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Il crollo dello stato liberale e l'avvento del fascismo




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Il crollo dello stato liberale e l'avvento del fascismo









Negli anni dopo il primo conflitto mondiale situazione precaria: ondata di scioperi e manifestazioni con richieste e rivendicazioni sul piano sociale ed economico (i centri più importanti sono il triangolo industriale Torino, Milano e Genova).

Ed è proprio grazie a questa serie di rivolte, eco della rivoluzione russa, che si darà un nome al periodo detto "biennio rosso".


SVILUPPO DI UN NUOVO MOVIMENTO; IL MOVIMENTO DEI FASCI:

Mussolini viene espulso dal partito socialista in quanto era favorevole a partecipare al conflitto mondiale (interventista) ma nonostante ciò continua la sua opera di agitazione politica grazie ad un giornale "popolo d'Italia" (che egli stesso aveva fondato e di cui era proprietario) finanziato da alcuni industriali che lo sostenevano.


Il PROGRAMMA INIZIALE dei fasci era fondamentalmente REPUBBLICANO e ANTICLERICALE, presentava:

richieste di democrazia politica

e democrazia sociale

e proponeva una politica economica che avrebbe in fretta fatto recuperare le spese del conflitto mondiale.


Era un programma fortemente DEMAGOGICO e POPULISTICO costituito da discorsi in piazza che servivano a distinguersi ideologicamente e a convincere il maggior numero di individui ad aderire al movimento





FASCIO LITTORIIO: elemento scelto fortemente simbolico richiama l'antica Roma, sembra rappresentare l'unione degli elementi politici.

Un altro elemento ripreso dall'antica Roma è l'acquila, simbolo di forza, virtù ; questi elementi esaltavano la storia antica d'Italia.


Il movimento fascista occupò per alcuni mesi una posizione marginale nella politica italiana ed è solo nell'autunno del 1920 che esso assunse un carattere sempre più di massa e sempre più aggressivo.

Questo avviene grazie alla COSTITUZIONE DELLE SQUADRE D'AZIONE FASCISTE DETTE ANCHE CAMICE NERE (per distinguersi dai movimenti socialisti che portavano il colore rosso e quelli cattolici che portavano il colore bianco).












Lombardia, Piemonte e Veneto rivolte contadine



I proprietari terrieri sono così costretti a far intervenire le camice nere per stroncare il movimento contadino:

finanziandole

appoggiandole politicamente

dirigendone in prima persona le azioni










TRE E : LE VIOLENZE SQUADRISTE AUMENTANO:

La violenza e la forza del movimento fascista diventa implacabile, messa in atto anche in sedi di partito; inoltre le forze dell'ordine e della magistratura son poco propensi alla repressione e punizione di questi movimenti.

Questo perché chi faceva parte dello stato faceva parte anche della classe dirigente, era un proprietario terriero o un imprenditore e gli atti delle squadre d'azione erano un elemento positivo per i loro averi.

Questo periodo segnato dalla violenza delle camice nere verrà chiamato

BIENNIO NERO


I FATTORI DEL SUCCESSO DEL PARTITO FASCISTA:

l'appoggio da parte della borghesia agraria e di quella industriale che vedevano nel movimento fascista la fine del movimento socialista e delle insurrezioni popolari.

La crisi del sistema politico liberale: ormai la politica liberale aveva fallito, non era più in grado di governare.

Inoltre il disegno creato il governo liberale, da Giolitti e dal re riguardo ai movimenti fascisti per ridimensionare la sinistra e neutralizzare i movimenti rivoluzionari fallisce: il movimento fascista è forte e potente e difficile da estirpare.

In generale i ceti medi urbani e rurali sono attirati dalle parole: antisocialismo e nazionalismo

Debolezza all'interno dello stato socialista (dopo il congresso di Livorno vi è infatti una scissione tra i radicali detti massimalisti e i moderati detti minimalisti, e in quest'ultimo fa parte Matteotti )


Il movimento si trasforma in partito nel momento in cui:

crea un disegno politico

attua una propaganda

c'è bisogno di un' iscrizione

è presente un leader

ecc












CRISI DEL GOVERNO LIBERALE

Dalla fine del conflitto fino al primo governo Mussolini (periodo che va dal 1918 al 1922) si susseguiranno i seguenti governi:

Orlando

Nitti

Gioitti

Bonomi (per due volte di seguito)

