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Il decadentismo




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IL DECADENTISMO


E' una corrente letteraria che si sviluppa in Francia e si diffonde in Europa tra la fine dell'Ottocento e il primo decennio del Novecento. Nasce il 26 maggio 1883, quando il poeta Paul Verlaine pubblica su un periodico parigino un sonetto dal titolo Languore, in cui afferma di identificarsi con l'atmosfera di stanchezza e di estenuazione spirituale dell'Impero romano alla fine della decadenza. Il sonetto interpreta uno stato d'animo diffuso nella cultura del tempo: la stanchezza, la noia e il senso di disfacimento e di fine di tutta una civiltà. La critica utilizza il termine "decadentismo" in accezione negativa e spregiativa, per definire l'opera di quegli scrittori che manifestavano un'insubordinazione al gusto e alla morale della borghesia (la classe egemone). Il movimento trova il suo portavoce nella rivista letteraria francese "Le Décadent".

La visione del mondo decadente rifiuta il Positivismo, ovvero l'esaltazione della scienza e del progresso, che costituisce l'opinione corrente borghese. Il Decadentismo ha invece radici filosofiche nelle correnti irrazionalistiche del tempo (in particolare nella filosofia di Bergson e di Nietsche, il quale dà risalto alla dimensione "dionisiaca" dell'uomo, cioè a quanto vi è di cieco, irrazionale, animale nel comportamento umano).

Decadentismo e Naturalismo, pur nella loro diversità, sono correnti cronologicamente contemporanee. Danno infatti luogo a fenomeni culturali paralleli e compresenti lungo gli anni Settanta-Ottanta e per i primi anni Novanta; solo a partire dalla metà di quel decennio il Naturalismo comincia ad esaurirsi e il Decadentismo prende il sopravvento. La presenza simultanea delle due correnti si può spiegare col fatto che esse sono espressione di diversi gruppi di intellettuali. Gli scrittori naturalisti sono ben integrati nell'ordine borghese e ne accettano l'orizzonte culturale, costituito dal Positivismo. Gli scrittori decadenti, invece, non trovano posto in questa società e se ne sentono emarginati, dunque rifiutano radicalmente l'ordine esistente con le loro scelte irrazionalistiche.

I principali autori decadenti europei sono Huysmans e Oscar Wilde, che nel Ritratto di Dorian Gray racconta la storia di un giovane, innamorato della propria eccezionale bellezza, tenta di conservarla per sempre. In ambito poetico ricordiamo alcuni poeti "maledetti" (che si ispirano al modello di Baudelaire): Verlaine, Rimbaud, Mallarmé.

In Francia condizione tipica di tali artisti è il totale isolamento dalla società, mentre in Italia il poeta mantiene una funzione di guida culturale della società. Gli scrittori più rappresentativi del Decadentismo italiano, pur con le loro profonde differenze, sono D'Annunzio e Pascoli.


TEMI E MITI DELLA LETTERATURA DECADENTE


Tema fondamentale della cultura decadente è la scoperta dell'inconscio. Il Decadentismo, rifiutando la ragione e la scienza, indica come strumenti privilegiati del conoscere tutti gli stati abnormi e irrazionali dell'esistenza: la malattia, la follia, la nevrosi, il delirio, il sogno, l'allucinazione. Questi stati di alterazione, sottraendosi al controllo della ragione, permettono di vedere il mistero che è al di là delle cose. Tali stati possono anche essere provocati artificialmente, attraverso l'uso di alcool o droghe. Tra gli strumenti privilegiati della conoscenza vi è soprattutto l'arte: il poeta diventa "veggente", capace di spingere lo sguardo dove l'uomo comune non vede nulla.

Altri temi dominanti delle opere decadenti sono la malattia (mentale e fisica) e la morte. Sempre all'interno della stessa cultura, al fascino esercitato dalla malattia, dalla decadenza e dalla morte si contrappongono però tendenze opposte: il vitalismo, cioè l'esaltazione della pienezza vitale senza limiti, la ricerca del godimento "dionisiaco", la celebrazione della forza vitale e dominatrice. Da queste tendenze nascono alcune figure ricorrenti nella letteratura decadente, che assumono spesso una dimensione mitica. Innanzitutto l'artista "maledetto", che si compiace di una vita misera e sregolata. Un'altra figura tipica è quella dell'esteta, ovvero l'artista che vuole trasformare la propria vita in un'opera d'arte, sostituendo alle leggi morali le leggi del bello e andando costantemente in cerca di piaceri raffinati. Una terza figura ricorrente è quella dell'"inetto a vivere", che non riesce a partecipare attivamente alla vita per mancanza di energie vitali; una variante dell'inetto a vivere è il "fanciullino pascoliano: il rifiuto della condizione adulta e il regredire a forme di emotività infantili.  Un'altra figura mitica, che costituisce l'antitesi dell'inetto, è quella del "superuomo dannunziano", forte e sicuro, che lotta per raggiungere la propria meta.


LA POETICA DEL DECADENTISMO


La poesia decadente è pura celebrazione della bellezza, libera da intenti pratici. Inoltre la poesia il veicolo per la rivelazione del mistero e dell'irrazionale. Per fare questo i poeti decadenti attuano una vera e propria rivoluzione del linguaggio poetico. Essi amano creare immagini vaghe ed indefinite, che producono una forte suggestione. Esaltano la musica come arte suprema, proprio perché è la più indefinita, e curano particolarmente la musicalità dei versi. La parola, indipendentemente dal significato, assume un valore fonico, capace di suscitare emozioni.

Inoltre nella poesia decadente cadono i nessi sintattici tradizionali: la sintassi diventa vaga ed imprecisa. I poeti decadenti sono convinti che tutti gli aspetti della realtà siano legati da corrispondenze misteriose, che sfuggono alla ragione. Al fine di cogliere questi nessi, le parole assumono sfumature o significati diversi da quelli comuni. Viene utilizzato frequentemente il simbolo, parola che non ha solamente un significato oggettivo, ma racchiude in se sensi più profondi. Si ricorre inoltre all'uso frequente di figure retoriche, in particolare la metafora, che istituisce legami impensati tra realtà fra loro remote, e la sinestesia, che è una fusione di sensazioni.

L'uso di queste tecniche rende la poesia inevitabilmente oscura, al limite dell'incomprensibilità. Tale oscurità è intenzionale e rivela il carattere estremamente aristocratico della letteratura decadente, che rifiuta di rivolgersi al pubblico borghese, ritenuto mediocre e volgare, ed è accessibile solo a poche persone, dotate di particolare sensibilità, che sono in grado di comprenderla.

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Appunti su: atmosfera di stanchezza spirituale dell Impero romano alla fine della decadenza,



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