morte. Anche il codice di Procedura Penale venne ristrutturato secondo l'ideologia fascista: abolite giurie popolari, limitate le garanzie degli imputati, rafforzato il potere della pubblica accusa.

Dal 1935 al 1939 il regime puntò a realizzare il suo sogno imperiale di dominare su una parte dell'Africa orientale, conquistando l'Etiopia, e in seguito l'Albania.

Fra il 1938 e il 1939 vennero introdotte le leggi razziali, che prevedevano l'espulsione degli ebrei stranieri e l'esclusione di quelli italiani da ogni livello di istruzione, con l'istituzione di ghetti. Vennero proibiti i matrimoni misti, l'esclusione degli ebrei al servizio militare, ad incarichi pubblici.

Nel 1939 viene abolita la Camera dei Deputati sostituita con la Camera dei Fasci e delle Corporazioni, costituita da tutti coloro che ricoprivano determinati incarichi nel partito o nelle corporazioni. Se decadevano da tali incarichi, cessavano di essere membri della camera. Questo non richiedeva il ricorso ad elezioni politiche.

Nel 1939 l'Italia firmò con la Germania il cosiddetto Patto d'Acciaio, con il quale l'Italia si impegnava ad intervenire militarmente a fianco della Germania in caso di guerra. Con l'inizio del secondo conflitto mondiale a causa della conquista della Polonia, nel 1940 l'Italia entro in guerra.

Verso un nuovo ordinamento costituzionale

Nel 1943 le sorti volsero in peggio per l'Italia e Germania. Dopo l'Invasione in Sicilia delle truppe anglo-americane il Gran consiglio del Fascismo votò e approvò una mozione di sfiducia nei riguardi di Mussolini. Il re revocò ad esso la nomina di capo di Governo e lo fece arrestare affidando ad un militare, Pietro Badoglio l'incarico di costituire un nuovo Ministero. Il Governo Badoglio abolì innanzitutto il Consiglio del Fascismo, la Camera dei Fasci e delle Corporazioni e il tribunale speciale. L'otto settembre firmò l'armistizio con gli anglo-americani.

I fascisti irriducibili si erano ricostituiti nelle Repubblica Sociale Italiana, con sede a Salò (Repubblica di Salò).

La guerra di liberazione iniziata nel settembre 1943 si concluse alla fine di aprile del 1945, quando avvenne la definitiva liberazione del nord Italia e la cessione delle ostilità. Le organizzazioni partigiane che avevano condotto la resistenza si erano strutturate nel CNL (comitati di liberazione nazionale), dei quali facevano parte antifascisti (cattolici, social - comunisti, azionisti.).

Sarà proprio il CLN nel 1944 a siglare un accordo con il re, il patto di Salerno, con esso il sovrano consegnò la corona al figlio Umberto, impegnandosi a convocare un'Assemblea Costituente con il compito di decidere quale aspetto conferire allo stato, riscrivendo una nuova Carta Costituzionale. (luogotenenza del Regno)

Il presidente del Consiglio Badoglio fu sostituito con Ivano Bonomi, esso era emanazione dei partiti rappresentanti nel CNL, perciò formalmente legato alla corona. I governi successivi vennero nominati secondo questo nuovo schema istituzionale.

Dopo la liberazione il Governo De Gasperi decise di affidare la scelta fra monarchia e repubblica anziché a un'Assemblea Costituente, a un referendum istituzionale.

Il 2 giugno 1946 gli Italiani furono chiamati alle urne sia per decidere quale forma il paese doveva assumere, repubblica o rimanere monarchia, sia per eleggere i rappresentanti che avrebbero dovuto elaborare il progetto di una nuova costituzione (Assemblea costituente). Per la prima volta si ebbe suffragio universale sia maschile che femminile. Il risultato del referendum fu, seppure di stretta misura, a favore della repubblica, il regno d'Italia divenne così la Repubblica Italiana.



LO STATO REPUBBLICANO


I lavori della Costituente

Con le consultazioni del 2 giugno 1946 si procedette alla elezione di 556 membri dell'Assemblea Costituente, che sarebbero rimasti in Carica fino a definire e approvare la costituzione della Repubblica Italiana. Le elezioni si svolsero con il sistema proporzionale, i maggiori suffragi andarono alla Democrazia Cristiana (ex Partito Popolare), al Partito socialista e a quello comunista. Nella costituente erano presenti numerosi altri tipi di partiti (liberali, repubblicani, azionisti..).

Il 25 luglio 1946 l'Assemblea iniziava i lavori eleggendo Enrico de Nicola, "capo provvisorio dello stato". L'impegno di predisporre il progetto di testo costituzionale fu affidato ad una commissione composta da 75 membri (commissione dei 75) la quale si divise in tre commissioni, ognuna delle quali si doveva occupare rispettivamente di: diritti e doveri dei cittadini la prima; ordinamento costituzionale della Repubblica; diritti e doveri economici-sociali.

La commissione dei 75 presentò il progetto di testo costituzionale all'Assemblea per la discussione generale, l'approvazione avvenne a larga maggioranza, o quasi all'unanimità. La costituzione approvata il 21 dicembre 1947 fu promulgata il 27, ed entro in vigore dal 1° gennaio 1948.


L'epoca del centrismo

Il 1948 fu anno di rilievo in Italia:l'entrata in vigore della costituzione, le nuove elezioni politiche, l'elezioni del capo dello stato.