Facta



Le divisioni all'interno del governo si possono notare soprattutto nelle elezioni del 1919:

v    il partito socialista (i socialisti) e il partito popolare (i cattolici) si uniscono per raggiungere la maggioranza all'interno del parlamento (ci si rende conto come le vecchie destra e sinistra storica non acquistino la maggioranza).

v    Queste due forze erano però troppo distanti per poter andare alla guida del paese.

v    all'interno del partito socialista prevalevano i massimalisti (ovvero i radicali) che non permettevano accordi con popolari e liberaldemocratici.

v    le alleanze fra liberali democratici e popolari sono sempre più precarie.


In questa situazione nella classe dirigente liberale venne fatta l'ipotesi di un alleanza comprendesse i nazionalisti e i fascisti.


















LE DIVISIONI NEL MOVIMENTO SOCIALISTA

congresso di Livorno: tenutosi nel gennaio del '21 un gruppo di dirigenti dell'ala sinistra del partito (tra i quali Bordiga, Gramsci, Togliatti e Terracini) si staccano dal partito socialista dando vita al partito comunista d'Italia.


Il motivo del distacco:

giudizio negativo rispetto alla linea politica

il rifiuto da parte del partito di aderire alla terza internazionale costituita da lenin


infatti il partito comunista d'Italia si costituì come sezione della terza internazionale.


Una seconda scissione avvenne nel ottobre del '22 nella quale viene sancita la differenza fra massimalisti e minimalisti; infatti di fronte alla violenza delle camice nere che avevano occupato centri urbani come Bologna e Ferrara. Il partito comunista d'Italia decisedi appoggiare il governo liberale e diedero vita ad una nuova formazione politica: il partito sociale unitario che ebbe come primo segretario Giacomo Matteotti


ERANO PRESENTI GROSSI CONFLITI ANCHE NEL PARTITO POPOLARE OVVERO TRA I CATTOLICI

la destra cattolico moderata

il centro di Surzo e Alcide de Gasperi

la sinistra di provenienza sindacale


IL MOVIMENTO FASCISTA DIVENTA PARTITO E SALE AL POTERE


E ciò avvenne durante le elezioni amministrative nel '20 e quelle politiche nel '21.

I fascisti si presentarono in blocchi nazionali: cioè in liste comuni con i liberali e con altri gruppi del centro ottenendo 35 seggi.


Un nuovo periodo di inabilità e il parlamento risultò ancora più frazionato e privo di maggioranze stabili questo non fece altro che aumentare l'importanza del partito fascista che in quel periodo inoltre acquistavano grande importanza nelle piazze di tutta italia.


Il movimento dei fasci divenne partito nel novembre del '21 durante il congresso dei fasci in realtà il partito era solo un modo per legalizzare gli atti delle squadre d'azione.




IL NUOVO PROGRAMMA POLITICO FASCISTA:

prevedeva uno stato forte

limitazione dei poteri al parlamento

esaltazione della nazione e della competizione con le altre

proponeva la privatizzazione di ferrovie e telefoni

invocava il divieto di scioperi nei servizi pubblici

cosa importantissima: dichiarò di voler abbandonare la "tendenzialità repubblicana" e ciò significava non proporre più l'instaurazione di una repubblica.


Era un programma NAZIONALISTA e CONSERVATORE che però era in grado di dare forte sicurezza alla borghesia industriale, agraria, industriale e commerciale.



LA MARCIA SU ROMA E IL PRIMO GOVERNO MUSSOLINI:

nella tarda estate del '22 Mussolini giudicò maturi i tempi per un'azione di forza.


Viene messa in atto quella che è chiamata "Marcia su Roma" che ebbe inizio negli ultimi giorni di ottobre e consistette nell'occupazione di edifici pubblici in varie città dell'Italia centro-settentrionale per muoversi verso la capitale.


ED è PROPRIO ORA CHE LO STATO DECIDE DI NON INTERVENIRE

Vittorio Emanuele III rifiuta di firmare lo stato d'assedio della città di Roma e in questo modo blocca l'intervento dei militari.


Naturalmente Mussolini non si era mosso da Milano ma erano stati i suoi seguaci a mettere in atto questa Marcia.

Alla fine di ottobre Mussolini venne convocato a Roma dal Re e gli venne dato l'incarico di formare un nuovo ministero.










