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Il totalitarismo nazista e i suoi crimini




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Il totalitarismo nazista e i suoi crimini



Il totalitarismo sorto in Germania, nel 1934, con la nascita del Terzo Reich, si macchiò di uno dei più mostruosi crimini mai commessi contro l'umanità. L'Olocausto è una tragedia che non può e non deve essere dimenticata: <<Non c'è futuro senza memoria. Coloro che non hanno memoria del passato sono destinati a ripeterlo>> [Comunità di Sant'Egidio].


Fra le testimonianze di ebrei sopravvissuti allo sterminio, tutte sconvolgenti e commoventi, mi ha colpito in modo particolare quella di un giovane pianista di Varsavia: Wladyslaw Szpilman.

Il 23 settembre 1939 Szpilman stava suonando il Notturno in Do diesis minore di Chopin per la radio locale, mentre le bombe tedesche cadevano sulla città; il rumore era tanto forte da impedirgli di udire lo stesso suono del pianoforte. Fu l'ultima trasmissione dal vivo in onda da Varsavia, in quanto un ordigno tedesco distrusse la centrale elettrica riducendo al silenzio la stazione radio polacca.

Con la guerra e l'occupazione tedesca, gli ebrei furono rinchiusi nel ghetto, consunti dalla fame e dalle malattie, e a poco a poco decimati. Szpilman vide morire molti dei suoi amici e la sua intera famiglia; salvato da un membro della polizia ebrea, riuscì miracolosamente a sopravvivere, spostandosi di rifugio in rifugio, tra le rovine di Varsavia.

<<Ero solo, non soltanto nell'edificio in cui mi trovavo o in una zona della città, ma solo in un'intera città che appena due mesi prima contava una popolazione di un milione e mezzo di abitanti ed era una delle più ricche d'Europa. Degli edifici bruciati erano rimasti solo i comignoli che si stagliavano contro il cielo e quelle poche mura che i bombardamenti avevano risparmiato. Una città di macerie e di ceneri sotto le quali erano sepolte la cultura secolare del mio popolo e centinaia di migliaia di cadaveri di vittime assassinate, i cui corpi andavano putrefacendosi nel calore di quegli ultimi giorni di un autunno tardivo, ammorbando l'aria.>> [Wladyslaw Szpilman, Il pianista. Varsavia 1939-1945. La straordinaria storia di un sopravvissuto, Baldini & Castoldi, Milano 2002, p.185].

Egli scrisse le sue terribili e vivide memorie subito dopo la guerra; ma le autorità polacche, per calcolo politico, le censurarono, bloccandone la circolazione.

Questo perché la sua storia ha un elemento peculiare che la distingue dalle altre e la rende, a mio avviso, unica e affascinante: la vita del pianista fu salvata da un ufficiale tedesco, Wilm Hosenfeld, che scovò il suo nascondiglio e si commosse nel sentirlo suonare il Notturno in Do diesis minore di Chopin, su un pianoforte trovato tra le macerie. Hosenfeld pagò questo suo atto di temeraria umanità con la prigionia nei campi POW russi e con la morte.

Dell'autobiografia di Szpilman è stata recentemente realizzata una produzione cinematografica di successo (Il pianista di Roman Polansky).




Una scena del film Il pianista.






Passaporto rilasciato ad una donna

ebrea tedesca alla fine del 1938.




In che modo fu possibile l'affermazione del regime nazista? Quali furono i suoi caratteri?

Fino al 1929, il Partito nazionalsocialista di Adolf Hitler era un gruppo minoritario e marginale, di programma accesamente nazionalista, che si collocava al di fuori della legalità repubblicana servendosi sistematicamente della violenza contro gli avversari politici.

La Germania aveva riacquistato nella metà degli anni Venti, grazie alla politica di Stresemann, un ruolo di grande potenza industriale; questa ripresa era però strettamente legata agli aiuti della finanza internazionale (piano Dawes, piano Young): la grande crisi economica del '29 e i dissesti economici seguiti al ritiro dei capitali stranieri rimisero in ginocchio l'economia tedesca. I governi erano incapaci di fronteggiare efficacemente la crisi: nel frattempo, accanto alla paura della grande borghesia, alla frustrazione dei ceti medi, alla rabbia dei disoccupati, si andò radicalizzando la lotta politica e i nazisti poterono uscire dal loro isolamento. La maggioranza dei tedeschi perse ogni fiducia nella Repubblica e nei partiti che in essa si identificavano. Il dissesto economico e il collasso del sistema politico determinarono numerosi episodi di violenza: le città divennero teatro di scontri sanguinosi tra nazisti e comunisti, di agguati e di spedizioni punitive.