Il 18 aprile gli elettori furono chiamati alle urne per dare al paese il primo Parlamento della Repubblica. Le forze politiche che avevano partecipato alla stesura della Carta ora si presentavano al popolo, ciascuna con un proprio programma. Il Partito Socialista ed il Partito Comunista decisero di presentarsi uniti, costituendo il cosiddetto Fronte Popolare. Lo scontro politico fu acceso, vedendo l'opposizione fra blocco social - comunista contro quello cattolico - moderato, contrapposizione resa più dura dalla situazione internazionale America contro unione Sovietica.

Il risultato fu una sconfitta delle sinistre unite nel Fronte Popolare, e una netta affermazione del DC (democrazia cristiana).

Da quel momento le sinistre furono confinate all'opposizione e s'instaurò un lungo periodo di governo delle forze di centro: DC, Partito liberale, Partito Repubblicano, Partito socialista democratico. Venne eletto presidente della Repubblica l'onorevole Luigi Enaudi.


Successivamente si ebbe una sostanziale stabilità del quadro politico, anche se si ebbero grandi fermenti sociali ed economici. L'Italia uscita sconfitta dal secondo conflitto mondiale aveva un'economia alle corde, una produzione nazionale concentrata solo in alcune aree, un'agricoltura estensiva, scarsa, disoccupazione elevata, disuguaglianze fra nord e sud. Si necessitava di un nuovo aspetto economico - produttivo del paese, verso l'industrializzazione.

La Ricostruzione, fu l'immane sforzo per riportare il paese a un moderato benessere, si ritenne compiuta verso la metà degli anni 50. L'Italia si stava lentamente trasformando da un paese agricolo in un paese industriale. Nello stesso periodo l'Italia con altri 5 stati dell'Europa continentale siglavo il primo trattato europeo:comunità europea del carbone e dell'acciaio (1951), a cui seguirono i trattati di Roma istitutivi della comunità economica europea (1958), e della comunità europea per l'energia atomica.


I governi che si succedettero si orientarono maggiormente ad assicurare lo sviluppo economico e la stabilità sociale piuttosto cha a dare applicazione e impulso al dettato costituzionale. Questo spiega il ritardo con cui si è proceduto all'emanazione delle relative norme attuattive, nonché il mancato rinnovamento della pubblica amministrazione. La Costituzione aveva previsto l'istituzione della Corte Costituzionale, del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, del consiglio superiore della magistratura e l'attuazione dell'ordinamento regionale, oltre alla possibilità di referendum abrogativo delle leggi in vigore. Queste novità tardarono ad essere recepite dall'ordinamento vigente, bisognerà attendere la fine degli anni 50.


Dal centrismo al centro - sinistra

Con la fine degli anni 50 il centrismo andò in crisi e si susseguì una serie di governi mononucleari (costituiti solo da membri della DC) sostenuti dai partiti di centro-destra fra cui lo stesso movimento sociale italiano (partito di estrema destra).

Successivamente si presentò il momento dell'ingresso ufficiale di una parte della sinistra al governo. Ciò avvenne con il Gabinetto Moro (1963), costituito da DC, PS, PSD, Partito repubblicano.

Il passaggio dal centro al centro-sinistra non riuscì ad essere di pacificazione sociale, ciò soprattutto a causa della recessione economica italiana, dopo il boom produttivo ed occupazionale precedente. Questa recessione portò alle rivolte studentesche (1968) e alle rivendicazione dei lavoratori dipendenti (1969).


Gli ani Settanta e Ottanta

Queste rivendicazioni portarono ad un processo di accelerazione nella edificazione dello stato sociale, attraverso importanti riforme (tra gli anni 70 e gli anni 80):

emanazione dello statuto dei diritti dei lavoratori

venne emanata la legge sul divorzio

venne approvata la riforma fiscale: nuovi tributi e una maggiore razionalizzazione del sistema impositivo

emanato il nuovo diritto di famiglia, più parità fra uomo e donna

approvata la legge sull'equo canone, che dava chiarezza e razionalità al mercato immobiliare

approvata la riforma sanitaria con l'introduzione del Servizio Sanitario Nazionale e con l'estensione a tutti i cittadini dell'assistenza gratuita.

Si giunse però ad un processo di reazione, che condusse a degli attentati dinamitardi. S'instaurò un clima di paura e di bisogno per frenare e disorientare le istanze dei ceti meno abbienti (cosiddetta strategia della tensione). Dandone la colpa ai terroristi di estrema destra, si innescarono gesti terroristici anche da parte della sinistra rivoluzionaria

(Anni di piombo). Il periodo del terrorismo di sinistra avrà il suo apice con il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro (1978), onorevole che aveva portato la sinistra al governo.

Gli anni 80 furono un periodo di transizione. Da un lato ancora strategia della tensione, terrorismo di sinistra e organizzazioni criminali nel sud (mafia in Sicilia, Camorra a Napoli, e ndrangheta in Calabria) dall'altro lato difficoltà economiche e deterioramento della finanza statale (risanamenti dei debiti).

S'inizia ad avere poi, una forte insofferenza nei riguardi della classe politica, dei partiti, degli amministratori pubblici, il segno più evidente è la nascita di una forza politica anti - partitica: Lega Nord. Suo obbiettivo far diventare l'Italia uno stato federale, dividendo il paese in tre macro-regioni.


Crisi istituzionale degli anni Novanta

La prima metà degli anni novanta è rappresentato dal momento terminale di un processo di deterioramento che ha interessato il sistema politico italiano.

Le motivazioni sono molte e complesse, due fattori hanno ampiamente contribuito a creare un clima di sfiducia:

fine della contrapposizione tra paesi di aree capitalistiche e di aree socialistiche, con la caduta dei reggimi comunisti. Nasce però il partito di rifondazione comunista

reati di corruzione politica (tangentopoli) che vedono nel mirino della magistratura esponenti di partiti che per decenni hanno governato il paese.

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