IL NUOVO GOVERNO MUSSOLINI:

comprendeva:

5 esponenti fascisti

altri ministri liberali, popolari e indipendenti filofascisti e nazionalisti


Il 16 novembre Mussolini presenta il suo governo al parlamento con un discorso molto importante, vincerà attraverso una votazione.

la formazione del Governo Mussolini di segnò la fine delle istituzioni liberali e democratiche e per la prima volta un individuo si era fatto assegnare il mandato governativo con la minaccia delle armi.


Era stato infatti il re a consegnare personalmente lo stato a Mussolini

E dall'altra parte tutti quei partiti che avevano votato per il governo fascista avevano nello stesso momento annullato la loro esistenza.


VERSO LA DITTATURA

Il periodo che va dal '22 al '25 viene chiamato dagli storici "periodo di transizione" nella quale Mussolini mantiene le componenti istituzionali e svolge un governo moderato preparandosi per togliere potere al parlamento per poi creare un vero e proprio regime fascista.


In questa fase:

si sforza di rappresentare il partito fascista come una maggioranza differente da quelle di epoca Giolittiana

vuole ancora una volta garantire l'ordine e la pace sociale


intanto però cerca di eliminare ogni forma di dissenso e continua attraverso l'attività squadrista la violenza che aveva sempre caratterizzato questo movimento.

Usa:

la manovra politica nell'ambito delle forze tradizionali

e la violenza ilegale


costituzione della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale: una sorta di esercito parallelo agli ordini del capo del governo che inquadrava le squadre d'azione fasciste; uno strumento per incanalare e regolare il fascismo più bellicoso presentandolo davanti all'opinione pubblica come uno strumento per "normalizzare "il paese.









I PRIMI PROVVEDIMENTI DEL GOVERNO MUSSOLINI PER DARE UN CARATTERE AUTOITARIO ALLO STATO E PER CONSOLIDARE IL POTERE (cercando di stare entro i limiti costituzionali dello statuto)


Ma doveva anche creare un consenso nella borghesia e per far questo attuò una politica economica e sindacale favorevole all'industria privata e ai possessori di grossi patrimoni.

- PRIVATIZZAZIONE -

abolizione della nominativa di titoli azionari

la riduzione dell'imposte straordinarie sui profitti di guerra e quella del monopolio statale sulle assicurazioni sulla vita

la concessione del servizio telefonico a società private


sul piano sindacale le violenze delle camice nere e l'intervento dei sindacati fascisti servirono a sedare il conflitto sociale con una drastica diminuzione di scioperi.


si giunge poi ad un accordo fra la Confindustria (organizzazione sindacale per difendere i diritti degli imprenditori) e i sindacati fascisti nel quale si afferma la necessità di stringere rapporti tra i singoli datori di lavoro e i lavoratori fra le loro organizzazioni sindacali.
















LA LEGGE ELETORALE MAGGIORITARIA DEL '23

La stabilità del governo Mussolini era sempre minacciata:

dall'opposizione socialista e comunista

i liberali

i liberaldemocratici

e inoltre tra il popolo vi era un conflitto aperto fra i cattolici che seguivano gli ideali di Sturzo che giudicavano il fascismo incompatibile con gli ideali del cattolicesimo popolare (per la sua esaltazione della forza dello stato )


Mussolini riuscì a trovare il consenso anche fra le fasce più conservatrici del mondo cattolico e anche presso gli ambienti vaticani grazie:

al salvataggio da parte dello stato del Banco di Roma (centro della finanza cattolica)

alcuni provvedimenti contenuti nella legge della riforma scolastica approvata sempre nel '23 e firmata dal ministro Giovanni Gentile.

Sturzo fu così costretto a dimettersi dalla carica di segretario del partito popolare e l'anno seguente lasciò il paese.


Per toglier totalmente le opposizione e saldare la maggioranza di governo mette in atto una legge elettorale detta legge di Acerbo basata sul principio maggioritario:

alla lista che avesse ottenuto la maggioranza dei voti (purchè superiore al 25%) sarebbero stati assegnati due terzi dei seggi.

E con questa legge vennero fatte le elezioni dell'aprile del '24 che furono un momento importante per il passaggio da governo a dittatura fascista.
















