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Il crepuscolarismo




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Il CREPUSCOLARISMO

Il Crepuscolarismo fu soprattutto contro il D'Annunzianesimo. Il nome vuole dire che quel periodo era come il crepuscolo, il tramonto, e la fine della grande poesia del Foscolo, del Leopardi e del Manzoni; mentre adesso i crepuscolari amano parlare di cose semplici, di ogni giorno, di ambienti provinciali e tristi, come, per esempio, -Una domenica trascorsa in una piccola città senza grandi avvenimenti; Un triste ospedale-. Quindi viene continuato al massimo quell'amore del semplice che già abbiamo visto nel Pascoli (Myricae). Questi poeti, non riuscendo a trovare poesia nel mondo moderno industrializzato, si rifugiano, delusi, nel ricordo malinconico dell'infanzia e nelle piccole cose di ogni giorno che non sono certo artistiche e grandiose, ma almeno sono semplici. I crepuscolari presero alcune loro idee dagli Scapigliati, da Pascoli, ma furono soprattutto decadenti perchè erano contro la letteratura tradizionale e per la loro angoscia. La loro lingua fu vicina alla prosa senza eleganza e vicina a quella parlata. Il maggiore rappresentante fu Gozzano.


-Futurismo- Questo è un movimento più difficile del primo e più rumoroso. Il caposcuola fu Marinetti con il suo manifesto, nel quale diceva di amare la corsa, la lotta, il pericolo, la violenza e la guerra considerata la sola igiene del mondo, cioè, che serve a pulire il mondo dagli uomini inutili. La scuola -Futurismo- vuole dire che si rifiutava non solo la poesia, ma anche il modo di pensare e di vivere il passato, pensando solamente al futuro, fatto di città rumorose, di macchine, di civiltà moderna. Questo movimento lo vediamo anche nelle arti figurative, nella musica, nella politica. Il Futurismo partì da un certo positivismo del secondo '800 e molti futuristi erano stati anarchici e socialisti, per questo, spesso, gli operai lo vedevano di buon occhio e la borghesia no; ma mentre il futurismo degli altri paesi, come per esempio in Russia con lo scrittore Mojie Kovsky vi fu una grande forza sociale, in Italia non fu così, soprattutto fu un movimento nazionalistico che doveva appoggiare il fascismo, infatti Marinetti fu fascista. L'importanza del futurismo non è in ciò che ci ha dato ma soprattutto nel fatto di aver distrutto buona parte della tradizione precisa della realtà; invece il futurismo ci ha fatto vedere le cose in modo moderno e ci ha parlato di contenutismo come il lavoro rumoroso delle officine e la vita delle città moderne. Per quanto riguarda la lingua abbiamo i versi liberi, la sintassi non viene seguita ma i nomi vengono usati così come vengono prima, senza razionalità; non si cura la punteggiatura nè si usa l'aggettivo e si vuole cantare il brutto. Anche se il Crepuscolarismo e il futurismo non ci hanno lasciato grandi opere poetiche il primo movimento con la malinconia ed il secondo con la ribellione, permisero un rinnovamento della nostra poesia e così nacque l'Ermetismo che fu novità.


-Le riviste fiorentine del '900 sono molto importanti per farci conoscere lo sviluppo della cultura in quel periodo; quelle più importanti furono: Il Leonardo, La voce, L'Acerba, La Ronda. Nel Leonardo si ha soprattutto l'aspetto filosofico e politico. Nella -Voce- si cura soprattutto la cultura e gli ideali. L'Acerba e la Ronda hanno programmi soprattutto letterari e il loro programma fu contro il Positivismo e cercò di rinnovare la tradizione ammirando la poesia filosofica dei primi romantici tedeschi; in politica fu a favore del nazionalismo.


-La Voce- fu molto importante perchè ad essa collaborarono famosi letterari, politici e artistici come Croce e Mussolini. Il suo programma era quello di far conoscere la letteratura straniera agli italiani cercando di rinnovare la cultura e la società italiana e poichè amava una profonda cultura sia filosofica e politica ebbe il pregio di approfondire la cultura degli italiani e di responsabilizzarli ad un maggior impegno.


-Lacerba- fu più violenta ed amò la ribellione avendo soltanto di mira la libertà dell'arte: quindi ebbe soprattutto un'importanza di critica del passato.


