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Ugo Foscolo




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Ugo Foscolo


Ebbe una cultura molto ampia ed un temperamento impetuoso. I suoi veri maestri furono i grandi poeti classici, i principali autori italiani ed in particolare il Vico, l'Alfieri, il Parini. Dal Vico, come osserviamo nei Sepolcri, prese il culto della storia, la fiducia nell'evoluzione spirituale dell'uomo. Dall'Alfieri apprese il disprezzo per il compromesso, l'ansia di grandi cose, l'esigenza di affermare la propria indipendenza e dignità. L'influsso alfieriano si nota soprattutto nella tragedia Tieste e nel romanzo. Ultime lettere di Jacopo Ortis. Mentre però l'Alfieri traduceva la sua ansia di grandezza in un disprezzo aristocratico nei confronti del suo tempo e quindi in un egoistico isolamento, il Foscolo preferì l'azione e lottò sempre per l'affermazione dei suoi ideali umani e civili. Dal Parini ereditò l'intima coerenza e quella fermezza che lo spinse ad accettare l'esilio, pur di non rinunciare alla propria libertà.

Dalla filosofia materialistica del Settecento è influenzata la sua concezione della vita umana, vista come una delle infi­nite componenti dell'universo, quindi allo stesso modo delle altre partecipe della legge di trasformazione e di morte che coinvolge tutti gli elementi del creato; questa visione che annulla l'uomo e che nasce dall'esame freddo della ragione, non viene però accettata dal Foscolo, che insorge in nome della dignità dell'individuo.

In ciò si nota la sua natura di poeta romantico, in quanto, fin dalle prime fasi della sua vicenda, egli mostra il suo intento di sottolineare le esigenze dello spirito ed i valori che lo nobilitano. Mentre la ragione riduce al nulla l'uomo e le sue cose, il Foscolo ne afferma l'importanza. Dal contrasto tra individuo e realtà, tra ragione e sentimento, scaturisce il pessimismo, testimoniato, nella sua fase più acuta, dall'Ortis, che riassume la giovinezza stessa dell'autore. L'opera, pur sottolineando gli aspetti negativi della condizione umana, anticipa gli ideali a cui sempre si ispirerà il poeta; inoltre, accanto all'autobiografismo, caratterizzato spesso dalla drammaticità con cui vengono descritti i sentimenti del protagonista, un elemento fondamentale è nel romanzo la premessa del superamento, da parte dell'autore, della fase più acuta del suo pessimismo.

Nelle opere successive vediamo venir meno l'enfasi, l'ingenuo eroismo giovanile, e farsi strada un atteggiamento più maturo e costruttivo. Nei sonetti, soprattutto negli ultimi quattro, che risalgono al 1803 (Alla musa, In morte del fratello Giovanni, A Zacinto, Alla sera) vediamo come le meditazioni pessimistiche e le convinzioni dell'autore circa l'infelicità dell'uomo, assumano una dimensione più pacata ed un significato universale. Anche nei sonetti ha inizio quell'evoluzione della poesia nel senso dello elegante equilibrio, che culminerà nelle Grazie. La poesia si presenta come il risultato della fusione tra ispirazione e ri­flessione, da cui nascono la sincerità e la profondità, caratteristiche principali dell'arte piùmatura del Foscolo.

Nelle Odi, accanto all'Illusione della bellezza rassere­natrice, viene anticipata la fede nella poesia eternatrice.

Si affermano infatti in questa fase dell'attività del poeta le illusioni, ossia i valori a cui l'autore affida il compito di rendere importante e nobile l'esistenza.

Sono idee che la ragione dimostra infondate, ma nelle quali è importante credere. Il Foscolo le esalta per mezzo della sua poesia ed ispirando ad esse la sua vita.

Nei Sepolcri è affermata la convinzione di una forma dì sopravvivenza concessa a coloro che lasciarono eredità d'affetti o che hanno compiuto grandi azioni; nel poemetto appare il motivo della poesia eternatrice nei confronti di coloro che vissero nobilmente e sono sottolineati valori come la solidarietà tra gli uomini, la gloria, la patria, la libertà. Il carme rappresenta la maturità del poeta, che coincide con la completa rivalutazione che egli attua dell'uomo, visto, malgrado i tanti condizionamenti, come un essere capace di dignità e grandezza. In esso troviamo, in una sintesi equilibrata, tutte le meditazioni sue sulla storia e sul significato dell'esistenza, il suo giudizio sulla condizione dell'Italia, l'affermazione dei doveri umani, la fede nel ruolo della poesia, la serena e dignitosa consapevolezza della missione che il poeta deve compiere. Pertanto, pur rimamendo nei Sepolcri il pessimismo circa il destino umano, la nota dominante è la fede in ideali che nobilitano l'esistenza, pur nel tono di malinconia che l'autore assume.

Il rasserenamento è confermato anche dalle ope­re in prosa di quegli anni: la traduzione del Viaggio senti­mentale di Jorick attraverso la Francia e l'Italia di L. Sterne, la Notizia intorno a Didimo Chierico, dove al Foscolo-Ortis si sostituisce un uomo che, pur nutrendo ideali generosi, conosce anche le regole dell'equilibrio e sa accettare la vita. Sono importanti, nella produzione foscoliana, i saggi critici che, oltre all'espressione del gusto dell'autore, sono un esempio di un criterio di valutazione che tiene conto principalmente, negli autori esaminati, dell'autenticità e della coerenza.

L'opera più elaborata del Foscolo è il poema delle Grazie, che conclude il messaggio dell'autore in una elegante allegoria della storia umana, vista nelle sue varie fasi, contrassegna­te dal progressivo ingentilimento dell'uomo.

Definita dal De Sanctis 'l'ultimo fiore del classicismo italiano", l'opera conferma il completo appianamento del pes­simismo, raggiunto grazie all'approdo a concezioni equilibra­te, simboleggiate anche dal mito, che fa tutt'uno con la poesia.

Ciò conferma anche il Croce, secondo il quale il Foscolo "ha preso dal classicismo l'integralità del sentire". Pertanto la personalità del Foscolo, intimamente legata alla sua poesia, non è statica ma si evolve in relazione alle esperienze dello autore, passando dal cupo pessimismo giovanile a concezioni sem­pre più costruttive, collegate alla rivalutazione dell'uomo. La sua attività letteraria è un preannuncio dell'impegno che caratterizzerà i poeti del Romanticismo.



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