LA VITTORIA DEL LISTONE

poco prima delle elezioni Matteotti (primo segretario il partito sociale unitario) scrisse a Turati ammettendo i vari brogli elettorali che si nascondevano dietro alla nuova legge elettorale e ammettendo quanto il governo di quel periodo andasse verso una dittatura.


Matteotti viene assassinato


Il partito fascista non si presentò comunque alle elezioni solo ma all'interno di una lista nazionale chiamata "listone" composta da 356 candidati (ovvero tanti quanti erano i seggi da assegnare alla lista vincitrice quindi i fascisti erano convinti di vincere).

Si presentarono poi:

esponenti liberali

cattolici moderati

antifascisti in ordine sparso con 2 liste di socialisti

comunisti

popolari

liste parallele di liberai giolittiani

e altri

intimidazioni e Brogli operati dai fascisti accompagnarono le elezioni e coronarono un triennio di violenze in ogni caso il listone ottenne la maggioranza.


Maggioranza

Fascisti e fiancheggiatori

Liberali indipendenti

Socialisti e democratici




Opposizione

Popolari

Socialisti riformisti

Socialisti massimalisti

Comunisti

Opposizione costituzionale

Partito sardo d'azione














DAL DELITTO MATTEOTTI AL DISCORSO DEL 3 GENNAIO '25


Nel '24 come è stato già detto Matteotti fu ucciso e questo scosse profondamente l'opinione pubblica aprendo così una grave crisi politica e per un attimo il potere di Mussolini sembrò essere precario.


L'opposizione parlamentare decise per protesta di non partecipare ai lavori delle Camere e cioè non legittimando dal punto di vista morale e politico un parlamento dominato dai fascisti questo venne chiamato "secessione dell'Aventino" (sempre riprendendo la storia romana e la tradizione ammettendo che la plebe romana si ritrovasse sull'omonimo colle).

fu però una scelta politicamente debole: si condannava si il fascismo ma senza costituire alcuna alternativa politica!!


D'altra parte nemmeno Vittorio Emanuele III non prese l'iniziativa di destituire Mussolini e con il passare del tempo l'opposizione Avventina si dimostrò sterile permettendo così al governo fascista di riprendere le redini e continuare ad andare avanti

Inoltre nel gennaio del 25 Mussolini ammette pubblicamente che la colpa della morte di Matteotti è solo ed esclusivamente sua e con questo discorso il parlamento veniva di fatto annullato e la legalità costituzionale era di fatto sospesa.






















Il regime fascista:


DAL PUNTO DI VISTA ISTITUZIONALE:

furono presi provvedimenti che trasformarono lo stato italiano costituzionale, parlamentare e liberale:

le leggi fascistissime indette nel '25 e nel '26 furono il punto di partenza per questo cambiamento.


Il capo del governo fu reso responsabile solo di fronte al re non più di fronte al parlamento di ogni decisione politica.

Il parlamento non poteva discutere alcuna legge se non con il consenso del governo.

Il governo d'altra parte era diventato in un organo di collaborazione del presidente del consiglio.


Queste leggi furono presentate da Alfredo Rocco e dalla propaganda fascista come provvedimenti tesi a ridare forza al governo e togliere potere al parlamento e che ricordava il governo di Crispi.


ALTRI PROVVEDIMENTI DEL GOVERNO FASCISTA:

Soppressa la libertà di associazione

Vennero messi fuori legge i vari partiti politici a eccezione di quello fascista

Tutta la legislazione riguardante l'amministrazione dello stato venne sottratta al parlamento

Furono soppresse le autonomie locali

Vennero sostituiti i sindacati elettivi con podestà nominati dal sovrano e direttamente subordinati prefetti

Furono chiusi i giornali antifascisti e in generale la stampa fu sottoposta ad una forte censura

Fu anche istituito un tribunale speciale per la difesa dello stato formato da ufficiali della Milizia e dalle forze armate


Con il tribunale speciale tutta la materia giudiziaria venne tolta dalle mani della magistratura ordinaria che apparentemente conservò la sua indipendenza (in realtà non aveva alcun potere effettivo).


QUESTI PROVVEDIMENTI ABOLIRONO LA LIBERTÀ DEMOCRATICA E LA DIALETTICA POLITICA E REPRIMENDO OGNI FORMA DI DISSENSO ED INOLTRE IL POTERE LEGISLATIVO E GIUDIZIARIO SONO SOTTO IL VOLERE DEL POTERE ESECUTIVO.




