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Il frammentismo di Ungaretti




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Il frammentismo di Ungaretti


Ungaretti nacque nel 1888 ad Alessandria d'Egitto da genitori lucchesi: il padre, che lavorava come operaio al canale di Suez morì quando il poeta aveva appena due anni e la madre continuò a gestire un forno alla periferia della città, ai confini col deserto.

Là il poeta crebbe fino al 1912 e lasciò ad Ungaretti un patrimonio di ricordi "esotici", quindi si trasferì a Parigi dove frequentò i maggiori esponenti delle avanguardie: Picasso, Papini, Marinetti.

Nel 1914 allo scoppio della Prima Guerra Mondiale passò dalla Francia all'Italia, dove partecipò alla campagna interventista e infine si arruolò volontario, combattendo sul fronte del Carso (1915-1917). Furono momenti fondamentali per l'esperienza poetica di Ungaretti la quale nasce dall'incontro di uno stile analogico, derivato dalla poesia del simbolismo francese, e la coscienza della fragilità dell'uomo di fronte alla morte; è proprio questa consapevolezza, tuttavia, a consentire la conquista di una nuova autenticità e di una rinnovata diffusione con i propri simili e la natura.

Dal 1918 al 1921 tornò in Francia dove lavorò come corrispondente de "Il popolo d'Italia" il giornale di Benito Mussolini. Ungaretti aderì successivamente al fascismo non per tornaconto personale (che poi non ebbe), ma per un'ingenua fiducia nel rinnovamento spirituale del popolo Italiano promesso dalla dittatura.

Tornato in Italia si stabilisce vicino Roma e vive modestamente con un incarico al ministero degli esteri. Sono questi gli anni i cui si afferma come il nuovo protagonista della poesia italiana: nel 1919 esce "Allegria di naufragi", che include le poesie del "Porto Sepolto", nel 1932 la raccolta "Sentimento del tempo".

Dal 1936 al 1942 si trasferisce a San Paolo del Brasile come docente di lingua e letteratura italiana. L'avvenimento cruciale di quegli anni è la morte del figlio Antonietto di appena nove anni cui sarà dedicata la poesia "Dolore" (1947).

Tornato in Italia a causa della Seconda Guerra Mondiale è nominato professore di letteratura italiana all'Università di Roma "per chiara fama". La lunga vita del poeta che si spense nel 1970 a 82 anni nella capitale, fece di Ungaretti la figura più vivace e più popolare grazie alla radio e alla televisione; il suo spirito, i suoi scatti di umore lo fecero amare da una numerosa schiera di discepoli e di ammiratori.

Per illustrare la sua poetica possiamo partire proprio dall'opera: 'Vita di un uomo'. Poesia e biografia sono infatti per Ungaretti strettamente legate, tanto che sono proprio le esperienze di vita a determinare alcune precise scelte di stile e contenuto assolutamente innovative per la poesia italiana. La prima, e fondamentale, è l'esperienza di soldato. Sepolto in trincea tra fango, pioggia, topi e compagni moribondi, il giovane poeta scopre una nuova dimensione della vita e della sofferenza che gli sembra imporre, per poter essere descritta, la ricerca di nuovi mezzi espressivi. Nasce così la raccolta "Allegria di naufragi", nella quale il lavoro di analisi comincia dalla parola. Dall'analisi delle proprie emozioni Ungaretti trae enunciazioni essenziali e fulminee che comportano la distruzione della metrica tradizionale: i versi vengono spezzati e ridotti talvolta a singole parole; queste ultime si stagliano isolate, o accostate tra loro con lo strumento dell'analogia, senza punteggiatura, intervallate da spazi bianchi che assumono a loro volta un preciso significato. Una poesia, dunque, che per dare il meglio di deve essere recitata, come magistralmente faceva l'autore stesso, o almeno pensata ad alta voce.

La successiva raccolta 'Sentimento del tempo', del 1933, presenta un'evoluzione nella poetica di Ungaretti. Gli spunti autobiografici, così numerosi nell'Allegria di naufragi, diminuiscono lasciando posto a una riflessione più esistenziale. L'uomo Ungaretti tenta ora di farsi Uomo, cercando nelle proprie emozioni e paure il riflesso di quelle che sono comuni a tutti. Inizia qui il tormentato recupero della fede, la quale può forse rappresentare per l'uomo smarrito un'ancora di certezze. Il cammino, tuttavia, non è lineare e non mancano situazioni di conflitto tra il sentimento religioso e le esperienze dolorose nella storia del singolo o della comunità. Parallelamente a questi cambiamenti tematici ne avvengono altri a livello stilistico: in particolare il recupero di una metrica più tradizionale, rinnovata però dal precedente lavoro di scoperta della parola.

