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Lenin e Marx: il comunismo in Russia




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Lenin e Marx: il comunismo in Russia


L'Unione Sovietica, nata dalla Rivoluzione, fu il primo tentativo, su scala nazionale, di applicazione pratica delle teorie sociali ed economiche di Karl Marx e Friedrich Engels, da loro concretizzate nel Manifesto del partito comunista del 1848.


Il vastissimo impero russo che, per appoggiare la Serbia, aveva accettato nel 1914 di entrare in conflitto con l'Austria - Ungheria e la Germania, era solo apparentemente una grande potenza. In tutti i campi, dietro la facciata, era possibile cogliere evidenti segni di debolezza, dovuti alla clamorosa arretratezza della Russia rispetto agli altri stati europei. In campo politico l'impero russo era ancora fermo, per così dire, al XVII secolo, in quanto il paese era governato  da un monarca assoluto (lo zar) che riteneva di aver ricevuto direttamente da Dio il proprio potere.

Sotto il profilo economico tra la Russia e il resto d'Europa esisteva un vero e proprio abisso. Nel paese, la coltivazione dei campi era ancora di gran lunga l'attività prevalente , su 170 milioni di abitanti l' 80% lavorava in campagna. Si trattava però di un'agricoltura estremamente arretrata sia nelle tecniche di lavoro, sia nelle strutture sociali. L'industria si era sviluppata solo a partire dagli ultimi anni dell'Ottocento grazie a capitalisti inglesi, francesi, tedeschi e belgi. Nelle città mancavano viveri e combustibile, anche a causa dello stato disastroso in cui versava il sistema ferroviario, e nelle campagne l'inquietudine dei contadini aumentava a causa del sempre maggior numero di reclutati per la guerra.

Il regime zarista, chiuso a riccio nella difesa del principio dell'autocrazia, aveva ormai perso del tutto il contatto con la realtà della Russia, al punto che anche molti degli elementi più conservatori delle classi tradizionalmente alleate del regime stavano prendendo coscienza che solo un'uscita di scena di Nicola II, e forse dello stesso zarismo, avrebbero loro permesso di mantenere il controllo dello stato.


LA RIVOLUZIONE DEL FEBBAIO 1917


Il 23 febbraio gli operai della Putilov, a cui si erano uniti altri lavoratori, scesero in piazza e si giunse a proclamare lo sciopero generale. Le manifestazioni continuarono anche nei giorni seguenti. Nel pomeriggio del 26 il reggimento della guardia di Volinia sparò sulla folla lasciando sul terreno più di sessanta manifestanti ma questo non bastò per riportare la calma in città. Lo stesso giorno il presidente della Duma, in un tentativo di riprendere il controllo della situazione inviò un telegramma allo zar chiedendo concessioni che potessero calmare la popolazione ma non ottenne nessuna risposta se non l' ordine di aggiornare le sedute.

Il 27 febbraio Il reggimento della guardia di Volinia, il reggimento della guardia Prerazenskij ed il reggimento Litovskij, che costituiscono il grosso della guarnigione di Pietrogrado si uniscono agli operai a cui distribuiscono anche parte delle armi.


Sul fronte politico, malgrado l'ordine di sospensione delle sedute, la maggior parte dei deputati della Duma si riunì nella sede di questa, il Palazzo di Tauride, dando vita ad un comitato che aveva il compito di elaborare lo schema di un nuovo governo. Del comitato, oltre a elementi della destra e del centro faceva parte anche Aleksandr Kerensky appartenente ai Socialisti Rivoluzionari.


Composto da rappresentanti degli operai (uno ogni mille) e da quelli dei soldati (uno per ogni compagnia) il soviet, in cui i Socialisti Rivoluzionari avevano la maggioranza, cercò inizialmente di sottrarre l'iniziativa politica al Comitato della Duma e fallito questo tentativo si orientò su quello che verrà poi chiamato il 'dualismo dei poteri' con il Comitato. Si tratta di un sistema nel quale il soviet detiene il potere senza responsabilità, e il Governo Provvisorio le responsabilità senza il potere. Frattanto la situazione precipita, a Pietrogrado gli insorti controllano ormai le poste, i telegrafi, le ferrovie ed anche le basi militari. Zarskoe Zelo, dove si trova la famiglia imperiale, viene occupata intorno al 1/2 marzo.