PARTITO E STATO:

Mussolini però prevedeva anche a "normalizzare" il partito fascista:

per poter presentare l'Italia in un contesto internazionale

sia per impedire qualsiasi dissidenza rispetto alla linea del regime


la violenza squadrista era proseguita fino al '25 ma ora non era più necessaria in quanto il regime aveva perfezionato i suoi strumenti repressivi grazie al tribunale speciale e alla Milizia, oltre che all'efficace polizia segreta e alle forze dell'ordine.


Mussolini quindi tolse il potere agli squadristi e creò una struttura all'interno del partito fascista burocratica e gerarchica.

Organo supremo del partito era il gran consiglio del fascismo presieduto da Mussolini e composto da vari notabili del regime: si trattava di un organismo dirigente del partito che nel acquisì importanza anche a livello costituzionale (come la nomina di candidati elettorali, la designazione del capo di governo e la successione al trono).


DAI SINDACATI ALLE CORPORAZIONI:

Sul piano sindacale il fascismo abolì ogni libertà di contrattazione mirando a ricondurre anche l'attività sindacale entro le strutture dello stato fascista.


In realtà però ancora nel '25 i sindacati fascisti facevano fatica a farsi accettare nei luoghi lavorativi e il sindacalismo socialista era ancora presente (oltre la presenza dei comunisti nelle commissioni interne).


Solo nell'Ottobre del '25 venne fatto un accordo fra la Confindustria e i sindacati fascisti che prese il nome di Confederazione nazionale fascista dell'industria: questo accordo detto patto di palazzo Vidoni venne poi trasformato in legge nel

questa legge dava efficacia giuridica ai soli contratti di lavoro stipulati dai sindacati fascisti impedendo quindi l'azione sindacale ai socialisti, ai comunisti e ai cattolici e inoltre gli accordi del lavoro dovevano essere decisi da un organo apposito dello stato la magistratura del lavoro


Venero così abolite:

lo sciopero

la serrada








questi provvedimenti:

eliminavano ogni libera dialettica o iniziativa sindacale (anche quella fascista)

assorbivano 'attività sindacale all'interno delle istituzioni dello stato e quindi ricollegandola alle decisioni del governo (visto che parlamento e magistratura non avevano più alcun potere effettivo).

Risaldavano i rapporti fra imprenditori e fascismo che nell'ultimo periodo si erano incrinati



Inoltre tutti i settori del lavoro, della produzione e delle professioni dovevano essere organizzate in corporazioni organismi che rappresentavano i diversi interessi ma che erano al tempo stesso inquadrati all'interno dello stato e soggetti ad un apposito ministero (ogni conflitto sociale non aveva ragione di esistere ed ogni conflitto d'interessi doveva essere regolato dallo stato).

In realtà l'ordinamento corporativo non fu mai messo in atto.


L'ORGANIZZAZIONE DEL CONSENSO E IL PNF:

Era importante oltre che eliminare il dissenso creare un consenso e per questo vennero utilizzati strumenti propagandistici o tentando di orientare le mentalità e le stesse attività delle grandi masse.


IL CONTROLLO DELL'INFORMAZIONE E DEI MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA

Era vietata la stampa antifascista e giornali come "la stampa" e "il corriere della sera" ebbero direttori favorevoli al regime o se non altro non ostili ad esso.

Venne fondato un ente radiofonico chiamato Eiar che gestiva e controllava le trasmissioni di questo nuovo e potentissimo mezzo di comunicazione (infatti dal ' i discorsi del Duce furono trasmessi radiofonicamente attraverso altoparlanti)

L'istituto luce alle dirette dipendenze del capo del governo creava famosi cinegiornali di propaganda che ogni gestore di una sala cinematografica dal ebbe l'obbligo di proiettare.

Venne creato un ministero della cultura popolare che controllava ogni aspetto della vita culturale che interessava le grandi masse.


L'ORGANIZZAZIONE DI MASSA:

L'iscrizione al partito divenne obbligatoria per i dipendenti pubblici ed era comunque un requisito per ottenere impieghi e promozioni (tant'è che la tessera del partito venne chiamata anche tessera del pane).