Ne "Il dolore", raccolta del 1947, la biografia irrompe nuovamente nella poesia in seguito alla tragica morte del figlio Antonietto, cui sono dedicate le liriche della prima parte; nella seconda parte, invece, Ungaretti si sofferma sulle vicende drammatiche della guerra. C'è dunque un rapporto tra le due sezioni: il dolore individuale e quello collettivo danno la misura di un cammino umano segnato dalla sofferenza e dalla difficile riconquista della fede negli imperscrutabili disegni divini.    

Se le poesie pubblicate su "Lacerba", nel 1915, hanno ancora cadenze discorsive e cronachistiche, le liriche del "Porto Sepolto", uscite alla fine dell'anno successivo, assumono un andamento completamente diverso, che brucia ogni residuo puramente descrittivo o realistico. Questa è la fase decisiva della ricerca poetica ungarettiana, esemplificata dai testi che confluiranno poi in "Allegria"(1931). Ricollegandosi alla lezione del Simbolismo, Ungaretti porta alle estreme conseguenze il procedimento dell'analogia, ricollegandosi in questo anche alle indicazioni di Marinetti (del quale respinge tuttavia ogni presupposto di dinamismo meccanicistico). Ecco quanto scriveva in proposito: "Se il carattere dell'800 era quello di stabilire legami il poeta d'oggi cercherà dunque di mettere a contatto immagini lontane, senza fili. Dalla memoria all'innocenza, quale lontananza da varcare; ma in un baleno". Ungaretti usa qui alcuni termini essenziali per intendere la natura del linguaggio poetico: se la memoria è il fardello dei ricordi personali e storici che l'uomo porta con sé, e che lo collegano alla dimensione contingente della vita, l'innocenza rappresenta la ricerca di una purezza edenica, la riconquista dell'identità perduta, che metta l'uomo a contatto con la dimensione originaria dell'essere. Ma la lontananza da varcare deve essere bruciata in un baleno, proprio per liberarsi da ogni impurità, portando il contingente nella sfera dell'assoluto. La poesia assume anche,di conseguenza, un valore metafisico e religioso, come afferma ancora Ungaretti:"Oggi il poeta sa e risolutamente afferma che la poesia è testimonianza d'Iddio, anche quando è una bestemmia. Oggi il poeta è tornato a sapere, ad avere gli occhi per vedere e,deliberatamente, vede e vuole vedere l'invisibile nel visibile".

Sul piano tecnico l'operazione consiste nella distruzione del verso tradizionale, che, con la sua sintassi ancora naturalistica, è distratto dal vero obiettivo della ricerca poetica. L'innovazione ungarettiana venne certo favorita dalla rivoluzione futurista delle parole in libertà, di cui è tuttavia rifiutato il movimento caotico, ancora immerso nel cuore della materia, con il suo analogismo onomatopeico e naturalistico. La strada da percorrere era quella additata da Mallarmè, è la direzione che attribuisce alla poesia un significato magico ed esoterico, collocandola nell'oscura zona di confine che sta a ridosso dell'inconoscibile e dell'inesprimibile. Resta fondamentale in questo senso, il significato della parola, che assume il valore di una provvida e folgorante "illuminazione"; essa si identifica con l'attimo in cui, attraverso l'immediatezza del rapporto analogico, la poesia sfiora la totalità e la pienezza dell'essere. La parola viene fatta risuonare nella sua autonomia e nella sua purezza, inserita, in versi brevi o addirittura isolata fino a farla coincidere con la misura del verso, quasi per collocarla nel vuoto e nel silenzio, oltre ogni rapporto contingente con la realtà.                 In questo senso va inteso l'autobiografismo su cui lo stesso Ungaretti ha posto l'accento, riscoprendo anche la dimensione della sua preistoria poetica: dall'infanzia e dalla giovinezza trascorse ad Alessandria, con le impressioni di un paesaggio affidato poi alle testimonianze della memoria, fino all'incontro con l'Italia. Da questi riscontri sono tratti i temi e i motivi dell'esordio poetico: il deserto, il miraggio, il mare, il porto, il viaggioUn decisivo momento di approdo è costituito dall'esperienza del fronte, che offre a Ungaretti gli spunti per alcune delle sue liriche più crudeli e sofferte, spoglie di ogni retorica; la guerra gli consente inoltre di raggiungere la coscienza di una rinnovata identità, che ricongiunge al presente le esperienze vissute nel passato. Emblematica è a tal proposito la poesia "I fiumi"(1916) da cui sono estratti i seguenti versi:

Questo è il Serchio
Al quale hanno attinto
Duemil'anni forse
Di gente mia campagnola
E mio padre e mia madre.