Il 28 febbraio la rivolta scoppia anche a Mosca con esiti analoghi a quelli di Pietrogrado. Nel frattempo lo zar, tagliato fuori dagli eventi e ancora convinto di trovarsi di fronte a manifestazioni pilotate, ordina senza alcun effetto lo stato d'assedio nella capitale e nomina un dittatore militare per 'sedare le agitazioni'.


LA FINE DELLO ZARISMO


Nella notte tra il primo ed il due marzo, lo zar Nicola II, impossibilitato a comunicare con gran parte delle linee telegrafiche e bloccato nel tentativo di raggiungere la famiglia a Zarskoe Zelo, firma un manifesto che promette una Costituzione e la formazione di un gabinetto responsabile verso la Duma, ma quello che poche settimane prima avrebbe avuto un notevole peso ora si rivela privo di valore. Il 2 marzo Soviet e Comitato della Duma raggiungono un accordo sulla deposizione dello zar e sulla formazione di un governo provvisorio che indica le elezioni per l'Assemblea Costituente. Lo stesso giorno viene presentato l'elenco dei nuovi ministri. Il nuovo governo, retto dal principe Lvov, è composto principalmente da figure provenienti dalle fila del partito di centro dei 'Cadetti' e dai menscevichi oltre che da alcuni socialisti rivoluzionari come Kerenskij e Cĕrnov rispettivamente ministro della giustizia e dell'agricoltura.

Nella notte tra il 2 ed il 3 marzo Nicola II abdica in favore del fratello, il Granduca Mikhail, ma questi lo stesso giorno rinuncia al trono. Il passaggio dei poteri dal granduca al Governo e l'arresto immediato di Nicola II suggellano la fine della monarchia in Russia e di tre secoli di dominio della dinastia Romanov.



LE TESI DI APRILE

Quando scoppiò la rivoluzione in Russia nel febbraio del 1917, Lenin era ancora esule in Svizzera. Giunto a Pietrogrado il 3 aprile con il noto viaggio in treno, all'interno di un vagone piombato, attraversando i territori controllati dalla Germania, tracciò per i bolscevichi, nelle Tesi di Aprile, un programma in 10 punti pubblicato il 7 aprile:


<<La guerra rimane incontestabilmente una guerra imperialistica di brigantaggio, in forza del carattere capitalistico di questo governo, non è ammissibile la benche' minima concessione al 'difensivismo rivoluzionario' [] Data l'innegabile buona fede di larghi strati dei rappresentanti delle masse favorevoli al difensivismo rivoluzionario, che accettano la guerra come una necessita' e non per spirito di conquista, e poiche' essi sono ingannati dalla borghesia, bisogna spiegar loro con particolare cura, ostinazione e pazienza, l'errore in cui cadono, svelando il legame indissolubile esistente fra il capitale e la guerra imperialistica, dimostrando che e' impossibile metter fine alla guerra con una pace veramente democratica, e non imposta con la forza, senza abbattere il capitale. Organizzare la propaganda piu' ampia di questa posizione nell'esercito combattente. Fraternizzare>>.

«<<L'originalita' dell'attuale momento in Russia consiste nel passaggio dalla prima fase della rivoluzione, che ha dato il potere alla borghesia a causa dell'insufficiente grado di coscienza e di organizzazione del proletariato, alla sua seconda fase, che deve dare il potere al proletariato e agli strati poveri dei contadini []»>>.

<<Non appoggiare in alcun modo il Governo provvisorio, dimostrare la completa falsita' di tutte le sue promesse, soprattutto di quelle concernenti la rinuncia alle annessioni. Smascherare questo governo, invece di 'rivendicare'  cio' che e' inammissibile e semina illusioni - che esso, governo di capitalisti, cessi di essere imperialistico>>».