Lo stato controllava diverse organizzazioni di massa istituite dal regime per educare la gioventù ai valori fascisti come : l'opera nazionale balilla (che inquadrava i giovani dagli 8 ai 15 anni) e degli avanguardisti (dai 15 ai 18) dei giovani fascisti (dai 18 ai 21) e i gruppi universitari fascisti; anche dal punto di vista femminile vi erano le piccole italiane e le giovani italiane svolgevano attività ginniche ricreative e assistenziali. Tutte queste organizzazioni confluivano nell'organizzazione della Gioventù italiana del Littorio

Opera nazionale dopolavoro che organizzava il tempo libero dei lavratori con gite, gare sportive, spettacoli, sconti

Tutte queste organizzazioni dipendevano direttamente dal PNF, una sorta di macchina burocratica con decine di migliaia di funzionari ma anche un forte canale di promozione sociale politicizzata


STATO E CHIESA: I PATTI LATERANENSI

La ricerca dl massimo consenso e stabilità politica fu il motivo per cui Mussolini cercò di trovare una conciliazione fra stato e chiesa.

In realtà i apporti non erano più ostili (la chiesa permise ai cattolici di partecipare alla vita politica e gli stessi fascisti presero contatti con la santa sede durante il governo)


Esattamente il febbraio del '29 Mussolini e il Cardinale Gasparri (segretario di stato) firmarono i patti lateranensi composti in tre documenti:

un trattato con il quale la santa sede riconosceva la sovranità dello stato italiano, con Roma capitale

lo stato riconosceva la sovranità pontificia sulla città del vaticano

la convenzione finanziaria per cui lo stato versava al Vaticano una somma a titolo di indennità

il concordato destinato a regolare i rapporti fra stato e chiesa:

o      (limitava l'autorità della legislazione civile su punti importanti come il matrimonio religioso

o      proclamava la dottrina cattolica come un elemento che completava l'istituzione pubblica

o      estendeva l'insegnamento della religione anche nelle scuole secondarie

o      inoltre i preti spretati o colpiti da censura non potevano avere impieghi pubblici.


Fondamentalmente questi patti lateranensi rafforzavano l'azione cattolica, mettevano fine al conflitto fra stato e chiesa e mettevano Mussolini di fronte all'opinione pubblica in maniera positiva .


















LA POLITICA ECONOMICA

PRIMO PERIODO:tra il '22 e il '25 vi fu una politica di tipo liberista e al ministero delle finanze fu posto Alberto de Stefani

da una parte venne favorita l'iniziativa economica riducendo i vincoli e peso fiscale sulle imprese

ma diminuì la spesa pubblica attraverso riduzioni del personale statale e aumenti delle tariffe e dei servizi.

Grazie a queste scelte e alla conflittualità sindacale L'Italia poté riagganciarsi alla vita economica internazionale

dal '23 al '25 grande sviluppo economico: le industrie esportatrici come quelle tessili e meccaniche realizzarono notevoli aumenti di produzione e profitti.


Tutto ciò era stato permesso anche da:

impulso alle esportazioni

svalutazione della lira

compressione dei consumi interni (causata dalla pressione fiscale indiretta e a salari e stipendi bassi)

protezione dei grandi gruppi di industriali operanti sul mercato interno sia attraverso le tariffe doganali sia il salvataggio ad opera dello stato delle imprese in difficoltà


uno dei problemi che non si riusciva totalmente a risolvere era la stabilizzazione della moneta:

tra il '25 e il '30 incominciarono ad emergere difficoltà economiche dovute ad una serie di fattori:

rallentamento dell'economia internazionale che mise in difficoltà le esportazioni italiane

lo squilibrio fra i valori di esportazione e importazione

forte svalutazione della lira rispetto alle altre monete

una forte ripresa dell'inflazione

venne così fatta la "rivalutazione della lira" in realtà una manovra deflazionistica dettata da considerazioni politiche prima ancora che economiche

venne chiamata quota novanta in quanto il valore della sterlina venne fissato a novanta lire.








De Stefani fu sostituito con Giusepe Volpi che:

ripristinò il dazio sul grano e sullo zucchero

ridusse fortemente la moneta circolante

intensificò il controllo sul credito attraverso la banca d'Italia

l'inflazione venne così freddata ma vi fu un rallentamento dell'economia e chi dovette pagare realmente questo miglioramento dell'economia nazionale furono i ceti medio bassi.