Questo è il Nilo
Che mi ha visto
Nascere e crescere
E ardere d'inconsapevolezza
Nelle distese pianure

Questa è la Senna
E in quel suo torbido
Mi sono rimescolato
E mi sono conosciuto

Questi sono i miei fiumi
Contati nell'Isonzo   

Definita dallo stesso Ungaretti, in uno scritto del 1963 apparso sulla "Fiera letteraria", la "propria carta d'identità", la poesia costituisce un punto di passaggio decisivo all'interno dell'opera del poeta. I quattro fiumi ricordati nel testo, infatti, rappresentano altrettanti momenti della vita del poeta e sono simboli del suo nomadismo: l'Isonzo è il fiume del presente e della guerra ;il Serchio è il fiume degli avi e dei genitori;il Nilo è il fiume della nascita egiziana;la Senna è il fiume parigino della sua maturazione e crescita culturale. Il poeta, ricordando i vari fiumi ai quali sono legate le successive stagioni della sua pur breve vita, sviluppa a ritroso una ricognizione su se stesso. Poche ore di riposo, ritagliate tra il frastuono e le incombenze della guerra, presso le acque dell'Isonzo, gli sono sufficienti per cercare di mettere ordine fra i contenuti turbati della memoria e della coscienza. Ciò che rende peculiare la prospettiva autobiografica di Ungaretti è il suo contenere un'idea forte di memoria. Per lui, il punto di partenza del processo memoriale, ed è già un dato significativo, è il presente; il ricordo dei quattro fiumi non è solo il recupero o l'evocazione di un passato più o meno lontano ma diviene contemporaneità del passato nel presente.

La vera forza innovatrice è però contenuta nella metrica dell'Allegria dove il verso tradizionale viene disgregato in piccoli versi, frantumando il discorso in una serie di monadi verbali sillabate; come afferma il critico Contini "in Ungaretti il discorso nasce successivamente alla parola". Viene dilatata la forza evocativa e impressiva del singolo vocabolo dando valore anche a parole "vuote", a pause di silenzio e spazi bianchi. La metrica franta dell'Allegria non è che l'equivalente prosodico di quella ricerca della parola nuda ed essenziale in cui sta la maggior novità della raccolta e che può portare il poeta a enunciati ridottissimi

Soldati

Bosco di Courton luglio 1918

Si sta come

d'autunno

sugli alberi

le foglie


Il titolo risulta un elemento essenziale per la comprensione del testo; esso infatti costituisce il punto di riferimento del procedimento analogico, che assimila la vita del soldato alla fragilità di una foglia d'autunno. L'intera poesia è formata da un complemento di paragone, retto da un verbo comune, il cui uso impersonale sottolinea una condizione di anonimato, ad accentuare il senso acuto di solitudine desolata e di abbandono. Il carattere del paragone restituisce la sensazione di una precarietà e di un dolore ignorati e inespressi, unicamente affidati all'imminenza impalpabile di qualcosa che sta per cadere, staccata da un minimo scarto portatore di morte. Il valore tutto relativo di una vicenda esistenziale continuamente sospesa fra la vita e il nulla emerge dalla profonda spezzatura dei versi, che richiedono una scansione isolata, intervallata da pause profonde. Il ritmo del componimento e la pronuncia interiore delle parole assumono un'importanza decisiva per quanto riguarda la capacità di cogliere il significato più complesso e profondo del testo, nella ricchezza delle sue risonanze segrete. É importante segnalare, per comprendere meglio alcune implicazioni della poesia, lo stretto legame fra il testo e l'indicazione spazio-temporale che lo accompagna e che suggerisce la matrice realistica da cui la lirica ha origine. Nel luglio del 1918 Ungaretti è accampato sul fronte francese con il suo reggimento, in un bosco presso la località di Courton. Sotto il fuoco dell'artiglieria tedesca, vede arrivare i colpi del nemico che mietono vittime e sfoltiscono gli alberi: dunque tutto ciò che viene menzionato nel testo è imposto alla sua fantasia, come termini del paragone, non dall'immaginazione ma dalla realtà. In tal senso si capisce che per Ungaretti l'esperienza militare è una circostanza utile per riflettere sulla vita, perché dilata e fa risaltare i tratti peculiari del cammino di ogni uomo nel mondo: l'esposizione alla morte, il desiderio di affetto, il timore della solitudine, la minaccia della violenza.



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