Come si collocava in questo quadro la figura di Hitler? Quali erano le sue principali idee? Nel suo scritto del 1924, il Mein Kampf (<<La mia battaglia>>), si individuano chiaramente alcuni elementi:

a)     la volontà di ricostruire una <<grande Germania>>, attraverso una politica imperialistica che procurasse il dominio sui territori degli Slavi (popoli inferiori);

b)     la lotta antisocialista;

c)     l'affermazione della stirpe tedesca, erede della razza ariana, che avrebbe dovuto sottomettere le razze inferiori (in primo luogo gli ebrei).

Dallo scritto di Hitler emerge un antisemitismo ossessivo e paranoico:

<<Il giovanotto ebreo, dai neri capelli crespi, spia per ore e ore, con un'espressione di gioia satanica nel viso, la ragazza ignara, che egli poi sconcia nel suo sangue ed estolle dal suo popolo. Con tutti i mezzi egli cerca di rovinare i fondamenti razziali dei popoli soggetti. Allo stesso modo che egli rovina programmaticamente donne e ragazze, non teme neppure di strappare le barriere razziali che separano gli altri popoli. Furono ebrei a portare sul Reno i negri, sempre nella speranza e con lo scopo chiaro di contribuire così a un imbastardimento della razza bianca, per precipitarla dalle sue posizioni politiche e culturali e cacciarsi al suo posto. Un popolo di razza pura, che è cosciente del suo sangue, non sarà mai assoggettato dall'ebreo. Costui non potrà essere che il signore di popoli bastardi.>> [Adolf Hitler, Mein Kampf, in R. Piperno, L'antisemitismo moderno, Cappelli, Bologna 1964, pp.192-202]

L'antisemitismo costituì un elemento fondamentale della strategia che Hitler utilizzò per arrivare al potere. Nel quadro di disorientamento e di panico generale che la crisi del '29 aveva prodotto, la scelta di scaricare su un capro espiatorio - gli ebrei - le umiliazioni e il dissesto provocati dalla catastrofe economica, fu premiata da un notevole allargamento del consenso. La persecuzione degli ebrei rientrava in un più vasto programma di <<difesa della razza>> che prevedeva, fra l'altro, la sterilizzazione forzata per i portatori di malattie ereditarie e la soppressione degli infermi di mente classificati come incurabili. Il mito della "razza ariana" e della grande Germania suggestionò gran parte del popolo tedesco, immiserito e frustrato, che vide in quell'utopia nazionalista e razzista una possibilità di riscatto e di ascesa alla gloria.

Hitler, in secondo luogo, cercò anche il consenso delle classi dirigenti del Paese, presentandosi ad esse come il possibile restauratore dell'ordine e il nemico giurato del bolscevismo.

Le elezioni dal '30 in poi videro una costante ascesa dei nazisti, fino alla clamorosa approvazione, da parte del Parlamento, della legge "suicida" che conferiva al governo i pieni poteri.


Pur tenendo in considerazione la situazione di miseria e sfiducia che si era determinata in Germania a partire dal '29, appare difficile accettare razionalmente il fatto che il regime nazista, autore di tanti crimini e nefandezze, si affermò in Germania per vie del tutto legali e democratiche, grazie ad un'ampio ed entusiastico consenso.

Hannah Arendt, ebrea tedesca emigrata negli Stati Uniti negli anni '30, individua la base dei movimenti totalitari nelle moltitudini anonime e apatiche prodotte dalla società di massa e prive di solidi riferimenti a sistemi di valori o a gruppi di interesse.

<<I movimenti totalitari trovano un terreno fertile per il loro sviluppo dovunque ci sono delle masse che per una ragione o per l'altra si sentono spinte all'organizzazione politica, pur non essendo tenute unite da un interesse comune e mancando di una specifica coscienza classista, incline a proporsi obiettivi ben definiti, limitati e conseguibili. (.) I movimenti totalitari europei, quelli fascisti come quelli comunisti dopo il 1930, reclutarono i loro membri da questa massa di gente manifestamente indifferente, che tutti gli altri partiti avevano lasciato da parte perché troppo apatica o troppo stupida.>> [Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, Comunità, Milano 1967, p.431]

Attraverso le armi del terrore poliziesco e della propaganda, dunque, Hitler riuscì a conquistare queste folle prive di un'orientamento preciso e di un ideale comune, costruendo un regime <<totalitario>> che controllava la società in modo <<totale>>.


Quali furono i caratteri principali del regime nazista?