Quota novanta ebbe importanti conseguenze per un lungo periodo:

trasformazione dell'industria italiana con uno spostamento del suo asse centrale dai tradizionali settori tessili ad aree di più ampio sviluppo come il campo della chimica, delle fibre artificiali, metalmeccanica e dell'elettricità

questo perché la deflazione in qualche modo aveva intaccato l'esportazione si pensò quindi di produrre prodotto meno competitivi all'estero e puntare soprattutto sul mercato interno.


IL FASCISMO INTERVIENE NELLA VIA ECONOMICA ITALIANA IL DIRIGISMO ECONOMICO:













NON SOLO INDUSTRIA MA ANCHE AGRICOLTURA:

mentre la situazione dell'industria era molto eterogenea soprattutto per quanto riguarda le diverse produzioni ma anche tra nord e sud Italia per quanto riguarda l'agricoltura si verifica una forte stagnazione nonostante la propaganda fascista che tendeva ad incentivare la produzione.


I)        il primo tentativo messo in atto per creare una sorta di autarchia agricola fu la battaglia del grano: ma l'obbiettivo non fu pienamente raggiunto e se ebbe degli effetti positivi li ebbe solo al nord

II)      venne poi fatta la "bonifica integrale " lanciata nel '28 un progetto di bonifiche idrauliche e di sistemazione per aumentare l'occupazione delle campagne.


POLITICA DEMOGRAFICA ESPANSIVA:

una caratteristica del fascismo era anche stimolare la crescita della popolazione attraverso discorsi patriottici:

tassa sul celibato

assegni famigliari

sgravi fiscali per famiglie numerose

questo anche per riassorbire l'emigrazione.


L'AMMINISTRAZIONE PER ENTI:

la presenza dello stato all'interno della vita sociale ed economica del paese non avvenne attraverso istituzioni corporativa ma attraverso enti pubblici assistenziali, provvidenziali, mutualistici e pensionistici; enti economici come l'IRI l'IMI e l'AGIP.


L'Italia, nonostante fosse caratterizzata da una dittatura poteva però contare come molti paesi europei di uno stato assistenziale.


Ricollegandosi agli enti dobbiamo dire che quasi tutti i settori della vita economica e sociale erano interessati dalla creazione di questi ed è per questo che venne creata una sorta di "amministrazione per enti" parallela a quella dello stato.












POLITICA COLONIALE:

in campo coloniale il regime fascista volle consolidare i possedimenti in Africa ovvero:

Libia durante il conflitto mondiale infatti l'Italia ne aveva perso il controllo tranne alcune località costiere

Eritrea

Parte della Somalia


Furono inviate imprese di colonizzazione affidate a società private con il sostegno del governo furono costruite strade e infrastrutture e venne stimolata la produzione di cotone e di banane utilizzando la manodopera indigena.









Mussolini accelera i tempi e i perché di questa colonizzazione (difficile economicamente e anacronistica) stavano: nel prestigio nazionale (far vedere che l'Italia era una forte nazione tra quelle occidentali, in particolare la Germania Nazista) di carattere economico (stimolare la produzione industriale e ridurre la disoccupazione) motivi di politica interna (espansione coloniale vista come mezzo per consolidare il consenso e cementare l'unità della nazione).


CHI ERA CONTRO? Il re e diverse gerarchie militari e politiche del regime perché avevano paura di arrivare ad un conflitto con la Francia e la Gran Bretagna (con la quale avrebbero condiviso la Somalia).


In realtà la Francia era intimorita dal patto stretto tra Hitler e Mussolini, L'Inghilterra aveva le stesse preoccupazioni della Francia ma non voleva permettere un rafforzamento dell'Italia in Africa ed era per questo che aveva chiesto all'autorità della Società delle nazioni di cui faceva parte di tener conto di un possibile attacco ad uno dei suoi membri (l'Etiopia).


In realtà la Gran Bretagna non avrebbe mai potuto permettersi un conflitto con l'Italia.


LA GUERRA IN ETIOPIA E LE SUE CONSEGUENZE:














Fascismo e antifascismo:


COME NASCE IL FASCISMO: IL CULTO PER LO STATO:

inizialmente è un'ideologia che si pone negando: Mussolini ammette infatti di essere antidemocratico, antisocialista, antibolscevico, antiparlamentare, antiliberale ma ha anche l'ambizione di proporre un nuovo tipo di uomo e di società una sorta di dottrina alla cui elaborazione si impegnano intellettuali e filosofi (Bottai e Gentile)


in realtà questa dottrina si esplica in un rapporto fra individuo, stato e nazione: lo stato è la vera realtà dell'individuo e la sola libertà ò la libertà dell'individuo e dello stato nello stato, inoltre viene ammesso che tutto è nello stato e che nulla di umano o spirituale esiste al di fuori dello stato.