<<Riconoscere che il nostro partito e' in minoranza [] nella maggior parte dei Soviet dei deputati operai, di fronte al blocco di tutti gli elementi opportunistici piccolo-borghesi [] Spiegare alle masse che i Soviet dei deputati operai sono l'unica forma possibile di governo rivoluzionario [] svolgeremo un'opera di critica e di spiegazione degli errori, sostenendo in pari tempo la necessità del passaggio di tutto il potere statale ai Soviet dei deputati operai []>>.

«<<Niente repubblica parlamentare - ritornare ad essa dopo i Soviet dei deputati operai sarebbe un passo indietro - ma Repubblica dei Soviet di deputati degli operai, dei salariati agricoli e dei contadini in tutto il paese, dal basso in alto. Sopprimere la polizia, l'esercito e il corpo dei funzionari. Lo stipendio dei funzionari - tutti eleggibili e revocabili in qualsiasi momento - non deve superare il salario medio di un buon operaio []>>.

«<<Nel programma agrario spostare il centro di gravita' sui Soviet dei deputati dei salariati agricoli. Confiscare tutte le grandi proprieta' fondiarie. Nazionalizzare tutte le terre del paese e metterle a disposizione di Soviet locali di deputati dei salariati agricoli e dei contadini. Costituire i Soviet dei deputati dei contadini poveri []>>.

<<Fusione immediata di tutte le banche del paese in un'unica banca nazionale, posta sotto il controllo dei Soviet dei deputati operai>>.

«<<Il nostro compito immediato non e' l''instaurazione' del socialismo, ma, per ora, soltanto il passaggio al controllo della produzione sociale e della ripartizione dei prodotti da parte dei Soviet dei deputati operai>>.

«<<Compiti del partito: convocare immediatamente il congresso del partito; modificare il programma del partito, principalmente: sull'imperialismo e sulla guerra imperialistica; sull'atteggiamento verso lo Stato e sulla nostra rivendicazione dello 'Stato-Comune'; emendare il programma minimo, ormai invecchiato; cambiare il nome del partito>>.

<<Rinnovare l'Internazionale []>>.




Innanzi tutto il leader bolscevico insisteva sul fatto che occorreva giungere il più in fretta possibile ad una pace separata della Russia con la Germania: al contrario, il governo provvisorio si era impegnato con le potenze dell'Intesa a non uscire dal conflitto. La guerra mondiale, per Lenin, non era altro che uno sforzo disperato di strappare con la forza ai rivali nuovi regioni da trasformare in campi di investimento per i capitali in eccesso: pena il collasso dell'intero sistema. 


IL PARTITO COMUNISTA, AVANGUARDIA DEL PROLETARIATO 

Fondamentale nel pensiero di Lenin è l'idea di partito. Lenin sosteneva che il proletariato potesse aspirare ad una rivoluzione per mezzo degli sforzi di un partito comunista che si assumesse il ruolo di 'avanguardia rivoluzionaria'. Lenin credeva altresì che un partito del genere potesse portare a termine i propri obiettivi soltanto attraverso una forma di organizzazione disciplinata nota come 'centralismo democratico', dove gli esponenti del partito discutono liberamente le varie proposte ma si impegnano a non contestarle una volta sancite. Questo partito avrebbe dovuto essere costituito da militanti di elevato livello politico, alcuni dei quali dediti alla politica a tempo pieno ('rivoluzionari di professione').

Questo partito avrebbe dovuto secondo Lenin essere strettamente legato al movimento operaio, intervenendo coscientemente nel movimento sindacale e utilizzando 'tutte le forme di lavoro, legale od illegale' (inclusa la partecipazione alle elezioni parlamentari, quando opportuno, la quale tuttavia era per Lenin, in contrasto con gran parte delle socialdemocrazie europee, solo uno dei molti terreni di intervento politico e neppure il più importante) per costituirsi come partito dirigente della classe operaia.


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