Sicuramente il controllo da parte del potere di tutti gli apparati statali e di tutte le organizzazioni: i lavoratori furono inquadrati nel Fronte del lavoro e la gioventù nelle formazioni della Gioventù hitleriana. Per accrescere l'entusiasmo della massa, si cercò di instaurare un rapporto diretto tra la massa e il capo, tramite cerimonie, adunate, parate militari. Questa propaganda di regime sollecitava l'orgoglio di appartenere ad una razza eletta, fomentando l'odio contro le minoranze etniche e religiose.

L'altro elemento drammaticamente caratteristico del regime nazista fu la sistematica eliminazione degli oppositori e le persecuzioni, sempre più orribili e spietate, degli ebrei; queste ultime, iniziate nel '33, furono aggravate dalle leggi di Norimberga del '35 (che sancirono il divieto di matrimonio tra ebrei e ariani) fino a sfociare in violenze aperte (la "notte dei cristalli") e a culminare nella <<soluzione finale>> (la tortura e l'uccisione di milioni di ebrei nei campi di concentramento).

Il raggiungimento del potere con mezzi legali, il radicale rifiuto delle democrazie, la lotta contro il bolscevismo, la presenza di un capo carismatico, la costruzione di organizzazioni di massa, le ambizioni imperialistiche: molte furono le analogie tra il Nazismo tedesco e il Fascismo italiano. Tuttavia la concezione totalizzante della razza fu un carattere peculiare dell'ideologia nazista, sebbene entrambi i regimi utilizzassero gli ebrei come "capro espiatorio".


L'antisemitismo nazista ebbe conseguenze spaventose: tra i 5 e i 6 milioni di ebrei furono sterminati nei lager; questi ultimi erano situati per lo più in località della Polonia o della Germania, dai nomi destinati a restare tristemente famosi (Auschwitz, Birkenau, Buchenwald, Dachau e molte altre).


Negli anni '80 si è aperto un acceso dibattito sull'unicità dei crimini nazisti, in seguito ad una pubblicazione dello storico tedesco Ernst Nolte, densa di domande provocatorie (<<L'Arcipelago Gulag non precedette Auschwitz?>>).  Nolte sembra voler spogliare lo sterminio degli Ebrei della sua apparente unicità, "relativizzarlo", evidenziandone il contesto storico, intriso di crimini altrettanto mostruosi.

<<E' certo che anche il "terrore bianco" compì azioni orrende, anche se nel suo ambito non potevano esserci analogie con la postulata "eliminazione della borghesia". Tuttavia deve essere lecito, anzi è inevitabile, porre il seguente interrogativo: non compì Hitler, non compirono i nazionalsocialisti un'azione "asiatica" forse soltanto perché consideravano se stessi e i propri simili vittime potenziali o effettive di un'azione "asiatica"? L'"Arcipelago Gulag" non precedette Auschwitz? Non fu lo "sterminio di classe" dei bolscevichi il prius logico e fattuale dello "sterminio di razza" dei nazionalsocialisti?>> [Ernst Nolte in G. E. Rusconi, Germania: un passato che non passa. I crimini nazisti e l'identità tedesca, Einaudi, Torino 1987, pp.3-10]

Contro Nolte e contro gli intellettuali che lo hanno difeso o hanno sostenuto tesi analoghe alle sue, si sono scagliati alcuni filosofi e storici di sinistra, accusando gli storici "revisionisti"  di voler liberare i tedeschi dal peso del loro passato attraverso una relativizzazione dei crimini di Hitler e del suo regime.

Ho riflettuto a lungo sulla comparabilità fra gli stermini nazisti e gli altri crimini di massa del Novecento. Personalmente ritengo che tutti siano stati esecrabili e vergognosi allo stesso modo, poiché nel nome di nessuna ideologia si può giustificare un crimine di massa. Tuttavia il genocidio nazista era dotato di un aspetto che lo diversificava dagli altri massacri, rendendolo ancor più mostruoso: la <<soluzione finale>> prevedeva l'eliminazione degli ebrei dal pianeta; i lager erano campi di concentramento appositamente creati e meticolosamente programmati per sterminare un'etnia.
















Immagine del Ghetto di Varsavia. Agli ebrei          Prigionieri costretti a fare flessioni

era vietato usare altri mezzi pubblici: non               nel "Polizeiliches Durchgangslager"

dovevano mescolarsi con gli ariani. Il cartello        di Schoorl.

avvisa, in tedesco e in polacco: "SOLO PER

EBREI".






L'orchestra del campo di Janowska incaricata di

suonare all'inizio e alla fine delle massacranti giornate

di lavoro.






































































































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Appunti su: perchC3A8 i regimi totalitari con la propaganda individuano sempre un capro espiatorio, perchC3A9 il regime totalitario con la propaganda individuano sempre un capro espiatorio3F,



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