IL TENTATIVO DI RENDERE IL POPOLO ITALIANO SALDO, UNITO E CONTROLLABILE ATTRAVERSO LE CORPORAZIONI.FALLIMENTO

Viene ammesso che il lavoro è un dovere sociale ed attraverso questo si cerca di introdurre la tesserazione alle corporazioni e assicurando ad ogni singolo cittadino che lo stato avrebbe pensato al suo impiego.

In realtà questa rappresentanza corporativa legittimava e nominava i vari individui non attraverso il voto ma in quanto esponenti delle diverse corporazioni: il cittadino sarebbe stato tale in quanto partecipante ad un determinato organismo.


istituzione camera dei fasci (che abroga la camera) formata da consiglieri direttamente nominati dal partito e dal consiglio nazionale delle corporazioni.

In ogni caso le corporazioni non furono mai mise in atto.


FASCISMO E CONSENSO:

In realtà in Italia non vi fu mai un vero e proprio consenso alla politica fascista ma un accettazione passiva da parte dei cittadini.

Inizialmente riuscì a trovare il consenso dei borghesi e degli imprenditori attraverso le camice nere ma avvicinandosi sempre di più al conflitto mondiale e a Hitler perse anche questi ultimi (anche grazie ad una campagna antiborghese che accusava il popolo italiano di apatia e scarso spirito nazionale)






LE LEGGI RAZIALI:

anche queste leggi non crearono scalpore all'interno del popolo italiano (vi erano infatti comunità di ebrei esigue non raggiungendo quasi i 50mila) questa scelta fu accettata da fanatici ma gli altri non provarono nemmeno a dimostrare il dissenso .


ANDARE CONTRO IL FASCISMO:

venne fatto in un primo periodo fino al 1926, era un'opposizione di carattere spontaneo fatta per lo più da operai contadini e cattolici insurrezioni che vennero soppresse attraverso le squadre d'azione.

Molti antifascisti non avevano ancora ben chiaro dove il fascismo potesse arrivare e solo dopo la morte di Matteotti vi fu un'esplicita presa di posizione con la protesta dell'Avventino .

Punto di svolta dopo le leggi liberticide del '26 molti dell'opposizione stettero all'estero generalmente in Francia dove diedero forma al "fuoriuscitismo": comunisti, cattolici, repubblicani, socialisti e alcuni liberali che mettevano in atto un opera di propaganda contro il fascismo in realtà però le divisioni politiche, le deficienze organizzative e l'assenza di contatti fece fallire questo tentativo.

Tentativo da parte del partito comunista di andare contro il fascismo, la direzione politica e ideologica era stata affidata al cento estero di Parigi e sotto la guida di Togliatti cercavano di promuovere iniziative di protesta contadina e operaia contro il regime ma non ebbero successo.

I comunisti fino al '34 operarono a fianco dell'operazione fascista e all'opposizione con le altre forze antifasciste, fu solo dopo che si affermarono forse fasciste anche in Europa che vi fu un mutamento all'interno dell'Internazionale e venne fatto un patto fra comunisti e socialisti; un esempio è il movimento giustizia e libertà fondato nel '30 da Rosselli e ispirato dal liberismo radicale di Gobbetti attiva soprattutto al nord e Milano e a Torino e fece maturare l'opposizione al fascismo


OPPOSIZIONE INTELLETTUALE:

Croce che aveva inizialmente simpatizzato per il movimento fascista in chiave antisocialista dichiarò nel '25 il proprio dissenso scrivendo "il manifesto degli intellettuali antifascisti".

Fu un opposizione soprattutto morale e intellettuale.


OPPOSIZIONE DEI CATTOLICI:

importante fu anche l'atteggiamento dei cattolici dopo l'esilio di Don Sturzo e lo scioglimento del partito popolare non vi fu un'opposizione organizzata ma vi erano centri di autonomia colturale e ideale come l'azione cattolica e la Fuci (associazione che riuniva gli studenti universitari cattolici).


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