-La Ronda- amò una lingua e uno stile che pur essendo classico sembra moderno e facile da capire per tutti. Questa rivista ebbe una grande importanza per il periodo e per dare all'arte un equilibrio e un'armonia, in un momento di confusione ma poichè era contraria alle novità non fece niente di nuovo. La Ronda, per il suo amore in un'arte curata fece nascere la cosiddetta Prosa d'arte, cioè più elegante. Ancora, ha il pregio di aver fatto approfondire gli studi su Leopardi visto come modello di stile e di lingua e ancora di avere fatto conoscere in modo profondo la cultura europea.


Coscienza della Crisi

Negli scrittori precedenti già si sono visti i segni della grande crisi sociale e culturale di questo periodo, sia nel rifiuto del passato e sia nella ricerca di novità. Ma gli scrittori che abbiamo fatto sino ad ora hanno soprattutto sofferto questa crisi senza cercarne in modo serio le cause. Invece vi furono scrittori che riuscirono a prendere coscienza di questa crisi in modo profondo, cercando, parlando apertamente e in un certo modo (profondo), di risolverlo; ed è per questo che si possono considerare gli scrittori più grandi, poichè videro la crisi del novecento come una cosa seria e tragica che riguardava non solo il periodo storico, ma soprattutto la crisi stessa; l'esistenza dell'uomo, appunto per questo, la definirono: crisi esistenziale, perchè riguardava l'infelicità della vita umana (Leopardi).


Italo Svevo

Svevo scrisse racconti, ma soprattutto ricordiamo i suoi tre romanzi: Una vita, Senilità, La coscienza di Zeno. Svevo studiò in Germania ma visse a Trieste, una città aperta a molte culture. In principio le sue opere non ebbero fortuna ma dopo vari anni grazie all'amicizia con Joyce, che allora stava a Trieste, fu fatto conoscere in Italia e anche grazie a Montale, Svevo, già nel primo romanzo, -Una vita-, che sembra un'opera realista positivista in cui parla di un fallimento umano finito in suicidio, ci dà una nuova visione della vita, parlando di piccoli fatti che sembrano senza importanza ma che egli analizza in modo profondo e inquieto.


-Senilità- Ancora più nuovo è il secondo romanzo, -Senilità-, in cui si parla di un altro fallimento, quello del protagonista e di sua sorella, sconfitti nell'amore e nel desiderio della gloria. Sono anch'essi dei vinti come quelli del Verga, però non vittime della loro condizione sociale o di fatti esteriori ma di una loro malattia interna che Svevo chiama Senilità, cioè un desiderio impossibile di amare e la delusione di non poterne godere per il proprio carattere debole. Così si ha soltanto una tremenda solitudine e il romanzo analizza e parla quindi di una crisi esistenziale di vita.


-La coscienza di Zeno- Del tutto nuovo e più importante è il terzo romanzo -La coscienza di Zeno-, in cui il protagonista Zeno, ormai vecchio, ricorda la vita passata. Quindi il romanzo parla della sua vita non come è stata veramente, ma come Zeno la vede e a mano a mano la ricorda, unendo passato e presente. In questo libro l'uomo va, quindi, alla ricerca del tempo passato e perduto come nei romanzi di Proust, in cui si cerca una spiegazione alla vita presente ricordando il passato. Quindi Zeno non esiste veramente per quello che è ma come la coscienza di Zeno, perchè egli vede la sua vita come una ricerca continua di motivi in una unione di presente e passato. Da ciò si ha una mancanza di fede nella razionalità dell'uomo e del mondo e si ha un senso di solitudine e di alienazione (sentirsi estraneo al mondo e alla vita che si vive) che sono la caratteristica della letteratura del '900. Poichè la crisi di Zeno è esistenziale, cioè crisi dell'uomo, in questo romanzo sembra che tutti gli uomini prima o poi saranno abbattuti da una tragedia cosmica universale. A proposito di ciò, di questa specie di malattia che rovina il mondo (Montale), nel romanzo si sente pure il desiderio di salvarsi ma anche la mancanza disperata di fede nella salvezza. Per questo tipo di romanzo psicologico Svevo usa il monologo interiore, perchè non canta più il racconto ordinato ma i fatti sono esposti in modo vario e privo di razionalità, in cui presente e passato si alternano e si insiste molto su fatti che sembrano poco importanti ma che servono a far capire la psicologia e la vita del personaggio; per esempio, il poeta insiste molto nel farci vedere gli sforzi di Zeno per smettere di fumare, ma inutilmente.


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